Visualizzazione post con etichetta alfio marchini. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta alfio marchini. Mostra tutti i post

venerdì 3 giugno 2016

Roma, simboli e curiosità sulla scheda

Anche sulle elezioni amministrative a Roma ha profondamente inciso l'attività dei giudici amministrativi: dopo le esclusioni decise dalla Commissione elettorale circondariale, è toccato al Consiglio di Stato riammettere varie liste, portando a 34 le formazioni partecipanti al voto; i candidati sindaci in corsa tuttavia sono meno della metà, soltanto 13, dal momento che ci sono quattro coalizioni piuttosto numerose.

Alessandro Mustillo

Il sorteggio ha scelto che ad aprire le danze, sul manifesto delle candidature e sulla scheda, sia il Partito comunista di Marco Rizzo, che ha scelto come proprio candidato il giovane Alessandro Mustillo. Che lo prevedesse o meno, questa è l'unica lista tra quelle presentate a Roma che contiene il disegno di falce e martello; per giunta, proprio la sorte ha dato al simbolo la prima posizione, quella "in alto a sinistra" che, ai tempi in cui l'ordine sulla scheda seguiva con precisione l'ordine di deposito della documentazione agli uffici elettorali, quasi sempre era toccata al Pci. Di tempo da quegli anni ne è passato - quasi un quarto di secolo - ma qualcuno, sulla scia del ricordo, potrebbe mettere la croce proprio lì?

Virginia Raggi

Sarà seconda nell'ordine dei candidati Virginia Raggi, da tempo oggetto di attenzione dei media: le probabilità che lei, aspirante sindaca per il MoVimento 5 Stelle, arrivi al ballottaggio sono molto alte, dunque è normale che lei e le sue idee per Roma finiscano sotto i riflettori. Quanto al simbolo, è naturalmente quello modificato da poche settimane, con la stringa Movimento5stelle.it: a questo proposito, come curiosità, si può notare che il nuovo sito è riprodotto con un carattere black, mentre lo stesso elemento in città come Torino e Milano aveva un tratto più leggero, come se lo staff avesse trasmetto alle varie liste un file diverso.

Fabrizio Verduchi

Al terzo posto c'è Italia cristiana, movimento che da una decina d'anni tenta di affacciarsi alla vita politica, per proporre "la Dottrina Sociale della Chiesa Cattolica come modello di vita sociale, politico ed economico", perseguendo il rispetto della persona, la tutela della vita dal concepimento alla morte naturale, la salvaguardia della famiglia fondata sul matrimonio eterosessuale e la difesa del lavoro giustamente retribuito. ll presidente, Fabrizio Verduchi, si era già candidato a sindaco di Roma nel 2013 e ora ci riprova; il simbolo è lo stesso di allora, con un cuore rosso coronato - con la corona che nasconde la croce del Sacro Cuore, per evitare che l'emblema sia di nuovo ricusato come immagine religiosa - all'interno di uno scudo tricolore a tre settori, il tutto inserito in una circonferenza blu assieme al nome. 

