martedì 31 maggio 2022

Piacenza, simboli e curiosità sulla scheda

Non c'è solo Parma in Emilia-Romagna ad attirare l'attenzione di chi guarda con interesse alle elezioni amministrative nei capoluoghi: anche Piacenza, infatti, merita uno sguardo rilevante. Nel 2017, infatti, il candidato del centrosinistra Paolo Rizzi (l'uscente della stessa parte politica, Paolo Dosi, non si era ricandidato) era stato sconfitto al ballottaggio dalla candidata del centrodestra Patrizia Barbieri. Fu un risultato di un certo peso: l'ultima vittoria di quella coalizione - dall'introduzione dell'elezione diretta del sindaco - risaliva al 1998, con Gianguido Guidotti (tra le vittorie di Giacomo Vaciago nel 1994 e la prima di Roberto Reggi nel 2002).
A queste elezioni la sindaca uscente si ripresenta e a contenderle il ruolo di guida della città saranno altre cinque persone: in tutto sulla scheda finiranno 17 liste. Cinque anni fa aspiravano alla carica di sindaco 7 persone, sostenute però solo da 14 liste; esattamente gli stessi numeri riscontrati nel 2012, mentre nel 2007, a fronte ancora una volta di 7 aspiranti, la scheda era apparsa decisamente più affollata, ospitando 24 simboli. 

Stefano Cugini

1) MoVimento 5 Stelle

Dopo due tornate elettorali cui ha partecipato con propri candidati, il MoVimento 5 Stelle a Piacenza si ripresenta al corpo elettorale all'interno di una coalizione (peraltro diversa da quella sperimentata nei capoluoghi maggiori): quella in appoggio a Stefano Cugini, sorteggiata per prima. A sua volta il M5S, in base all'estrazione, è finito ad aprire la scheda, "in alto a sinistra". Anche a Piacenza, come altrove, è stata schierata l'ultima versione del simbolo del partito, con il riferimento all'anno 2050 nel segmento inferiore rosso del cerchio, sotto ai segni classici del MoVimento. 
  

2) Alternativa per Piacenza

La seconda lista della coalizione, Alternativa per Piacenza, è quella più legata a Stefano Cugini, fino a poco tempo fa capogruppo del Pd in consiglio comunale. Alternativa per Piacenza è stata appunto pensata come piattaforma politica di centrosinistra alternativa all'amministrazione uscente, ma anche alle posizioni del Pd e delle altre forze che hanno scelto uno schieramento e una candidatura differenti. L'idea dell'alternativa è raffigurata attraverso un cartello che punta a sinistra (con la punta rossa), in un simbolo in cui dominano i colori azzurrino e giallo.
  

3) Europa Verde - Verdi

Oltre al MoVimento 5 Stelle, l'unico altro simbolo partitico chiaramente identificabile è quello di Europa Verde - Verdi, che si è identificata nel percorso di Alternativa per Piacenza e ha scelto di sostenere lo stesso candidato sindaco. Il simbolo nazionale ufficiale di Europa Verde fa da base per il contrassegno con due sole modifiche: l'inserimento del riferimento al comune a fianco della parola "Verdi" e la previsione di un segmento giallo nella parte inferiore del cerchio (in cui si è inserito il riferimento al candidato sindaco), con la base merlata, a ricordare i merli ghibellini del Palazzo Gotico.
  

4) @ sinistra

Quarta lista sorteggiata (e l'ultima della coalizione di Cugini) è @ sinistra, formazione che esplicitamente marca la propria posizione all'interno della compagine elettorale. Non ci sono simboli di partito all'interno del contrassegno (anche se tra i candidati c'è anche il referente locale di Sinistra italiana), ma non ci sono dubbi sulla collocazione della formazione elettorale: lo sfondo rosso, un arco(baleno) tinto dei colori della pace, una freccia che nasce come un'onda e punta a sinistra sono molto indicativi; l'uso della "chiocciolina" al posto della prima "a" vorrebbe rendere più moderna la proposta grafica.
  

Corrado Sforza Fogliani

5) Liberali piacentini

Seconda candidatura a sindaco, in base al sorteggio, è quella di Corrado Sforza Fogliani, figura ben nota a Piacenza e non solo. Avvocato cassazionista, è presidente dell’Associazione nazionale fra le Banche popolari, pubblicista, per oltre un quarto di secolo presidente della Banca di Piacenza e di Confedilizia, Sforza Fogliani è riferimento storico dei Liberali piacentini, presenti anche in consiglio comunale, che lo sostengono nella sua corsa a sindaco. Il simbolo, piuttosto sobrio, sopra al nome (scritto con due caratteri diversi, con la prima parola in evidenza) pone una stilizzazione del Palazzo Gotico e sotto una barretta tricolore. Interessante la dicitura "Terzo polo", anche se la lista si presenta da sola.
  

Katia Tarasconi

6) Piacenza coraggiosa

La terza posizione sulla scheda è toccata a Katia Tarasconi, candidata del centrosinistra, sostenuta da sei liste (il record di queste elezioni). In prima posizione si trova Piacenza coraggiosa, declinazione a livello locale del progetto Coraggiosa, che ha in Elly Schlein il suo riferimento regionale. Il simbolo è pressoché identico a quello visto a Parma per la lista La Sinistra coraggiosa (ed "ecologista" e "solidale"), nel carattere utilizzato, nella bipartizione verde-rossa del fondo e nel cuore ricolorato con le tinte della bandiera della pace; si noti l'uso del termine "sindaca", correttamente volto al femminile.
  

7) Katia Tarasconi - Lista civica per Piacenza

Il cuore si ritrova anche nella seconda lista sorteggiata della coalizione, quella più vicina alla candidata sindaca, consigliera regionale in carica: Katia Tarasconi - Lista civica per Piacenza. L'elemento più visibile nel contrassegno della formazione - i cui candidati sono stati scelti personalmente dall'aspirante sindaca - è proprio il cognome di Tarasconi, anche se l'altezza del nome (tra il cuore giallo e il cognome, su fondo lilla) è molto maggiore; il nome della lista, contenuto sull'area gialla del cerchio, in proporzione è assai meno evidente.
  

8) Piacenza oltre

In terza posizione, nella coalizione di centrosinistra, si trova la lista Piacenza oltre: essa rappresenta la continuità del lavoro svolto in consiglio comunale dalle liste civiche che avevano sostenuto Paolo Rizzi nella corsa a sindaco nel 2017, prestando particolare attenzione ai temi della partecipazione, della legalità, del dialogo con i cittadini, della valorizzazione dei quartieri. Il simbolo, in cui dominano il rosso e il bianco, al centro porta tre sagome stilizzate di persone a braccia aperte; la loro disposizione, peraltro, rievoca una volta di più i merli ghibellini del Palazzo Gotico. 
  

9) Partito democratico

Fa naturalmente parte della coalizione di centrosinistra il Partito democratico, che nel 2017 - nonostante la sconfitta di Rizzi - ebbe il risultato migliore tra le liste in campo. Come allora, il contrassegno della lista contiene il logo ufficiale del Pd, collocandolo nella parte superiore del cerchio, ma riserva quella inferiore al riferimento alla candidatura principale: nel 2017 il cognome del candidato era enorme su fondo bianco; in questo caso si è scelto di scrivere le generalità integrali (senza l'uso di "sindaco" o "sindaca") di Tarasconi - eletta appunto consigliera regionale per il Pd - su fondo verde.
 

10) Azione

Tra le liste presentate a sostegno di Tarasconi c'è anche quella di Azione, che dunque a Piacenza rende esplicita la propria presenza e organizzazione con un'autonoma formazione elettorale. Il contrassegno scelto per l'occasione è dedicato per il 60% al partito, che al suo logo con la "A" frecciata abbina il riferimento a Carlo Calenda; il segmento inferiore blu, invece, ospita l'espressione "Tarasconi sindaco" (si torna, in modo inopportuno, al maschile non marcato), con il cognome della candidata più evidente rispetto a quello del leader nazionale del partito.
 

