Regionali Lazio 2010, rielaborazione di una vera scheda nulla |
Chiunque, nel corso della propria vita, abbia fatto almeno una volta il presidente, lo scrutatore o il segretario ai seggi, soprattutto in caso di elezioni (anche per i referendum in teoria, ma in pratica il rito è meno interessante), sa che uno dei momenti irrinunciabili, da che voto è voto, riguarda l'analisi delle schede nulle. E non certo quelle nulle per motivi meramente tecnici e generalmente per errore di chi ha votato, perché ad esempio contengono due "crocesegni" - così li chiamano i burocrati - su due simboli o due candidati diversi: a quelle si dedica giusto uno sguardo quando vengono trovate e uno quando si ricontano. Anche il soggetto in apparenza più serioso o compassato, invece, finisce per interessarsi di più alle schede che sono nulle proprio per scelta dell'elettore o dell'elettrice: loro, del resto, l'hanno fatto apposta per farsi leggere e guardare, anche se il messaggio non sarebbe andato oltre l'aula trasformata in seggio.
Qualche volta il confine, in realtà, è molto più ampio, anche grazie all'iniziativa di chi, a suo tempo, si è preso la briga di annotare le prodezze di chi ha scelto quella vita di protagonismo liberatorio o, addirittura, ha cercato complicità in varie parti d'Italia per produrre carnet di tutto rispetto. Possono chiamarsi così, infatti, titoli come Cazzi vostri io domani vado in Svizzera e Berlusconi ha pochi capelli ma in compenso ha..., libri - sì, libri, perché non dovreste chiamarli così? - usciti rispettivamente nel 1994 e nel 2012, entrambi editi da Stampa Alternativa nella mitica e coraggiosa collana Millelire (anche se, con il nuovo conio, di fatto era diventata "un euro", ma il senso era esattamente lo stesso). Libri pensati apposta per essere diffusi il più possibile e passare di mano in mano, partendo dai posti più impensati. Libri de combat, come l'ideatore dell'intero progetto di Stampa Alternativa, Marcello Baraghini, libertario e radicale purosangue. Con quello stesso spirito, Baraghini ha da poco messo online, liberamente scaricabili, tutti o quasi i Millelire (e i titoli di collane affini) nel sito di Strade Bianche, la libreria-editrice-covo-laboratorio di Pitigliano in cui si possono trovare tutti i titoli di Stampa Alternativa, ora che quell'esperienza si è chiusa con una procedura di liquidazione. E tra le opere messe a disposizione - sì, opere, perché no? - ci sono anche le due citate sopra.
Cazzi vostri io domani vado in Svizzera - di cui ha meritoriamente parlato pochi giorni fa Guglielmo Sano su Termometro Politico - prese il suo titolo da una frase realmente vergata su una scheda delle elezioni politiche del 1994 e fu frutto di un disegno preciso del compilatore, Gian Marco Chiavari: ben conscio che le schede nulle erano "un fenomeno che si è sempre verificato in ogni consultazione elettorale, un partito che è sempre stato presente e non sparirà certo come gli altri", contattò potenziali "talpe dei seggi" in ogni dove, ben felici di annotare e riportare le frasi più improbabili - dunque memorabili - riportate sulle schede. Doveva trattarsi indubbiamente di #drogatidipolitica a vario stadio, potendosi dire lo stesso di Eric Cò, curatore della raccolta più recente, nata peraltro proprio da un'esperienza diretta da segretario di seggio e da un incontro ravvicinato con un rappresentante di lista di una volta, di quelli che forse "non ne fanno più" ma per fortuna ci sono ancora (ognuno si legga il testo dell'introduzione da sé, non è giusto togliere il piacere della scoperta).
In qualche modo il secondo libro è la versione aggiornata del primo (di cui l'autore è consapevole, citandolo nella sua introduzione), con un gruppo di suggeritori più limitato e un diverso criterio di organizzazione del materiale. In ogni caso, nell'una e nell'altra uscita editoriale, si tratta di un viaggio a un universo in cui siamo immersi e al quale, magari, abbiamo persino contribuito, ognuno con il suo modo: ora volgare, ora incazzato, ora esausto, ora ironico e volto chiaramente a scatenare le risatine dei componenti del seggio. Una sorta di complicità senza volto, che sarà pure inutile perché in politica il boicottaggio è "costoso solo per chi boicotta" (come scrive Cò nel suo introito), ma non può lasciare indifferenti gli/le appartenenti alla categoria dei #drogatidipolitica, che non riusciranno mai a condannare nemmeno la volgarità più gratuita e becera (del resto, la ben nota frase di Rino Formica sulla politica come "sangue e merda", pur detta in altro contesto, rende bene l'idea).