Giorgia Meloni

La quarta posizione tra i candidati è di Giorgia Meloni, la seconda donna ad aspirare alla carica di sindaca. Il sorteggio ha fatto aprire la coalizione dalla lista Federazione popolare per la libertà, variazione del cartello messo in piedi dai Popolari per l'Italia di Mario Mauro, dal Nuovo Cdu di Mario Tassone, da Alleanza democratica di Giancarlo Travagin e da uno dei comitati del No alla riforma costituzionale presieduto da Giuseppe Gargani. Tra il nome e la fascia tricolore è stata aggiunta l'espressione "per la libertà": ce lo si poteva aspettare più facilmente in caso di alleanza con Forza Italia, ma rappresenta di fatto un richiamo al comune passato nel Pdl di Meloni, di Mauro e del capolista Giuseppe Cossiga (peraltro già coinvolto all'epoca della nascita e dell'evoluzione di Fratelli d'Italia).
Subito dopo c'è il Partito liberale italiano, quello di cui è presidente Stefano De Luca e che vede alla segreteria Giancarlo Morandi (a Roma l'impegno è soprattutto del segretario locale, Maurizio Irti, che figura tra l'altro tra i candidati in lista). Dopo la poco fortunata corsa solitaria del 2013 - all'epoca candidando Edoardo De Blasio - il Pli ripresenta questa volta una lista che contiene il suo simbolo (inserito, con il nome integrale disposto ad arco, nella parte superiore del contrassegno) ma anche una chiara scelta di campo a favore di una candidata nettamente di destra (mentre in altre città la posizione è parsa più attenta al centro). 
La terza lista estratta è quella di Fratelli d'Italia, cioè esattamente del partito guidato da Meloni: non stupisce, dunque, che sia questo il simbolo in cui il cognome dell'aspirante sindaca è indicato con maggiore evidenza. Per fortuna, almeno a Roma non si è ripercorsa la strada delle europee 2014, con il cognome giallo schiaffato in alto tra bordo del cerchio e nome del partito: si è preferito rimpicciolire la "pulce" di Alleanza nazionale, spostare le corde tricolori un po' più in altro (col bollino di An a coprire il nodo) e lasciare molto spazio in basso, nella parte a fondo bianco, per far risaltare meglio il patronimico. Forse c'erano soluzioni più eleganti, ma questa sembra graficamente efficace.
Subito dopo il simbolo del suo partito, la scheda propone il contrassegno della lista personale di Meloni, Con Giorgia: si tratta probabilmente di uno dei primi casi in cui il nome, prima ancora del cognome, viene considerato sufficiente per identificare chi si candida a sindac* agli occhi degli elettori. E' vero che graficamente l'elettore leggerà sempre "Giorgia Meloni", vista la disposizione "logica" delle scritte nel cerchio, ma il nome bianco su fondo rosso e a caratteri cubitali non passa certo inosservato. E' questo, poi, il primo dei disegni stilizzati del Colosseo che si incontrano sulla scheda elettorale: altri ne seguiranno, come si vedrà nel seguito dell'analisi simbolica.
Chiude l'ordine delle liste legate a Giorgia Meloni la formazione Lega Noi con Salvini, che ha come capolista Irene Pivetti. Come si è già detto al momento della divulgazione del contrassegno, si tratta evidentemente di una variante della grafica elaborata alla fine del 2014 per Noi con Salvini, ma dove la parola centrale non è più "Noi", bensì Lega. Si è voluto far arrivare comunque il nome della "ditta" rappresentata da Matteo Salvini al nord, senza utilizzare però la sua grafica tradizionale (niente Alberto da Giussano): una formula potenzialmente replicabile altrove. Non sfugge, in ogni caso, che al di là del riferimento a Roma, questo è l'unico simbolo della coalizione privo di riferimenti a Meloni.


Carlo Rienzi

Dopo i contrassegni legati a Giorgia Meloni, segue Codacons x Roma, l'unico simbolo a sostegno di Carlo Rienzi, che di quel coordinamento di associazioni è stato il fondatore, oltre che l'attuale presidente. Dopo la fondazione della Lista consumatori nel 2004, divenuta direttamente Lista Codacons nel 2006, questa è la prima volta che viene utilizzato direttamente non solo il nome, ma anche il carattere del marchio dell'associazione; nessuna traccia invece del rapace - forse per non confondersi con Rete liberale - né dei trifogli - forse ricordando che in passato erano stati usati dal Popolo della vita. Certo è che questo è il contrassegno più bianco e - anche grazie alla font Copperplate Gothic, ben nota ai frequentatori vintage di Microsoft Publisher - certamente meno estroso di tutti.


