martedì 21 febbraio 2023

Ancora sul rapporto tra simboli e marchi: il caso di +Europa

A volte le coincidenze esistono o forse, più semplicemente, sono inevitabili. Era stata avviata fin dalla fine del 2022 la macchina congressuale di +Europa, che offrirà a partecipanti e osservatori il suo momento più importante dal 24 al 26 febbraio, quando i delegati delle varie liste/mozioni si ritroveranno per discutere del futuro politico del partito, per eleggerne i nuovi organi e modificare le norme dello statuto. Solo all'inizio di questa settimana - dunque ieri - si era però deciso di dare spazio al congresso di +E su questo sito (prestando particolare attenzione ai simboli delle liste presentate), essenzialmente per il poco tempo a disposizione e per trattare senza troppo anticipo l'aspetto congressuale più interessante per chi frequenta questo spazio. 
A distanza di appena un giorno, tuttavia, si rende necessario parlare di nuovo del percorso congressuale di +Europa, non più con riferimento ai loghi delle liste/mozioni, ma proprio a proposito del simbolo ufficiale del partito. Tutto è nato dalla notizia diffusa da Adnkronos - in un pezzo a firma di Antonio Atte e Francesco Saita - in base alla quale il simbolo di +Europa è stato depositato come marchio giusto ieri a nome di Benedetto Della Vedova e Riccardo Magi, rispettivamente segretario e presidente di +E (nonché unici deputati eletti dal partito nei pochi collegi uninominali vinti dal centrosinistra), insieme a Emma Bonino, militante storica e già parlamentare del Partito radicale (nonché della lista che portava il suo nome e prima ancora quello di Marco Pannella), oltre che senatrice proprio di +Europa nella scorsa legislatura. Si sarebbe trattato di una notizia di per sé, ma lo è ancora di più se si considera che il deposito è avvenuto a pochi giorni dall'apertura del rito finale del congresso e che Della Vedova e Magi - oltre che figure di vertice del partito - sono anche capilista di due delle sei mozioni in campo, che insieme esprimono 119 dei 250 delegati della platea congressuale, numeri che da soli potrebbero non essere sufficienti a determinare la nuova guida del partito (anche con l'apporto dei 4 delegati della mozione guidata da Stefano Pedica). 
Tanto è bastato per scatenare tensioni all'interno del partito, in particolare tra coloro che sostengono la candidatura alla segreteria di Federico Pizzarotti, ex sindaco di Parma e approdato di recente a +E. Sempre l'agenziAdnkronos, peraltro, haggiunto dopo qualche ora una dichiarazione riferibile a "fonti del partito", in cui si parlava di un deposito "meramente precauzionale" e già ritirato.

Il deposito del simbolo come marchio

La veridicità della notizia del deposito dell'emblema del partito è facile da verificare consultando il registro dell'Ufficio italiano brevetti e marchi. Con una rapida ricerca si trova la scheda relativalla domanda di marchio, presentata e depositata appunto lunedì 20 febbraio (dunque ieri) e relativalla grafica che "consiste nella dicitura '+EUROPA' in carattere stampatello maiuscolo di fantasia con il simbolo '+' sovrapposto alla lettera 'E'. Tale dicitura è in vari colori: giallo, blu, azzurro, verde, rosso, viola e fucsia, ed è posta all’interno di una circonferenza blu. Il tutto su sfondo bianco". Se si mette a confronto la descrizione appena vista con quella contenuta nello statuto - "Cerchio con fondo bianco e bordo blu, con: nella parte centrale, la dicitura '+Europa', in stampatello maiuscolo con grafica multicolore ('+' in giallo e 'Europa' in blu, turchese, verde, violetto, rosso corallo, fucsia)" si può dire che, al netto di alcune differenze di poco conto, si tratta esattamente del simbolo ufficiale del partito elaborato da Stefano Gianfreda e non, ad esempio, di una delle versioni impiegate alle elezioni (magari con la parte inferiore colorata di giallo a taijitu - e magari con un nome contenuto all'interno, come nel 2018 e nel 2022 o con le bandiere d'Italia e d'Europa, come nel 2019 per il simbolo in condominio con Italia in Comune e Pde).
