Alla fine il verdetto simbolico è arrivato: Fratelli d'Italia, per lo meno alle elezioni europee e alle altre consultazioni di quest'anno, cambierà contrassegno, o meglio lo "aggiusterà" un po', secondo le indicazioni ricevute alle primarie che ha svolto lo scorso fine settimana. Delle otto proposte messe a disposizione dei votanti (dietro pagamento di 2 euro, ormai l'obolo primario è stato istituzionalizzato), ci dicono che la più votata - 28% delle schede tricolori votate - inserisce per intero l'emblema che fu di Alleanza nazionale e di cui la Fondazione An ha concesso l'uso con nutrito contorno di polemiche. In effetti non è proprio la prima versione del logo di An partorita da Massimo Arlechino, ma l'ultima elaborazione di mani ignote, che ha assottigliato il nome e colorato la fiamma a tinte fosforescenti, manco fosse fatta con l'evidenziatore.
La "pulce" nazionalalleata copre del tutto il nodo tricolore che Fdi aveva scelto in continuità con la grafica e le campagne di An (del resto, a che serve il richiamo, quando si può contare sull'originale), lasciando solo le corde spuntare da sotto al cerchio. Il nome dei Fratelli resta nella parte superiore, meno elegante dell'ultima versione e un po' compresso, per far spazio al "nuovo arrivato".
Posto che Fratelli d'Italia non si può certo dire erede di An (che gli ex siano sparsi in varie altre realtà, a partire da Forza Italia, è cosa arcinota), il principio utilizzato è lo stesso che aveva messo in campo la neonata Alleanza nazionale - allora ancora solo formazione elettorale - quando nel 1994 scelse di racchiudere in un cerchietto la fiammella e di metterla nella parte bassa del cerchio grande. Che poi era lo stesso, identico stratagemma che nel 1991 avevano coniato gli ex comunisti, quando avevano deciso di chiamarsi Pds senza abbandonare del tutto la loro storia, piazzando le bandiere con falce, martello e stella alla base della quercia.
Stavolta però c'è una sorta di unicum, perché - a memoria - è la prima volta che un contrassegno elettorale di fatto ne contiene tre. Quello del Msi all'interno di quello di An che a sua volta è ospite di Fdi. Un gioco di rimandi che lotta anche con la grafica elettorale obbligata (su 3 centimetri di diametro richiesti per l'emblema da scheda, la fiamma sarà alta 6 millimetri), ma di fatto cerca di racchiudere nel cerchio più grande quasi 70 anni di storia.
Si potrebbe dire che i Fratelli d'Italia guardano avanti con un occhio al passato, nel senso che la fiamma la vogliono a tutti i costi? Così così, perché dipende dalla domanda che è stata loro posta. Perché è vero che dei tanti loghi inviati durante la consultazione online su Facebook molte delle proposte avevano la fiamma, così come l'aveva il logo più votato (quello di Enea Paladino, che prendeva il simbolo di An e metteva semplicemente il nuovo nome) che misteriosamente sulla scheda non ci è finito mai, ma in fondo non si deve dimenticare che sei proposte delle otto presenti in scheda avevano la fiammella. Il 77,9% dei votanti ha scelto un simbolo "infiammato", ma considerando che solo due erano senza il vecchio logo, "l’analisi “il 77.9% dei votanti vuole la fiamma nel simbolo” - come scrive con acutezza Rosario D'Auria - ha la stessa profondità della battuta che mi faceva mio zio, unico fratello di
mia madre, quando io, unico figlio di sua sorella, ero bambino: 'sei il miglior
nipote che ho!'".
In ogni caso, per il futuro bisognerà attrezzarsi: a voler far entrare tanti anni in un simbolo solo, o si allarga la scheda, o si muniscono gli scrutatori di lenti da distribuire ai seggi, assieme alla matita copiativa. Facciamo un preventivo?