Anche sulle elezioni amministrative a Roma ha profondamente inciso l'attività dei giudici amministrativi: dopo le esclusioni decise dalla Commissione elettorale circondariale, è toccato al Consiglio di Stato riammettere varie liste, portando a 34 le formazioni partecipanti al voto; i candidati sindaci in corsa tuttavia sono meno della metà, soltanto 13, dal momento che ci sono quattro coalizioni piuttosto numerose.
Alessandro Mustillo
Il sorteggio ha scelto che ad aprire le danze, sul manifesto delle candidature e sulla scheda, sia il Partito comunista di Marco Rizzo, che ha scelto come proprio candidato il giovane Alessandro Mustillo. Che lo prevedesse o meno, questa è l'unica lista tra quelle presentate a Roma che contiene il disegno di falce e martello; per giunta, proprio la sorte ha dato al simbolo la prima posizione, quella "in alto a sinistra" che, ai tempi in cui l'ordine sulla scheda seguiva con precisione l'ordine di deposito della documentazione agli uffici elettorali, quasi sempre era toccata al Pci. Di tempo da quegli anni ne è passato - quasi un quarto di secolo - ma qualcuno, sulla scia del ricordo, potrebbe mettere la croce proprio lì?
Virginia Raggi
Sarà seconda nell'ordine dei candidati Virginia Raggi, da tempo oggetto di attenzione dei media: le probabilità che lei, aspirante sindaca per il MoVimento 5 Stelle, arrivi al ballottaggio sono molto alte, dunque è normale che lei e le sue idee per Roma finiscano sotto i riflettori. Quanto al simbolo, è naturalmente quello modificato da poche settimane, con la stringa Movimento5stelle.it: a questo proposito, come curiosità, si può notare che il nuovo sito è riprodotto con un carattere black, mentre lo stesso elemento in città come Torino e Milano aveva un tratto più leggero, come se lo staff avesse trasmetto alle varie liste un file diverso.
Fabrizio Verduchi
Al terzo posto c'è Italia cristiana, movimento che da una decina d'anni tenta di affacciarsi alla vita politica, per proporre "la Dottrina Sociale della Chiesa Cattolica come modello di vita sociale, politico ed economico", perseguendo il rispetto della persona, la tutela della vita dal concepimento alla morte naturale, la salvaguardia della famiglia fondata sul matrimonio eterosessuale e la difesa del lavoro giustamente retribuito. ll presidente, Fabrizio Verduchi, si era già candidato a sindaco di Roma nel 2013 e ora ci riprova; il simbolo è lo stesso di allora, con un cuore rosso coronato - con la corona che nasconde la croce del Sacro Cuore, per evitare che l'emblema sia di nuovo ricusato come immagine religiosa - all'interno di uno scudo tricolore a tre settori, il tutto inserito in una circonferenza blu assieme al nome.
Giorgia Meloni
La quarta posizione tra i candidati è di Giorgia Meloni, la seconda donna ad aspirare alla carica di sindaca. Il sorteggio ha fatto aprire la coalizione dalla lista Federazione popolare per la libertà, variazione del cartello messo in piedi dai Popolari per l'Italia di Mario Mauro, dal Nuovo Cdu di Mario Tassone, da Alleanza democratica di Giancarlo Travagin e da uno dei comitati del No alla riforma costituzionale presieduto da Giuseppe Gargani. Tra il nome e la fascia tricolore è stata aggiunta l'espressione "per la libertà": ce lo si poteva aspettare più facilmente in caso di alleanza con Forza Italia, ma rappresenta di fatto un richiamo al comune passato nel Pdl di Meloni, di Mauro e del capolista Giuseppe Cossiga (peraltro già coinvolto all'epoca della nascita e dell'evoluzione di Fratelli d'Italia).