La domanda di marchio è relativalle classi di beni e servizi 41 (Educazione; formazione; divertimento; attività sportive e culturali) e 45 (Servizi giuridici; servizi di sicurezza per la protezione di beni e di individui; servizi personali e sociali resi da terzi destinati a soddisfare necessità individuali), che come al solito seguono la "classificazione di Nizza"Quanto a coloro che figurano come richiedenti, la domanda indica tre quote divise in parti uguali tra Benedetto Della Vedova, Riccardo Magi ed Emma Bonino (nello stesso ordine in cui la scheda li riporta), mentre mandatari risultano essere ben 14 professionisti, tutti legati alla Giambrocono & C. S.p.A., vale a dire uno dei maggiori studi Italiani di consulenza in tema di proprietà industriale.

Il caso, la prassi e le sue insidie "circolari" 

Per Federico Pizzarotti, candidato alla segreteria sostenuto innanzitutto dalla lista/mozione che lo nomina nel simbolo, vale a dire Energie Nuove, il cui capolista è Piercamillo Falasca (in passato vicesegretario di +E, con Della Vedovalla segreteria) e che da sola può contare su 87 delegati su 250 (il numero più elevato di tutte le compagini) la scelta dei vertici attuali e uscenti di +Europa di depositare il simbolo come marchio suona come "una vera e propria dichiarazione di guerra", secondo quanto riporta l'agenzia: 
Abbiamo saputo del deposito del simbolo, il mondo è piccolo... L'azione non mi sembra una delle più lungimiranti: è un gesto che certamente non va nella direzione di trovare soluzioni di dialogo. Spero ci sia la possibilità di un ripensamento. Dal punto di vista pratico è un'azione che non porterà ad alcun risultato se non a quello di dare l'immagine di una chiusura, che è antitetica rispetto allo spirito di +Europa. Quindi spero che i tre firmatari ritirino questa richiesta di registrazione.
I lanci di agenzia continuano citando quella di cui si sta parlando come l'ultima puntata della "sfida tra gli eredi del Partito Radicale pannelliano e le sue anime", citando un caso avvenuto pochi mesi prima e relativo stavoltal percorso pre-congressuale di Radicali Italiani (l'atto finale del congresso si è tenuto a Rimini dal 9 all'11 dicembre 2022): si fa in particolare riferimento a un post apparso alla fine di novembre sul sito di Ri a firma di Massimiliano Iervolino, Giulia Crivellini e Igor Boni (segretario, tesoriera e presidente), in cui si lamentava come "le peggiori pratiche di gestione del potere, le stesse che Marco Pannella ha denunciato per cinquant'anni, sembra[sser]o essersi affermate anche tra alcuni radicali". Poco prima che il comitato nazionale di Ri decidesse le regole congressuali, in una manciata di ore erano "arrivate quasi novanta iscrizioni (pari a un quinto delle iscrizioni di un anno intero), la maggior parte delle quali riguardavano persone che non avevano mai avuto nulla a fare col movimento, cioè non risultavano presenti nell’indirizzario costituito da oltre 100mila persone e frutto di anni di appelli, raccolte firme e piccoli contributi", peraltro "dopo che era circolata una bozza informale di regolamento [...] in cui si ipotizzava che solo chi si fosse iscritto entro la mezzanotte di giovedì stesso avrebbe potuto partecipare e votare al congresso online", senza presentarsi presso la sede congressuale: un potenziale tentativo relativamente facile - secondo i denuncianti - di influenzare l'esito del congresso.