Michel Emi Maritato

Gli scherzi della sorte hanno voluto che l'estrazione dei candidati sindaci ponesse in successione l'avvocato Rienzi e Michel Maritato, aspirante primo cittadino per la lista Assotutela, stesso nome dell'associazione nata nel 1999 (ma costituita nel 2011), che - si legge nel sito - "raggruppa aziende, imprenditori, lavoratori, pensionati e disabili in un efficace network", nato sia per creare "la possibilità concreta di collaborazione e interscambio informativo utile allo sviluppo", sia per tutelare gli assistiti in ambiti quali "la gestione finanziaria, patrimoniale, assistenziale". Per lo sbarco in politica dell'associazione, è stato conservato il nucleo del logo di Assotutela, con le iniziali delle due parole fuse nel nome e una figura umana stilizzata che vi si appende.


Alfredo Iorio

Dopo Rienzi e Maritato, il posto su manifesti e schede è di Alfredo Iorio, probabilmente il candidato più dichiaratamente di destra di queste elezioni romane (come e più di Meloni). Patria - Iorio sindaco è la sua lista, che non comprende né il simbolo di Forza nuova - che pure è chiara sostenitrice della candidatura - né alcun riferimento alla fiamma tricolore: la tentazione è stata forte (Iorio è pur sempre l'animatore della sede di via Ottaviano 9, luogo storico della destra romana), ma si è preferito evitare ogni possibile grana legale. Alla fine gli ingredienti sono il concetto di patria, in cui tutta la lista si ritrova, il nome del candidato e il colore nero, d'impatto e certamente non estraneo alla storia del gruppo.


Roberto Giachetti

Dopo tre candidati sostenuti da una sola lista, il manifesto dà spazio alla coalizione di centrosinistra che sostiene Roberto Giachetti come candidato per il Campidoglio. Il primo emblema sorteggiato è quello di Una rosa per Roma, formazione che schiera al suo interno - come si legge nel contrassegno - candidati "laici civici socialisti" (capolista è il conduttore radiofonico Aldo Forbice). La collocazione socialista è confermata anche dalla corolla della rosa, che riprende e ricolora in modo variopinto il disegno creato nel 1994 da Ettore Vitale per il Psi di Ottaviano Del Turco (mentre le foglie richiamano la rosa nel pugno nata in Francia per i socialisti e portata in Italia dai radicali, che però stavolta non la usano). Il risultato grafico non è memorabile, ma di certo è inconfondibile.
Al secondo posto nella coalizione la sorte ha piazzato il simbolo di #RomatornaRoma - Giachetti sindaco, che può tranquillamente essere identificata come la lista personale del vicepresidente della Camera, visto il rilievo che è stato dato al suo cognome e dal momento che riprende la grafica utilizzata durante la campagna elettorale. Lo testimoniano, infatti, la "e" particolare del nome stesso e le bande di colori diversi che compongono il segmento circolare inferiore, una soluzione in qualche modo già testata nella campagna comunicativa di Giachetti. Come capolista di questa formazione è stata scelta l'ex campionessa mondiale di nuoto Alessia Filippi.
Torna poi anche il simbolo della Federazione dei Verdi, questa volta senza alcuna caratterizzazione grafica particolare: c'è soltanto il simbolo del sole che ride - già degli antinuclearisti danesi arrivato ai Verdi grazie a Marco Pannella - senza l'aggiunta di scritte o di altri elementi di contorno (nel 2013 il simbolo era stato leggermente rinfrescato e in alto portava la dicitura "Ecologisti Reti civiche Animalisti"). Capolista è il portavoce nazionale della formazione, ossia Giobbe Covatta, ma all'interno della lista ci sono anche Daniela Martani (l'ex hostess del Grande Fratello) e Rosario Gianfranco Mascia - sì, proprio l'ex candidato "viola" di Mascia e Orso alle primarie dei centrosinistra.
Subito dopo c'è Più Roma - Democratici e popolari, lista dall'impianto decisamente più "centrista" e cattolico, frutto dell'impegno di varie realtà politiche e sociali di quell'area: come capolista c'è Maria Fida Moro, figlia di Aldo, ma subito dopo c'è un altro candidato alle primarie, Domenico Rossi - quello del simbolo coi baffoni - in quota Centro democratico (in lista ci sono anche la giornalista Anna Scalfati ed Elisabetta Campus, in precedenza candidata tra i Cittadini per Roma di Alemanno). Segno distintivo della lista è la pavimentazione di piazza del Campidoglio, ben realizzata e rappresentativa del legame con la città e del carattere più civico che politico che la formazione vuole mostrare di sé.
Nella compagine che sostiene Giachetti viene poi l'Italia dei Valori, che schiera sui manifesti e sulla scheda l'ultima versione grafica del suo simbolo: unica differenza, la semplice aggiunta dell'indicazione "per Giachetti sindaco" nella parte inferiore, sotto alla striscia tricolore, senza che questo alteri minimamente la struttura dell'emblema (la stessa soluzione grafica che si è vista, per esempio, a Milano). La lista non sembra schierare nomi di peso; si tratta comunque di una presenza significativa che riconduce il partito di Ignazio Messina all'area del centrosinistra, anche se i numeri e l'organizzazione non sono più quelli riscontrabili anche solo pochi anni fa.
L'emblema che segue è quello della lista Radicali - Federalisti laici ecologisti, nata in seno a Radicali italiani ma che non coincide con il movimento (che, per statuto, non può partecipare alle elezioni "in quanto tale e con il proprio simbolo"): il contrassegno è quello presentato all'inizio di aprile da Riccardo Magi (segretario di Radicali italiani e capolista), Valerio Federico, Marco Cappato ed Emma Bonino. Se a Milano Cappato corre in autonomia, qui la lista ha scelto di appoggiare Giachetti, vista la sua storia radicale; in lista ci sono anche nomi di rilievo e di testimonianza dell'area come Filomena Gallo, Roberto Cicciomessere, Mina Welby e Gianfranco Spadaccia.
Chiude l'elenco delle sette liste a sostegno di Giachetti il simbolo la cui presenza era ovviamente scontata, ossia quello del Partito democratico di cui il candidato sindaco fa parte: l'emblema depositato per queste elezioni amministrative ricalca un po' la scelta grafica fatta nel 2014, con il segmento circolare rosso in basso in cui è inserito il riferimento "Giachetti sindaco" e la parte superiore con il brand elaborato da Nicola Storto nel 2007. Capolista è Piera Levi Montalcini, nipote di Rita, ma subito dopo si segnala la nuova candidatura di Anna Paola Concia, già deputata dem e lontana dalla politica attiva dal 2013.

