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sabato 6 agosto 2022

E se al Viminale il simbolo del Pli finisse due volte in bacheca?

La marcia di avvicinamento alle elezioni, si sa, non è mai tranquilla e spesso è fonte di discussioni e scontri; ciò è ancor più valido questa volta, per queste elezioni arrivate quasi all'improvviso. Si litiga tra partiti - come si sta copiosamente vedendo in questi giorni - ma anche all'interno degli stessi, fino addirittura a produrre terremoti nei loro vertici. Parlava proprio di "terremoto" e addirittura di "rivoluzione" una nota pubblicata il 30 luglio sul sito del Partito liberale italiano: lì si dava notizia della sfiducia, durante un consiglio nazionale tenuto in quel giorno in videoconferenza, al presidente Stefano De Luca e al segretario Nicola Fortuna, "destituiti con effetto immediato da ogni carica nel partito grazie all’approvazione della mozione proposta da Agazio Furina, leader della minoranza, ed approvata quasi all’unanimità". 
La situazione, a dire il vero, era già piuttosto delicata prima, perché l'ultimo congresso nazionale svoltosi nel 2020 aveva indicato addirittura tre segretari: Roberto Sorcinelli (con delega alla comunicazione e ufficio stampa), il citato Nicola Fortuna (con delega agli affari esteri) e Claudio Gentile (con delega agli Enti locali); ora sul sito risulta portavoce Sorcinelli (anche se nel verbale del consiglio nazionale del 1° marzo 2020 come portavoce risultava Fortuna). In quel consiglio nazionale, invece, sarebbe stata votata "a larghissima maggioranza la linea politica proposta dal segretario Roberto Sorcinelli 'mai con la sinistra del Pd e di Speranza, dialogo aperto con il centrodestra e solo a condizione della condivisione dei principi liberali irrinunciabili'", con il contemporaneo conferimento a Sorcinelli - già co-segretario dal congresso del 2020 - del "mandato pieno ed esclusivo per la rappresentanza del partito in tutte le sedi istituzionali e per l’uso del simbolo storico del Pli per le elezioni"; in seguito, il ruolo di presidente facente funzione sarebbe stato conferito a Francesco Pasquali, che avrebbe mantenuto l'incarico di tesoriere.
Dal testo di quella nota, tuttavia, non emergono le ragioni che avrebbero portato al "terremoto" o alla "rivoluzione" in casa Pli: per conoscerle occorre leggere l'intervista fatta a Sorcinelli da Francesco Curridori per il Giornale: "Il consiglio nazionale ha sfiduciato il presidente Stefano De Luca e il co-segretario Nicola Fortuna che intendevano portare il Pli in un'alleanza con Carlo Calenda. Si è arrivati a questa situazione dopo che il consiglio nazionale [...], su mia richiesta, ha ritenuto quella possibile alleanza non consona alla nostra posizione politica che è quella del liberalismo classico e conservatore".

La conferenza stampa

Avendo queste informazioni si può comprendere meglio la conferenza stampa tenuta da Sorcinelli, Pasquali e dal vicesegretario Pino Zecchillo presso la sala stampa della Camera. Si capisce bene perché, ad esempio, Roberto Sorcinelli abbia aperto il suo intervento puntando il dito contro "l'atto finale della commedia di Calenda: dopo anni in cui si è costruito l'immagine di una possibile guida in chi crede nei principi liberali, ha gettato la maschera. Si è scoperto che il suo piano era attirare il maggior numero possibile di liberali per poterli svendere allo statalista Letta al mercato dei collegi sicuri. Il Partito liberale si è sempre schierato contro partiti e movimenti di matrice statalista e socialista, così come è da sempre in antitesi ai movimenti populisti che invece sono stati determinanti nella vita politica del paese degli ultimi anni e sono in gran parte responsabili del disastro economico e sociale, aggravato da una crisi pandemica". 
Sul piano economico le parole più dure sono state riservate proprio alle scelte bollate come populiste, "i cui disastri, che saranno pagati dalle generazioni future, hanno portato alla diffusione e al radicamento di idee distorte, alla base del reddito di cittadinanza, dei bonus e delle lotterie: i populisti hanno fatto leva sulla disperazione di tanti italiani, promettendo loro il paese del bengodi, diffondendo l'idea che si possa vivere senza lavorare e senza preoccuparsi della propria sussistenza, perché tanto ci penserà lo Stato". L'idea di assistenza condivisa da Sorcinelli e dalle altre persone intervenute richiede che il sostegno ai bisognosi sia attuato "con strumenti che non mortifichino la dignità di chi ne beneficia e non si trasformino un incentivo a uscire dal mercato del lavoro e della produzione", diversamente ci sarà solo "l'incremento incontrollato della spesa pubblica e dell'assistenzialismo più spinto a spese del contribuente".
Su questa base, "il nuovo corso del Partito liberale italiano", com'è stato chiamato durante la conferenza stampa, per riaffermare "il ruolo centrale della politica vera", ha ritenuto opportuno aprire "interlocuzioni con le altre forze politiche", in particolare con quelle del centrodestra, valutando la possibilità di alleanze purché vengano condivisi alcuni punti programmatici ritenuti "minimi e irrinunciabili". Sorcinelli ha citato, in particolare, la "piena e incondizionata tutela delle libertà individuali", per non ricorrere più a lockdown totali, obblighi vaccinali e green pass; la piena libertà economica come mezzo imprescindibile per la crescita dei cittadini, delle imprese e dell'intero paese; il taglio immediato della spesa pubblica improduttiva, anche attraverso "una progressiva riduzione delle funzioni e dei compiti che lo stato si arroga", in modo da poter arrivare a ridurre la pressione fiscale; l'eliminazione del reddito di cittadinanza, da sostituire con benefici fiscali per le imprese che assumono e con la riduzione strutturale del cuneo fiscale; la riaffermazione di politiche ambientali "libere da pregiudizi ideologici verso fonti energetiche effettivamente capaci di ridurre le emissioni di sostanze inquinanti, a partire dall'energia nucleare"; la riforma della giustizia penale, civile e tributaria, che includa la separazione delle carriere "per garantire l'imparzialità del giudice" e l'incentivo all'arbitrato; un deciso taglio alla burocrazia; la "riaffermazione piena dell'atlantismo e dell'europeismo, con un'integrazione europea ancora più forte, anche in chiave di difesa militare".
Con questa proposta, secondo il tesoriere e presidente facente funzione Francesco Pasquali, "il Pli è tornato, forte della sua tenacia e dei suoi valori, con la volontà di aggiornare il messaggio del liberalismo: in questo contesto serve che il nostro partito sia presente da protagonista nella politica italiana". Naturalmente anche per il Partito liberale italiano si pongono le stesse difficoltà incontrate da ogni forza politica medio-piccola in questa campagna elettorale che mediti di presentare una lista, con riguardo alla raccolta delle firme. "Lo scioglimento anticipato elle Camere sta provocando un vulnus democratico, una distorsione della nostra democrazia" ha ammesso Pasquali, aggiungendo di provare "nostalgia di una voce come quella di Marco Pannella", in grado di denunciare che le condizioni di questa pre-campagna elettorale impediscono a qualunque forza politica, "anche a quelle inserite nel Registro dei partiti, di partecipare direttamente alle elezioni". Il problema non si porrebbe ovviamente se il partito inserisse proprie candidature in altre liste, ma durante la conferenza stampa Pasquali ha espressamente dichiarato: "Abbiamo deciso di depositare il simbolo e presenteremo ugualmente le liste anche se non avremo le firme: impugneremo le decisioni di esclusione, ma dobbiamo evidenziare cosa sta accadendo". Nel suo intervento, il tesoriere ha comunque lanciato un appello "perché i partiti possano dare la soggettività alle forze politiche che vogliono dare un contributo al confronto democratico", probabilmente intendendo dire che sarebbe gradito un intervento "in zona Cesarini" e a tempi accelerati del Parlamento per ridurre le firme o agevolare in altro modo la presentazione di liste. Non è improbabile che a questo punto anche il Pli cerchi di presentare liste senza firme facendo leva sulla sua iscrizione al Registro dei partiti politici e sulla lettura dell'art. 18-bis del testo unico per l'elezione della Camera che potrebbe esonerare i partiti "registrati". 

