"E io rinascerò / cervo a primavera": è intenso e delicato il brano di Mogol e Cocciante, è bello rinascere a primavera, ma è ancora più importante azzeccare il momento giusto per rinascere. Così, per chi esercita con passione il ruolo di appartenente alla schiera dei #drogatidipolitica e, per di più, ha la fortuna di essere portatore sanissimo e diffusore di ironia corrosiva, le elezioni che riguardano il proprio territorio sono un'occasione da cogliere assolutamente, a costo di risvegliarsi da un sonno durato oltre un anno. Per fortuna nostra si è ridestata a tempo debito la banda di Mataran, la rivista satirica nata nel 2015 e diffusa in Friuli Venezia Giulia (non a caso, mataran in furlan significa "matto", nel senso di originale, giocherellone, dunque non inquadrato né inquadrabile). Già nel 2021 questo sito aveva ospitato volentieri la loro satira graffiante esercitata in vista delle elezioni amministrative celebrate in quell'autunno (anche se chi scrive ha appreso della pubblicazione solo a seggi ormai smobilitati): in quel caso, l'ironia si era tradotta soprattutto nell'invenzione di dodici "simboli fantastici" (o, se si preferisce, "veramente falsi") che non erano riusciti ad arrivare sulle schede perché rifiutati o perché i relativi progetti di lista erano falliti prematuramente.
Quella volta ci si era divertiti a commentarli e a cercare di collocare quei loghi mai nati nel contesto di ogni comune, ma è chiaro a chiunque che le elezioni regionali sono un altro pianeta, un rito che non può in alcun modo essere trascurato. L'ultima uscita cartacea di Mataran, sia pure con la testata il Frico (nata all'inizio del 2021 come inserto mensile de il Friuli) risaliva alla fine del 2021, con il calendario dal sapore popolare e forte di Frico Indovino, preceduta dalla campagna - cui questo sito aveva "simbolicamente" aderito - per lanciare la candidatura del furlan Dino Zoff al Quirinale; quell'anno abbondante di pausa, però, meritava di essere interrotto per occuparsi "alla Mataran" (anzi, tant che un Mataran) dell'evento elettorale più importante del territorio regionale. Da pochi giorni, dunque, in una settantina di punti sparsi nelle varie province della regione è arrivato lo "Speciale elezioni" di Mataran, anzi, "l'organo ufficiale del voto in Friuli Venezia Giulia", come si può leggere sotto la testata: un voto da affrontare con una giusta "dose di satira gratuita ma non scontata", nel senso che non è banale e che non fa sconti (anche per questo nel 2021 è arrivato il meritato Premio Satira Forte dei Marmi, citato accanto alla testata con una finta etichetta malincollata).
Oltre che in quei punti di distribuzione gratuita, le otto pagine del numero speciale di Mataran sono state al centro di una presentazione rivestita come un "party elettorale" in piena regola (con tanto di invito a forma di scheda, regolarmente bollata) ieri sera a Udine (alla Cas'Aupa) e questa sera si replicherà a Pordenone (alla Casa del Popolo). Che l'appuntamento elettoral-satirico sia molto sentito da quelle parti lo hanno dimostrato due dettagli della serata di ieri: oltre cento partecipanti e, tra il pubblico, varie persone candidate alle comunali o alle regionali. Come a dire che alla fine tanto vale ridere, anche se magari quella banda di scapestrati matarans prende di mira questa o quella candidatura, che sia destinata a vincere o a perdere (perché non ci si salva dai graffi - scritti o disegnati - di chi esercita la satira). Ben venga allora partecipare alla festa di "un organo riproduttivo di satira e umorismo, noncurante ma non indifferente - si legge all'interno - con notizie false ma non bugiarde, fatto in casa per la gente di qui anche se la gente di qui non lo vuole in casa, e quindi letto perlopiù in piedi, sul trattore o in barca a vela (dipende dove abitate)". Pure e soprattutto sotto elezioni, infatti, è bene non dimenticare che "la satira è lo strumento degli sfigati per dissacrare il potere e le idee, specialmente quelle di chi vuole insegnarci come e di cosa ridere".