Subito dopo c'è il Partito liberale italiano, quello di cui è presidente Stefano De Luca e che vede alla segreteria Giancarlo Morandi (a Roma l'impegno è soprattutto del segretario locale, Maurizio Irti, che figura tra l'altro tra i candidati in lista). Dopo la poco fortunata corsa solitaria del 2013 - all'epoca candidando Edoardo De Blasio - il Pli ripresenta questa volta una lista che contiene il suo simbolo (inserito, con il nome integrale disposto ad arco, nella parte superiore del contrassegno) ma anche una chiara scelta di campo a favore di una candidata nettamente di destra (mentre in altre città la posizione è parsa più attenta al centro).
La terza lista estratta è quella di Fratelli d'Italia, cioè esattamente del partito guidato da Meloni: non stupisce, dunque, che sia questo il simbolo in cui il cognome dell'aspirante sindaca è indicato con maggiore evidenza. Per fortuna, almeno a Roma non si è ripercorsa la strada delle europee 2014, con il cognome giallo schiaffato in alto tra bordo del cerchio e nome del partito: si è preferito rimpicciolire la "pulce" di Alleanza nazionale, spostare le corde tricolori un po' più in altro (col bollino di An a coprire il nodo) e lasciare molto spazio in basso, nella parte a fondo bianco, per far risaltare meglio il patronimico. Forse c'erano soluzioni più eleganti, ma questa sembra graficamente efficace.
Subito dopo il simbolo del suo partito, la scheda propone il contrassegno della lista personale di Meloni, Con Giorgia: si tratta probabilmente di uno dei primi casi in cui il nome, prima ancora del cognome, viene considerato sufficiente per identificare chi si candida a sindac* agli occhi degli elettori. E' vero che graficamente l'elettore leggerà sempre "Giorgia Meloni", vista la disposizione "logica" delle scritte nel cerchio, ma il nome bianco su fondo rosso e a caratteri cubitali non passa certo inosservato. E' questo, poi, il primo dei disegni stilizzati del Colosseo che si incontrano sulla scheda elettorale: altri ne seguiranno, come si vedrà nel seguito dell'analisi simbolica.
Chiude l'ordine delle liste legate a Giorgia Meloni la formazione Lega Noi con Salvini, che ha come capolista Irene Pivetti. Come si è già detto al momento della divulgazione del contrassegno, si tratta evidentemente di una variante della grafica elaborata alla fine del 2014 per Noi con Salvini, ma dove la parola centrale non è più "Noi", bensì Lega. Si è voluto far arrivare comunque il nome della "ditta" rappresentata da Matteo Salvini al nord, senza utilizzare però la sua grafica tradizionale (niente Alberto da Giussano): una formula potenzialmente replicabile altrove. Non sfugge, in ogni caso, che al di là del riferimento a Roma, questo è l'unico simbolo della coalizione privo di riferimenti a Meloni.
Al secondo posto nella coalizione la sorte ha piazzato il simbolo di #RomatornaRoma - Giachetti sindaco, che può tranquillamente essere identificata come la lista personale del vicepresidente della Camera, visto il rilievo che è stato dato al suo cognome e dal momento che riprende la grafica utilizzata durante la campagna elettorale. Lo testimoniano, infatti, la "e" particolare del nome stesso e le bande di colori diversi che compongono il segmento circolare inferiore, una soluzione in qualche modo già testata nella campagna comunicativa di Giachetti. Come capolista di questa formazione è stata scelta l'ex campionessa mondiale di nuoto Alessia Filippi.
Torna poi anche il simbolo della Federazione dei Verdi, questa volta senza alcuna caratterizzazione grafica particolare: c'è soltanto il simbolo del sole che ride - già degli antinuclearisti danesi arrivato ai Verdi grazie a Marco Pannella - senza l'aggiunta di scritte o di altri elementi di contorno (nel 2013 il simbolo era stato leggermente rinfrescato e in alto portava la dicitura "Ecologisti Reti civiche Animalisti"). Capolista è il portavoce nazionale della formazione, ossia Giobbe Covatta, ma all'interno della lista ci sono anche Daniela Martani (l'ex hostess del Grande Fratello) e Rosario Gianfranco Mascia - sì, proprio l'ex candidato "viola" di Mascia e Orso alle primarie dei centrosinistra.
