mercoledì 18 dicembre 2013

Contro l'Europa del rigore, "Io cambio" (in verde)

Chi aspetta le elezioni europee per vedere il trionfo dei partiti antieuropeisti può intanto prendere nota di una "nuova" sigla politica, che si inserisce perfettamente in quel filone. Si tratta di Io cambio, movimento che si è presentato oggi alla Capranichetta a Roma e punta a cambiare radicalmente volto all'Europa e a "farle pagare", per vie legali, i danni che una guida troppo tecnocratica e rigorosa avrebbe arrecato ai cittadini, anche attraverso l'Euro.
A dire il vero, il soggetto politico non è proprio nuovo. La sua nascita - almeno come primo nucleo - era stata annunciata già a gennaio: il progetto aveva raccolto soprattutto ambientalisti, autonomisti ed ex leghisti, ma la trasformazione in partito non era un esito scontato. 
Per sicurezza, in ogni caso, i fondatori avevano scelto di depositare un primo simbolo al Viminale, indicando come capo della forza politica Angelo Alessandri, a lungo segretario nazionale della Lega Nord Emilia, prima di lasciare il Carroccio alla fine del 2012 per contrasti insanabili con il nuovo corso maroniano. In seguito non hanno presentato alcuna lista, ma tutto era pronto per partecipare a pieno titolo alle elezioni politiche di febbraio. A distanza di quasi un anno, il movimento si è strutturato meglio; Alessandri è presidente del soggetto politico, mentre alla segreteria c'è Agostino Dantuoni e tra gli aderenti più noti si segnala l'europarlamentare toscano Claudio Morganti. In questo tempo, però, l'emblema scelto undici mesi fa ha cambiato un po' fisionomia, specie su alcuni particolari.
Oggi come allora, in realtà, il contrassegno non prevede nessun disegno particolare all’interno: il compito di comunicare è affidato tutto al nome della forza politica. Allora però la «i» di «io» aveva la foggia di una sagoma umana e si allungava alla base verso destra con una coda morbida e appena ricurva. «Volevamo rappresentare l’idea di un movimento autonomista, pur non estremo – mi spiegò allora Matteo Iotti, che fu incaricato di depositare l'emblema –. Per essere davvero autonomisti, occorreva avere come fulcro la persona: non a caso, la “i” ha quella forma particolare e viene per prima».
Non era nemmeno un caso che quella «i» umanoide fosse tinta di verde («Noi quel colore ce l’abbiamo anche nel cuore» mi disse sorridendo Iotti), mentre il segmento circolare blu della base sembrava rispondere a esigenze grafiche, anche se ricordava un po’ la lunetta che c'è anche nel simbolo della Lega e ha ospitato il riferimento alla Padania e ai vari leader.
Stavolta, invece, la «i» in forma umana è rimasta semplicemente una lettera minuscola della parola che è diventata blu: il pallino, univo vago ricordo della testa dell'ometto, è praticamente incastrato nel bordo del contrassegno, molto più corposo rispetto alle origini. E molto più verde, soprattutto. Quel colore, infatti, stavolta domina più di metà della grafica, compresa la metà inferiore del cerchio, il cui bordo alto "a onda" ricorda la coda della vecchia «i». Chi volesse leggere una scelta "leghista" nella svolta grafica - ispirato dalla tonalità di verde utilizzata, effettivamente molto simile a quella impiegata dal Sole delle Alpi alle camicie verdi - sbaglierebbe obiettivo: più che alla Lega, la tinta vuole rimandare alla terra, al territorio, che secondo il movimento dev'essere il centro delle rivendicazioni.
Alla fine dei conti, il nuovo simbolo dà un risultato più pulito e "rinfrescato": grazie al "traforo" della scritta «cambio» e al pallino della «i» riesce a sembrare leggero pur essendo molto più  pieno rispetto alla prima versione. Nella sua essenzialità, però, quel protoemblema sapeva essere più coraggioso, per il maggiore spazio dato al bianco e per quella figura umana e letterale che non conosceva eguali e non passava inosservata. Se la grafica nuova potrà fare presa sugli elettori, in ogni caso, saranno le urne a dirlo, tra una manciata di mesi.