11) Pensionati piacentini

Ultima lista sorteggiata, tra le sei della coalizione che appoggia Tarasconi, risulta essere quella dei Pensionati piacentini, una formazione già nota ad elettrici ed elettori del comune di Piacenza. Soggetto diverso dal Partito pensionati di Carlo Fatuzzo, aveva già partecipato alle elezioni del 2012 sostenendo la candidatura di Pietro Luigi Tansini (sostenuto anche nel 2002, salvo poi apparentarsi al ballottaggio con Reggi). Il contrassegno ricorda almeno in parte quello dei Pensionati padani (con il nome centrale "biconvesso" su fondo blu); in alto, al posto dell'arcobaleno sfumato a onde, c'è uno strano elemento "spruzzato" bianco e rosso (i colori dello stemma comunale), identificabile ma non splendido graficamente.
  

Patrizia Barbieri

12) Patrizia Barbieri sindaco - Trespidi con Liberi

Si presenta sostenuta da quattro liste la sindaca uscente Patrizia Barbieri. Il sorteggio ha collocato per lei in prima posizione proprio la sua lista "personale", non a caso denominata Patrizia Barbieri sindaco (con il cognome in maggiore evidenza). Se i colori (fucsia e blu) sembrano presi dal simbolo della lista Torre sindaco di Piacenza visto nel 2017 (a sua volta imparentato con il simbolo di Lettieri sindaco - Prima Napoli visto nel 2016), si segnala nel segmento curvilineo blu sfumato in basso l'espressione Trespidi con Liberi, riferimento al ruolo rilevante di Massimo Trespidi - candidato sindaco autonomo nel 2017, sostenuto da due liste, già presidente della provincia - e del gruppo consiliare uscente Liberi, da lui guidato.
  

13) Lega

Se Barbieri nel 2017 era stata sostenuta dalla Lega Nord (che aveva sfiorato il 13%, risultando la formazione più votata della coalizione), questa volta in suo appoggio trova la Lega, evoluzione del soggetto di allora. Ovviamente al centro c'è sempre la statua di Alberto da Giussano, giusto sopra al cognome di Matteo Salvini (che però rispetto a cinque anni fa è assai più evidente, anche grazie al colore giallo, mentre sotto è rimasta la parola "premier", come nel contrassegno coniato per le politiche del 2018); niente più Sole delle Alpi invece, che pure era stato presente a lungo sulle schede piacentine. 

14) Forza Italia - Italia al Centro - Unione di centro

Si ripresenta ad elettrici ed elettori di Piacenza, come parte naturale del centrodestra, anche Forza Italia, che però a differenza del passato include ufficialmente nella sua lista anche altre formazioni minori. Comprimendo nel semicerchio superiore tutti gli elementi del simbolo (la bandierina, molto ridotta, il cognome di Berlusconi e il riferimento alla candidata sindaca, fin troppo schiacciati), nella parte inferiore si trovano i riferimenti a Italia al Centro e all'Unione di centro. Se però l'Udc occupa quasi tutto il segmento inferiore con lo scudo e le due vele su fondo azzurro, il partito di Giovanni Toti è di fatto richiamato solo con un segmentino arancione e blu, collocato nel mezzo.
 

15) Fratelli d'Italia

Ultima lista della coalizione, di nuovo di natura politica, risulta essere quella di Fratelli d'Italia, già parte della compagine a favore di Barbieri cinque anni fa (raccogliendo già allora un buon 7,22%, risultato che potrebbe migliorare in modo sensibile questa volta, almeno guardando ai sondaggi a livello nazionale). Rispetto ad allora, il cognome della candidata sindaca non è stato inserito nel contrassegno; si è invece scelto di schierare l'emblema coniato per le elezioni politiche del 2018, con il riferimento alla leader Giorgia Meloni in grande evidenza.
   

Maurizio Botti

16) Piacenza rinasce

Quinta candidatura alla guida del comune di Piacenza - andando sempre in ordine di sorteggio - risulta essere quella di Maurizio Botti, medico in pensione, "obiettore del vaccino Covid". La sua unica lista, Piacenza rinasce, nata dagli incontri delle proteste contro il green pass (pur non esaurendosi in quel punto), riunisce persone che si dicono unite dallo "spirito di libertà, di accettazione reciproca, di desiderio di rispetto di tutti e dei nostri diritti, e delle scelte anche e soprattutto in campo terapeutico". Il simbolo comprende una raffigurazione di una statua equestre di Mochi (coperta dalle linee ondulate di un annullo postale); nella parte inferiore, di color antracite, oltre al nome rosso, non passa inosservata la firma autografa del candidato.
   

Samanta Favari

17) Movimento 3V

Ultima candidatura estratta, tra coloro che aspirano a guidare il comune di Piacenza, è quella di Samanta Favari, già commerciante e in attesa di lavorare come bracciante agricola. Si presenta come sostenuta dal Movimento 3V, che dunque esordisce anche a Piacenza, nella prima regione in cui il soggetto si è fatto conoscere alle regionali del 2020, quando ancora adottava la prima versione del simbolo: ora il logo presentato ovunque racchiude in una corona rossa spessa la sigla 3V che richiama le origini del movimento ("Vaccini vogliamo verità") e i due valori principali che il soggetto politico ritiene di perseguire, "Verità" e "Libertà".

lunedì 30 maggio 2022

Carrara, simboli e curiosità sulla scheda

Quando si parla di elezioni amministrative nei capoluoghi di provincia, quasi sempre l'abbinamento si presenta facile: gran parte delle province istituite nel corso degli anni hanno nel nome l'unica città cui è attribuito il titolo di capoluogo (così è stato per le province viste sin qui nel 2022). Il caso di Carrara non rientra sicuramente tra questi: formalmente il capoluogo è Massa, comune più popoloso della provincia, ma occorre riconoscere che Carrara denota un'identità autonoma e distinguibile e - se non fosse stata oggetto di repressione in epoca fascista - avrebbe potuto aspirare a essere provincia autonoma. Al di là della notorietà per il marmo (tanto rilevante quanto indiscutibile), infatti, quel territorio si è distinto per l'attività rivoluzionaria e anarchica (con ogni probabilità la provincia è stata una delle culle dell'anarchismo in Italia, a partire proprio dai lavoratori delle cave), nonché per la sopravvivenza di un dialetto singolare: il vernacolo carrarese, infatti, non appartiene al ceppo toscano né a quello ligure, ma a quello gallo-italico, costituendo una vera isola linguistica.
Il caso di Carrara appare interessante anche sul piano politico amministrativo. Nel 2017, dopo decenni di amministrazione riferibile al centrosinistra (con sindaci espressi dal Pci e dai partiti seguenti di quell'area, come pure dai socialisti e talora dai repubblicani), era stata eletta una guida del MoVimento 5 Stelle; Francesco De Pasquale, primo cittadino uscente, ha però deciso di non ripresentarsi. Aspirano a succedergli 8 persone (due donne, sei uomini), sostenuti da 24 liste, non sempre coalizzate secondo gli schieramenti nazionali. Il numero di candidature non è un record, mentre quello delle liste sì: nel 2017 c'erano 9 aspiranti sindaci e 22 simboli sulla scheda; nel 2012 i candidati erano 10, le liste 21; nel 2007 20 liste appoggiarono solo 5 aspiranti guide della città.

Rigoletta Vincenti

1) MoVimento 5 Stelle

Il candidato con cui aveva vinto le elezioni nel 2017 ha scelto di non ripresentarsi come sindaco, ma la lista del MoVimento 5 Stelle è comunque presente alle elezioni amministrative di Carrara. Non si presenta da solo, né in coalizione con le forze cui capita di frequente di vederlo abbinato, bensì insieme alle liste civiche e di sinistra che sostengono la candidatura di Rigoletta Vincenti, prima in ordine di sorteggio. Anche a Carrara, in ogni caso, il M5S - prima lista estratta della coalizione - impiega l'ultima versione del simbolo, con il riferimento al 2050 nel segmento inferiore di colore rosso, al di sotto degli elementi tradizionali dell'emblema.
 

2) Uniti a sinistra con Vincenti

Oltre al M5S, la lista più politica della coalizione che sostiene Vincenti è Uniti a sinistra con Vincenti, costituita soprattutto da Articolo uno, Partito della rifondazione comunista e Sinistra italiana. Nessuna delle forze politiche ha scelto di inserire il proprio simbolo all'interno del contrassegno elettorale: si è optato piuttosto per un emblema in cui il rosso è decisamente il colore dominante (con il nome scritto proprio sulla parte superiore del simbolo, con tanto di ombre); nella parte inferiore ci sono i colori dell'arcobaleno, che richiamano tanto l'idea della pace quanto le politiche inclusive lgbt (questo suggerisce l'ordine dei colori, anche se può essere che si sia scelto di partire con il rosso per affinità con il fondo del cerchio). 
 