Il primo e principale oggetto della satira questa volta è il presidente uscente e ricandidato della giunta regionale, il leghista Massimiliano Fedriga: lui, armato di una matita appuntita, spunta da un foro nero con i contorni della regione in una copertina chiaramente ispirata alla locandina del film di Stanley Kubrick Arancia meccanica (il cui titolo, con gli stessi caratteri, è stato trasformato in Rielezione meccanica). Pure all'interno un certo spazio è dedicato al candidato del centrodestra, specie nel confronto con il suo principale contendente, Massimo Moretuzzo (nella caricatura il candidato autonomista sostenuto anche dal centrosinistra e dal M5S è ritratto nei panni del líder mínimo, con il simbolo del suo Patto per l'autonomia sul basco, mentre Fedriga è "Sua Eccellenza", in divisa e con Sole delle Alpi, Alberto da Giussano, fiamma tricolore e bandierina forzista trasformati in distintivi). Tra i vari altri contenuti del numero, appare impagabile (e serissimo), tra i commenti sulle elezioni dei "vip del Friuli Venezia Giulia" (dall'ex candidato autonomista Sergio Cecotti, all'attuale candidato "terzopolista" Alessandro Maran fino a Francesca Mesiano dei Coma Cose), quello di "Armando della Pimpa": "Mi asterrò, come ho sempre fatto da quando ero ragazzo. Sono per l’ordine ma senza potere, fondato sulla pari dignità e perciò autentico".
Nelle otto pagine di Mataran (tutte da sfogliare con la massima attenzione, anche da chi non è parte di quella regione) però, non poteva mancare la seconda edizione del Salon des Refusés imaginaires, vale a dire la pagina dei simboli delle liste (regionali e comunali) "che non ce l'hanno fatta", non essendo arrivate sulle schede perché bocciate o abortite anzitempo, ma in realtà frutto esclusivo della creatività della squadra dei portatori di satira. Questa volta la tribuna è soprattutto per le elezioni regionali, cui sono dedicati ben sei dei dodici emblemi creati da Mataran; non vengono comunque trascurate le elezioni amministrative, fonte di ispirazione per le altre sei liste "farlocche". Come nel 2021, ciascun contrassegno - piazzato su un simulacro di scheda elettorale, rispettando i colori scelti in FVG per l'evento: azzurro per le elezioni regionali, arancione per quelle comunali - è accompagnato da una breve descrizione della lista e del motivo per cui il simbolo ("falso, ma non bugiardo", come tengono a sottolineare dalla redazione) non sarebbe stato sottoposto al giudizio di elettrici ed elettori.
Iniziando il viaggio "fantasimbolico" dalle elezioni regionali, il primo emblema a essere mostrato è quello dell'Österreichisch-Ungarische Volkspartei, vale a dire il "Partito Popolare Austro-Ungarico" su fondo giallo spicca l'aquila bicipite (impiegata anche dall'impero asburgico) cui è sovrapposto al centro uno scudo con l'alabarda triestina dorata, collocata sui colori della bandiera dell'Austria; al nome del partito scritto in carattere gotico fa da contrappunto la sigla collocata in basso, nel segmento bianco, con la V rossa e quasi-3D mutuata dal simbolo della Südtiroler Volkspartei (lo stesso nome, ovviamente, rimanda a quello della Svp). "Dopo una trionfante raccolta firme, forti dell’appoggio di molti triestini, ma non solo, il Partito Popolare Austro-Ungarico era pronto a presentarsi alle regionali con mire di vittoria: obiettivo fondante, l’annessione della Venezia Giulia all’Austria". Mataran peraltro informa pure del prematuro scioglimento della lista, dopo che qualcuno - cartina alla mano, evidentemente - aveva fatto notare che la provincia di Udine confina con l'Austria, ma la Venezia Giulia no.
Non appare legato a questioni storico-territoriali, ma a un evento atteso nelle prossime settimane il Partito degli Alpini con le mani legate. Dall'11 al 14 maggio, infatti, Udine ospiterà la 94esima adunata nazionale degli Alpini, quella che segue le polemiche legate a quella dello scorso anno (svoltasi a Rimini e San Marino) per i casi di molestie verbali e tattili segnalate da varie donne. Il fanta-partito - con le mani davvero legate al centro e la parola "Alpini" con lo stesso rilievo normalmente dato al cognome di Matteo Salvini nel simbolo della Lega (scelta probabilmente originata dal post dello scorso anno a sostegno degli Alpini, apparso sui canali social del segretario leghista) - aveva un programma impegnativo: "Legittima difesa e rispetto per il prossimo. Pene severe per i colpevoli di palpata al culo (tranne se 'mano morta involontaria'), carcere a ore per chi si ubriaca sforando il limite di 3.0 alcolico (valido solo i lunedì di febbraio), pena di morte per chi irride le penne nere (corvi e tacchini inclusi)". Troppo impegnativo forse: si apprende infatti che gli Alpini "hanno abbandonato la sfida elettorale, preferendo direttamente marciare su Udine".