giovedì 28 aprile 2016

Roma, Fi sta con Marchini (e Bertolaso butta il suo simbolo)

Alla fine la notizia è arrivata: qualcuno se l'aspettava da giorni, anche se non azzardava pronostici almeno su parte del contenuto. La notizia, ovviamente, è il ritiro della candidatura a sindaco di Roma di Guido Bertolaso, concertata evidentemente con Silvio Berlusconi
E' stata una nota di Forza Italia a informare i media che la corsa verso il Campidoglio dell'ex capo della Protezione civile si ferma qualche metro prima della partenza (quando ancora una manciata di ore le interviste e le dichiarazioni in circolazione confermavano il suo rimanere in campo) e che a beneficiare del sostegno di Fi e del suo leader non sarà Giorgia Meloni, ma Alfio Marchini, per il quale Berlusconi non ha mai nascosto le simpatie, anche se questo significa correre nuovamente al fianco degli ex compagni di strada (leggasi "traditori", almeno per qualcuno all'interno di Fi) di Ncd - Area popolare.
Al di là delle valutazioni politiche, strategiche e dietrologiche (non mancano mai, in attesa di leggere i "retroscena" sui giornali di domani), una considerazione sui simboli la si può fare subito. Sembra infatti chiaro che l'emblema Roma sei tu! pensato come "lista personale" di Bertolaso, in seguito al ritiro della sua candidatura, sia destinato a essere sacrificato: certo, la parola "sindaco" in astratto potrebbe essere sostituita con "per Marchini" o "con Marchini", ma in concreto è quasi impossibile, soprattutto perché è difficile credere che la "generosità" e lo "spirito di servizio" di Bertolaso possano arrivare al punto da trasformare colui che fino a ieri era il candidato sindaco prediletto dal leader di Forza Italia in un portatore di acqua illustre.
Diverso, evidentemente, è il caso del simbolo di Forza Italia, che nei giorni scorsi era circolato "personalizzato" col nome di Bertolaso. Qui è molto più probabile che basti sostituire il nome del candidato sindaco: un semplice ritocco grafico, rapido come lo scorrimento di una paletta nei tabelloni delle vecchie stazioni e il gioco sarebbe fatto, con l'emblema pronto ad affiancare i cuori di Marchini e di Roma popolare. 
A questo punto, il centrodestra resterebbe rappresentato da Marchini, da Giorgia Meloni e, salvo novità, anche da Francesco Storace e (per il Movimento sociale italiano di Saya e Cannizzaro) Alfredo Iorio: certo la decisione di oggi sposta qualcosa, ma non sembra ancora in grado di assicurare al centrodestra di arrivare al ballottaggio. 

