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mercoledì 15 luglio 2015

"Noi siamo NOI", e gli altri?

Di quando in quando si fanno scoperte interessanti, che ovviamente il più delle volte sono del tutto casuali. Può succedere, dunque, che nel cercare nuove notizie "simboliche" di cui dare conto ci si imbatta in una nota, diffusa dall'agenzia Agenpress e relativa ad Angelo Pisani, fondatore e presidente di NOI Consumatori-Movimento anti Equitalia, al tempo in cui si era saputo che Diego Della Valle aveva chiesto di registrare come marchio il contrassegno con la dicitura "NOI Italiani". 
Manco a dirlo, Pisani faceva fuoco e fiamme: "molti presunti vip non trovano di meglio, per affermare la propria identità politica, che copiare apertamente un logo già da anni registrato dall'associazione NOI Consumatori". Aveva dunque diffidato Della Valle e altrettanto aveva fatto mesi prima con Matteo Salvini, dopo la presentazione di Noi con Salvini (cosa che, come si sa, non era piaciuta nemmeno ad Annagrazia Calabria). Pisani si premurava di ricordare che "la legge proibisce, specialmente in occasione di competizioni elettorali, l’uso di simboli e denominazioni che sono già in uso ad altre forze in virtù di regolare e pregresso deposito". 
La cosa incredibile è, oltre che a un ripasso delle norme ("prima di avventurarsi in battaglie legali che li vedranno sicuramente perdenti"), Pisani abbia invitato Salvini e Della Valle "almeno a leggere i libri sull’argomento di un esperto come Gabriele Maestri", rimandando a I simboli della discordia; al sottoscritto, invece, ricordava che "ben prima dello scontro “titanico” fra mister Todd’s e il segretario leghista, fin dal 2005 il simbolo NOI Consumatori era stato registrato dall'associazione che presiedo, che ha sedi in tutta Italia e che quasi certamente sarà in campo durante le imminenti Amministrative di maggio".
Ora, ringrazio Pisani per questa citazione del tutto inattesa, ma a questo punto scatta inevitabile la domanda: dove sarebbe stato registrato il simbolo? Come marchio no di certo, visto che interrogando la banca dati del MISE esce solo una domanda relativa al marchio "Noi Consumatori", a nome di tale Alfredo Giacometti, partenopeo come Pisani (un nome che potrebbe essere vicino allo stesso Pisani, visto che effettivamente si legge nel sito www.noiconsumatori.it); la grafica però è molto diversa da quella vista in seguito e, soprattutto, la domanda risulta respinta. 
A nome diretto di Angelo Pisani, invece, risultano tre richieste di registrazione, per tre loghi analoghi (tutti a tema "puzzle"), con le diverse scritte "Movimento anti Equitalia", "Liberi da Equitalia" e "No Equitalia". Le domande sono tutte dell'inizio del 2013 (quando Pisani aveva fatto depositare al Viminale il simbolo della sua formazione, alleata con il Pdl), ma risultano tutte e tre respinte. 
Magari il simbolo è stato registrato altrove, nell'atto costitutivo o presso l'agenzia delle entrate o in altre maniere che ora mi sfuggono. In ogni caso, le norme che Pisani invita a riguardare sono importanti, ma anche la pratica non è da meno. E allora basta scorrere il citato database dei marchi per scoprire che "Noi" riempie quasi 200 pagine, tra marchi registrati e respinti. Ma, si dirà, le norme elettorali sono un'altra cosa. E' vero, seguono vie diverse rispetto ai marchi, ma come scrissi tempo fa (per dire la Calabria forzista aveva ben poco da pretendere, quanto a primogenitura del "Noi" rispetto a Salvini), la parola "Noi" è comunissima, praticamente impossibile da sostituire con altre di eguale valore: il concetto di comunità, di pluralità non è brevettabile e nessun giudice sarebbe disposto a dire il contrario. Il Consiglio di Stato ha parlato più che chiaro dicendo che il termine "Lega" non è né può essere esclusiva di qualcuno; per il "noi" vale esattamente la stessa cosa. Basta che ci siano altri elementi per distinguere a sufficienza i due simboli e il gioco è fatto.
Pisani dunque si metta il cuore in pace: sul "Noi" dovrà lasciar correre. E magari, se vorrà presentarsi alle elezioni col suo simbolo, metterà in conto di dover togliere ogni riferimento (verbale e grafico, anche se i triangolini del marchio sono disposti nel simbolo in modo volutamente diverso) a Equitalia, visto che già nel 2013 il suo contrassegno era stato "purgato" dal Viminale, per uso indebito di marchio registrato e (probabilmente) per quello che era stato ritenuto un invito all'obiezione fiscale. Ma per questo, certamente, non avrà bisogno di un esperto: basterà l'esperienza.