3) Vincenti per Carrara

Terza lista della coalizione - oltre che di schede e manifesti - è Vincenti per Carrara, dunque la più vicina alla candidata sindaca. Lei, pneumologa con una grande esperienza ospedaliera in zona (è stata direttrice del reparto di pneumologia dell'ospedale di Livorno e Massa) ed è già stata in consiglio comunale dal 2007 al 2012 (si era candidata con Carrara vive), diventando anche vicepresidente del consiglio e presidente della commissione pari opportunità. Il simbolo è dominato dalla grande "V" del nome, su fondo fucsia (mentre lo spazio nella cavità della lettera si tinge di rosso).
 

Vittorio Briganti

4) La Comune

Seconda candidatura sorteggiata, tra quelle alla guida dell'amministrazione carrarese, è quella di Vittorio Briganti, avvocato di lunga esperienza, già presidente delle farmacie comunali. Lo sostiene la lista La Comune, già vista alle elezioni amministrative precedenti (nel 2017 aveva candidato come sindaca Ilaria Paladini). Anche in questo simbolo domina decisamente il rosso e si tratta dell'unico contrassegno che contiene la falce e il martello, allo scopo di "riportare la vera sinistra in consiglio". Nel cerchio non mancano i caratteri in cui si riconosce la lista: "antifascista - femminista - ecosocialista". 
 

Andrea Vannucci

5) Forza Italia - Rinascita

Il sorteggio ha collocato in terza posizione la candidatura di Andrea Vannucci (ovviamente solo omonimo del Vannucci consigliere regionale del Pd), già aspirante sindaco nel 2017 e consigliere uscente. Anche in questo caso lo sostengono quattro liste, ma con una caratura decisamente più politica. Lo si capisce fin dalla prima lista estratta, che unisce Forza Italia e Rinascita, lista civica che nel 2017 fu la più votata della coalizione che candidava Gianenrico Spediacci (qui capolista). La base del contrassegno è il simbolo forzista delle elezioni del 2018; sotto al cognome, il nome e il logo di Rinascita, con le quattro sagome umane "a cuore" di colori diversi disposte a quadrato.
 

6) Carrara democratica

Viene direttamente dalla scorsa campagna elettorale anche la lista Carrara democratica, che con l'8,54% fece il miglior risultato all'interno della coalizione che sosteneva già nel 2017 Vannucci. Questa formazione rappresenta la continuità rispetto alle amministrative di cinque anni fa, anche se il nome suggeriva una collocazione di centrosinistra (in origine si trattava dei dem di area "antirenziana", presentatasi in modo autonomo dopo che era stata sconfessata dal Pd regionale la scelta locale di candidare Vannucci come sindaco), mentre ora la compagine unisce gruppi civici ad altri chiaramente di centrodestra. Il simbolo, in ogni caso, non è cambiato: la struttura è tricolore, con il nome della lista al centro e il riferimento al candidato nel segmento rosso, mentre nel cielo verde (sagomato dal profilo delle Alpi Apuane) vola - probabilmente - una colomba.
 

7) Fratelli d'Italia

Subito dopo la formazione civica Carrara democratica, il sorteggio ha collocato la lista di Fratelli d'Italia, visto che - come si è detto - sul nome di Vannucci hanno scelto di convergere anche alcuni partiti del centrodestra. Fdi si presenta dunque all'appuntamento elettorale carrarese dopo aver partecipato a quello del 2017 con il centrodestra unito a sostegno di Maurizio Lorenzoni (ma il 2,07% di allora sarà probabilmente di molto superato). Stavolta di Alleanza nazionale è rimasta solo la fiamma missina nel simbolo ufficiale di Fdi, mentre il riferimento a Giorgia Meloni è molto più evidente.
 

8) Insieme per Carrara

Si torna a una formazione civica con l'ultima lista della coalizione, Insieme per Carrara, nome che potrebbe fungere da payoff dell'intera coalizione: una compagine che mette insieme forze anche distanti tra loro, ma che condividono un disegno per il bene della città. Il simbolo mette insieme i due elementi che delimitano il territorio carrarese, le Alpi Apuane (tracciate all'orizzonte) e il mare (nella parte inferiore del contrassegno); del nome scritto in rosso non sfugge il dettaglio - piccolo ma significativo - della stretta di mano ricavata all'interno della "C" di "Carrara".
 

Elvino Vatteroni

9) Vatteroni per Carrara

Il quarto candidato sindaco è già noto alle elettrici e agli elettori di Carrara: Elvino Vatteroni, medico otorinolaringoiatra, si era già proposto come sindaco dieci anni fa ottenendo il 5,64% (a quelle elezioni del 2012 aveva partecipato anche Nicola Franzoni, allora candidato con Futuro e libertà). La lista più votata della coalizione, Vatteroni per Carrara, torna ora sulle schede elettorali con una grande V su fondo blu e rosso; in alto a destra, come dieci anni fa, si legge "iovotopercarrara". Questa volta, peraltro, alla lista concorre anche ItalExit con Paragone, cui è riservata la parte inferiore del contrassegno.  
 

Serena Arrighi

10) Serena Arrighi sindaca

Si presenta sostenuta da cinque liste Serena Arrighi, ingegnera e imprenditrice, scelta dal centrosinistra come aspirante prima cittadina. La prima delle cinque formazioni a essere sorteggiata è Serena Arrighi sindaca, lista civica "personale", dunque la più vicina alla candidata. Sul fondo rosso - sul quale spicca soprattutto il cognome della possibile guida della città - non sfugge certo la stilizzazione (in bianco, grigio e blu) di una ruota a otto raggi, simile a quella che campeggia nello stemma cittadino (in riferimento ai carri dei trasportatori di marmo).
 

11) Europa Verde - Verdi

Della coalizione di centrosinistra fa parte anche la lista di Europa Verde - Verdi, sorteggiata per seconda e che utilizza esattamente il simbolo ufficiale nazionale del partito come contrassegno, senza apportare alcuna modifica. Nel 2017, invece, la Federazione dei Verdi aveva scelto di appoggiare la candidatura di Gianenrico Spediacci, insieme a vari gruppi di natura civica. A questo turno, dunque, il centrosinistra recupera una parte politicamente significativa (anche se il voto di cinque anni fa aveva assegnato ai Verdi meno dell'1% dei consensi dell'elettorato locale).
 

12) Partito repubblicano italiano

In posizione centrale, nella compagine di centrosinistra, fa la sua comparsa il Partito repubblicano italiano. Sarebbe però meglio dire che conferma la sua presenza: nel corso degli anni il Pri a Carrara ha mantenuto la propria presenza elettorale - conservando anche lo storico simbolo con l'edera verde - e la propria collocazione nel centrosinistra. Fino al 2012 era riuscito a ottenere almeno un seggio in consiglio comunale; nel 2017 la vittoria del M5S non ha consentito di ripetere il risultato, ma non per questo i rappresentanti locali dell'edera si sono arresi. Quest'anno, difatti, ci riprovano senza cambiare insegna.

13) Partito democratico

Tra le liste della coalizione di centrosinistra c'è ovviamente quella del Partito democratico, che nel 2017 non era riuscito a confermarsi come lista più votata in tutto il comune (prese il 13,58%, la metà di cinque anni prima, e il M5S aveva quasi doppiato il Pd). Anche questa volta, in ogni caso, i dem si ripresentano e cercano di trainare, per quanto possibile, la coalizione. Il simbolo è quello nazionale ufficiale, con l'aggiunta di un segmento rosso in cui è inserito il riferimento alla candidata sindaca (anche qui si è tenuto il sostantivo della carica al femminile, come è giusto che sia), nello stesso carattere visto con la prima lista.
 