lunedì 16 dicembre 2013

La nuova, vecchia fiamma della Destra sociale

A suo modo è una notizia: la Fiamma tricolore non c'è più. Per lo meno in Rete: dal 10 dicembre, infatti, il sito risulta ufficialmente "in manutenzione". Sembra una delle conseguenze dell'ultimo, teso comitato centrale che il 26 novembre ha bocciato l'ipotesi del segretario Luca Romagnoli, che vedeva con favore l'adesione del movimento alla nascente federazione che - con Storace, la Poli Bortone e altri - voleva riportare sulle schede il simbolo di An.
Non è più online il sito della Fiamma tricolore, come si diceva, ma c'è quello nuovo nuovo (presentato proprio oggi) e ancora in allestimento della Destra Sociale, la denominazione con cui Romagnoli e il resto della Fiamma si era presentato alle europee del 2009 e alle regionali dell'anno successivo. Non è il sito di un partito, ancora non se ne parla: è però un contenitore politico che raccoglie una parte significativa di ex aderenti alla Fiamma, a partire dallo stesso Romagnoli e dalla stragrande maggioranza degli iscritti di Lazio e Piemonte, mentre altri si stanno aggiungendo dalla Basilicata e da altre parti d'Italia.
"C'è bisogno di Destra sociale - scrive nel sito Romagnoli - c’è voglia di ripartire in modo diverso con nuovi entusiasmi e concretezza. Con una nuova formula, una organizzazione diversa dalla classica formula Partito; partecipare alle elezioni si può con un simbolo, una lista e un programma senza per questo dover immediatamente ripercorrere strade organizzative tanto classiche quanto oggi un po’ obsolete".
L'idea, dunque, è quello di radunare un gruppo di persone non tanto attorno a un soggetto politico istituito, ma a un programma e, magari, a un modo di fare: "con più sorrisi e meno mistica - precisa Romagnoli - con più partecipazione e meno settarismo, con più vera socialità e trasversalismo e con tanto meno velletarismo esclusivista". Parole che, senza fare riferimenti diretti, sembrano rivolte a chi è rimasto nella "vecchia casa": il primo appuntamento per vedere come ripartire è fissato per l'11 gennaio del nuovo anno, in luogo ancora da definire.
L'intento, insomma, è "cercare ancora linee di vetta alla luce della Fiamma". Perché una fiamma, in qualche modo, dovrebbe esserci ancora nell'avvenire della Destra sociale. Quasi certamente non quella appena abbandonata (essendo frutto di una scissione, il gruppo non può fregiarsene), ma una soluzione sarà trovata.
Nel frattempo, Romagnoli e gli altri lanciano una piccola provocazione simbolica: recuperano il contrassegno verde varato nel 2009 e, al posto della fiammella che usavano dal 2002, piazzano quella storica del Msi, con tanto di base trapezoidale rossa a scritte bianche (era la versione di An, ma è proprio il primo simbolo che Rauti aveva tentato di presentare nel 1995, alle elezioni suppletive di Padova, simbolo che aveva irritato da morire La Russa ed era stato bocciato dal Viminale). Così, per vedere di nascosto l'effetto che fa e, magari, se qualcuno da fuori si brucia.

(Pubblicato anche su Termometro Politico)

sabato 14 dicembre 2013

Il simbolo di An ai Fratelli d'Italia. E gli altri?