Per Radicali italiani sul banco degli imputati era finito per l'ennesima volta il tesseramento, specie quello "massivo" e "in zona Cesarini", magari di chi al partito non aveva mai aderito prima. E se nel 2021 ci si era scontrati anche in +Europa sulla regolarità del tesseramentoanche questa volta vari casi sono stati sottoposti alla commissione di garanzia (presieduta da Carlo Cottarelli): questa ha escluso 85 iscrizioni su un totale di 4758 (ma i casi dubbi erano circa 800), quando ha ritenuto che non fosse stato rispettato il principio del pagamento personale della quota di iscrizione e del divieto di iscrizioni collettive.
Lasciando da parte la questione delle tessere, però, qui rileva la questione del simbolo e del suo tentativo di registrarlo come marchio, ottenendo dunque diritti di privativa temporalmente e "merceologicamente" definiti su di esso. Si è già detto che nel tardo pomeriggio "fonti di +Europa" interpellate dAdnkronos hanno sostanzialmente sgonfiato il caso, precisando:
Il deposito del logo di +Europa era una iniziativa predisposta in via meramente precauzionale e tale era destinata rimanere, essendo peraltro noto che la procedura di assegnazione è lunga e articolata. Il deposito del logo di +Europa è stato ritirato.
In ogni caso, sembra opportuno analizzare la questione nel dettaglio, visto che presenta vari profili di interesse. La polemica sul simbolo-marchio è divampata anche perché un rapido giretto su una delle pagine del Ministero delle imprese e del Made in Italy (già Ministero dello sviluppo economico) permette di leggere che non possono essere registrati come marchio, dunque come segno distintivo qualificato, gli "stemmi di partiti politici". Se fosse semplicemente così, ovviamente, il problema semplicemente non esisterebbe: il deposito del simbolo di +Europa come marchio sarebbe destinato a un fallimento e si concluderebbe con la reiezione della domanda. In realtà la questione è assai più complessa, come la stessa pratica può facilmente dimostrare.
Se si spulcia di nuovo il database dell'Ufficio italiano brevetti e marchi, infatti, magari interrogandolo cercando la parola "Partito" o "Movimento" nella denominazione/descrizione, si trova un gran numero di domande di marchio relative a emblemi di partito reali o futuribili: di questi, non poche sono state respinte, altre sono state accolte, altre ancora sono tuttora sotto esame. Negli ultimi anni, per esempio, ce l'hanno fatta il Partito della Follia creativa di Giuseppe Cirillo, il Partito della Cultura di Alberto Veronesi, il Partito Valore Umano, il MoVimento 5 Stelle (2018), il Pd (rinnovato nella registrazione), il simbolo precedente del Psi (e quello col garofano di Panseca); niente da fare, invece, per il Partito liberale europeo, per il Partito Gay, per il Partito del Nord, per vari emblemi del Pli e per una marea di segni spesso sconosciuti o quasi. Gli esiti delle domande di marchio relative ai simboli di partito (esistenti, passati o potenziali), dunque, non sono univoci e consentono di escludere subito che "gli stemmi di partiti politici" non siano registrabili.
Da dove si dovrebbe trarre l'affermazione riportata dal sito del ministero? Di solito, in effetti, chi vuole depositare un emblema politico come marchio trova sulla sua strada l'art. 10 del codice della proprietà industriale. Se il comma 1 nega la registrabilità dei "segni  contenenti
simboli, emblemi e stemmi che rivestano un interesse pubblico" (ma non possono oggettivamente rientrarvi i simboli dei partiti, essendo peraltro possibile l'autorizzazione della "autorità competente", ruolo che non può essere rivestito da un partito), il comma 2 precisa che se il potenziale marchio contiene "parole, figure o segni con significazione politica o di alto valore simbolico", l'Ufficio italiano brevetti e marchi deve mandare il marchio per un parere alle amministrazioni pubbliche interessate o competenti: se queste sono contrarie alla registrazione del marchio, la domanda viene respinta. In quei casi, specialmente quando il deposito riguardava simboli di uso partitico nuovi o appena nati, il ministero finiva per interpellare spesso il Viminale e puntualmente i richiedenti si vedevano rispondere picche, essenzialmente per i dubbi circa l'uso che i titolari del "marchio politico" potrebbero fare sotto elezioni. 