14) Sinistra Civica Ecologista - Toscana

Ultima lista della compagine che sostiene Arrighi è quella della Sinistra civica ecologista - Toscana, vale a dire lo stesso contrassegno che si è visto alle ultime regionali, con il nome collocato nel semicerchio inferiore, disposto su tre righe (fondo rosso e bianco, secondo i colori regionali), mentre la parte superiore su fondo verde contiene il contorno della Toscana e il cuore (sul modello di Emilia-Romagna coraggiosa). In questo caso è stata presentata una lista profondamente "giovane", che si qualifica come "di sinistra" al di là delle forze politiche ufficiali e vuole per la città un orizzonte di partecipazione. 

Simone Caffaz

15) Capitale Carrara

Il maggior numero di liste presentate in coalizione in questo turno elettorale è legato a Simone Caffaz, giornalista, già candidato sindaco a Carrara nel 2007 (allora per tutto il centrodestra più alcune formazioni civiche). In questo caso si ripropone come aspirante sindaco per una compagine equamente divisa tra il centrodestra e il civismo. Proprio quest'ultimo connota la prima lista sorteggiata, Capitale Carrara, pensata come formazione che "esprime i valori dell'autonomia cittadina, del territorio, della salute, del benessere e del tempo libero": una stilizzazione dell'uomo vitruviano (in giallo e in blu, i colori cittadini) sta nel cerchio centrale, con le Alpi Apuane tracciate sullo sfondo.
 

16) Carrara futura

Altra formazione che si presenta come essenzialmente civica è Carrara futura: fin dal suo nome si può intuire che questa lista si presenta come attenta all'innovazione e allo sviluppo economico del territorio, sia pure mantenendo un occhio di riguardo per la sua sostenibilità: lo suggeriscono, in qualche modo, anche i colori usati in un contrassegno piuttosto astratto (oltre al giallo e all'azzurro della città, un tocco di verde sotto alla fascia scura che contiene il nome della formazione sembra includere pure l'ambiente tra gli interessi e gli scopi di questa lista).
 

17) Liberal socialisti - Nuovo Psi 

Prima lista strettamente politica che compare nella coalizione è quella dei Liberal socialisti, veste elettorale del Nuovo Psi, che del suo ultimo simbolo voluto da Lucio Barani ha mantenuto il garofano, riprendendo il bordo verde e inserendo la nuova dicitura nella parte alta (insieme alla sigla contratta nella parte inferiore). Il sito di Caffaz spiega che il simbolo "ricorda la tradizione, profondamente radicata in città, del socialismo riformista e liberale"; del resto il comune di Aulla, di cui è originario Barani e di cui è stato sindaco, è piuttosto vicino a Carrara.

18) Lega

Dopo il simbolo "vestito per le elezioni" del Nuovo Psi, il sorteggio ha collocato quello della Lega: nel 2007, nella coalizione che sosteneva Caffaz, c'era anche la Lega Nord, poi presentatasi - con le peculiarità grafiche della Toscana - anche nel 2012 e nel 2017 (a onor del vero era finita sulle schede anche nel 2002 e nel 1998). In questo caso la Lega (che alle ultime elezioni politiche era stato il primo partito in città) ha scelto di utilizzare lo stesso emblema inaugurato per le politiche del 2018, con Alberto da Giussano al centro e, nel segmento inferiore blu, la dicitura "Salvini premier", senza alcun riferimento locale.
 

19) Simone Caffaz sindaco

Quinta lista della compagine presentata a sostegno di Caffaz è la formazione più vicina al candidato: Simone Caffaz sindaco. L'espressione è scritta in giallo e bianco (quest'ultimo per evidenziare il cognome senza scriverlo più grande) su fondo blu scuro, con un arco multicolore quasi completo a racchiudere il testo (formando, tra l'altro, una sorta di "C" di "Caffaz"). Vale la pena ricordare che, oltre ai partiti visti sin qui, concorrono alla coalizione e alle liste - pur senza segnalare visivamente la loro presenza - Rinascimento di Vittorio Sgarbi, il Partito liberale italiano, Carrara Giovane e Verdi Italia per Carrara. 
 

20) Il centrodestra siamo noi

L'ultima lista della compagine di Caffaz è quella su cui sono nate alcune polemiche. Perché la formazione Il centrodestra siamo noi raccoglierebbe, stando sempre al sito del candidato sindaco, "la quasi totalità degli storici iscritti, dirigenti ed eletti di Forza Italia e le migliori risorse di Fratelli d'Italia a Carrara". La grafica, tra l'altro, riprende quella della Casa delle libertà del 2001 e di altre formazioni di quell'area politica. Capolista, non a caso, è Riccardo Bruschi, già coordinatore comunale di Forza Italia ma espulso dal partito dopo aver comunicato che avrebbe continuato a seguire Caffaz.
 

Ferdinando Locani

21) Movimento Italia Sì

Settima candidatura a sindaco di Carrara è quella di Ferdinando Locani, attivo nel mondo dello sport e del volontariato (oltre che nel settore del marmo). Lo sostiene una sola lista, presentata dal Movimento Italia Sì (anche se nel simbolo l'accento non c'è), a lui direttamente legato come si capisce dal sito. All'interno del contrassegno - in parte campito con archi "a lunetta" gialli e blu - c'è il nome tinto degli stessi colori, un profilo delle Alpi Apuane e due ondine, una verde e una rossa, per dare l'impressione del tricolore con il bianco del fondo.

Cosimo Maria Ferri

22) Lista Ferri

L'ultima candidatura può per un attimo dare l'impressione di riferirsi a un omonimo, ma basta un controllo di luogo e data di nascita per escluderlo: il Cosimo Maria Ferri che si candida come sindaco di Carrara è proprio l'ex sottosegretario alla giustizia e attuale deputato (eletto con il Pd, ora in Italia viva). La prima delle tre liste a suo sostegno si chiama semplicemente Lista Ferri, con il profilo delle Alpi Apuane anche qui, tracciato in blu mentre un elemento curvo giallo le attraversa. Lo stesso colore tinge la stilizzazione di una ruota, che però spuntando da dietro le montagne ricorda anche un sole. Il fatto che Ferri sia il figlio di Enrico Ferri, già segretario del Psdi (e poi fondatore della Socialdemocrazia liberale europea - Sole) e sindaco di Pontremoli - altro comune della provincia, non troppo lontano da lì - non sembra del tutto estraneo a questa scelta.
 

23) Partito socialista italiano

Sostiene Ferri anche il Partito socialista italiano, soggetto politico con un certo radicamento nella zona (nel 2017, con il simbolo ufficiale di allora, aveva raccolto il 6,54% ed era riuscito a entrare in consiglio comunale anche se faceva parte della coalizione di centrosinistra sconfitta). Questa volta, dunque, il Psi ha scelto di non entrare nella coalizione guidata dal Pd, ma di sostenere il magistrato e deputato di Iv: il capolista, tra l'altro, è l'ex sindaco Angelo Andrea Zubbani. Il garofano del nuovo simbolo del Psi si aggiunge dunque al garofano del Nuovo Psi.
 

24) Prima Carrara

Prima Carrara è l'ultima lista a sostegno di Ferri (anche se sarebbe il caso di precisare che ci si riferisce a Cosimo Maria Ferri e non a Jacopo Maria Ferri, suo fratello e da meno di un anno sindaco della "loro" Pontremoli, sia pure per una coalizione civica e di centrodestra, essendo stato Jacopo da sempre vicino a Forza Italia) nonché l'ultima lista che appare su schede e manifesti Si tratta di una formazione civica, che nel contrassegno propone una stilizzazione dei ponti di Vara; dietro occhieggia anche qui un sole, per cui sembra di poter ripetere il discorso fatto per la Lista Ferri poche righe sopra.

domenica 29 maggio 2022

+Europa, atti precongressuali sospesi: ancora sul "diritto dei partiti"

Non passa mai di moda parlare e discutere di "diritto dei partiti"
- cioè delle norme che si applicano ai soggetti giuridici che nell'esperienza comune chiamiamo partiti: che si tratti di norme dettate appositamente o di regole mutuate da altri ambiti, l'esigenza rimane. Lo conferma una volta di più, l'ultima pronuncia appena resa dal tribunale civile di Roma nell'ambito di una causa relativa a +Europa e, in particolare, alla celebrazione del suo ultimo congresso. 
Due giorni fa, infatti, è stata pubblicata un'ordinanza in sede cautelare, con cui la XVI sezione civile del tribunale ha sospeso l'efficacia di tutte le deliberazioni dell'assemblea del partito (nelle sue due riunioni del 29 maggio e del 9 giugno 2021) che ha preceduto il congresso celebrato dal 16 al 18 luglio 2021 a Roma. E, considerando che in quelle occasioni si è approvato il regolamento congressuale (così come si sono approvate modifiche allo statuto e si sono eletti i membri di organi collegiali), di fatto anche la "bontà" degli atti del congresso in questo momento è messa in dubbio, per quanto si tratti ancora - non va dimenticato - di un giudizio cautelare e non ancora sul merito (e gli atti congressuali non siano al momento da considerare invalidi).

