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mercoledì 17 agosto 2022

Impegno civico, simbolo ammesso ma diffidato da chi rivendica il nome

Tra i contrassegni per le elezioni politiche del 25 settembre prossimo depositati durante la #MaratonaViminale tra venerdì e domenica  e accettati nelle scorse ore c'è anche quello di Impegno civico - Centro democratico, che dunque si appresta a presentare le proprie liste per Camera e Senato tra domenica e lunedì nelle varie corti d'appello. C'è chi pensa però che Luigi Di Maio non dovrebbe dormire sonni tranquilli, nel senso che quelle liste potrebbero incontrare ostacoli a causa del nome usato per distinguere la lista, secondo qualcuno già "occupato" in politica da molti anni. Di questo, per lo meno, è convinto Fabio Desideri, presidente di Confimprese World, eletto consigliere regionale nel 2005 nella Lista Storace, già sindaco di Marino dal 2000 al 2002 e ancora prima (dal 1996) consigliere comunale sempre a Marino, in entrambi i casi per una lista denominata proprio Impegno civico.
Si era già accennato nei giorni scorsi, quando era stato reso noto il nome della lista / forza politica di Di Maio e poi questa era stata presentata, che Desideri aveva rivendicato la costituzione mediante un atto notarile dell'associazione politica Impegno civico nel 1994, prima della partecipazione alle amministrative di Marino del 1996 e del 2000 (dalle ultime uscì eletto sindaco proprio Desideri), ritenendo dunque che Di Maio non potesse impiegare quel nome senza prima raggiungere un accordo con chi l'aveva impiegato già almeno un quarto di secolo prima. A questo proposito, all'indomani dell'evento di presentazione di Di Maio e Tabacci, Desideri aveva annunciato, "dopo aver sentito tanti amici che presero parte all’esperienza politica di Impegno civico, negli anni 1996 e 2000", di essersi rivolto a un collegio legale (con gli staff degli avvocati Eugenio Pisani di Marino e Rocco Caminiti di Roma) perché questo valutasse "con massima attenzione, le correlazioni con l’esperienza del nostro Impegno civico in quegli anni, la nostra storia e la nostra denominazione, verificando se ricorrano gli estremi che necessitano di azioni di tutela nelle sedi competenti", appunto per proteggere "la storia di Impegno civico".
Ora che il rito del deposito dei contrassegni elettorali si è compiuto, indicando così ufficialmente con quale emblema le varie forze politiche intendono partecipare al voto, Desideri avrebbe compiuto un passo ulteriore: "Ieri - ha fatto sapere domenica - i nostri avvocati hanno notificato, presso gli uffici ministeriali, dopo la presentazione del simbolo di Impegno Civico, a Di Maio e Tabacci, formale diffida a presentare le liste di Impegno civico, comunicando inoltre agli stessi che in caso di presentazione delle liste sarà immediatamente presentato ricorso nei termini di legge. Speriamo sinceramente che Di Maio e Tabacci non creino le condizioni che ci obblighino a dover ricorrere alla Magistratura al fine di evitare la presentazione delle liste il prossimo 21 agosto".
Fin qui le dichiarazioni pubbliche di Desideri, di cui si deve certamente tenere conto. Chi però frequenta questo sito ricorderà che, non appena il nome del nuovo progetto politico di Di Maio è stato reso noto, uno sguardo rapido agli ultimi quattro anni di elezioni amministrative ha fatto emergere almeno una trentina di usi del nome "Impegno civico" nelle competizioni locali tra il 2019 e il 2022: viene da domandarsi, quindi, se Desideri abbia reagito contro gli altri gruppi che abbiano usato quel nome con le stesse forme ora praticate nei confronti di Di Maio e Tabacci. "È verissimo - spiega a Isimbolidelladiscordia.it - 'Impegno civico' è una dicitura molto usata e più volte utilizzata in appuntamenti elettorali. Il problema è che un conto è la presenza alle amministrative, che hanno carattere locale, un conto è la valenza e l’utilizzo su base nazionale della lista Impegno civico. Il dato locale è l’essenza di una presenza nelle istituzioni di territorio per favorire la partecipazione dei cittadini, tutt'altra cosa è la presenza a livello nazionale in uno schieramento politico". 
Sulla sua pagina di LinkedIn, Desideri ha condiviso tra l'altro un articolo dell'agenzia Dire in cui si dava conto dell'esistenza almeno di un'altra associazione politica denominata "Impegno civico", fondata questa volta a Bologna nel 1993, dunque addirittura un anno prima di quella cui si riferisce Desideri. E se i #drogatidipolitica non possono non notare - grazie al sito dell'associazione - che tra i presidenti si è annoverato per un paio di anni anche Nino Luciani (sì, proprio il segretario-depositante della Dc), in quell'articolo si dice che uno dei fondatori, 
Giuseppe Maria Mioni (già consigliere comunale a Bologna per Forza Italia), ha chiesto a Di Maio e Tabacci di rinunciare a quel nome. "Non è chiaro - ha scritto Desideri su LinkedIn, riferendosi all'associazione bolognese - se abbia mai partecipato alle elezioni, come nel caso di Impegno civico di Marino, sin dal 1996, ma è certo che esisteva. Entrambe le associazioni, sia quella di Bologna sia quella di Marino, sono state costituite con atto notarile. A questo punto, sarà difficilissimo per Di Maio e Tabacci contestare la fondatezza dei ricorsi in caso di presentazione delle liste. Sin da ora mi appello all'ex consigliere Mioni, del comune di Bologna, affinché voglia condividere l'iniziativa di tutela della nostra storia per la quale, nella prossima settimana, rivolgeremo un forte appello, a tutti i leader dei partiti presenti in parlamento, per la salvaguardia dei ricordi e delle esperienze di tanti italiani che non possono esserci sottratti da Di Maio e Tabacci".
