sabato 19 settembre 2020

Democrazia cristiana, tra XIX congressi, diffide e repliche

Mentre i pensieri di molte persone interessate alla politica si stanno appuntando sull'esito del referendum e sulle elezioni regionali, comunali e suppletive previste per domani e lunedì, è bene non distogliere gli occhi su ciò che è accaduto in questi giorni nel campo della Democrazia cristiana, perché - come si è previsto - le vicende da narrare e di cui dare conto non si sono affatto esaurite. 
Si era anticipato, nei giorni scorsi, che il 12 settembre si sarebbe svolto a Roma il XIX congresso della Dc, per lo meno quello che ha alla base l'autoconvocazione dei soci dell'ultimo tesseramento valido, in un'assemblea che si era tenuta il 12 ottobre dell'anno scorso. La riunione effettivamente si è svolta e, come si legge in una nota diffusa, "ha rilanciato l'esigenza di una forza politica moderata e di centro, democratica, pluralista e europeista". Ciò è passato anche attraverso l'individuazione "ufficiale" degli organi di vertice: si è avuta l'elezione all'unanimità di Franco De Simoni come segretario politico, di Raffaele Cerenza come segretario amministrativo e - dopo l'elezione di ottanta consiglieri nazionali - di Antonio Ciccarelli come presidente del consiglio nazionale. 
Non ci si è limitati ovviamente a nominare persone: si è discusso anche un programma di sei pagine, "che avanza proposte concrete per rendere moderno ed efficiente il nostro Paese dopo anni di politica che si è limitata alla semplice gestione del potere senza mostrare alcuna visione del futuro", con l'intenzione di dare luogo a "una programmazione intelligente che si basi sui principi di equità e di solidarietà" (cercando anche di "costruire in modo nuovo un partito che parli con tutte le generazioni, con tutte le categorie sociali e affronti e risolva i problemi di ognuno").
Il 9 settembre De Simoni e Cerenza avevano però ricevuto una diffida da Renato Grassi e Mauro Carmagnola, segretario politico e amministrativo della Democrazia cristiana, sulla base del XIX congresso già celebrato il 13-14 ottobre 2018 e fin qui non invalidato. Nella diffida Grassi e Carmagnola sottolineano che non esiste alcuna pronuncia che abbia disconosciuto, a proposito della Dc guidata dallo stesso Grassi, "la sua legittima entità a rappresentarne la continuità con la Dc come storicamente l'abbiamo conosciuta nella nostra Storia politica da De Gasperi fino ai primi anni '90": se passati tentativi di riorganizzare il partito erano stati censurati dai giudici perché non erano stati correttamente riconvocati gli iscritti in base all'ultimo tesseramento (1992/93), per i due diffidanti "non è [...] contestabile che l’unico tentativo in tal senso [...] è stato opera di questo partito, che ad iniziativa del sottoscritto Renato Grassi e di altri iscritti, hanno presentato nel 2016 al Tribunale di Roma, in sede di volontaria giurisdizione, l'elenco degli iscritti al 1992/93 ed a seguito di delibazione giudiziale della richiesta di convocare l’assemblea degli iscritti per poi procedere ad un nuovo Congresso nazionale, furono autorizzati" a ciò dal Tribunale di Roma (sarebbe però utile sapere se loro credono davvero che abbiano presentato richiesta di convocazione gli iscritti Dc del 1992-1993 e non il 10% degli iscritti in base alla ricognizione fatta nel 2012, in vista del XIX congresso celebrato allora e demolito dal tribunale di Roma). 
Non avrebbero alcun titolo a rappresentare la Dc storica De Simoni e Cerenza, "in quanto non si riconducono a nessun elemento di continuità con i vecchi iscritti,ancora disponibili ad una riedizione della Dc": il loro sarebbe un "inedito partito [...] apparso dal nulla, [...] senza l'asseverazione di un giudice" sull'elenco degli iscritti e le procedure da seguire (come se, si aggiunge qui, questa "asseverazione" fosse davvero una legittimazione del procedimento e non qualcosa di puramente formale). Per queste ragioni, Grassi e Carmagnola considerano indebito l'uso fatto di nome, simbolo e cariche della Dc e hanno diffidato De Simoni, Cerenza e la loro associazione affinché smettano di usare quei segni distintivi e di turbare l'attività della Dc-Grassi.