I precedenti dell'ordinanza

Chi frequenta questo spazio ricorderà che di quel processo si era già parlato, innanzitutto accennando all'atto di citazione che a metà giugno 2021 alcuni dei membri dell'assemblea di +Europa - che avevano sollevato il problema delle iscrizioni "cumulative" al partito - avevano presentato: tra le tante domande contenute nell'atto (che riguardavano, tra l'altro, l'accertamento e la dichiarazione dei vizi delle iscrizioni per il 2020-21, oltre che degli atti precongressuali) si era chiesta fin dall'inizio la sospensione cautelare delle delibere dell'assemblea del partito). Posto che +Europa aveva chiesto il rigetto di tutte le domande e le richieste contenute nella citazione, alcuni iscritti al partito e suoi ex dirigenti erano intervenuti per chiedere a loro volta soprattutto che le deliberazioni dell'assemblea di +Europa del 29 maggio (quella dell'approvazione del regolamento congressuale e in cui si era deciso di convocare il congresso) e del 9 giugno 2021 (quella delle modifiche statutarie e dell'elezione di alcuni organi collegiali) fossero invalidate; contemporaneamente era stata chiesta la sospensione in via cautelare delle delibere dell'assemblea relative a quelle riunioni, "nonché di ogni altro atto successivo e derivato".
In questo sito alla fine dello scorso dicembre si era data anche notizia dell'accordo che era intervenuto tra coloro che avevano iniziato l'azione (e nel frattempo si erano riconosciuti nell'associazione Italia Europea) e +Europa: quella transazione avvenuta a novembre del 2021, come si era detto allora, prevedeva la "rinuncia agli atti e all'azione (cautelare e di merito)" da parte di coloro che avevano intrapreso il giudizio, a fronte del pagamento da parte di +Europa di una somma di 57mila euro (spese legali incluse) a favore di Italia Europea, dunque dell'associazione di coloro che avevano iniziato il processo. 
All'inizio di dicembre del 2021, in effetti, il tribunale aveva preso atto della rinuncia agli atti da parte di chi aveva iniziato la causa; in quella stessa sede, però, il giudice aveva ritenuto che il processo non dovesse proseguire nemmeno per le persone intervenute in un secondo tempo per colpire le delibere dell'assemblea di +Europa, sostenendo che la rinuncia agli atti di chi aveva intrapreso la causa portasse in automatico a estinguersi il processo anche per chi era intervenuto a sostegno delle loro tesi e domande. Non era questa, però, la tesi degli intervenuti (e dell'avvocato Alexander Schuster), convinti che la rinuncia valesse solo per le parti della transazione e non per loro che non avevano partecipato all'accordo e avevano invece interesse all'accertamento di eventuali vizi degli atti precongressuali (anche per evitare che i loro effetti potessero protrarsi fino al prossimo congresso, col rischio che la decisione sul merito arrivasse dopo la sua celebrazione e quindi fosse inutile): per questo, gli intervenuti avevano presentato reclamo contro quella prima decisione. +Europa, per parte sua (assieme agli avvocati Mauro Orlandi e Alberto Azara), oltre a concordare con le osservazioni del primo giudice, rivendicava come il congresso ormai si fosse svolto - senza impugnazione degli atti - e non ci fosse alcun interesse a sospendere le delibere precedenti (anzi, si sarebbe dovuto tutelare il dritto del partito a operare regolarmente). 
 

Il contenuto dell'ordinanza

Il collegio di tre giudici che si è dovuto occupare del reclamo ha accolto le domande di coloro che l'hanno presentato. Alla base di tutto c'è una considerazione che non riguarda direttamente e formalmente il diritto dei partiti, ma in questa vicenda è fondamentale: per il giudice di reclamo non era affatto automatica l'estinzione del processo, oltre che per gli attori originali, anche per chi era intervenuto a sostegno delle loro domande. A partire dalla lettura dell'art. 105 del codice di procedura civile, i magistrati hanno sostenuto che coloro che erano intervenuti (e avevano proposto reclamo contro la prima ordinanza di estinzione del processo) lo avevano fatto a tutela della loro posizione di iscritti a +Europa e dei diritti a questa connessi: gli intervenuti, dunque, avevano pieno titolo a chiedere che il tribunale, pur non dovendo più esprimersi sulle domande degli iscritti che avevano rinunciato agli atti dopo la transazione, decidesse invece sulle loro domande, essendo diritto di ogni iscritto che lo abbia chiesto ottenere un pronunciamento sulla validità delle delibere di un organo di un'associazione (in questo caso, di un partito). 
Se dunque tutti gli attori originari avessero rinunciato agli atti (come in effetti è successo) e nessuno fosse intervenuto per ribadire le loro richieste, il processo si sarebbe dovuto estinguere; visto che però c'è chi è intervenuto con quello scopo, per i giudici di reclamo occorre dare risposta alle loro domande. Si tratta di riflessioni legate a norme di diritto processuale, ma è evidente che nel "diritto dei partiti" hanno ricadute assai rilevanti: se si discute in tribunale sulla validità degli atti di un'associazione politica o di un partito, il diritto a ottenere un pronunciamento del giudice spetta a tutti coloro che hanno preso parte al processo (anche solo con un intervento).
Sulla base di questa osservazione, i giudici hanno potuto rilevare (e a questo si sono limitati) che l'assemblea del 29 maggio 2021 si è svolta senza rispettare quanto previsto dallo statuto di +Europa sui termini per la convocazione dell'assemblea (ex art. 10.7 occorreva un anticipo di quindici giorni, riducibili a otto in caso di urgenza, mentre la convocazione era datata 25 maggio), termini che avrebbero dovuto essere rispettati anche nel caso di un'assemblea convocata in via straordinaria su richiesta da parte di un terzo dei membri (il termine previsto dall'art. 10.8 avrebbe riguardato il termine entro il quale il presidente deve procedere alla convocazione, non il tempo tra la convocazione e il giorno fissato per la riunione, tanto più che per la "motivata urgenza" l'anticipo minimo è ridotto comunque a 8 giorni, non meno di questi; anche quando sia necessario eleggere un nuovo tesoriere, per cui all'atto di convocazione dell'assemblea si deve provvedere "immediatamente", cioè senza ritardo, ma sempre rispettando l'anticipo minimo). 
Questo è stato sufficiente per i giudici per ritenere illegittima "la delibera del 29 maggio 2021 di approvazione del regolamento congressuale e convocazione del congresso", come pure "ogni atto successivo e derivato, come il provvedimento di convocazione del congresso, con allegazione del regolamento congressuale" e l'elezione del nuovo tesoriere, per l'inserimento "all'ordine del giorno a meno di 24 ore dall’inizio dell'assemblea stessa". Quanto all'assemblea del 9 giugno 2021, solo il 4 giugno 2021 sarebbero stata inserita all'ordine del giorno l'indicazione dei nuovi membri del collegio di garanzia e del collegio dei revisori; problemi autonomi avrebbe avuto poi la modifica statutaria, perché l'assemblea di +Europa - in base allo statuto vigente all'inizio di giugno 2021 - avrebbe potuto approvare modifiche statutarie "tra un congresso e il successivo", non "a congresso già formalmente aperto" (ove si deve supporre che il collegio di reclamo abbia interpretato l'apertura del congresso in modo ampio, con riferimento alla sua convocazione "pur illegittima" e non al suo inizio effettivo, fissato per il 16 luglio 2021). 
A queste osservazioni si abbina il rilievo - legato al cosiddetto periculum in mora - in base al quale "i tempi del giudizio di merito in primo grado ben potrebbero protrarsi oltre il prossimo congresso dell’associazione" (e non è consolante, per realistico che possa essere, che secondo i giudici già ora non sia affatto improbabile andare oltre la primavera/estate 2023); sarebbe invece sicuro, per lo stesso collegio giudicante, che le elezioni politiche si tengano prima della definizione del processo in primo grado, dunque ad esempio - non è scritto nell'ordinanza ma si può intuire - le decisioni in vista delle elezioni e le scelte delle candidature sarebbero prese da organi del partito usciti da un congresso i cui atti presupposti potrebbero essere dichiarati illegittimi. In quelle circostanze, anche riconoscere eventuali vizi degli atti precongressuali a distanza di tanto tempo non produrrebbe effetti utili e l'eventuale danno non sarebbe risarcibile: rispetto a questo scenario, per i giudici è meglio sospendere l'efficacia degli atti contestati (anche se questo inevitabilmente "frena" l'attività del partito).