Al di là dei toni diversi della richiesta (un invito a cambiare nome, senza fare accenno a iniziative legali) proveniente da Bologna, proprio l'emergere dell'esistenza di un'altra associazione - sempre costituita con atto notarile - spinge a interrogarsi su quanto possa pretendere Desideri: se l'associazione bolognese esisteva da prima della sua, non avrebbe forse più titolo per sentire lesi i propri diritti al nome e all'identità personale? E, già che ci si è, un'altra domanda si fa strada: il fatto che Di Maio e Tabacci intendano impegnarsi e candidarsi nella coalizione di centrosinistra ha per caso contribuito a rafforzare in Desideri l'intenzione di tutelare l'associazione-lista che aveva co-fondato, oppure anche altre collocazioni politiche non avrebbero cambiato il suo agire?
"Io parlo per quello che mi riguarda - spiega sempre Desideri per lettrici e lettori di questo sito -. Credo che la nostra lista sia stata la prima a presentarsi a un appuntamento elettorale eleggendo donne ed uomini nelle istituzioni locali e depositando simbolo e denominazione alle commissioni elettorali competenti per territorio. Non discuto l'eventuale presenza di Impegno civico di Di Maio e Tabacci nel centrosinistra, nel centrodestra o al centro; eccepisco invece che quella lista Impegno civico possa essere presente sul piano nazionale senza che nessuno ci abbia chiesto se questo fosse possibile, visto che noi avevamo provveduto a tutelare la nostra associazione con un atto pubblico. Ritengo comunque che forse una riflessione vada fatta sui comportamenti di Di Maio, Tabacci etc.: se più soggetti che hanno già impiegato in politica la denominazione 'Impegno civico' li invitano a ritirare il simbolo e a non utilizzarlo, il fatto che costoro vadano avanti senza alcuna considerazione per tutti noi non è forse un comportamento da valutare e magari da stigmatizzare?".
A quanto si può comprendere, il progetto di Desideri è presentare ricorsi o in ogni caso rivolgersi alle varie corti d'appello in cui Impegno civico di Di Maio e Tabacci presenterà le proprie liste, facendo presenti le proprie ragioni. Di questo si prende atto, ma sembra opportuno fare alcune valutazioni relative al procedimento elettorale: innanzitutto, tra le competenze degli uffici elettorali circoscrizionali e regionali c'è l'accertamento dell'identità dei depositanti, dell'avvenuto deposito dello statuto/dichiarazione di trasparenza e del programma, dell'uso di un contrassegno presentato e ammesso, dei requisiti della lista presentata (data di presentazione, numero e regolarità delle eventuali sottoscrizioni, composizione della lista), della copertura dei collegi, dei requisiti delle singole persone candidate, mentre non ci sarebbe la valutazione di eventuali doglianze di soggetti che non partecipano alle elezioni, specie se relative al nome della lista (e, di riflesso, al simbolo utilizzato); si deve poi ricordare che non è possibile impugnare davanti all'Ufficio elettorale centrale nazionale presso la Corte di cassazione eventuali decisioni di ammissione di una lista e, in ogni caso, sono legittimati a ricorrere al collegio di seconde cure solo i delegati dell'eventuale lista ricusata o che abbia visto escludere una o più candidature. 
Per chi non partecipa al procedimento elettorale, insomma, non è prevista la possibilità di partecipare all'iter di valutazione dell'ammissibilità delle liste, né si può pensare che gli uffici elettorali possano ritenere inutilizzabile un contrassegno ritenuto ammissibile dal Viminale e sul quale non vi siano state opposizioni in Cassazione. In effetti, sempre nel tentativo di tutelare il proprio contrassegno, Desideri avrebbe potuto presentare il simbolo del "suo" Impegno civico (contenente una stretta di mano sopra l'immagine di una torre, collocata al centro di una struttura blu a orbite - simili a quelle classiche degli elettroni - e su un fondo coloro rosa chiaro) come contrassegno elettorale, magari con l'intento di opporsi all'ammissione del fregio di Di Maio e Tabacci e far decidere l'Ufficio elettorale centrale nazionale, non tanto sulla confondibilità del simbolo - oggettivamente diverso - quanto piuttosto su quella del nome. Tra i 101 contrassegni arrivati in bacheca, però, quello di Desideri in effetti non si è visto, così il contrassegno di Impegno civico depositato personalmente da Di Maio e Tabacci è stato ammesso senza problemi: ora, dunque, sembra difficile contestarlo in sede elettorale. Ovviamente resta aperta la possibilità di cercare tutela sul piano civilistico, facendo valere - in particolare - eventuali lesioni del diritto al nome o all'identità personale dell'associazione che esiste da più tempo; difficile dire quale esito potrebbe avere un'azione simile in tribunale. Di certo, Fabio Desideri sembra intenzionato a tutelare la storia della propria associazione-lista: si vedrà in quali sedi e con quali esiti.  

