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sabato 8 novembre 2014

Lega dei Popoli, un simbolo (per ora) invisibile, ma a colori

Sarà così il simbolo 
della Lega dei Popoli?
"Impazienza" non sarà la parola giusta, ma il progetto politico della "Lega dei popoli", lanciato a più riprese da Matteo Salvini, segretario federale della Lega Nord, è riuscito a creare intorno a sé certamente molto interesse: in effetti i tempi per la sua divulgazione compiuta sembrano un po' più lunghi rispetto al previsto (in un primo tempo sembrava che in ottobre nome definitivo ed emblema sarebbero stati divulgati), ma certamente qualcosa si muove. 
Lo mostrerebbe anche un giretto alla portata di tutti nel database dell'Ufficio italiano brevetti e marchi, un'escursione che spesso i giornalisti avveduti fanno, per vedere se nel pentolone della grafica politica qualcosa bolle. 
In effetti le prime perlustrazioni del terreno risalgono ai giorni scorsi (il Velino ne ha dato notizia il 4 novembre), ma si può agevolmente scoprire che proprio Salvini il 25 settembre avrebbe fatto depositare una domanda di registrazione di un marchio intitolato "Popoli e identità" e "costituito dalla dicitura 'popoli e identità, basta euro, lega salvini, salento'". 


Nell'archivio alla domanda - ovviamente non ancora esaminata e nemmeno assegnata - non è allegata alcuna rappresentazione grafica: ci si limita a far notare che i colori saranno "bianco, giallo, azzurro, blu". Le tinte, in effetti, sono rispettose dell'ultima grafica che la Lega ha adottato, con il testo del nome, la circonferenza esterna e il segmento inferiore in blu, il fondo bianco, il giallo della dicitura "Basta €uro" e l'azzurro di altre indicazioni presenti. Certamente manca ogni indicazione grafica, mentre è chiaro che non saranno presenti né Alberto da Giussano, né il Sole delle Alpi (non a caso, il verde non è compreso nei colori citati in descrizione). 
L'impressione è che l'emblema, soprattutto se dovesse contenere l'elemento variabile "territoriale" (corrispondente al "nazionale" della Lega Nord), risulti piuttosto "pieno" già così, ricco com'è di elementi. Al momento si può solo provare a immaginare come potrebbe riuscire graficamente il contrassegno, ammesso naturalmente che alcuni elementi che da anni caratterizzano la Lega Nord si ripetano nel nuovo fregio (a partire, ad esempio, dalla font Optima con cui è scritto il nome). 
Nel frattempo, già a fine settembre qualcuno aveva liberato dalle briglie la fantasia: era stata prontamente aperta una pagina Facebook "Lega dei popoli - con Matteo Salvini", provvista anche di un simbolo improbabile (e visibilmente artigianale, anche per un occhio poco esperto): un Pulcinella con mascherina, quasi appiccicato sul fondo, sembrava reggere in mano il Sole delle Alpi, in un'ipotetica fusione Nord-Sud che di credibile aveva ben poco. Qualcuno però sembrava esserci cascato e vari commenti erano arrivati, pur tra i sacrosanti inviti alla prudenza e all'attesa da parte di chi aveva mangiato la foglia. 
A questo punto, dunque, non resta che aspettare il simbolo vero, anche se la più parte degli ingredienti ora dovrebbe essere nota. 

lunedì 23 luglio 2012

Alberto (da Giussano) senza Umberto


Per quasi tutti i quotidiani doveva essere stata una notizia importante, visto che aveva puntualmente trovato spazio su decine di pagine: il titolo. ripetuto quasi sempre uguale, era «Lega Nord, via il nome di Bossi dal simbolo». In condizioni normali non ci sarebbe stato motivo di dare così tanta attenzione a una modifica simile: ventun’anni fa si sono versati fiumi di inchiostro per il passaggio dalla falce e martello alla quercia, ma il cambio di una semplice dicitura non avrebbe dovuto suscitare la stessa attenzione.
Eppure le cose non stanno esattamente così. Tutti sanno che il nome del fondatore e leader indiscusso (fino all’altro ieri) figurava ben in evidenza sull’emblema della Lega Nord, in quel segmento circolare che da pochi giorni ospita di nuovo la parola «Padania»: ci stava dal 2008, anno in cui si votava per rieleggere il Parlamento e iniziare la XVI legislatura. Di tutto questo, però, non c’era traccia nello statuto di allora, che continuava a recitare che «Il simbolo […] è costituito da un cerchio con all’interno il Sole delle Alpi, rappresentato da sei petali disposti all’interno di un secondo cerchio e la figura di Alberto da Giussano, così come rappresentato nel monumento di Legnano; sullo scudo è disegnata la figura del leone alato con spada e libro chiuso, nella parte inferiore è la parola Padania; il tutto contorna, nella parte superiore, dalla scritta Lega Nord».
In pratica era la descrizione del simbolo presentato ancora alle elezioni del 2004 (nel 2006 l’alleanza con il quasi sconosciuto Mpa di Lombardo aveva complicato tutto, graficamente parlando), niente di più, niente di meno; lo statuto, anzi, precisava che questo doveva essere il contrassegno per le elezioni politiche ed europee, anche se si lasciava lo spazio per inserire varianti nazionali e regionali. Eppure, in quel 2008, anche la Lega cedette a quel fenomeno di personalizzazione che da un po’ di anni aveva investito i partiti e i loro emblemi: nel 2006 sulle schede campeggiavano i nomi di Fini, Mussolini (nipote), Berlusconi, Di Pietro e Casini, nel 2008 c’erano pure Boselli e Veltroni, poteva il Senatur rimanere fuori? Ovviamente no, così probabilmente fu il Consiglio federale a consentire che il nome del leader prevalesse sull’ideale della Padania.
Ora, però, si cambia. Lo statuto, nella nuova versione, si premura di sottolineare che il simbolo «appartiene al patrimonio della Lega Nord» (non è un’affermazione di poco conto, viste alcune voci giornalistiche dei mesi precedenti, di cui bisognerà riparlare), ma della “sparizione”, ovviamente, nulla dice. L’operazione potrebbe anche sembrare una “restaurazione”; la chiusura di una parentesi aperta in modo eccezionale, ma che non poteva durare all’infinito. Alberto da Giussano, intanto, resta imperturbabile, con lo spadone sguainato verso il cielo: storicamente forse non è nemmeno esistito, ma dev’essere un dettaglio secondario.