Riflessioni e previsioni (con un ritorno singolare)

Difficile dire ora con precisione cosa possa accadere concretamente nei prossimi giorni. La sospensione degli atti che hanno preceduto il secondo congresso di +Europa (in particolare l'approvazione del regolamento congressuale e la decisione di convocare l'assise, cui poi è seguita la formale convocazione da parte della presidente) di fatto sembra mettere una spada di Damocle piuttosto ravvicinata sulle attività del partito decise dagli organi dirigenti usciti da quel congresso: ciò, di fatto, si potrebbe tradurre in una vera "paralisi" del partito stesso fino alla definizione del giudizio di merito oppure ad altri atti che portino all'estinzione del giudizio (un'altra transazione?). Sul Fatto Quotidiano è apparsa una nota di +Europa, in cui oltre a ricordare che la sospensione cautelare riguarda gli "effetti di due assemblee in fase precongressuale, tra i mesi di maggio e giugno 2021, convocate con un preavviso di 5 giorni, che i ricorrenti sostengono dovesse essere di 8 giorni", il partito appare ancora in fase "di studio" delle conseguenze concrete dell'ordinanza: "Fiduciosi di dimostrare le nostre buone ragioni nel giudizio di merito, valutiamo gli effetti del provvedimento".
Per parte sua, all'agenzia Opinione, l'avvocato Schuster ha dichiarato: "Spiace aver dovuto fare appello alla giustizia ordinaria per ripristinare il rispetto di alcune regole basilari contenute nello statuto del partito. Un partito che, richiamandosi alla tradizione liberale, dovrebbe fare del rispetto delle regole un valore fondamentale; è necessario, in ogni caso, continuare con la testimonianza e l’operatività del partito e ad investire sui progetti in corso per la crescita del polo liberale italiano. Segnato questo punto importante per l’immediato ripristino della legalità, adesso occorre difendere l’attuazione del provvedimento. Il giudizio avanti al Tribunale intanto prosegue per altri importanti profili. Tra questi è importante quello che attiene alla trasparenza che un partito deve garantire con riguardo ai propri iscritti, evitando prassi che possano anche solo lontanamente ricordare quelle delle associazioni segrete. Questo risultato giudiziario è un passo importante per la crescita di +Europa e per rafforzare la centralità del metodo democratico nei partiti politici italiani”.
Qualche mese fa aveva destato scalpore la decisione del tribunale di Napoli sulla sospensione dello statuto del MoVimento 5 Stelle e degli atti conseguenti (una vicenda che, vale la pena sottolinearlo, non può dirsi affatto chiusa, nemmeno dopo la deliberazione della Commissione statuti che ha ritenuto conforme a legge lo statuto del M5S e ha proceduto all'iscrizione nel registro dei partiti), soprattutto perché la decisione riguardava la forza politica di maggioranza relativa. In questo caso, come è noto, +Europa esprime attualmente due parlamentari (Riccardo Magi ed Emma Bonino) e un sottosegretario (Benedetto Della Vedova), oltre che tre consiglieri regionali e vari consiglieri comunali: si tratta di numeri più contenuti rispetto al M5S, ma non per questo il problema appare di minore rilevanza (anche perché, anche qui, lo statuto di +Europa attualmente presente nel Registro dei partiti politici comprende le modifiche statutarie al momento sospese e anche quelle apportate dal congresso seguito agli atti ora sospesi, quindi si porrebbe anche il problema di come agire in quel caso).
Nell'attesa di capire come si muoverà +Europa sul piano politico, giuridico e processuale, è probabile che chi è impegnato a sostenere la legalità statutaria dei/nei partiti ritenga giusta e apprezzabile la decisione (anche se è arrivata dieci mesi dopo il congresso), perché dai partiti si dovrebbe esigere almeno il rispetto delle regole che si sono dati (e, possibilmente, che negli statuti si scrivano regole chiare e sul cui significato concreto non si debba per forza discutere). Di contro, chi ha a cuore il funzionamento della democrazia potrebbe vedere con sfavore una decisione di un giudice in grado di paralizzare per un tempo indefinito l'attività di un partito, per giunta rappresentato in Parlamento. Entrambe le posizioni, come spesso accade, hanno almeno una parte di ragione e conciliarle non sarà troppo semplice. 
Nel frattempo, sia consentita una nota finale, imperdibile per ogni aderente alla schiera dei #drogatidipolitica che si rispetti. Il presidente del collegio di reclamo chiamato a decidere in questa sede - Giuseppe Di Salvo - aveva operato come giudice in una delle tante cause legate ai tentativi di riattivare la Democrazia cristiana, in particolare quella intentata dal Cdu contro Alessandro Duce nel 2002 e decisa in primo grado nel 2004: a quanto pare - e non è la prima volta che succede, specie al tribunale di Roma (vedi alle voci "Manzo", "Vannucci" "Romano" e "Scerrato") - le questioni di diritto dei partiti "fanno dei giri immensi e poi ritornano". Anche se qui di romantico c'è piuttosto poco.

sabato 28 maggio 2022

Rieti, simboli e curiosità sulla scheda (di Antonio Folchetti)

Sembra doveroso ed è sicuramente un piacere, prima di procedere con un'altra tappa del viaggio tra le elezioni amministrative 2022 nei capoluoghi, ringraziare di cuore Antonio Folchetti: da appassionato aderente alla schiera dei #drogatidipolitica, frequentante questi lidi da ben otto anni (con una resistenza ai limiti delle possibilità umane!), anche questa volta ha accettato di partecipare al viaggio elettorale non solo come lettore curioso (averne come lui è già una gran fortuna), ma anche come voce scritta narrante. Il suo contributo al sito va ben oltre gli articoli che lui ha firmato e firma (quasi sempre ricchi di sfumature politologiche): anche per questo (oltre che per una milionata di altre ragioni per cui non basterebbe un giorno intero - tze tze! - a dirle tutte), la gratitudine verso Antonio non sarà mai sufficiente.

Fra i comuni capoluogo al voto il prossimo 12 giugno, troviamo anche Rieti: benché la città sia spesso collocata in secondo piano dalle cronache politiche, quest'anno l'abbiamo ritenuta meritevole di un'analisi più approfondita (e scorrendo le liste capirete perché). Storicamente vicina al centrodestra, Rieti vedrà per la prima volta contendersi la fascia tricolore da soli tre candidati, in competizione per succedere ad Antonio Cicchetti, rieletto sindaco nel 2017 dopo aver già ricoperto la carica dal 1994 al 2002.
In totale, gli elettori reatini troveranno sulla scheda 19 liste (7 per il centrosinistra con candidato a sindaco Simone Petrangeli, 9 per il centrodestra in appoggio a Daniele Sinibaldi, 3 per la coalizione che sostiene Carlo Ubertini). Procediamo ad analizzarne i simboli, seguendo l'ordine con cui sono stati sorteggiati.

Simone Petrangeli

1) Si può!