C'è da dire che, da questo punto di vista, la fantasia di chi entra in cabina ha conosciuto e conosce pochi confini. E non c'è bisogno di arrivare alle vette di coloro che nelle schede hanno infilato "scontrini, figurine, fette di insaccati, un preservativo ancora confezionato, un preservativo non confezionato, vari santini, una pagina strappata del Vangelo, vari foglietti con disegni fatti a mano, delle carte con personaggi dei cartoni animati, una fototessera, un ritaglio di una fotografia che riprende il segretario di sezione, foto di politici ritagliate da giornali variamente modificate, biglietti da visita, una piccola cartina di Milano con segnato un punto con la scritta 'Qui abito io', un biglietto di una lotteria scolastica, un buono sconto di un supermercato, il bugiardino di un medicinale, uno stuzzicadenti, un fazzoletto di carta utilizzata, una bustina di zucchero, un anello di plastica, una tessera del sindacato Cisl con la scritta 'merda servo dei padroni', la fotocopia di una banconota da 50€, alcune monete da uno o due centesimi", secondo l'elenco quasi in stile arbasiniano stilato dallo stesso Cò. Qui ci si limita a occuparci di si esprime soltanto con la matita copiativa.
Già, ma i simboli? C'entrano qualcosa in tutto ciò? In modo collaterale, se si pensa alla messe di scritte di varia natura che si rivelano spiegando le schede - una piccola antologia: "Annullatemi grazie", "votare o non votare / andate tutti a cagare", "non posso votare atei e falsi credenti", "Se Dio esiste deve avere comunque un'ottima scusa", "Oggi stamme peggio da ieri e figurate dimane!", "Sono un medico e come tale tutti vi dovete curare" (dal volume del 1994); "Ettcciiuuuu Scusate, ho smargagnato sulla scheda", "Questa è antrace", "Solo cedrata Tassoni", "Sento freddo", "Nutella al potere!", "Oggi era meglio che andavamo tutti a Gardaland", "Per fare l'avvocato devi essere un cane", "Cosa aspettate ad aggiustare via Roma?", "Tartufo", "Io voto per la prova televisiva almeno per vedere se il pallone ha superato la linea di porta", "E domani tutti in trasferta", "Chi non salta celerino è", "Pelù sei il mio dio", "Belpietro torna indietro", "Che fine ha fatto Marco Columbro?", "Tutti al mare sull'autoblu pagata da noi" (dal volume del 2012) - ma qualcosa c'entrano.
A dimostrarlo è soprattutto il libro curato da Chiavari, che ha dedicato due pagine alla categoria "Segni". Si è dato conto di come generalmente una scheda sia annullata con una megacroce, con croci o disegnini su ciascun emblema o con "una linea che percorreva direttamente tutti i simboli, non saltandone neppure uno": in questo caso, peraltro, non può sfuggire ai veri #drogatidipolitica un'immagine utilizzata nelle pagine precedenti, in cui tra i simboli segnati e annullati c'è persino quello giallo e verde, con asinello scalciante e quadrifoglio, del Partito democratico di Romeo Piacenti e si intravede uno scorcio del simbolo di Alleanza democratica di Willer Bordon. Tornando alla sezione "Segni", si dà conto delle varianti nullificanti di "segni sui segni", compreso il "rotondino concentrico spirale su ogni simbolo"; si nota però anche che sulle schede valide si sono rilevate "molta attenzione a non sorpassare i limiti del cerchietto del simbolo e numerosi voti per la Lega espressi con un segno a matita parallelo perfettamente alla spada di Alberto da Giussano".
Un atteggiamento maniacale? Probabilmente sì, ma forse non solo. Nel saggio posto a chiosa del volume, intitolato Dio benedica il Paese, Renato Mannheimer (allora solo straordinario di Sociologia politica all'Università di Genova: Porta a Porta non era nemmeno stato concepito...) non si era limitato a invitare a non dare un'interpretazione univoca delle schede nulle e delle astensioni (non potendosi parlare a tutti gli effetti di un "partito" per nessuno dei due fenomeni), ma aveva invitato a tentare di distinguere i tipi di messaggi che quei bollettini "malvotati" potevano offrire. Qui l'attenzione cade soprattutto sulla "ripetizione regolare di alcuni segni geometrici, che sarebbe interessante analizzare anche dal punto di vista della psicologia e della psicanalisi", segno di una certa "estraneità, ad un livello personale, più intimo, di quello della semplice non integrazione politica"; a quelle ipotesi sono accostate quelle, a loro modo simili, (e in altra maniera diverse) dell'uso della parolaccia o del "frequentissimo disegno del membro maschile, di varie dimensioni", per non parlare dei santini e delle scritte di matrice religiosa, segno di una certa esclusione dalla vita politica percepita da chi, magari, si sente perduto e distante perché sulla scheda "non si trova più nessuno dei simboli e delle sigle conosciute", ma solo partiti che "sono tutti nuovi. Almeno esteriormente".