Ben più etereo e leggero, con una sagoma di fatina alata (in stile Campanellino-Trilli di Peter Pan secondo Disney) in un cielo azzurrino con stelle, appare il simbolo della lista Noi siamo Friuli Venezia Giulia. Non c'è alcun riferimento grafico o testuale a idee politiche, in questo emblema, e non è affatto un caso: la lista, che sarebbe stata "ideata da Fedriga sotto l’effetto allucinogeno di due bacche di goji, [...] ricalcava il trend del brand regionale 'Io sono Friuli Venezia Giulia'", campagna pensata per il settore agroalimentare con tanto di merchandising. Per evitare posizionamenti territoriali e culturali limitanti, sarebbero stati "esclusi a priori i candidati friulani, triestini, sloveni e germanofoni", preferendo inserire in lista solo "persone neutre, identificabili nel concetto di 'Friuliveneziagiuliatuttoattaccato'". Il progetto elettorale sarebbe però sfumato perché nessun potenziale candidato aveva queste caratteristiche: "ciò che rimane di questa visione è un container pieno di felpe, penne e altri gadget personalizzati abbandonato nel Porto Vecchio di Trieste".
Si riconosce invece molto bene il simbolo che ha generato il contrassegno mai depositato di Foiba Italia: la bandierina che Cesare Priori aveva concepito per Forza Italia in questo caso si è tinta dei colori della bandiera jugoslava (con il blu al posto del verde e la stella della repubblica socialista nel mezzo). Foiba Italia sarebbe stato un "movimento bipartisan con l’obiettivo di far luce su tutte le foibe presenti in regione, nel resto d’Italia e nel mondo": si apprende infatti da Mataran che "studi indipendenti dimostrano a tutt'oggi l'operatività
di brigate titine nella Buse dai Veris a Udine, nel Grand Canyon e nella Fossa delle Marianne". Il programma prevedeva anche "la creazione del Semestre del Ricordo, perché un giorno è riduttivo, e campi rieducativi per storici coi brani di Cristicchi in filodiffusione" (con riferimento al musical Magazzino 18). Come mai il simbolo non è finito sulle schede? Semplice: "A forza di ricordare di ricordarsi si sono scordati di depositare la lista". Eh, lo fanno, lo fanno...
Merita almeno un mezzo minuto di raccoglimento (anche solo per aguzzare lo sguardo o far riposare gli occhi) il simbolo della fantalista Semplicemente noi, tentativo veramente falso ma drammaticamente verosimile di creare un progetto elettorale comune per l'area sinistra. E se "il nome della lista unica di Sinistra era stato approvato rapidamente, dopo sole ventidue riunioni", oggetto della discordia è stato proprio il contrassegno elettorale, perché "doveva contenere tutte le anime, le idee, le minoranze minorizzate, le maggioranze relative, il mondo del lavoro, le famiglie arcobaleno, i non-giovani, l’ambiente, la pace, gli atei vegani, i preti etero, la Bisiacaria!" Non è dato sapere se il simbolo svelato da Mataran sia l'ultima versione disponibile - si favoleggia circa l'esistenza di un simbolo pieno di "pulci" disposte a spirale in cerchi concentrici, tanto affollato quanto illeggibile - mentre si sa che "il grafico, disperato, si è iscritto agli anarcoinsurrezionalisti e non se n’è fatto nulla". La sua opera, in compenso, ora può essere utilizzata come esempio di come non si fa un contrassegno elettorale, come strumento alternativo per provare la vista e, soprattutto, come test per scoprire quali simboli e di quali partiti sono contenuti nel cerchio.