Subito dopo lo svolgimento del "loro" congresso, Franco De Simoni e Raffaele Cerenza hanno risposto alla diffida, precisando innanzitutto - come chi segue questo sito ben sa - che sono in corso due cause, intentate proprio da loro, per far dichiarare nulla o annullare, ciascuna per i propri difetti, tanto l'assemblea di riattivazione del febbraio 2017 quanto il citato congresso del 2018 (il primo giudizio è in fase di precisazione delle conclusioni e l'udienza conclusiva dovrebbe essere il 26 settembre; il secondo è nella trattazione del merito e la nuova udienza è prevista per il 6 ottobre). Negano dunque che questa situazione "dubbia" possa fondare pretese giuridiche da parte di Grassi e Carmagnola (anche se in effetti si dovrebbe attendere una sentenza che dichiari la nullità o annulli gli atti della Dc-Grassi) e aggiungono che, nel frattempo, i soci della Dc avrebbero di fatto revocato gli atti del congresso del 2018, dunque la stessa elezione di Grassi alla segreteria. o Grassi a segretario. Da ultimo, Cerenza e De Simoni segnalano che proprio Grassi, figurando tra i fondatori dell'Udc (come da suo atto costitutivo notarile del 20 marzo 2002), avrebbe commesso un atto contrario allo statuto della Dc, ponendosi al di fuori del partito e non potendo avanzare alcuna pretesa sul partito "storico". Sulla base di ciò, Cerenza e De Simoni hanno a loro volta diffidato Grassi e Carmagnola "affinché desistano immediatamente dal porre in essere ulteriori atti sprovvisti di fondamento giuridico, oltre che storico e politico", senza ostacolare il "diritto costituzionalmente garantito, ai veri iscritti alla Democrazia Cristiana, di esercitare la loro partecipazione alle competizioni elettorali".
Se la situazione sembrasse già sufficientemente complessa, è bene tenere conto del fatto che sempre il 12 settembre si è tenuta, questa volta solo online, un'assemblea dei soci della Dc convocata dalla parte dei soci che aveva di fatto revocato gli atti congressuali del 2018 ritenendoli invalidi (disconoscendo dunque la segreteria di Grassi) e non aveva nemmeno condiviso il diverso percorso seguito da Cerenza e De Simoni, preferendo ritornare allo stato di assemblea dei soci convocata e operante a norma del codice civile. Quell'organo assembleare dei soci avrebbe dovuto eleggere un nuovo presidente, dopo le dimissioni irrevocabili presentate a luglio e confermate in agosto da Gianni Fontana (eletto a febbraio 2017). In quella sede, in base ai documenti diffusi da questa Dc, presidente dell'associazione Democrazia cristiana è stato eletto all'unanimità dei presenti Nino Luciani (che già in precedenza ne era stato il presidente ad interim, dopo essere stato nel 2016 il primo richiedente della convocazione dell'assemblea degli iscritti). Espletato quel passaggio formale, si è discusso di vari argomenti, inclusa la convocazione del XIX congresso, ritenendo invalida la celebrazione di quello tenutosi il 12 settembre (oltre che di quello del 2018, secondo Luciani e gli altri revocato): in base al verbale dell'assemblea, il XIX congresso della Dc ora presieduta da Nino Luciani è convocato per il 24 ottobre 2020 (anche se non si è ancora deciso dove) e potranno partecipare con diritto di voto solo i soci parte dell'elenco vagliato dal tribunale di Roma che risulteranno "in regola con il pagamento della quota associativa annuale" (50 euro, da corrispondere entro la fine di settembre). Nella stessa riunione si sono valutate anche le reazioni nei confronti dei "soci che compiono atti emulativi ai danni della Dc": è però prevalsa la linea della "tolleranza" fino allo svolgimento del congresso, rinviando ogni eventuale azione a nuovi atti di contestazione che il partito dovesse ricevere in seguito.
"Adesso - si conclude una nota diffusa da Luciani - è atteso il sostegno di tutti i Dc di buona volontà perché si faccia il migliore congresso possibile, con la nomina degli Organi al centro e in tutte le Regioni. [...] Tutti i vecchi iscritti sono attesi tornare al combattimento per la DC, sia pure in due tempi: subito, quelli già riconosciuti dal Tribunale; dopo il congresso, tutti gli altri e i nuovi che desiderano iscriversi. Ogni precedente divisione tra noi sia dimenticata". Il sospetto (fondato) è che, anche questa volta, ognuno procederà per conto proprio secondo la soluzione ritenuta buona, disconoscendo le altre e magari riportando altre questioni in tribunale. Altro che oblio...

2 commenti:

  1. sono confuso: esistono delle fazioni DC??

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    1. Esistono varie tesi sul modo più corretto di riattivare giuridicamente la Democrazia cristiana (che, alle volte, finiscono per legarsi all'una o all'altra persona che porta avanti la singola tesi) e queste posizioni finiscono periodicamente in conflitto, non di rado in carta bollata...

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