lunedì 1 agosto 2022

Impegno civico, un'ape su fondo blu-arancio per Di Maio e Tabacci

Alla fine il tempo del battesimo per il progetto politico legato a Luigi Di Maio e Bruno Tabacci è arrivato, in un evento in grande stile al Foro Italico, in un tripudio di schermi a led e Heroes di David Bowie sparata a tutto volume per introdurre vari interventi, al punto da rendere difficile, in qualche momento, sentire le voci di chi parlava al microfono (almeno per chi ha seguito la presentazione attraverso Facebook). Il primo a farne le spese è stato Emilio Carelli, entrato da poche settimane nel gruppo alla Camera di Insieme per il futuro (dopo aver fatto parte della compagine di Coraggio Italia e del gruppo misto): "Per me, che un anno e mezzo fa avevo lasciato il MoVimento 5 Stelle, è una specie di ritorno a casa, perché qui ho ritrovato i valori fondanti che il M5S ai miei occhi aveva perso". Proprio lui, che ha condotto la presentazione dando la parola alle persone che sono intervenute, ha citato per la prima volta papa Francesco (cui il nome del soggetto politico sarebbe ispirato) e ha tracciato un breve identikit del progetto politico in costruzione: "Impegno civico vuole essere una grande forza riformista, con grande attenzione all'ecologia, all'ambiente e alla transizione digitale".