L'ultimo fantaemblema legato alle regionali era Fradis dal Friûl (Fratelli del Friuli, in furlan), "formazione capeggiata da nostalgici del Duce e portatori di Ray-Ban con i colletti alzati". Il simbolo di base, ovviamente, è quello ufficiale di Fratelli d'Italia, con il nome modificato e la parte destra della fascetta tricolore con i colori della comunità friulana (azzurro e giallo), ma la massima attenzione dev'essere prestata all'elemento che sta in basso, in campo bianco: un pignarûl tricolore (dunque una catasta da bruciare, con tanto di persona sulla sommità, con i due corni della fiamma tricolore sovrapposti ai lati). Quell'immagine "unisce il nazionalismo italiano a quello friulano: non un controsenso, sostengono, basta saper intonare Faccetta nera in marilenghe" (cioè in furlan, "lingua madre"). Il cammino della lista verso le schede, tuttavia, sarebbe stato bloccato dal senatore Roberto Menia in persona (ora in Fratelli d'Italia, dopo la sua militanza in Msi, an, Pdl e Fli): si apprende da Mataran che lui, "salito appositamente da Roma", avrebbe "spezzato le reni ai promotori ululando 'Prima gli italiani!".
Esaurita la pagina relativa alle elezioni regionali, il gruppo di Mataran ha dato giusta attenzione anche alle competizioni in alcuni dei comuni chiamati al voto (in fondo l'esperimento dei "simboli non presentati" era nato proprio così). Si parte dall'unico ex capoluogo di provincia coinvolto dalle elezioni, dunque Udine: lì si era immaginata la Lista civica dei Magnifici Rettori, generata evidentemente dal fatto che, dopo il doppio mandato da sindaco di Furio Honsell (2008-2018), il centrosinistra ha scelto di rivolgersi a un altro ex rettore dell'Università di Udine, Alberto Felice De Toni. La redazione ha dunque avuto gioco facile a immaginare come "sogno proibito del centrosinistra udinese" la presentazione di "un'intera lista di rettori universitari". Preparato il simbolo (sullo stile di un sigillo antico di ateneo, con all'interno l'aquila friulana di Uniud dotata di fascia tricolore) e raccolte "le adesioni di De Toni, Honsell e Donatella Rettore, l'unione è sfumata dopo l'altolà del Terzo Polo, che ha minacciato di rompere la coalizione se in ogni lista non ci fosse stato almeno uno sceicco arabo o un socio di Confindustria". Neanche con i simboli farlocchi si può stare tranquilli...
Uno stile più moderno connota il simbolo pensato per la fantalista Guardiani della Scalinata, concepita per Fogliano Redipuglia. La scalinata, protagonista del nome e del contrassegno, è ovviamente quella del Sacrario militare di Redipuglia, finita in passato al centro di varie polemiche dopo che nel 2017 il rapper Justin Owusu l'aveva usata come location per un filmato (nel 2020 era stato condannato per vilipendio) e si erano accese varie proteste. Si apprende dunque che la fantalista aveva pensato di organizzare "picchetti 24 h su 24 presso il Sacrario militare di Redipuglia allo scopo di prevenire episodi di vilipendio", risultato da ottenere anche con l'ausilio di "polizia privata munita di spray e tirapugni, videocamere a raggi X, trappola del masso rotolante, buco di lava". La lista tuttavia sarebbe stata addirittura esclusa, per una sorta di contrappasso ironico: avrebbe infatti "organizzato lo shooting fotografico elettorale proprio davanti alla scalinata", per cui "tutti i candidati sono stati iscritti nel registro degli indagati per vilipendio".
Nel comune di Sacile, invece, si sono perse le tracce del Movimento Osei Liberi, legato inevitabilmente alla tradizionale Sagra dei Osei di settembre, in cui si espongono e vendono uccelli da canto. La fantalista sarebbe stata concepita dagli animalisti locali, dopo che i loro predecessori per decenni avevano chiesto "alla città di rinunciare alla sagra e valorizzare altre antiche tradizioni del territorio non speciste, tipo i pagamenti in nero" (correndo voci incontrollate e certamente menzognere secondo le quali, trattandosi di un territorio ricco e ampiamente produttivo, in passato la gimcana antitasse era stata uno sport diffuso). Il simbolo è stato realizzato in modo pregevole, con la sagoma di un volatile in fuga da una gabbia aperta, collocata al posto del tamburo e della cupola del tempo di San Liberale (a sua volta ispirato allo Sposalizio della Vergine di Raffaello). Il problema, qui, sarebbe stato legato al nome della lista, che sarebbe stato "travisato sui social", attirando "solo coppie di scambisti dal vicino Veneto". Inevitabile, a quel punto, l'intervento della forza pubblica : pare che le attività di raccolta firme siano state interrotte e la piccola folla presente sia stata "sgomberata dai carabinieri con l’uso di una scacciacani, specista anch’essa". Un'operazione contro il voto di scambio (anzi, lo scambio prima del voto).