La coalizione di centrosinistra sostiene la candidatura di Simone Petrangeli, eletto sindaco nel 2012 (in area Sel) dopo aver vinto le primarie con il suo progetto Mettici del tuo e rimasto alla guida della città fino al 2017, mancando la rielezione al ballottaggio per appena 100 voti. Le primarie svoltesi qualche settimana fa lo hanno consacrato nuovamente a capo della coalizione, così quest’anno tenterà di 'vendicare' l’amara sconfitta del 2017. La prima lista sulla scheda sarà Si può!: questa si definisce come "unione di anime e di espressioni diverse e multiformi che è oggi in grado di esprimere una città ancora ricca di risorse umane competenti e piene di voglia di fare", rivendicando un'impronta progressista. Sul simbolo - che gioca sul contrasto bianco/rosso adeguatamente bilanciati - si distingue la torre comunale di Rieti, sorretta dal palmo di una mano: una trovata senz'altro originale.

2) Simone sindaco

Al secondo posto è stata sorteggiata la lista Simone sindaco, identificabile come la civica direttamente collegata a (e allestita da) Petrangeli stesso. Balza all'occhio certamente la policromia che ne caratterizza il contrassegno, con il semicerchio in basso ricolmo di colori differenti in stile "pavimento multicolore", leggermente inclinato a destra. La stessa inclinazione è seguita dalla denominazione della lista, dove appare soltanto il nome del candidato a sindaco, secondo una tendenza di familiarizzazione verso l'elettorato già sperimentata negli ultimi anni in numerose elezioni amministrative.

3) Rieti Città futura

Gli stessi colori che campeggiano nel fregio della lista Simone sindaco li ritroviamo nel simbolo di Rieti città futura, anche se sono rimescolati nella figura che vi campeggia al centro, da interpretare verosimilmente come una stella in movimento. Il resto del simbolo riprende invece i colori bianco e rosso già visti nella lista Si può!. Vale tuttavia la pena precisare che Rieti città futura è un movimento politico che esiste da ben prima delle imminenti elezioni comunali: si è costituito già da tempo come gruppo consiliare, a capo del quale vi è lo stesso Petrangeli. 

4) Rieti con te (o Rieti ConTe)

Scorrendo le liste della coalizione, al quarto posto ci imbattiamo in un simbolo in grado di assumere una valenza che va ben oltre i confini territoriali. Stiamo parlando di Rieti con te, un nome (e un emblema) che certo non passano inosservati, e non solo per i #drogatidipolitica. Si scorgono un’autostrada ed elementi paesaggistici all'orizzonte (una catena montuosa: forse i Monti Reatini col Terminillo?), ma il rimando al MoVimento 5 Stelle - che col suo simbolo non si presenta - è fin troppo chiaro: lo indicano le cinque stelle in alto (disegnate nel modo consueto), i tratti cromatici, ma anche il gioco di parole che viene a crearsi unendo "con" e "te", offre, ossia il cognome dell'attuale presidente del partito che ha Beppe Grillo come garante. Che il M5S - ormai in forte calo di consensi da tempo - voglia sfruttare la popolarità di Giuseppe Conte è ben noto (del resto si parlava già lo scorso anno di una lista Conte/con te, da proporre per le elezioni politiche). L'operazione, però, sembra aver provocato malumori tra i ranghi del partito, tanto che i vertici pentastellati hanno fatto sapere che non c'è alcuna certificazione della lista: si può quindi parlare piuttosto di una "lista ufficiosa" (il capolista, d’altronde, è l’attuale consigliere del M5S Roberto Casanica e varie persone elette del M5S sosterranno con i loro comizi quelle candidature). Saranno le urne a dire se l'esperimento avrà funzionato o meno.

5) SìAmo Rieti 

Anche in questo caso ci troviamo di fronte a un contrassegno che, pur mostrando una connotazione civica, ha in sé un richiamo a un soggetto politico esistente ed effettivamente operante a livello nazionale. SìAmo Rieti, infatti, è la versione locale del Partito Gay (fondato nel 2020 da Fabrizio Marrazzo), di cui riprende quasi in toto il simbolo, compreso il ventaglio arcobaleno, pur rimuovendo ogni rimando all’orientamento sessuale (e anche cambiando carattere al nome). Cambiano, inoltre, le parole-chiave del taglio viola "a onda" in basso: "Solidale - ambientalista - liberale" diventa "ambiente - diritti - solidarietà", termini che si rivelano chiaramente più efficaci in una competizione di tipo locale. 

6) Partito democratico - Progressisti

Al sesto posto ecco il Partito democratico, che presenta come contrassegno il suo simbolo tradizionale con l'aggiunta, in basso, di una dicitura rossa con la scritta “Progressisti”. Probabilmente, il riferimento è volto al "Campo progressista" che ha rappresentato la formula vincente per la rielezione in regione di Zingaretti nel 2018 - il simbolo, del resto, non è troppo diverso da quello visto alle ultime suppletive di Roma - e che i maggiorenti del Pd intendono sperimentare nuovamente nei tre capoluoghi al voto (Viterbo e Frosinone, oltre a Rieti) come prova generale in vista delle regionali 2023. A conferma di tale propensione al coinvolgimento, all’interno del Pd hanno trovato ospitalità otto candidati (equamente divisi per genere) appartenenti al movimento Rieti in comune, attualmente presente in Consiglio comunale attraverso Giovanni Ludovisi (consigliere del gruppo Possibile) e a sua volta sostenuto dal parlamentare Alessandro Fusacchia, eletto nella Circoscrizione Estero (con +Europa, poi passato a Facciamo Eco), ma reatino di nascita.

7) T'immagini

Ultima lista della coalizione di centrosinistra è risultata essere un’altra civica, T'immagini, che - spiegano i promotori - nasce "dal desiderio di essere il più inclusivi possibile verso le idee di tutti per migliorare Rieti". Un’attenzione particolare alle idee è suggerita anche dalla lampadina accesa che emerge nella parte superiore del simbolo: certo questo non corre il rischio di essere confuso con altri, visto il predominio del giallo, con scritte in rosso e, in minima parte, alleggerito da rifiniture bianche. In basso troviamo scritto "Controvento", non con funzione di slogan bensì come segno riconoscibile del sostegno alla lista da parte di un movimento associativo del territorio – chiamato appunto Controvento – impegnato su temi sociali e culturali e decisamente schierato a sinistra.

Carlo Ubertini

8) Nome - Officina politica

Il secondo raggruppamento che passiamo in rassegna, essendo il secondo in ordine di sorteggio, fa capo a Carlo Ubertini. A risaltare è senza dubbio la prima delle tre liste che ne fanno parte. Nome - Officina politica, infatti, raccoglie una serie di esperienze civiche raggruppatesi come associazione politico-culturale nel 2017. Il simbolo, molto particolare, gioca su diverse tonalità di blu/azzurro su sfondo bianco ed è privo di segni distintivi, ad eccezione della “O” centrale che, con la sua forma esagonale, ricorda chiaramente il dado di cui necessita una vite per bloccare un bullone. Non a caso i promotori si autodefiniscono "meccanici in politica" che vogliono "un motore civico nella città che amiamo": si può dire quindi che, dopo la mancata presentazione della lista cinque anni fa, questa volta dall’officina è venuto fuori il prodotto finito.

9) Partito socialista italiano

Troviamo al nono posto (e al secondo della coalizione) il Partito socialista italiano, che nella città di Rieti può vantare una lunga tradizione di consolidamento anche nella storia recente: è infatti sempre apparso sulla scheda elettorale con il proprio simbolo per le comunali da quando c'è l'elezione diretta del sindaco (anche nel 1998, 2002 e 2007, quando i socialisti di sinistra facevano riferimento allo Sdi - Socialisti democratici italiani) e con risultati sempre lusinghieri rispetto alla media nazionale (mai sotto il 3,5% e con almeno un seggio in consiglio). Lo stesso candidato a sindaco Ubertini, attuale consigliere di opposizione, è un esponente storico del Psi reatino: in quanto tale, c’è da scommettere che si aspetti un effetto-traino in grado di fare la differenza e costringere i due blocchi principali al ballottaggio. 

10)
 Rieti in salute

Terza e ultima lista sorteggiata nella coalizione di Ubertini è Rieti in salute, che già dal nome fa presagire un soggetto politico single-issue: si tratta, infatti, di una lista composta esclusivamente da persone operanti del settore sanitario, per cui va da sé che il benessere sanitario rappresenti il principale punto del programma. In effetti non si tratta di una novità assoluta (soprattutto nell’era post-Covid-19): abbiamo già incontrato, lo scorso anno, il caso assai simile di Milano in salute, sempre in occasione delle elezioni comunali. Nel simbolo - complessivamente gradevole e ben equilibrato - sul fondo verde acqua non passa inosservato un fonendoscopio, teso a ribadire l'estrazione professionale dei candidati in lista.