Visioni e (con)divisioni

Del percorso che ha condotto alla fondazione della forza politica ha parlato soprattutto Vincenzo Spadafora, indicato come coordinatore politico di Impegno civico: per lui la nascita del progetto è frutto "della scelta molto importante che abbiamo fatto il 21 giugno", quando Di Maio, lui e altri hanno lasciato il MoVimento 5 Stelle e "scelto da che parte stare"; ha rimarcato le radici più antiche di quel percorso, inevitabilmente legate all'azione del MoVimento 5 Stelle in cui i promotori di Impegno civico hanno militato "e ai suoi traguardi che, un po' maldestramente, ora sono rivendicati da chi di quella storia non ha mai davvero fatto parte"; c'è però anche l'accenno a "errori, sottovalutazioni, analisi a volte sbagliate" che hanno caratterizzato almeno in parte il percorso che ha portato fino a oggi e che comunque hanno formato l'esperienza di chi ora dà avvio a questa nuova esperienza politica. Questa punta inevitabilmente alle elezioni politiche di inizio autunno, ma il lavoro dovrà continuare anche dopo il 25 settembre: "Quel giorno il problema non sarà scegliere tra la destra e noi, ma tra due diverse visioni di società e futuro che vengono proposte. Noi dovremo essere in grado di raccontare la nostra visione che è esattamente opposta a quella delle forze politiche che oggi rappresentano la destra nel nostro paese, specialmente se si parla di diritti, a partire da quelli di ogni persona della collettività, non solo delle varie comunità che ne fanno parte".
Durante la presentazione si sono avvicendati vari interventi che si potrebbero dire "tecnico-politici", da quello della sottosegretaria uscente all'economia Laura Castelli (che si è diffusa appunto sull'economia sociale) a quello di Federica Gasbarro, attivista climatica che ha partecipato all'ultima Cop26 a Glasgow, passando per Carlo Romano (membro del consiglio nazionale di Centro democratico, più di recente coordinatore delle politiche economiche del governo guidato da Mario Draghi). A dimostrare che il percorso con il partito di Tabacci non è né dovrebbe essere un mera alleanza tecnico-elettorale, volta a evitare la raccolta delle firme, è intervenuto il discorso della segretaria nazionale di Centro democratico, Margherita Rebuffoni: "Impegno civico è il nostro progetto politico condiviso, nel quale uniamo le forze, che il modo migliore per affrontare le sfide politiche. Centro democratico ha una sua storia, quella di Insieme per il futuro è più recente ma ben connotata politicamente. Il perimetro in cui ci muoviamo è quello del centrosinistra: lì siamo nati con le primarie del 2012 e non ci siamo mai mossi da lì. Il voto del 25 settembre è il più importante degli ultimi anni, perché per la prima volta non ci confronteremo con il centrodestra, ma con la destra e questo non può non avere un peso, a partire dai rapporti internazionali". In giorni in cui nel terreno alternativo al centrodestra si parla soprattutto di malumori, veti nei collegi uninominali, tentazioni di corse autonome, Rebuffoni ha chiesto "un sussulto di generosità verso il paese e di responsabilità per tenere unito questo campo, per non regalare alla destra l'Italia: credo che nella coalizione non ci debbano essere veti, l'unico che dobbiamo mettere è alla destra, perché non vinca le elezioni".