Alla fine si è andati oltre quello che era prevedibile. Era probabile che la Fondazione Alleanza nazionale non concedesse al Movimento per Alleanza nazionale di Francesco Storace, Adriana Poli Bortone e vari altri la possibilità di usare l'emblema tradizionale di An; la riunione di oggi dell'assemblea della fondazione, tuttavia, ha scelto di concedere l'emblema al partito Fratelli d'Italia, almeno per quanto riguarda le elezioni europee dell'anno prossimo. 
Ad avanzare la richiesta, una "mozione" presentata certamente da Giorgia Meloni e da Ignazio La Russa, ma sostenuta anche da Gianni Alemanno. 
La reazione di Storace, manco a dirlo, è durissima: nell'immediato affida un pensiero a Twitter ("290 voti sono un po' pochini per scippare un simbolo. E non servono nemmeno per andare in Europa. Dall'assemblea di 'An' roba senza vergogna"), poi butta giù qualche riga più ragionata per Il Giornale d'Italia. "Con il voto di nemmeno un terzo dei suoi aderenti - che sono un migliaio e 690 avevano rinnovato l'iscrizione - l'assemblea della fondazione An ha approvato una mozione sul simbolo. Per darlo a chi lo ha sbeffeggiato fino ad ora, al punto di averne chiesto l'utilizzo 'in toto o in parte'. Troppi partitini, avevamo proposto di formare uno solo, la pretesa è stata quella di annetterli ad un unico partitino, come se la nostra storia valesse nemmeno due punti percentuali".
Ora, posto che il simbolo di Fratelli d'Italia (azzurro nella parte superiore, preponderante, bianco in quella inferiore) è già somigliante nella struttura a quello di Alleanza nazionale, non è impossibile che la licenza di uso del contrassegno storico "in toto o in parte" si traduca alla fine nell'inserimento della sola fiamma tricolore del Msi, eventualmente anche sacrificando il nodo tricolore che appartiene pur sempre alla grafica di An (l'idea di una fiamma sotto a tre corde, in fondo, non è delle più felici in un simbolo politico); potrebbe anche darsi che venga inserito il simbolo intero all'interno del simbolo, magari nella parte bianca, anche se l'effetto grafico-cromatico sarebbe piuttosto infelice. Del tutto improbabile, invece, è che si sostituisca il simbolo tout court, o si riposizioni la dicitura "Alleanza nazionale" nella parte azzurra, lasciando inalterato il resto. La Russa, in ogni caso, spiega che "Per decidere su come usare in tutto o in parte il simbolo di Alleanza nazionale insieme a quello di Fratelli d'Italia e all'Officina per l'Italia immaginiamo un percorso di decisione con le primarie".

giovedì 5 dicembre 2013

Nuovo centrodestra, quando del simbolo non resta più niente

L'aveva annunciato fin dai primi giorni di vita della sua "creatura politica", Angelino Alfano: il 7 dicembre sarebbe stato il giorno della prima grande manifestazione del Nuovo centrodestra e in quell'occasione avrebbe presentato l'immagine con cui "mettere la faccia" alle prossime elezioni, a partire dalle europee di maggio.
Oggi, peraltro, è stato lo stesso Ministro dell'Interno - attraverso il suo staff - a divulgare attraverso il suo account di Twitter il simbolo del nuovo gruppo, facendolo conoscere a simpatizzanti e operatori dei media.
E' appunto lo staff a parlare di simbolo ma, a guardarlo, si resta quanto meno perplessi. Sarà che la scelta arriva pochi giorni dopo il tentativo del Movimento per Alleanza nazionale di recuperare l'emblema storico della "vecchia" An, con tanto di fiamma tricolore, ma più di qualcuno era curioso di vedere in quale immagine, disegno, emblema gli ex Pdl vicini ad Alfano avrebbe cercato di riassumere l'identità di questo nuovo soggetto politico che di fatto sembra avviato a giocare come "seconda punta" nello schieramento di centrodestra (accanto a Forza Italia) al prossimo appuntamento elettorale.
E invece niente, proprio niente. Neanche un disegnino che possa far pensare a un'idea, un progetto. Solo la sigla della nuova formazione, con le iniziali N e C contenute in negativo in un quadratino sfumato blu scuro e la D fuori: non sembra solo una questione geometrica, pare quasi che si voglia dire, tra le righe, che l'essenza del partito sta più al centro che a destra. La stessa denominazione viene scandita su tre righe, appena fuori dal quadrato e sotto la D, per marcare bene le tre componenti della sigla, quasi a voler evitare che "centro" e "destra" siano saldate in un'unica parola.
Chiunque abbia partorito il segno del Centrodestra nazionale non sembra nemmeno avere avuto la commissione da un partito, e non solo perché il segno non nasce per uno sviluppo rotondo (anche se chiaramente può essere inserito in un cerchio). Il fatto è che quello appena presentato sembra veramente il marchio di uno studio professionale o di comunicazione (nemmeno troppo estroso), di un'emittente televisiva o di un'azienda di servizi: rifugge - e questo va riconosciuto - dal mantra ossessivo dei tre colori nazionali e dell'azzurro (sceglie una tinta più scura, che dà un'impressione diversa), ma non c'è un briciolo di identità in questo segno distintivo. Pulito ed essenziale, senza dubbio, ma poco comunicativo: magari la piazza e le urne diranno qualcosa di diverso, ma se non ci fosse il nome del partito in basso, a scambiare il simbolo con il marchio di un'azienda farmaceutica o di una casa editrice ci vorrebbe davvero poco.