Se Sacile è famosa anche per la fiera dei volatili, San Daniele del Friuli certamente lo è per i prosciutti. Il dato di base è che alle elezioni del 2-3 aprile Lega e Fratelli d'Italia non sosterranno lo stesso candidato. Si è così immaginata la lista Prosciutto-Meloni, nel senso che il fantacandidato di Fdi sarebbe stato tale Italo Prosciutto, "picchiatore del Msi negli anni '80, poi in doppiopetto con An e oggi meloniano di ferro", ma ritenuto "troppo moderato" dai leghisti, perché "lo scorso carnevale si è mascherato da Minni e non da Hermann Göring come faceva abitualmente. La difesa di Fdi, ovvero che seppur vestito da Minni salutava romanamente, non ha ricucito lo strappo". In luogo della fiamma, nel contrassegno - non arrivato sulla scheda, non si sa perché - ci sono due prosciutti, uno verde e uno rosso.
Più che per il cibo, Fiume Veneto (in provincia di Pordenone, a dispetto di quanto suggerirebbe il nome) negli ultimi anni ha fatto parlare di se per l'apertura - nel 2019 - di uno dei depositi di smistamento di Amazon. Dev'essere quindi venuto facile immaginare che pensasse di tentare "la scalata politica" del comune addirittura il fondatore del colosso dell'e-commerce, Jeff Bezos (magari non di persona, non essendo lui cittadino italiano, ma attraverso un fiduciario). Ecco dunque partorita l'idea della lista bezos for river veneto (ispirata al marchio di Amazon, nelle minuscole, nei colori usati e nella freccia), con alcuni punti programmatici di rilievo: "conversione di tutti i cittadini in operai, aumento a 36 ore lavorative giornaliere, inglesizzazione di Pescincanna in Fishinrod". I disguidi, tuttavia, possono sempre capitare: "a causa dello smarrimento di un codice, il pacco con la lista dei candidati è rimasto bloccato in un Amazon Locker" e non si potrà nemmeno chiedere l'annullamento del voto
Resterebbe da dire dell'ultimo "simbolo fantastico" concepito, quello di Verità per eni, immaginato in corsa a Fiumicello Villa Vicentina, ma c'è poco da spiegare (o meglio, ce ne sarebbe parecchio), molto da pensare e ben di più di cui indignarsi (e non certo per la satira di Mataran). Se a qualcuno sfuggisse il senso del cane a sei zampe di Luigi Broggini (rifinito da Giuseppe Guzzi), trasformato in Anubi mentre spara fiamme da tergo, della presenza di un marchio ben riconoscibile nel nome della lista e di un chiaro riferimento ad Amnesty International nella parte inferiore, basti ricordare che Fiumicello è il comune in cui è cresciuto Giulio Regeni: altro non serve dire.
Conclusa la carrellata dei "simboli fantastici" offerta quest'anno da Mataran, resta da prestare l'attenzione che merita all'ultima pagina della pubblicazione. Questa, infatti, è interamente occupata da una tavola intitolata "FriulVotaziaGiulia" e che rende un chiaro omaggio a Benito Jacovitti, artista italiano del fumetto scomparso nel 1997 e di cui quest'anno si celebra il centenario della nascita. La tavola riprende in tutto e per tutto lo stile del maestro (ed è possibile identificare alcune citazioni dallo storico manifesto Così si vota realizzato nel 1975 da Jacovitti per la Spes - Dc) ed è stata offerta ai lettori di Mataran da Luca Salvagno, "erede grafico ufficiale" dello stesso Jacovitti. Che si apprezzi o meno quello stile di disegno, si è di fronte a un vero capolavoro che merita di essere riconosciuto e apprezzato, con il tempo necessario a concentrarsi sulla ricerca dei dettagli e dei particolari che rendono ricca quella pagina. E visto che all'interno non mancano i tradizionali cartelli jacovitteschi, chi scrive non può fare a meno di esprimere una sua convinzione: se nei seggi elettorali, invece del solito manifesto contenente il richiamo alle principali disposizioni penali legate alle elezioni e che quasi nessuno guarda, venisse esposto il cartello con la scritta imperiosa ed enigmatica "È quasi vietato sbarbaganare le pitinicchie", questo riceverebbe molta più attenzione. Chissà come si scrive quella frase jacovittesca in furlan...