Subito dopo c'è Più Roma - Democratici e popolari, lista dall'impianto decisamente più "centrista" e cattolico, frutto dell'impegno di varie realtà politiche e sociali di quell'area: come capolista c'è Maria Fida Moro, figlia di Aldo, ma subito dopo c'è un altro candidato alle primarie, Domenico Rossi - quello del simbolo coi baffoni - in quota Centro democratico (in lista ci sono anche la giornalista Anna Scalfati ed Elisabetta Campus, in precedenza candidata tra i Cittadini per Roma di Alemanno). Segno distintivo della lista è la pavimentazione di piazza del Campidoglio, ben realizzata e rappresentativa del legame con la città e del carattere più civico che politico che la formazione vuole mostrare di sé.
Nella compagine che sostiene Giachetti viene poi l'Italia dei Valori, che schiera sui manifesti e sulla scheda l'ultima versione grafica del suo simbolo: unica differenza, la semplice aggiunta dell'indicazione "per Giachetti sindaco" nella parte inferiore, sotto alla striscia tricolore, senza che questo alteri minimamente la struttura dell'emblema (la stessa soluzione grafica che si è vista, per esempio, a Milano). La lista non sembra schierare nomi di peso; si tratta comunque di una presenza significativa che riconduce il partito di Ignazio Messina all'area del centrosinistra, anche se i numeri e l'organizzazione non sono più quelli riscontrabili anche solo pochi anni fa.
L'emblema che segue è quello della lista Radicali - Federalisti laici ecologisti, nata in seno a Radicali italiani ma che non coincide con il movimento (che, per statuto, non può partecipare alle elezioni "in quanto tale e con il proprio simbolo"): il contrassegno è quello presentato all'inizio di aprile da Riccardo Magi (segretario di Radicali italiani e capolista), Valerio Federico, Marco Cappato ed Emma Bonino. Se a Milano Cappato corre in autonomia, qui la lista ha scelto di appoggiare Giachetti, vista la sua storia radicale; in lista ci sono anche nomi di rilievo e di testimonianza dell'area come Filomena Gallo, Roberto Cicciomessere, Mina Welby e Gianfranco Spadaccia.
Chiude l'elenco delle sette liste a sostegno di Giachetti il simbolo la cui presenza era ovviamente scontata, ossia quello del Partito democratico di cui il candidato sindaco fa parte: l'emblema depositato per queste elezioni amministrative ricalca un po' la scelta grafica fatta nel 2014, con il segmento circolare rosso in basso in cui è inserito il riferimento "Giachetti sindaco" e la parte superiore con il brand elaborato da Nicola Storto nel 2007. Capolista è Piera Levi Montalcini, nipote di Rita, ma subito dopo si segnala la nuova candidatura di Anna Paola Concia, già deputata dem e lontana dalla politica attiva dal 2013.
Subito dopo il simbolo del suo partito, la scheda propone il contrassegno della lista personale di Meloni, Con Giorgia: si tratta probabilmente di uno dei primi casi in cui il nome, prima ancora del cognome, viene considerato sufficiente per identificare chi si candida a sindac* agli occhi degli elettori. E' vero che graficamente l'elettore leggerà sempre "Giorgia Meloni", vista la disposizione "logica" delle scritte nel cerchio, ma il nome bianco su fondo rosso e a caratteri cubitali non passa certo inosservato. E' questo, poi, il primo dei disegni stilizzati del Colosseo che si incontrano sulla scheda elettorale: altri ne seguiranno, come si vedrà nel seguito dell'analisi simbolica.