Il Ministero dell'interno, in particolare, in varie sue note aveva spiegato di temere che la registrazione come marchio permettesse di aggirare le regole e i termini per il deposito dei contrassegni elettorali: visto che l'Ufficio italiano brevetti e marchi non valuta la confondibilità rispetto i contrassegni depositati, qualcuno poteva far circolare marchi simili ai simboli destinati alle schede invocando le norme sui marchi a proprio favore. Ancora di più, però, c'era il timore che registrare i simboli come marchi permettesse di aggirare le norme sulla propaganda elettorale: magari, dicendo che un certo emblema era utilizzato come marchio e non come contrassegno elettorale, si poteva fare "pubblicità" alle rispettive liste in tempi e modi non concessi per la propaganda. E visto che per il Viminale a identificare il contrassegno elettorale era "la caratteristica forma di cerchio", in quelle note indirizzate al Ministero dello sviluppo economico si precisava che il logo con significazione politica da registrare "dovrebbe comunque non presentare alcuna forma circolare": sotto questo profilo, non stupisce che vari simboli politici di forma quadrata abbiano superato il vaglio, assai più di quanto sia accaduto a quelli rotondi (lo stesso Piercamillo Falasca ne è del tutto consapevole, come si vide a suo tempo).
Lo stesso Ministero dell'interno, peraltro, finiva per suggerire una possibile via per consentire la registrazione di un simbolo di partito come marchio: quella di considerarli segni notori ai sensi dell'art. 8, comma 3 dello stesso codice della proprietà industriale. Si legge che "se notori, possono essere registrati o usati come marchio solo dall'avente diritto, o con il consenso di questi [...] i segni usati in campo [...] politico [...], le denominazioni e sigle di [...] enti ed associazioni non aventi finalità economiche, nonché gli emblemi caratteristici di questi". Pure in questo caso, in effetti, le note del Viminale chiedevano di evitare la forma circolare, ma di fatto le registrazioni viste sopra hanno mostrato delle eccezioni.  
Visto tutto questo, si può dire che la scelta di depositare il simbolo di +Europa come marchio si inserisce in un fenomeno molto più ampio di tentativi di tutelare un segno politico anche attraverso uno strumento - la registrazione come marchio - che certamente non è nato per questo scopo e, anzi, non sembra particolarmente adatto a questo. Benedetto Della Vedova, quale segretario (pro tempore), sembrava in qualche modo titolato al deposito del segno, così come volendo lo poteva essere Riccardo Magi quale presidente: lo statuto assegnal segretario la rappresentanza legale del partito e al presidente il compito di coadiuvare il segretario. Più delicato e difficile da spiegare sembrava il ruolo di Emma Bonino, che nel partito non hincarichi: si era peraltro scelto di non depositare il simbolo contenente il suo nome (nella versione del 2018 o del 2022), quindi si spiega meno il suo eventuale ruolo di "avente diritto", al di là ovviamente del suo "peso" politico.
Di certo i tempi di vaglio della domanda sarebbero stati del tutto incompatibili con l'eventuale sorgere di diritti subito dopo un potenziale verdetto sfavorevole del congresso. Sembranche ben difficile pensare che un'eventuale registrazione del marchio potesse impedire usi elettorali del segno da parte di soggetti diversi dai depositanti o senza la loro autorizzazione: le elezioni e i partiti sono regolate/i da norme diverse rispetto a quelle del diritto della proprietà industriale e si devono applicare quelle. Soprattutto, però, anche se il simbolo poteva e può oggettivamente ritenersi un segno notorio (tale è grazie all'uso fatto a partire dal 2018), non era scontato che l'ostacolo della forma circolare fosse tranquillamente superabile: non pochi emblemi politici tondi, anche noti, sono infatti ancora sotto esame. Benché ormai sia chiuso, dunque, il caso del simbolo di +Europa depositato come marchio è stato un'ottima occasione per richiamare alcune regole e alcune insidie, troppo spesso trascurate.