Il discorso di Mannheimer poteva valere nel 1994, dopo il terremoto politico di Mani Pulite e con il cambio di sistema elettorale (che partorì di per sé alcuni simboli nati ad hoc); vale anche oggi, di fronte a certi contrassegni-macedonia o del tutto anonimi, nati apposta per quell'appuntamento elettorale (magari per tentare di superare il 4%), per cui elettori ed elettrici non li riconoscono. Altri invece si ripresentano per l'ennesima volta e c'è chi li riconosce in un nanosecondo. Nell'uno e nell'altro caso, la mano armata di matita parte e lascia tracce, pronte a rivelarsi durante lo spoglio.
Cazzi vostri io domani vado in Svizzera - di cui ha meritoriamente parlato pochi giorni fa Guglielmo Sano su Termometro Politico - prese il suo titolo da una frase realmente vergata su una scheda delle elezioni politiche del 1994 e fu frutto di un disegno preciso del compilatore, Gian Marco Chiavari: ben conscio che le schede nulle erano "un fenomeno che si è sempre verificato in ogni consultazione elettorale, un partito che è sempre stato presente e non sparirà certo come gli altri", contattò potenziali "talpe dei seggi" in ogni dove, ben felici di annotare e riportare le frasi più improbabili - dunque memorabili - riportate sulle schede. Doveva trattarsi indubbiamente di #drogatidipolitica a vario stadio, potendosi dire lo stesso di Eric Cò, curatore della raccolta più recente, nata peraltro proprio da un'esperienza diretta da segretario di seggio e da un incontro ravvicinato con un rappresentante di lista di una volta, di quelli che forse "non ne fanno più" ma per fortuna ci sono ancora (ognuno si legga il testo dell'introduzione da sé, non è giusto togliere il piacere della scoperta).
In qualche modo il secondo libro è la versione aggiornata del primo (di cui l'autore è consapevole, citandolo nella sua introduzione), con un gruppo di suggeritori più limitato e un diverso criterio di organizzazione del materiale. In ogni caso, nell'una e nell'altra uscita editoriale, si tratta di un viaggio a un universo in cui siamo immersi e al quale, magari, abbiamo persino contribuito, ognuno con il suo modo: ora volgare, ora incazzato, ora esausto, ora ironico e volto chiaramente a scatenare le risatine dei componenti del seggio. Una sorta di complicità senza volto, che sarà pure inutile perché in politica il boicottaggio è "costoso solo per chi boicotta" (come scrive Cò nel suo introito), ma non può lasciare indifferenti gli/le appartenenti alla categoria dei #drogatidipolitica, che non riusciranno mai a condannare nemmeno la volgarità più gratuita e becera (del resto, la ben nota frase di Rino Formica sulla politica come "sangue e merda", pur detta in altro contesto, rende bene l'idea).
C'è da dire che, da questo punto di vista, la fantasia di chi entra in cabina ha conosciuto e conosce pochi confini. E non c'è bisogno di arrivare alle vette di coloro che nelle schede hanno infilato "scontrini, figurine, fette di insaccati, un preservativo ancora confezionato, un preservativo non confezionato, vari santini, una pagina strappata del Vangelo, vari foglietti con disegni fatti a mano, delle carte con personaggi dei cartoni animati, una fototessera, un ritaglio di una fotografia che riprende il segretario di sezione, foto di politici ritagliate da giornali variamente modificate, biglietti da visita, una piccola cartina di Milano con segnato un punto con la scritta 'Qui abito io', un biglietto di una lotteria scolastica, un buono sconto di un supermercato, il bugiardino di un medicinale, uno stuzzicadenti, un fazzoletto di carta utilizzata, una bustina di zucchero, un anello di plastica, una tessera del sindacato Cisl con la scritta 'merda servo dei padroni', la fotocopia di una banconota da 50€, alcune monete da uno o due centesimi", secondo l'elenco quasi in stile arbasiniano stilato dallo stesso Cò. Qui ci si limita a occuparci di si esprime soltanto con la matita copiativa.