Chiude l'ordine delle liste legate a Giorgia Meloni la formazione Lega Noi con Salvini, che ha come capolista Irene Pivetti. Come si è già detto al momento della divulgazione del contrassegno, si tratta evidentemente di una variante della grafica elaborata alla fine del 2014 per Noi con Salvini, ma dove la parola centrale non è più "Noi", bensì Lega. Si è voluto far arrivare comunque il nome della "ditta" rappresentata da Matteo Salvini al nord, senza utilizzare però la sua grafica tradizionale (niente Alberto da Giussano): una formula potenzialmente replicabile altrove. Non sfugge, in ogni caso, che al di là del riferimento a Roma, questo è l'unico simbolo della coalizione privo di riferimenti a Meloni.
Carlo Rienzi
Dopo i contrassegni legati a Giorgia Meloni, segue Codacons x Roma, l'unico simbolo a sostegno di Carlo Rienzi, che di quel coordinamento di associazioni è stato il fondatore, oltre che l'attuale presidente. Dopo la fondazione della Lista consumatori nel 2004, divenuta direttamente Lista Codacons nel 2006, questa è la prima volta che viene utilizzato direttamente non solo il nome, ma anche il carattere del marchio dell'associazione; nessuna traccia invece del rapace - forse per non confondersi con Rete liberale - né dei trifogli - forse ricordando che in passato erano stati usati dal Popolo della vita. Certo è che questo è il contrassegno più bianco e - anche grazie alla font Copperplate Gothic, ben nota ai frequentatori vintage di Microsoft Publisher - certamente meno estroso di tutti.Michel Emi Maritato
Gli scherzi della sorte hanno voluto che l'estrazione dei candidati sindaci ponesse in successione l'avvocato Rienzi e Michel Maritato, aspirante primo cittadino per la lista Assotutela, stesso nome dell'associazione nata nel 1999 (ma costituita nel 2011), che - si legge nel sito - "raggruppa aziende, imprenditori, lavoratori, pensionati e disabili in un efficace network", nato sia per creare "la possibilità concreta di collaborazione e interscambio informativo utile allo sviluppo", sia per tutelare gli assistiti in ambiti quali "la gestione finanziaria, patrimoniale, assistenziale". Per lo sbarco in politica dell'associazione, è stato conservato il nucleo del logo di Assotutela, con le iniziali delle due parole fuse nel nome e una figura umana stilizzata che vi si appende.Alfredo Iorio
Dopo Rienzi e Maritato, il posto su manifesti e schede è di Alfredo Iorio, probabilmente il candidato più dichiaratamente di destra di queste elezioni romane (come e più di Meloni). Patria - Iorio sindaco è la sua lista, che non comprende né il simbolo di Forza nuova - che pure è chiara sostenitrice della candidatura - né alcun riferimento alla fiamma tricolore: la tentazione è stata forte (Iorio è pur sempre l'animatore della sede di via Ottaviano 9, luogo storico della destra romana), ma si è preferito evitare ogni possibile grana legale. Alla fine gli ingredienti sono il concetto di patria, in cui tutta la lista si ritrova, il nome del candidato e il colore nero, d'impatto e certamente non estraneo alla storia del gruppo.Roberto Giachetti
Dopo tre candidati sostenuti da una sola lista, il manifesto dà spazio alla coalizione di centrosinistra che sostiene Roberto Giachetti come candidato per il Campidoglio. Il primo emblema sorteggiato è quello di Una rosa per Roma, formazione che schiera al suo interno - come si legge nel contrassegno - candidati "laici civici socialisti" (capolista è il conduttore radiofonico Aldo Forbice). La collocazione socialista è confermata anche dalla corolla della rosa, che riprende e ricolora in modo variopinto il disegno creato nel 1994 da Ettore Vitale per il Psi di Ottaviano Del Turco (mentre le foglie richiamano la rosa nel pugno nata in Francia per i socialisti e portata in Italia dai radicali, che però stavolta non la usano). Il risultato grafico non è memorabile, ma di certo è inconfondibile.Al secondo posto nella coalizione la sorte ha piazzato il simbolo di #RomatornaRoma - Giachetti sindaco, che può tranquillamente essere identificata come la lista personale del vicepresidente della Camera, visto il rilievo che è stato dato al suo cognome e dal momento che riprende la grafica utilizzata durante la campagna elettorale. Lo testimoniano, infatti, la "e" particolare del nome stesso e le bande di colori diversi che compongono il segmento circolare inferiore, una soluzione in qualche modo già testata nella campagna comunicativa di Giachetti. Come capolista di questa formazione è stata scelta l'ex campionessa mondiale di nuoto Alessia Filippi.