lunedì 20 febbraio 2023

3° congresso di +Europa: appuntamento con liste e simboli

In questo fine settim
ana, dal 24 al 26 febbraio, è prevista la fase conclusiva del terzo congresso di +Europa (Roma, presso il Rome Life Hotel di via Palermo), per il quale è stato scelto il titolo "Fatti di libertà". Si tratta di un'assise rilevante, che arriva dopo un biennio oggettivamente delicato.

Verso il congresso

Questo sito si era già occupato di quanto era accaduto prima del precedente congresso (2021), conclusosi con la conferma alla segreteria di Benedetto Della Vedova, dopo che un primo scontro sugli adempimenti che avrebbero dovuto portare al congresso - in particolare in materia di tesseramento e di regole congressuali - aveva prodotto la sfiducia all'allora tesoriere Valerio Federico (e le dimissioni di Della Vedova, che in quel modo assicurarono comunque l'avvio del processo congressuale).
Il citato scontro si trasferì nelle aule di tribunale già prima della celebrazione del congresso. I ricorrenti, che avevano chiesto di invalidare l'assise, a novembre del 2021 avevano però trovato un accordo con i vertici del partito per "formalizzare la separazione consensuale" tra +E e il gruppo che aveva intrapreso l'azione legale e che si riconosceva nell'associazione Italia Europea: quest'ultimo avrebbe rinunciato alla causa, mentre +Europa, sempre a scopo transattivo, avrebbe versato 57mila euro all'associazione. Il giudizio di merito del processo civile, però, era continuato: Elvis Colla e Alexander Schuster, intervenuti in precedenza sostegno delle tesi dei ricorrenti, avevano ritenuto che si dovesse comunque procedere ad accertare gli eventuali vizi degli atti precongressuali, anche se i ricorrenti erano nel frattempo usciti di scena: in un primo tempo il giudice aveva comunque dichiarato estinto il processo, ma (dopo il reclamo di Colla e Schuster) alla fine di maggio dello scorso anno il tribunale di Romaveva sospeso gli atti dell'assemblea che aveva preceduto il congresso del 2021 (inclusa l'approvazione del regolamento congressuale).
Gli atti del secondo congresso non erano formalmente stati sospesi (come gli organi eletti in quell'occasione, visto che trl'altro nessuno ha impugnato gli atti successivi, come il partito ha tenuto a sottolineare rispondendo a un articolo pubblicato da Linkiesta), ma certo per alcuni mesi - come si è scritto a suo tempo su questo sito - sull'attività di +Europa era stato legittimo intravedere una discreta spada di Damocle. La situazione era di certo stata complicata dalla crisi di governo insorta metà luglio e le successive elezioni anticipate, con il partito che avrebbe dovuto decidere se e in che forma partecipare alle elezioni: anche per questo, chi scrive non si era stupito di voci che in agosto davano per imminente una nuova transazione per risolvere la parte di contenzioso rimasta pendente e affrontare la campagna elettorale per le elezioni del 25 settembre 2022 con meno patemi d'animo
Le voci hanno trovato conferma ufficiale il 21 ottobre scorso, quando si è appreso che il segretario Della Vedova e la tesoriera Maria Saeli avevano trovato prima del voto un accordo con Alexander Schuster ed Elvis Colla, in base al quale il congresso biennale di +Europa sarebbe stato convocato entro dicembre 2022 e si sarebbe celebrato entro febbraio 2023, con un regolamento che prevedesse "la partecipazione paritaria nell'organo di garanzia congressuale dei due ricorrenti e/o persone da loro designate" e l'emissione di un altro regolamento per disciplinare "l'accesso all'elenco degli iscritti per i componenti degli organi statutari e per gli iscritti