Bisogna ammetterlo da subito: in politica - per lo meno in Italia - ha vinto il regno vegetale. Lasciate per un attimo da parte gli scudi, le falci, i martelli e i tricolori. Se ci si butta sugli elementi naturali, è facile contare le rose, i garofani, le foglie d'edera, e poi le stelle alpine, le margherite, gli anemoni, i girasoli e qualunque cosa avrebbe potuto ben figurare su un catalogo Sgaravatti. Animali, invece, ben pochi. In principio fu il leone, che fosse quello monarchico, quello valdostano o - più avanti - quello alato dei venetisti; venne poi la breve stagione in cui si giocò a "fa' l'americano", contrapponendo l'elefantino (durato lo spazio di un'elezione) all'asinello (dalla vita appena appena più lunga). Al di fuori di questo, si ricorda qualche uccello (a partire dal gabbiano dell'Idv), qualche orso ("verde verde", ma non solo) e una manciata di insetti.
Se però si pensa in prima battuta alle api - quella simpatica degli Autonomisti per l'Europa e quelle cangianti dell'Alleanza per l'Italia - pochi rimandano la mente alla grazia della farfalla, ritenuta forse troppo delicata e non abbastanza aggressiva per difendersi nel gioco politico. Eppure da alcuni anni il profilo dell'insetto è spuntato sul serio nella simbologia politica, grazie al Movimento Ecologisti di Roberto De Santis, parente stretto della lista degli Ecologisti, con cui lui stesso concorse alle elezioni comunali di Roma del 2006. Se però allora la parte grafica era affidata a una foglia stilizzata e alata - quasi a voler fondere mondo vegetale e animale - qualche tempo dopo l'emblema fu decisamente ripulito: da verde il fondo si fece bianco, il testo arcobaleno si convertì in un più sobrio Bodoni e, all'angolo alto-destro della parola "Movimento" spuntarono i contorni sfumati blu di due tenui ali di farfalla.
"Non ci fu una ricerca particolare, quando nacque quel simbolo, - racconta ora De Santis - semplicemente ci piaceva la farfalla perché aveva le ali e rappresentava in qualche modo la libertà, così come ci piaceva il modo in cui il disegno era inserito graficamente, tutto qui". Si trattava pur sempre, in fondo, di rompere con la scelta fatta nel 2004, con il tentativo di aggregare gli ambientalisti che non si riconoscevano nell'area sinistra sotto un simbolo che portava in evidenza il nome dei Verdi Verdi del piemontese Maurizio Lupi: "Sono sempre stato contrario a utilizzare il nome 'Verdi', ormai troppo caratterizzato politicamente, così come avrei voluto che la nostra formazione si differenziasse anche graficamente dai Verdi di sinistra - ricorda sempre De Santis - ma in quel gruppo chi la pensava in quel modo era decisamente in minoranza. Quando decidemmo di riprendere il nostro progetto ambientalista originario venne naturale cambiare il nome".
La nuova esperienza, tuttavia, fu presto funestata da un incubo, quasi con il sapore della nemesi o della beffa. Era l'anno del Signore 2011, il Movimento ecologista aveva iniziato a muovere i suoi passi da qualche anno, mentre i Verdi, fuori dal Parlamento italiano ed europeo, si trovavano in seria difficoltà: in quelle circostanze, in ottobre, si decise di scegliere il simbolo del nuovo soggetto ambientalista che ne doveva costituire l'evoluzione. Alla fine risultò comunque vincitore il sole che ride, ma in primo piano non c'era più la scritta "Verdi", bensì "Ecologisti", perché il nome scelto per la formazione era proprio Ecologisti e reti civiche. De Santis, inutile dirlo, la prese decisamente male: "Fu l'incubo più grande", scherza oggi, ricordando la curiosa sensazione di sentirsi copiato dopo avere fatto di tutto per non copiare il nome storico dei Verdi. Anche quel contrassegno verde, in ogni caso, non durò molto, dissolvendosi nel 2013 dopo le elezioni politiche, che avevano visto la débacle di Rivoluzione civile, appoggiata anche dai Verdi. Non potevano certo immaginare, proprio loro, che il sole sarebbe tornato più avanti a ridere in Parlamento, grazie all'adesione di Bartolomeo Pepe e Paola De Pin, senatori eletti nel MoVimento 5 Stelle. Le farfalle degli Ecologisti, invece, sono sempre fuori dalle aule parlamentari: le lasceranno mai entrare?