Torna poi anche il simbolo della Federazione dei Verdi, questa volta senza alcuna caratterizzazione grafica particolare: c'è soltanto il simbolo del sole che ride - già degli antinuclearisti danesi arrivato ai Verdi grazie a Marco Pannella - senza l'aggiunta di scritte o di altri elementi di contorno (nel 2013 il simbolo era stato leggermente rinfrescato e in alto portava la dicitura "Ecologisti Reti civiche Animalisti"). Capolista è il portavoce nazionale della formazione, ossia Giobbe Covatta, ma all'interno della lista ci sono anche Daniela Martani (l'ex hostess del Grande Fratello) e Rosario Gianfranco Mascia - sì, proprio l'ex candidato "viola" di Mascia e Orso alle primarie dei centrosinistra.
Subito dopo c'è Più Roma - Democratici e popolari, lista dall'impianto decisamente più "centrista" e cattolico, frutto dell'impegno di varie realtà politiche e sociali di quell'area: come capolista c'è Maria Fida Moro, figlia di Aldo, ma subito dopo c'è un altro candidato alle primarie, Domenico Rossi - quello del simbolo coi baffoni - in quota Centro democratico (in lista ci sono anche la giornalista Anna Scalfati ed Elisabetta Campus, in precedenza candidata tra i Cittadini per Roma di Alemanno). Segno distintivo della lista è la pavimentazione di piazza del Campidoglio, ben realizzata e rappresentativa del legame con la città e del carattere più civico che politico che la formazione vuole mostrare di sé.
Nella compagine che sostiene Giachetti viene poi l'Italia dei Valori, che schiera sui manifesti e sulla scheda l'ultima versione grafica del suo simbolo: unica differenza, la semplice aggiunta dell'indicazione "per Giachetti sindaco" nella parte inferiore, sotto alla striscia tricolore, senza che questo alteri minimamente la struttura dell'emblema (la stessa soluzione grafica che si è vista, per esempio, a Milano). La lista non sembra schierare nomi di peso; si tratta comunque di una presenza significativa che riconduce il partito di Ignazio Messina all'area del centrosinistra, anche se i numeri e l'organizzazione non sono più quelli riscontrabili anche solo pochi anni fa.
L'emblema che segue è quello della lista Radicali - Federalisti laici ecologisti, nata in seno a Radicali italiani ma che non coincide con il movimento (che, per statuto, non può partecipare alle elezioni "in quanto tale e con il proprio simbolo"): il contrassegno è quello presentato all'inizio di aprile da Riccardo Magi (segretario di Radicali italiani e capolista), Valerio Federico, Marco Cappato ed Emma Bonino. Se a Milano Cappato corre in autonomia, qui la lista ha scelto di appoggiare Giachetti, vista la sua storia radicale; in lista ci sono anche nomi di rilievo e di testimonianza dell'area come Filomena Gallo, Roberto Cicciomessere, Mina Welby e Gianfranco Spadaccia.
Chiude l'elenco delle sette liste a sostegno di Giachetti il simbolo la cui presenza era ovviamente scontata, ossia quello del Partito democratico di cui il candidato sindaco fa parte: l'emblema depositato per queste elezioni amministrative ricalca un po' la scelta grafica fatta nel 2014, con il segmento circolare rosso in basso in cui è inserito il riferimento "Giachetti sindaco" e la parte superiore con il brand elaborato da Nicola Storto nel 2007. Capolista è Piera Levi Montalcini, nipote di Rita, ma subito dopo si segnala la nuova candidatura di Anna Paola Concia, già deputata dem e lontana dalla politica attiva dal 2013.