stessi" che ne avessero fatta motivata richiesta (posto che si sarebbe dovuto ribadire il carattere "individuale e diretto delle iscrizioni", in evidente riferimento a quanto eraccaduto in passato ed era stato oggetto di contestazioni). Pure in quel caso era stata riconosciuta da +Europuna somma di denaro alla controparte (in cambio della rinuncial giudizio civile), ma Colla e Schuster si erano riservati "di donare il 70% dell'importo pattuito al Partito" ove i principi ispiratori enunciati" nell'accordo avessero trovato "ampia attuazione". Nel frattempo, come si è detto sopra, si erano celebrate le elezioni politiche e +Europa, pur avendo ottenuto meno voti rispetto al 2018 (d841.468 sono diventati 793.961), era cresciuta dal 2,56% al 2,83% alla Camera e addirittural 2,93% al Senato, ma errimasta sotto la soglia del 3%: non aveva così potuto partecipare al riparto dei seggi nella quota proporzionale, riuscendo peraltro a eleggere solo Benedetto Della Vedova e Riccardo Magi nei collegi uninominali dellCamera vinti da un centrosinistra nettamente perdente.
Per questi e per altri motivi, dunque, il 3° congresso di +Europa merita di essere guardato con una certa attenzione, guardando a ciò che decideranno i 250 delegati, chiamati a eleggere le nuove cariche di presidente, segretario e tesoriere, nonché i membri dell'assemblea e della direzione e a votare le proposte di modifica dello statuto

Le mozioni/liste e i simboli

Per chi segue questo sito, i congressi di +Europa sono in passato stati motivi di interesse anche per un motivo particolare: le mozioni che si sono affrontate avevano scelto di distinguersi con un simbolo, cosa che nelle altre forze politiche avviene assai raramente. Pure in quest'occasione si è scelto di dotare di un emblema le liste, proseguendo con la decisione - già sperimentata lo scorso anno - di "normalizzare" le grafiche con una forma circolare. Le mozioni avevano presentato almeno parte dei propri candidati (almeno 6 persone alternate per genere), oltre al loro nome e al documento politico entro lunedì 23 gennaio; fino al 2 febbraio iscritte e iscritti al partito hanno potuto sottoscrivere le liste (nel frattempo  completate, potendo comprendere da 50 a 125 candidati, con una quota di genere minima del 40%) e sono state ammesse solo liste che abbiano raccolto almeno 135 firme. Il voto per i delegati, in forma telematica, è avvenuto il 12 e il 13 febbraio e i partecipanti al congresso sono stati individuati tra le sei liste ammesse.
Nel file contenente il quadro completo delle candidature la prima lista risulta essere Territori Diritti e Libertà, il cui capolista è l'ex parlamentare Idv (prima Dc-Ccd-Udr, poi Diritti e libertà, Cantiere democratico e PdStefano Pedica. La formazione dichiara di voler conciliare "un partito che sappia conciliare la grande credibilità e autorevolezza di una figura di primo piano del panorama politico italiano ed europeo come Emma Bonino con un'attività diffusa e concreta sul territorio", anche grazie a "figure riconosciute e [...] una classe dirigente locale vera, eletta nei territori". La lista, nel suo documento di una sola pagina, non sceglie dall'inizio "un suo candidato segretario, ma lancia un appello a tutti gli iscritti a scegliere i suoi delegati affinché questi abbiano un mandato chiaro: lavorare perché il partito sia unito, coeso e inclusivo, capace di beneficiare del contributo di tutti". Il simbolo è meramente testuale, essendo costituito dal nome scritto nel carattere Arial Rounded in verde, ocra e azzurro, con l'unico guizzo rappresentato dalla "e" in stile manoscritto; la lista ha ottenuto 4 delegati su 250.