martedì 29 gennaio 2013

Chi tocca le tasse muore?

L'impressione la si è già avuta, parlando in più occasioni in passato di Forza evasori - Stato Ladro: chi in qualche modo attraverso i simboli ha volut
o protestare in modo tangibile contro un'eccessiva imposizione fiscale, fin quasi a sfiorare l'apologia di chi evade le tasse o si oppone a chi è chiamato a riscuoterle, ha avuto vita difficile. L'emblema proposto da Leonardo Facco - si ricorderà - era stato ricusato perché conteneva espressioni "
che possono integrare fattispecie, anche penalmente rilevanti, di vilipendio dello Stato e delle istituzioni e di istigazione a delinquere (artt. 290 e 414 del codice penale)". Ora, lasciamo da parte per un attimo il vilipendio dello Stato, che qui non interessa: se si parla di "istigazione a delinquere" a partire da frasi come "Forza evasori" e "Stato ladro", è difficile individuare un reato diverso dall'evasione fiscale.
Qualcosa di simile, in fondo, è accaduto anche ai due contrassegni che contenevano un riferimento a Equitalia, il riscossore delle imposte in Italia, anche se i motivi
addotti dai funzionari del Viminale che hanno ricusato gli emblemi sono stati almeno in parte diversi: il riferimento, in particolare, è al movimento Liberi da Equitalia guidato da Angelo Pisani, nonché al contrassegno No Gerit Equitalia. Di entrambi i simboli è stata chiesta la sostituzione perché contengono un nome proprio di Equitalia, senza il consenso all'uso da parte della società; nel caso di "Liberi da Equitalia", tuttavia, pare sia stata contestata anche la violazione dell'art. 54 della Costituzione (per il quale "Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi"), dal momento che il nome inciterebbe al contrasto e alla violenza. 
Pisani ha respinto categoricamente l'accusa ("
lo Statuto del nostro movimento, e l'indole di ognuno di noi, mirano a una riforma fiscale e del sistema di riscossione per l'equità fiscale, condannando da sempre ogni forma di violenza"), ma alla fine ha preferito non fare ricorso all'Ufficio elettorale presso la Cassazione (troppo alto il rischio di non riuscire a partecipare alle elezioni, per una lista apparentata con il Pdl) e sostituire il simbolo. Ha provato fino all'ultimo a utilizzare una denominazione come "Liberi per una Equa-Italia", ma per il Ministero quella soluzione era ancora troppo confondibile col nome di Equitalia, ammettendo soltanto la versione finale, "Liberi per una Italia Equa", col solito arcobalenino tricolore formato Pdl.
Altri, invece, l'hanno scampata. E' il caso di un'altra lista alleata del Pdl, Italia unita - Movimento liberaldemocratico dell'avvocato bresciano Luciano Garatti - lo stesso che nel 2001 si era fatto bocciare "Basta ladri" - che questa volta utilizza il simbolo Basta tasse,
con un lettering a metà tra il pennarello e il pennello, innovando l'emblema rispetto al passato. Qui nessuna censura mossa al simbolo, probabilmente perché il messaggio non ha nulla di anche solo velatamente minaccioso: è, in fondo, un auspicio con le tinte del grido di dolore o di pietà. Sarà per questo, forse, che nessuno ha pensato di ricusare l'emblema.