Un progetto e un simbolo per investire sul futuro

Poi è toccato a lui, Bruno Tabacci, ingrediente essenziale di quest'operazione, di nuovo nelle vesti di "nocchiero elettorale" per una forza politica neocostituita, anzi, in via di formazione: lui, ben conscio del ruolo giocato, ha creduto opportuno raccontarlo in prima persona. Lo ha fatto senza troppi giri di parole, a costo di far suonare strane quelle stesse parole pronunciate davanti a quella platea: "Io sono ancora democratico cristiano, solo che la Dc è morta nel 1993: io ho dovuto cercare di continuare a servire il mio paese con disciplina e onore, tenendo conto dei frati che si muovevano nel convento, che io non potevo certo cambiare, e delle condizioni politiche che si sono determinate nel paese, tenendo ferma la testimonianza che ho imparato dai miei maestri, alcuni dei quali avevano fatto la Resistenza" (più avanti ha citato i discorsi notturni di Giovanni Marcora). E se pochi giorni fa, intervistato da Francesco Magnani a L'Aria Che Tira Estate, Tabacci aveva definito Di Maio "il miglior prodotto evolutivo dei 5 Stelle", oggi è andato oltre: "Quest'operazione che facciamo oggi non è casuale: Luigi è più giovane dei miei figli, quindi è un passaggio generazionale, un investimento sul futuro, io e lui ci siamo frequentati nell'ultimo anno e mezzo con una certa assiduità e ho potuto vedere le profonde modificazioni che sono intervenute", evocando i primi tempi del MoVimento 5 Stelle e l'era del "vaffa". Le parole successive hanno avuto le sembianze un po' del sassolino tolto dalle scarpe (da parte di chi aveva un blog all'epoca in cui lo aveva Beppe Grillo, ma lo aveva chiuso perché refrattario agli insulti), un po' del riconoscimento che il Di Maio di oggi non sarebbe stato fuori posto in altri tempi della Repubblica: "chi ha pensato che mettere insieme la somma delle proteste equivalesse a fare un'azione di governo si è sbagliato: le proteste vanno introiettate, capite, ma poi la politica deve trovare il punto di sintesi, altrimenti la somma degli interessi particolari non fa l'interesse generale". 
Per più di una persona, però, quella varata oggi continuava a sembrare un'operazione più elettorale che politica: anche nella logica conventuale e comunitaria evocata da Tabacci, il fatto di detenere il simbolo - quello di Centro democratico - che ha permesso a Di Maio prima di costituire un gruppo al Senato (ultima defaillance delle modifiche al regolamento apportate nel 2017, ma non era certo stato Tabacci a crearne le premesse) e poi di correre senza dover raccogliere le firme alla pari di partiti più o meno consolidati (ammesso che siano tali nella realtà) per qualcuno ha il sapore del gioco di prestigio, se non del bieco trucchetto offerto da un comploce. Un'immagine, quella dell'illusionista o del furbetto-compare, che certamente Brown Tabax (non lo si dice per dileggiarlo, ma per riconoscerne l'abilità non limitabile a un contesto nazionale) non poteva accettare: meglio, molto meglio i panni oggettivamente abili, ma onesti e riconosciuti del nocchiero elettorale che conosce il momento e il modo più adatto per proporsi. "Io non ho voluto questa legge elettorale - ha proclamato non senza sorriso -, io sono ancora orfano di quella proporzionale con le preferenze, in cui non si veniva eletti perché ti votava il condominio, ma perché un numero consistente di persone scriveva il tuo cognome con la matitina. Il mio simbolo è frutto di quella stagione: si chiamava diversamente ma è frutto di quella stagione". E non sembra un caso che, dopo il suo ricordo proporzionalista, i sassolini più aguzzi Tabacci se li sia tolti qui, prendendosi anche il tempo di gettarli mirando bene:  "Calenda quale simbolo usa? Usa quello di +Europa che ho 'inventato' io grazie alla presenza di Centro democratico, quindi se non ci fosse stato Centro democratico, neppure Calenda potrebbe candidarsi". Pareva già di sentire il dissenso di Calenda a quelle parole (come di certo le varie compagini di riattivato della Democrazia cristiana non avranno gradito il riferimento alla Dc morta nel 1993): si è visto che il leader di Azione è convinto che al suo partito l'esenzione spetti - grazie all'emendamento Magi-Costa al "decreto elezioni 2022" - grazie alla sua elezione alle europee 2019 nella lista Pd-Siamo Europei; tanto è bastato, però, perché la platea di Impegno civico tributasse con gratitudine a Tabacci un altro robusto e sorridente applauso. 
"Con Luigi - ha proseguito Tabacci - abbiamo costruito un percorso politico: siamo europeisti convinti e pensiamo che l'Europa per il futuro sia la sola collocazione possibile". Ha evocato la Comunità europea di difesa che avrebbe voluto De Gasperi (e che purtroppo non è mai nata per opposizione francese) e riconosciuto la necessità di fare passi avanti a livello europeo: "i primi passi sono stati fatti sulla spinta del Covid, mettendo per la prima volta il debito in comune; se ne possono e se ne devono fare altri assumendosi delle responsabilità". Di lavoro da fare, in compenso, ce n'è anche in Italia per Di Maio e Tabacci, visto il percorso che hanno deciso di intraprendere, anche se il politico di lungo corso non si è certo sottratto ("Avrei potuto chiudere bottega, non perché ci si possa dimettere dalla politica, al massimo si può smettere di avere un ruolo, ma non mi sarei dimesso dalla politica perché la politica ce l'ho nel sangue"). La lista delle cose da fare, in ogni caso, è lunga e consistente: "Bisogna spiegare le cose agli italiani: ci vuole pazienza, ci vuole prudenza, ci vuole postura e Luigi ce l'ha". E se lo dice il nocchiero che di legislature da parlamentare ne ha fatte sei, occorre almeno ascoltarlo con rispetto.