Se il simbolo visto, pur minim
al, è nuovo, è alla sua terzapparizione quello della lista Europa in comune: la scrittmantiene la texture del nome del partito, ma tinta di blu, arancione e giallo per richiamare la bandiera europea; come nel 2019, poi, il fondo è bianco (si è abbandonato il grigio di due anni fa). Il gruppo, che ha 14 delegati su 250, è guidato ancordall'ex tesoriere Valerio Federico (tra i nomi noti ci sono anche Serafina Funaro, Zeno Gobetti e Dino Guido Rinoldi) e vuole impegnarsi perché +E "sia sempre più un soggetto protagonista dell'area liberaldemocratica e riformatrice del Paese e del Continente, ponendo al centro dell'agenda proposte che consentano di accrescere produttività, concorrenza, occupazione e salari, salvaguardando conti pubblici e ambiente [...]; di estendere il patrimonio di diritti civili oggi riconosciuti"; l'idea è di concorrere ad "aggregare tutti coloro che si riconoscono nella promozione delle libertà economiche, del merito, del federalismo, dei diritti individuali, dell'ecologismo, nel sostegno alla politica euro-atlantica", avendo come primo obiettivo la ripresa dei dialoghi "con il Terzo Polo di Azione e Italia Viva [...], forze con cui [+E] condivide valori e collocazione europea [...], fino a dar vita, in prospettiva, a un soggetto politico unico europeista e liberale".
Nuov
a è invece la mozione Energie nuove, che candidalla segreteria l'ex sindaco di Parma Federico Pizzarotti: lui, dopo la militanza nel M5S, aveva già condiviso con +Europa la candidaturalle elezioni europee del 2019 (si presentava nome del suo progetto politico Italia in Comune). Per questa mozione, +E deve trasformarsi da movimento d'opinione a soggetto costruttore e diffusore di "un 'europeismo quotidiano' che dia concretezza alla [propria] visione" e in grado di "scegliere territorio per territorio persone e obiettivi che facciano essere il partito protagonista della vita politica e amministrativa delle comunità locali". Per ora si tratta della lista decisamente prevalente, visto che è riuscita ottenere 87 delegati su 250: molti nomi sono nuovi, ma spiccano il capolista Piercamillo Falasca (che torna in +Europa e continua lavorare con Federico Pizzarotti, dopo l'esperienza della Lista Civica Nazionale), Riccardo Lo Monaco (tra i ricorrenti del 2021) e Roberto Baldi (allo scorso congresso nella lista Forward, allora guidata da Fabrizio Ferrandelli). Il simbolo è caratterizzato da un fregio curvilineo - che stilizza un vortice o un uragano, portatori di energia vigorosa - anch'esso tinto dei colori del partito (ma somigliano pure a quelli della Lcn). 
Il nome dell
a mozione Next Generation +Eu è alla secondapparizione (la prima, ovviamente, era stata due anni fa), ma la grafica risulta rinnovata: la lista guidata dal segretario uscente Benedetto Della Vedova ha rinunciato quasi del tutto al font tipico del logo di +Europa, mantenendolo soltanto nella sigla "+EU" gialla, questa volta scritta con i tre caratteri staccati (il "+" non è più fuso con la "E"); in compenso, dal centro della "E" di "Next" parte una freccia giallina che diventa parte della "X"; il nome è riportato su una fasciazzurra sfumata obliqua. La mozione lavora per un partito riconoscibile tra i libdem (anche per il patrimonio rappresentato da Emma Bonino) e impegnato a rafforzare l'area che oggi si ritrova nel gruppo europeo Renew Europe, che faccia della tutela dei diritti un tratto identitario e si organizzi in modo più efficace. La lista, che ha ottenuto 53 delegati su 250, schiera tra i nomi di rilievo anche quelli di Manuela Zambrano, Annalisa Nalin, Marco Taradash, Simona Viola (già presidente del partito), Giorgio Pasetto e Stella Borghi.