La versione di De Luca

Il fatto è che, se il Pli rappresentato da Sorcinelli e da Pasquali intende depositare il simbolo presso il Ministero dell'interno, altrettanto intende fare il Partito liberale italiano che si riconosce ancora nella presidenza di Stefano De Luca. Già il 2 agosto una nota diffusa dallo stesso De Luca e da Nicola Fortuna bollava quelle assunte da Sorcinelli e altri come "iniziative nulle e prive di effetto giuridico di alcuni componenti del Partito Liberale Italiano" che avevano creato "confusione e sgomento, oltre a compromettere seriamente l’immagine del Pli nei confronti delle altre forze politiche e la conseguente partecipazione alle elezioni". Negano, in particolare, che il consiglio nazionale del 30 luglio sia stato legittimamente convocato, definendo quella riunione come "un incontro di un piccolo gruppo di amici"; il consiglio da loro riconosciuto, invece, si sarebbe svolto regolarmente nel pomeriggio di ieri, dopo che, "in base a quanto prevede lo statuto, era stata convocata la nostra direzione nazionale che ha approvato la linea politica relativa a queste elezioni, per poi convocare regolarmente il consiglio nazionale" ha spiegato De Luca, espressamente interpellato da I simboli della discordia.
Già, ma quale linea è stata approvata in quell'occasione? "La linea di non concludere alleanze con questo centrodestra - ha risposto De Luca - perché disgustati dal comportamento tenuto da Berlusconi e Salvini che hanno contribuito concretamente alla fine del governo Draghi. Non siamo indignati con Giorgia Meloni, dalla quale siamo certamente lontani, ma lei in fondo è sempre stata coerente, a differenza della Lega e di Forza Italia: avevamo lo statista più capace al mondo e loro lo hanno trattato così". In tutto questo, era vera l'ipotesi di allearsi con Azione di Calenda? "La nostra proposta era in effetti di valutare un'alleanza con Calenda, almeno fino a quando sembrava che volesse costruire uno schieramento di centro; da quando ha concluso l'accordo con il Pd non siamo assolutamente più interessati, perché noi non vogliamo comunque andare con la sinistra".
Cosa intende fare a questo punto De Luca: "Partecipare a queste elezioni, in questo contesto, ormai ci interessa poco; la cosa che ci interessa di più è salvaguardare la titolarità del partito. Per questo, non riconoscendo valore giuridico a quella riunione del consiglio nazionale del 30 luglio, come presidente tuttora in carica ho dato mandato a una persona di depositare il simbolo del partito al Viminale, visto che in base all'art. 25 dello statuto "il Presidente e il Segretario Nazionale hanno disgiuntamente la rappresentanza legale del Partito nei confronti dei terzi ed in giudizio, e sono i custodi ed i responsabili del logo e del simbolo del Partito". E se coloro che hanno agito in questo modo continueranno, la questione finirà in tribunale". Nelle bacheche del Ministero dell'interno, dunque, tra il 12 e il 14 agosto rischieranno di arrivare due esemplari del simbolo del Pli, nella versione attuale con il tricolore pennellato e mosso: a quel punto conteranno le carte e, probabilmente, conterà anche chi arriverà per primo.

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