Responsabilità civica e coscienza ecologica 

Non a caso, proprio di "un'amicizia di valori e di rispetto fin dall'inizio con Bruno" ha parlato nel suo discorso conclusivo Luigi Di Maio, subito prima di presentare Impegno civico come "un partito riformatore, che guarda con molta attenzione all'innovazione, all'ecologia, alla digitalizzazione, ai giovani, al sociale", non interessato invece a parlare "agli estremismi, a quelli che vogliono sfasciare tutto o fondano la loro politica sul no". Sarà stato contento Tabacci nel sentir evocare da Di Maio la necessità di ragionevolezza e moderazione per "mettere al centro il bene della nostra nazione", con cui si è finito per correggere anche il finale della storia "a 5 stelle" di cui Di Maio dal 2013 è stato uno dei volti più noti: "Con molti vecchi compagni di viaggio abbiamo iniziato dieci anni fa coltivando un principio: raccogliere le istanze sociali, portarle al governo, fare le riforme e cambiare il paese. Qualcosa però si è rotto quando qualcuno ha pensato che si potesse scommettere contro l'Italia, con il 'tanto peggio tanto meglio', cominciando a pensare che si potesse tornare indietro, al 2013 o addirittura al 2009, mentre noi dovevamo guardare al 2050". 
E se quello del 2009 e del 2013 si chiamava sempre MoVimento 5 Stelle, ma per Di Maio nell'ultimo periodo era cambiato in modo inaccettabile, quella "frattura incolmabile" ha suggerito la necessità di un nuovo percorso: "Questo credo debba rifarsi alle parole pronunciate l'altroieri da papa Francesco, quando ha invocato la responsabilità civica in politica". Il concetto per Di Maio è stato incarnato in vari momenti e contesti, ad esempio dagli "angeli del fango" dell'alluvione di Firenze, da chi si era arrivato in occasione del terremoto in Irpinia del 1980 o da chi si è speso per le altre persone durante i tempi peggiori della pandemia, ma lo stesso vale per il terzo settore che arriva dove lo Stato dovrebbe, per i giovani che si battono per il clima, per le imprese sociali e in generale per gli imprenditori che hanno riconvertito le loro fabbriche, nonché per gli amministratori locali. Pensando a loro, Di Maio ha annunciato di voler intervenire per snellire i loro compiti e le loro responsabilità, invitandoli a segnalare le norme che più li vincolano nella loro azione (e impegnandosi a riformare la disciplina dell'abuso d'ufficio che blocca o frena tante amministrazioni locali nel loro agire). 
"Impegno civile si dovrà prendere cura dell'italia, considerandola tutta e non solo in parte: nelle sue parti più deboli e in quelle più avanzate e costruire insieme un nuovo percorso". In questo senso il lavoro, tanto in campagna elettorale per vincere quanto in seguito, si prospetta enorme: Di Maio non pronuncia mai il nome del Pd o di Letta, concede che si possa parlare di area "draghiana", ma manda un messaggio a chi parla di veri o di esclusioni ("Alle priorità si risponde con l'unità, non con la divisione: lasciamo i litigi agli altri, agli estremisti") e mette in guarda dalle "ingerenze nella campagna elettorale da parte di soggetti stranieri, che credo saranno molto forti".