Daniele Sinibaldi

11) Rieti al centro

Occupiamoci ora del centrodestra, che si affida al vicesindaco uscente Daniele Sinibaldi per centrare l’obiettivo di restare al governo della città. La prima lista sorteggiata è Rieti al centro, che al suo interno raccoglie una serie di forze di area riformista e liberale: dall'Unione di Centro a Italia viva, passando per Cambiamo-Coraggio Italia. Se il nome può rimandare al progetto Italia al Centro di Toti, è più opportuno guardare ad altri indizi di una presenza partitica rinvenibili nel simbolo: fra i tanti colori in basso (ben otto linee colorate che, partendo per metà da destra e per metà da sinistra, convergono non a caso verso il centro) – prevalgono il fucsia del partito renziano e l’azzurro dell’Udc (ma della stessa Italia viva, guardando al nome per come è scritto nel simbolo ufficiale). 

12)
 #ioCIsto

Dodicesima estratta è un'altra associazione politico-culturale: #ioCIsto è già nota agli elettori reatini, essendo apparsa sulle schede elettorali già alle comunali del 2017, sempre all'interno della coalizione di centrodestra. Il simbolo presenta uno stile minimal: su sfondo bianco, si staglia semplicemente il nome della lista (in forma di hashtag e con "CI" in maiuscolo) e un arco tricolore che riprende il rosso e l’azzurro, colori dominanti sullo stemma cittadino. Cinque anni fa, la lista superò l'8% portando in Consiglio tre consiglieri: si suppone che stavolta punti a confermare (e, volendo, a migliorare) il risultato.

13) Moderati per Rieti

Scorrendo, troviamo ancora un'aggregazione civica, anche se politicamente connotata. I Moderati per Rieti, infatti, raccolgono - da ciò che si legge sulla stampa - "uno storico nucleo di cittadini impegnati già dai tempi del Ccd" e rivendicano un'ispirazione cattolica e centrista. Anche in questo caso, nel simbolo ritroviamo il rosso e l’azzurro: se in un primo tempo era stato elaborato come elemento grafico principale un anello formato da due cerchi (uno rosso scuro e uno azzurro) che si abbracciavano, posti in secondo piano rispetto al nome della lista, si è poi ripreso il fregio già visto cinque anni fa legato alla lista Uniti per Rieti, con due mani stilizzate che proteggono altrettante figure umane disposte e tinte "a tricolore" (lo stesso fregio che, secondo alcuni, avrebbe avuto un'ispirazione egiziana). Lo sfondo bianco viene spezzato in basso dal nome del candidato a sindaco, impostato secondo una tradizionale dicitura di centrodestra, all’interno della quale trova spazio anche il tricolore. 

14) Fratelli d'Italia

Il primo partito vero e proprio della coalizione che incontriamo è Fratelli d’Italia, che - a differenza di quanto visto in vari altri capoluoghi - presenta il contrassegno ufficiale, senza alcun riferimento a Giorgia Meloni. Questa scelta, tuttavia, non è da interpretare come un tentativo di "sconfessare" Daniele Sinibaldi, che anzi è il coordinatore provinciale del partito erede della destra missina. Piuttosto, i vertici del partito puntano ad imporsi come prima lista della coalizione: qualora ciò dovesse verificarsi anche a Viterbo e Frosinone, potrebbero mettere un'ipoteca sulla candidatura di un esponente di Fdi alla presidenza della regione il prossimo anno.

15) Forza Italia

Analogamente a quanto visto poco fa, anche Forza Italia si presenta con il simbolo classico (sia pure nella variante che riduce un po' la bandierina e accosta il nome del comune chiamato al voto al cognome di Silvio Berlusconi): benché il riferimento a Berlusconi non rappresenti più il traino sperimentato in passato, si è visto che anche in altre città appare ben in vista, accostato a quello del candidato sindaco o della città stessa. Nel 2017, Forza Italia superò il 10%, risultando il primo partito della coalizione e in secondo in assoluto dopo il Pd: un risultato che oggi appare molto difficile da replicare, vista anche la mancata ricandidatura del sindaco uscente Cicchetti (iscritto a Fi) anche solo come consigliere comunale, cosa che avrebbe certamente rappresentato un valore aggiunto per il voto di lista.

16) Socialisti riformisti

Un altro caso a dir poco singolare che ci ha indotto ad approfondire la città di Rieti, preferendola ad altre assai più popolose, riguarda la presenza sulle schede elettorali di ben due garofani. Oltre al Psi già esaminato, infatti, ecco rispuntare i Socialisti riformisti, nati a metà degli anni 2000: la loro collocazione nel centrodestra non dovrebbe far stupire più di tanto i #drogatidipolitica, considerando anche il non irrilevante dettaglio che l’ispiratore di questa lista (e il riferimento di questa forza politica) è Donato Robilotta, già dirigente del Nuovo Psi (prima di fondare i Sr) e assessore regionale sotto la presidenza di Storace. Proprio Robilotta ha raccontato con soddisfazione di un'opposizione presentata dagli esponenti del Psi che ritenevano troppo simili i due contrassegni: per la commissione elettorale circondariale, però, il garofano dei Socialisti riformisti (è l'immagine raddoppiata di quello elaborato da Ettore Vitale per il congresso socialista del 1978 e già recuperato dal Nuovo Psi) non sarebbe stato confondibile col (nuovo) garofano del Psi. Insomma, dall’Appennino laziale si aggiunge un nuovo tassello a una guerra "dei trent'anni" che i socialisti italiani combattono a suon di simboli, sgambetti, e carte bollate (e ora anche di post su Fb, vista la risposta di Oreste Pastorelli a Robilotta).

17) Generazione Rieti

Sicuramente ignara delle infinite diatribe in casa socialista è la maggioranza dei componenti della lista Generazione Rieti, un gruppo di under 40 tra i quali si contano numerosi candidati nati dopo il 2000. Il simbolo è occupato per due terzi da uno sfondo viola (colore che, negli ultimi anni, sta riscuotendo un discreto successo soprattutto fra le realtà più giovanili: basti pensare a Volt) sul quale è posta una G maiuscola ritorta, la cui curvatura finale assume la forma di una freccia verso l’alto. Felice anche la scelta dei colori bianco e giallo, che ben si integrano su un colore di per sé impegnativo come il viola. In basso, poi, la didascalia con il nome del candidato a sindaco: è di fatto la stessa già vista nei Moderati per Rieti, ma a colori invertiti.

18) Lega

È formalmente una novità anche la presenza sulle schede della Lega di Salvini, il cui simbolo non era mai apparso per le elezioni comunali a Rieti. Nel 2017, d'altronde, la transizione verso quella che Ilvo Diamanti ha definito la "Lega nazionale" era ancora non del tutto compiuto, tanto che sotto Firenze il Carroccio faticava a comparire, e - laddove possibile - al suo posto spuntava qua e là il "surrogato" di Noi con Salvini. Negli anni, comunque, il partito si è radicato nel territorio al punto da costituire anche un gruppo consiliare, che attualmente conta cinque membri, tutti originariamente eletti sotto altre “bandiere”: tre di loro si ricandidano, cercando stavolta la riconferma sotto il simbolo classico della Lega.

19) Agire

La sorte ha riservato l’ultima casella disponibile sulla scheda alla lista civica Agire, che si era già presentata cinque anni fa, riportando un risultato notevole (6,5% e tre seggi in consiglio). La differenza, però, questa volta sta proprio nel simbolo: alle comunali del 2017, esso ospitava in basso la "pulce" di Fratelli d’Italia, ora sostituita dal marchio "Daniele Sinibaldi sindaco" da noi già incontrato in precedenza. Per il resto - ad eccezione della dicitura "lista civica", prima assente - non cambia nulla, con la riproduzione delle montagne (elemento geomorfologico caratterizzante l’area del reatino) dipinte in tricolore, che generano un effetto visivo di sicuro impatto (e la struttura grafica del simbolo, in ogni caso, richiama pur sempre quella di Fdi).