lunedì 18 maggio 2015

Toscana, Leghe che saltano e tornano

Dopo qualche sorpresa degli ultimi giorni, il quadro delle liste che correranno alle regionali in Toscana è finalmente definitivo. A dire l'ultima parola e mettere la parola fine sulle "liti pre-partita", però, sono dovuti intervenire i giudici amministrativi. L'ufficio elettorale regionale, infatti, aveva escluso le liste della Lega Toscana - Più Toscana, tutte a sostegno di Stefano Mugnai, candidato presidente anche per Forza Italia: alla base dell'esclusione, l'uso di un contrassegno troppo simile e confondibile con quello “notoriamente usato in precedenza da altri partiti o movimenti”. Il che voleva dire che i componenti dell'ufficio se l'erano presa con la parola "Lega", unico termine che poteva essere considerato come "notoriamente usato".
Peccato che da anni - fin dal 1992, ma lo ha ripetuto con forza nel 2008 - l'Ufficio elettorale centrale nazionale dica che la parola "Lega" non è esclusiva di nessuno, perché significa semplicemente "gruppo", "unione", "aggregazione": non si può quindi impedire ad alcun soggetto di utilizzarla all'interno del suo nome o del suo simbolo, anche ora che, nel linguaggio di uso comune, i seguaci di Salvini (e di Bossi e Maroni prima) sono chiamati semplicemente "leghisti" o "quelli della Lega". Non c'è da stupirsi, quindi, che il gruppo legato ad Antonio Gambetta Vianna - che era consigliere leghista fino al 2012, quando era stato espulso dal partito e aveva cambiato il nome del gruppo in "Più Toscana" - abbia fatto ricorso al Tar, vedendosi dare ragione. 
La Lega Nord Toscana ha comunque impugnato la decisione, insistendo nel dire che il nome Lega, "senza aggettivi o apposizioni, è di per se stessa univocamente e universalmente ricollegabile alla Lega Nord, nel senso che quando si parla di "Lega" in ambito politico ci si riferisce, senza timore di essere fraintesi, alla Lega Nord" e che "le parole 'Lega Toscana' non possono che ingenerare confusione nel corpo elettorale per il pacifico e clamoroso potere evocativo del termine 'lega' in ambito politico, specie se associato a termini che indicano specifiche zone geografiche". L'uso stesso della bandiera del Granducato di Toscana, la stessa del simbolo della Lega Nord nel 2010 (che, a differenza di quanto scritto nel ricorso, il nome "Toscana" non lo aveva), contribuirebbe a creare confusione. 
Per i giudici di Palazzo Spada, però, il simbolo andava bene così: non solo - lo hanno deciso tre giorni fa - non c'era pericolo di confusione tra Lega Toscana e Lega Nord (anche grazie all'Alberto da Giussano e al cognome di Salvini, non proprio invisibili), ma "il termine 'Lega', sia pure assurto nell’ultimo ventennio come automatica definizione della Lega Nord, non può essere ritenuto gravato dal diritto di esclusiva da parte di questo importante partito nazionale" e il fatto che a usare l'espressione "Lega Toscana" siano dei fuoriusciti dal Carroccio nulla cambia; "la presenza di fuoriusciti [...] è negli anni correnti un fenomeno purtroppo usuale di tutta la politica italiana e ove il loro “spostamento” da un partito ad un altro venisse ad assurgere ad esclusione di liste, porterebbe ad una semiparalisi di tutte le competizioni amministrative e politiche che si tengono in Italia". Partita chiusa, dunque, e ora resta da vedere cosa accadrà col voto.
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