Il ritorno dell'ape e déjà-vu cromatici e nominali

Alla fine, di nuovo con David Bowie a tutto volume, è arrivato il momento del simbolo, il cui dettaglio principale era già stato svelato da Di Maio nel suo discorso: "C'è una piccola ape nel simbolo, perché è il simbolo della nostra coscienza ecologica come cittadini. Quando scompaiono le api nel nostro mondo non esiste neanche l'essere umano: è un aspetto poco conosciuto, ma fondamentale di quanto sta accadendo nel nostro pianeta. Mettere l'ape nel simbolo significa richiamare la nostra grande coscienza ecologista, ma anche mettere al centro la transizione ecologica, fondamentale nel Pnrr; significa dire che non risolveremo sicuramente il problema del climate change quest'anno, ma dobbiamo portarlo ai prossimi tavoli internazionali; significa anche lottare contro la burocrazia, che ostacola oggi il cammino verso l'estensione delle energie rinnovabili".
Sul ledwall è comparso il simbolo, con un cerchio a tinte sfumate, blu nella parte superiore più ampia, arancione in quella inferiore più ridotta: un po' come ha fatto Cambiamo! di Toti, ma con un pizzico di movimento in più anche grazie alla linea curva di confine marcata dal tricolore; quella striscetta decrescente, peraltro, involontariamente ricordava qualcosa del simbolo finiano di Futuro e libertà per l'Italia. Se nella parte inferiore campeggia il cognome di Luigi Di Maio, sul fondo blu sfumato c'è il nome della lista (tutte le scritte adottano un carattere bastoni bianco, molto simile al Calibri proposto di default da Word). Nella stessa parte superiore trovano spazio, in alto, la "pulce" di Centro democratico (piccola più o meno come nel contrassegno condiviso con +Europa, ma altrettanto essenziale) e, a sinistra del nome, la citata ape. Un'ape che a qualcuno, per come è stato reso il corpo a strisce, ha ricordato piuttosto un bruco con le ali, dunque una farfalla decisamente sui generis; quelle stesse ali, tra l'altro, ricordano anche un cuore (che, visto la presenza di Tabacci e la sua storia, farebbe pensare un po' all'iconografia del Ppe).
La comparsa del simbolo ha sbloccato vari ricordi, a partire da quelli del "socialista riformista" Donato Robilotta, che ha rivendicato di aver usato per primo l'ape (gialla e nera, su fondo cielo) per la Sinistra
 liberale, formazione costituita con Sergio Scalpelli e Maurizio Sacconi in concomitanza con la fine del Psi alla fine del 1994: allora l'ape era stata scelta quale animale operoso, con l'idea che per ripartire da quelle idee ci fosse da rimboccarsi le maniche. 
Si potrebbe richiamare invece l'uso ecologico-ambientale dell'insetto per l'Alleanza popolare ecologista o per gli Ecologisti democratici, così come l'operosità è stata richiamata più di recente da Unità siciliana. Di nuovo la presenza di Tabacci, però, fa pensare piuttosto ai vari simboli usati da Alleanza per l'Italia, partito fondato da lui (uscito dall'Udc-Rosa per l'Italia) insieme a Francesco Rutelli ed Enrico Boselli, che appunto alla fine del 2009 hanno avuto le api al loro interno, giocando con la sigla del partito; del resto lo avevano già fatto dieci anni prima Vito Gnutti e Domenico Comino con i loro Autonomisti per l'Europa, con un'ape molto disneyana e sorridente. E a proposito di cartoon, non è mancato chi ha fatto partire il ritornello "ape Maio" (chissà se chi ha creato il simbolo e chi lo ha commissionato ci aveva pensato...), sebbene l'insetto schierato stavolta sia meno fumettistico di altri.
In tutto ciò, si deve dare anche conto della pesante critica di Fabio Desideri, già sindaco di Marino (Rm), che al Foglio ha annunciato azioni legali: "Impegno Civico è già stata presentata in Tribunale nelle elezioni del 1996 e del 2000 e ha eletto propri rappresentanti in entrambe le tornate elettorali", sostenendo che Di Maio e Tabacci non possono usare quella denominazione. "Dovranno spiegarci bene i loro proponimenti e cosa intendono fare, se non vogliono che avviamo un'azione di tutela nelle sedi competenti che impedisca l'uso della denominazione 'Impegno Civico'". Non si vuole naturalmente negare l'uso fatto a livello locale di quel nome; più difficile è avere certezza della primogenitura per una lista alle elezioni amministrative dell'impiego di quell'etichetta. Posto che oggi sarebbe più difficile conoscere l'uso fatto in quegli anni del nome e del simbolo (gli archivi dei quotidiani online non coprono facilmente fino ad allora e lo stesso archivio elettorale del Viminale non indica i nomi delle liste non di partito di quegli anni), sarebbe curioso sapere se il signor Desideri ogni anno si è premurato di avvertire del suo preuso e diffidare tutti i presentatori di liste che nei vari comuni chiamati al voto hanno impiegato l'etichetta "Impegno civico" (una trentina solo negli ultimi quattro anni, come abbiamo notato ieri). In tutto questo, viene da dire che per fortuna la dichiarazione del pontefice sulla "responsabilità civica" è stata tradotta come "impegno": si fosse evocata l'immagine della "scelta", con l'aura non troppo felice dell'esperienza avviata da Mario Monti, sarebbe stato decisamente peggio...

domenica 31 luglio 2022

Le 30 volte (e più) di "Impegno civico" prima di Di Maio e Tabacci

Le liste Impegno civico presentate nel 2022
Che Insieme per il futuro fosse un nome provvisorio, dato ai gruppi legati al nuovo progetto politico di Luigi Di Maio dopo l'uscita dal MoVimento 5 Stelle era stato subito annunciato da Vincenzo Spadafora in diretta tv. Dopo le dimissioni reiterate di Mario Draghi e lo scioglimento delle Camere, più che per il nuovo nome la curiosità era per le scelte di chi aveva seguito Luigi Di Maio: il poco tempo a disposizione per mettere in piedi un progetto di lista e farlo conoscere senza avere ancora creato una struttura solida avrebbe potuto portare a scelte diverse rispetto a un progetto elettorale autonomo. La notizia in base alla quale Centro democratico di Bruno Tabacci, dopo avere permesso a Insieme per il futuro di nascere come gruppo al Senato, avrebbe anche potuto esentare una probabile lista "in condominio" (grazie all'esenzione di cui Cd fruisce in virtù della partecipazione alla lista comune con +Europa nel 2018, anche solo perché +E sarebbe esente anche come partito che ha eletto un deputato in ragione proporzionale, pur se nella circoscrizione Estero) ha riacceso l'interesse verso l'atteso nuova etichetta di Insieme per il futuro. 
Così, dopo l'annuncio di una conferenza stampa per domattina con la presentazione del simbolo e del programma della lista Di Maio - Tabacci, non poche persone tra i #drogatidipolitica avevano fatto scattare il conto alla rovescia, nell'attesa di conoscere meglio le nuove sembianze - anche grafiche - della seconda avventura da "nocchiero elettorale" dell'inossidabile Brown Tabax (absit iniuria verbis, ovviamente: ci si limita a sorridere, riconoscendo il genio quando c'è). Oggi stesso, tuttavia, proprio Di Maio - ospite di Lucia Annunziata a In mezz'ora in più - ha già svelato la nuova etichetta del progetto politico che porterà avanti con Tabacci: Impegno civico. Neanche il tempo di metabolizzare la notizia e sui social sono iniziati i primi rilievi: anche il nome appena scelto, in effetti, non era nuovo, essendo già stato usato a livello locale.