* * *

Di seguito è giusto riportare il testo intero della nota di Forza Italia, emessa poco dopo le ore 13, per fotografare correttamente la situazione:

sabato 26 marzo 2016

Amministrative, Ncd salta "simbolicamente" un giro?

Alle prossime elezioni comunali, lo si è ormai capito, si prepara a correre un numero consistente di simboli. Ma - viene da dire - se si rivoltasse la questione e ci si domandasse, ad esempio, quali simboli non si vedranno proprio a queste elezioni, si troverebbe facilmente una risposta? Un quadro completo probabilmente no, ma qualche idea già è possibile farsela. Salvo sorprese dei prossimi giorni, ad esempio, è quasi certo che alle elezioni non ci sarà traccia del simbolo di Ala, quell'Alleanza liberalpopolare - Autonomie che al momento esiste solo come gruppo parlamentare al Senato e che, sulla sua pagina Facebook ha come avatar un'anonima scritta tricolore su fondo blu.
Un'altro simbolo che però presumibilmente alle amministrative si vedrà poco, essendo assente dalle piazze elettorali principali, in realtà c'è: quello del Nuovo centrodestra. Beninteso, candidati di quel partito ce ne saranno di sicuro, ma saranno inseriti in liste con altri emblemi. La via è stata aperta dalla presentazione alla stampa del simbolo di Milano popolare, variazione di quello di Area popolare "varato" pochi giorni fa. 
Nella Capitale la strategia sarà la stessa, visto che già il 18 marzo la ministra Beatrice Lorenzin aveva dichiarato: "Noi di Ncd faremo la lista civica Roma Popolare in appoggio ad Alfio Marchini - ha battuto ad esempio l'Ansa - e quindi non ci sarà il simbolo di Ncd alle elezioni. Nella lista civica facciamo una chiamata ai migliori, perché questa città ha bisogno che tutti quelli che hanno una professione e delle competenze". La struttura del simbolo è esattamente identica a quella vista appunto a Milano; la formula pure, con le liste aperte agli esponenti di Ncd e alla società civile. Non si parla di Udc, che pure potrebbe essere parte del gioco (avendo contribuito alla nascita di Area popolare), ma emerge soprattutto la scelta di lasciare da parte il marchio del Nuovo centrodestra.
Simbolo ricostruito da manifesto
A Torino, poi, la situazione sembra essere ancora più singolare. Per inquadrarla, in particolare, si può guardare il simbolo che - a giudicare da qualche manifesto apparso nei giorni scorsi - dovrebbe presentare l'Udc per concorrere alle prossime elezioni comunali. L'emblema è quello noto da anni, con lo scudo crociato in assoluto primo piano e, sullo sfondo, le due vele di Ccd e Democrazia europea; l'attenzione può essere attirata dalla dicitura "Rosso sindaco" - ovvio riferimento al sostegno alla candidatura di Roberto Rosso - ma è in basso che bisogna guardare. Al posto di "Unione di centro", infatti, il contrassegno reca la scritta "Area popolare", lasciando intendere che non ne sarà presentato un altro con lo stesso nome. E, se sarà così, difficilmente spunterà da qualche parte il logo di Ncd.
Ad avvalorare questa ipotesi, tra l'altro, ci sarebbe un articolo pubblicato sullo Spiffero giusto mercoledì: stando a questo, il quartier generale del Nuovo centrodestra a Roma sarebbe orientato a non concedere l'uso dell'emblema, per un cumulo di possibili ragioni diverse tra loro (l'inopportunità del sostegno a un candidato avversario del Pd, con cui Ncd è alleato a Roma; varie discussioni interne all'Udc locale che hanno avuto un peso nei rapporti con il partito di Alfano; desideri di alcuni di rendere più ardua la strada di Rosso, prima e dopo le elezioni, proprio grazie al diniego del simbolo). Al di là dei rumors, comunque, appare molto concreta l'ipotesi che Ncd, senza nemmeno "mascherarsi" dietro un simbolo diverso, non lasci alcuna traccia "simbolica" di sé sotto la Mole.