Si present
a come nuova la mozione ImMagina +Europa, che anche visivamente evidenzia (grazie a un fumetto fucsiall'interno della parola principale del nome che sormonta il logo del partito) la figura di guida della lista, vale a dire il presidente uscente, Riccardo Magi (formalmente, tra l'altro, né lui né Della Vedova sono stati ufficialmente candidati alla segreteria). Il documento della mozione (16 pagine, il più corposo) punta sui diritti civili "e non solo" per essere "liberali a 360°", sull'attenzione anche alle elezioni locali (grazie ai gruppi territoriali, essenziali per riorganizzarsi) e sull'impegno per campagne (nazionali e locali) e dossier/report; anche qui si rimarca la collocazione nell'Alde e in Renew Europe (confrontandosi con gli altri partiti dell'area), si sottolinea la necessità  di un'organizzazione più efficace (soprattutto al Sud), di creare un centro studi e di coinvolgere in modo strutturale e strutturato i giovani. La lista ha ottenuto 66 delegati; tra i nomi spiccano anche quelli di Bruno Gambardella, Tania Pace, Nicolò Scibelli, Silvio Viale, Silvia Nalin, Alfonso Maria Gallo (ora tesoriere).
Riappare infine, identica nel nome e nella grafica quella del 2021, la mozione Scossa Liberale, guidatallora come due anni fa da Giulio Del Balzo (nelle grafiche ufficiali della mozione però manca il riferimento del 2021 "Del Balzo segretario", il gruppo è anzi dato come vicino alla candidatura di Pizzarotti). Per i promotori (che hanno presentato un documento di 13 pagine) "è arrivato il momento di dare unnuova Scossa" al partito, essendo convinti che "+Europa possa diventare il centro di gravità per le forze attualmente in gioco, superando l’attuale frammentazione dei liberaldemocratici per dare voce e rappresentanza a quanti non si riconoscono nei populismi statalisti di destra e di sinistra": "Il nostro partito non dovrebbe più essere la stampella di alleanze improponibili, spesso subalterno alle scelte elettorali del Pd o del Terzo Polo, ma [...] possedere quell'autonomia che gli permetta di affermare la propria identità e di promuovere proposte concrete", attraendo energie e talenti dispersi, investendo sulle persone, promuovendo "una reale partecipazione dal basso" e il radicamento nei territori (rivoluzionando la struttura del partito, per renderlo più trasparente e digitale). La lista, che alla saetta della Scossa ha visto assegnare 26 delegati, vede schierate tra le altre figure Selene Rosselli, Giulia Casalino, Diana Severati (tornata nel partito, avendo avuto ruoli rilevanti tra i membri individuali Alde), nonché Matteo Riva e altre figure già a lui vicine nel congresso 2021.


Non si trova invece tra le liste ammesse quella denominata I non allineati, che volev"portare contributi di idee per l'evoluzione del partito +Europa al di fuori degli schieramenti costituiti" (così si legge nel sito www.laboratoricivici.it), per offrire "uno spazio di partecipazione attiva o semplicemente di voto per i delegati al congresso" a coloro che non si ritrovavano nelle liste già annunciate, ritenute espressione di storie, sensibilità e persone identificabili. Con l'idea, ad esempio, di rendere +Europa "il primo partito smart italiano" (inteso come "partito innovativo e innovatore capace di utilizzare strumenti digitali per rafforzare la partecipazione") e "il partito dei diritti e delle opportunità". La lista, guidata dLuca Monti e Benedetta Dentamaro, non avrebbe raggiunto il numero di firme necessarie; sul suo documento politico, in ogni caso, spiccancora il disegno di una colomba, che domina nel fregio scelto per la proposta congressuale.