Già, ma i simboli? C'entrano qualcosa in tutto ciò? In modo collaterale, se si pensa alla messe di scritte di varia natura che si rivelano spiegando le schede - una piccola antologia: "Annullatemi grazie", "votare o non votare / andate tutti a cagare", "non posso votare atei e falsi credenti", "Se Dio esiste deve avere comunque un'ottima scusa", "Oggi stamme peggio da ieri e figurate dimane!", "Sono un medico e come tale tutti vi dovete curare" (dal volume del 1994); "Ettcciiuuuu Scusate, ho smargagnato sulla scheda", "Questa è antrace", "Solo cedrata Tassoni", "Sento freddo", "Nutella al potere!", "Oggi era meglio che andavamo tutti a Gardaland", "Per fare l'avvocato devi essere un cane", "Cosa aspettate ad aggiustare via Roma?", "Tartufo", "Io voto per la prova televisiva almeno per vedere se il pallone ha superato la linea di porta", "E domani tutti in trasferta", "Chi non salta celerino è", "Pelù sei il mio dio", "Belpietro torna indietro", "Che fine ha fatto Marco Columbro?", "Tutti al mare sull'autoblu pagata da noi" (dal volume del 2012) - ma qualcosa c'entrano.
A dimostrarlo è soprattutto il libro curato da Chiavari, che ha dedicato due pagine alla categoria "Segni". Si è dato conto di come generalmente una scheda sia annullata con una megacroce, con croci o disegnini su ciascun emblema o con "una linea che percorreva direttamente tutti i simboli, non saltandone neppure uno": in questo caso, peraltro, non può sfuggire ai veri #drogatidipolitica un'immagine utilizzata nelle pagine precedenti, in cui tra i simboli segnati e annullati c'è persino quello giallo e verde, con asinello scalciante e quadrifoglio, del Partito democratico di Romeo Piacenti e si intravede uno scorcio del simbolo di Alleanza democratica di Willer Bordon. Tornando alla sezione "Segni", si dà conto delle varianti nullificanti di "segni sui segni", compreso il "rotondino concentrico spirale su ogni simbolo"; si nota però anche che sulle schede valide si sono rilevate "molta attenzione a non sorpassare i limiti del cerchietto del simbolo e numerosi voti per la Lega espressi con un segno a matita parallelo perfettamente alla spada di Alberto da Giussano".
Un atteggiamento maniacale? Probabilmente sì, ma forse non solo. Nel saggio posto a chiosa del volume, intitolato Dio benedica il Paese, Renato Mannheimer (allora solo straordinario di Sociologia politica all'Università di Genova: Porta a Porta non era nemmeno stato concepito...) non si era limitato a invitare a non dare un'interpretazione univoca delle schede nulle e delle astensioni (non potendosi parlare a tutti gli effetti di un "partito" per nessuno dei due fenomeni), ma aveva invitato a tentare di distinguere i tipi di messaggi che quei bollettini "malvotati" potevano offrire. Qui l'attenzione cade soprattutto sulla "ripetizione regolare di alcuni segni geometrici, che sarebbe interessante analizzare anche dal punto di vista della psicologia e della psicanalisi", segno di una certa "estraneità, ad un livello personale, più intimo, di quello della semplice non integrazione politica"; a quelle ipotesi sono accostate quelle, a loro modo simili, (e in altra maniera diverse) dell'uso della parolaccia o del "frequentissimo disegno del membro maschile, di varie dimensioni", per non parlare dei santini e delle scritte di matrice religiosa, segno di una certa esclusione dalla vita politica percepita da chi, magari, si sente perduto e distante perché sulla scheda "non si trova più nessuno dei simboli e delle sigle conosciute", ma solo partiti che "sono tutti nuovi. Almeno esteriormente".
Il discorso di Mannheimer poteva valere nel 1994, dopo il terremoto politico di Mani Pulite e con il cambio di sistema elettorale (che partorì di per sé alcuni simboli nati ad hoc); vale anche oggi, di fronte a certi contrassegni-macedonia o del tutto anonimi, nati apposta per quell'appuntamento elettorale (magari per tentare di superare il 4%), per cui elettori ed elettrici non li riconoscono. Altri invece si ripresentano per l'ennesima volta e c'è chi li riconosce in un nanosecondo. Nell'uno e nell'altro caso, la mano armata di matita parte e lascia tracce, pronte a rivelarsi durante lo spoglio.