lunedì 2 novembre 2015

Roma, Marchini tiene al suo Cuore

Poche certezze, al momento, sulle prossime elezioni a Roma. La prima: saranno anticipate e nella prossima primavera. La seconda: tra tanti simboli probabili, l'unico certo sarà il cuore varato nel 2013 da Alfio Marchini. Non un cuore qualunque naturalmente, ma er core che più di un cittadino aveva guardato con interesse, visto che alla fine si beccò comunque oltre 76mila voti, sfiorando il 7,5% (non moltissimo, ma nemmeno così poco, al di fuori delle corazzate di centrodestra e centrosinistra e dovendo fare i conti anche con il MoVimento 5 Stelle).
Lo conferma Marchini in persona, intervistato per il Corriere della Sera da Ernesto Menicucci: al giornalista che gli chiede se, vicino alla sua candidatura a sindaco, ci sarà il simbolo di Forza Italia, lui ha risposto così: "Correrò col nostro simbolo, il cuore di Roma. Non criminalizzo i partiti ma hanno avuto mille occasioni e hanno fallito. Venerdì a Roma è iniziata una nuova stagione politica". Diventa quasi meno importante la successiva e poco chiarificatrice precisazione sulla bandierina berlusconiana ("Ognuno è signore in casa propria. Quella non è casa mia e non mi permetto di dare consigli ad alcuno"): quello che conta è la convinzione di non mollare la propria bandiera, tratta dalla storia popolare e dalla tradizione, ma plasmata apposta per lui.
Già, perché nel 2013 quel cuore era stato creato ad hoc, dalla società Kitchen Stories, nata due anni prima per mano di Luca Lo Presti. L'idea era di mettere al centro l'amore e la passione di Marchini per Roma tutta intera, cercando di trasmetterlo ai romani potenziali elettori. Quale simbolo migliore per quell'esagerazione d'amore di un cuore, che però non rischiasse di essere sanvalentinesco o comunque banale. Il segno, invece è stato costruito "riprendendo mappe antiche della città - si legge ancora su un articolo di YouMark scritto alla vigilia del voto nella Capitale dove vie, piazze, quartieri ne rappresentano vene ed arterie. Il cuore di Roma parla così al cuore dei cittadini, delle persone appassionate e di talento al lavoro per riscoprire l’identità più vera e una nuova, più consapevole e autentica soluzione ai problemi di una città".
Marchini, che da allora ha usato quel brand in altre occasioni - Feste del Cuore comprese - vuole dunque riproporre la stessa idea, la stessa narrazione, provando a puntare di nuovo alla poltrona di primo cittadino. Chiedersi per quale schieramento, comunque vada a finire il doppio corteggiamento, probabilmente è sbagliato: l'unico schieramento che l'imprenditore considera porta il nome di Alfio Marchini e dei romani che si vorranno aggregare.