Scegliere nomi e simboli nuovi: un lavoraccio...

Chi frequenta questo sito da poco o molto tempo o ha sperimentato anche soltanto una volta la preparazione di una campagna elettorale amministrativa lo ha imparato: concepire e realizzare un simbolo originale, efficace e che possa stare bene a tutti -  anche quando si è in poche persone - è davvero un lavoraccio e molto spesso non riserva soddisfazioni (soprattutto se il risultato elettorale è inferiore alle attese e spunta qualcuno che, tra le tante cause della sconfitta o della delusione nelle urne, addita anche il fregio elettorale scelto).
Ancora prima, però, è un lavoraccio scegliere un nome altrettanto originale ed efficace per una lista o per un progetto politico: tra i circa 8mila comuni che, in ordine sparso e periodicamente vanno e tornano al voto, chi vuole cercare di evadere almeno in parte dalla tradizione, da piste già battute finisce per tornare sul già sentito, sul già letto. A volte lo si fa di proposito (specie se una formula ha funzionato bene altrove), altre volte il richiamo - anzi, il riciclo - è involontario, perfino inconsapevole. E se quest'eventualità rischio si corre a livello locale, figurarsi a livello nazionale: difficile tenere il conto di quante liste sono già state chiamate in un certo modo o in maniera simile, con il rischio che qualcuno lamenti la copia o che il precedente cui si scopre di somigliare non sia stato proprio luminoso (a causa della sconfitta o di altre circostanze). In fondo è anche per questo che, negli ultimi anni, quasi tutte le nuove forze politiche hanno accuratamente evitato di identificarsi con le parole "partito" o "movimento" (da completare con aggettivi spesso ritenuti generici, poco identificabili), scegliendo piuttosto nomi distanti - almeno in apparenza - dalla tradizione.
Anche Insieme per il futuro, in fondo, voleva essere diverso rispetto alle forze politiche che avevano agito a livello nazionale fino a quel momento. In qualche modo lo era - anche se era arrivata la diffida del soggetto politico di cattolici Insieme, che però a sua volta avrebbe dovuto ammettere la somiglianza almeno con la lista Insieme del 2018... - ma probabilmente non si erano fatti i conti con l'universo delle liste civiche presentate nei vari comuni e non si era speso qualche minuto per una ricerca limitata almeno agli ultimi anni. Com'è noto, questo sito - grazie a una ricerca di chi scrive e di Massimo Bosso - ha identificato 50 liste locali presentate tra il 2019 e il 2022 (elenco incompleto perché in alcuni anni non si sono potuti verificare i comuni di certe regioni, come la Sicilia) denominate "Insieme per il futuro", magari con l'aggiunta del toponimo. Nessun problema di copyright ovviamente, proprio per il numero notevole di precedenti che impedisce di risalire al primo caso, ma non si può dire che la scelta sia stata originale.

I precedenti di "Impegno civico"

Il simbolo casus belli di Marigliano
Di certo chi appartiene alla categoria dei #drogatidipolitica di solito ha buona memoria, per le elezioni cui ha partecipato (votando o candidandosi) e non di rado anche per altre che hanno catturato il suo interesse. Così, poco dopo le 16, su Twitter qualcuno - all'annuncio del nome scelto per il nuovo progetto di Di Maio e Tabacci riportato da un giornalista attento, innamorato della politica parlamentare pur tenendo da tempo l'occhio innanzitutto sul Quirinale - era già in grado di ricordare che almeno un Impegno civico sulle schede era già spuntato: si trattava, per l'esattezza, della lista Impegno civico insieme, presentata a Marigliano in provincia di Napoli nel 2020, con la parola "insieme" che si vedeva assai meno di ogni altro elemento.
A quel punto era inevitabile che scattasse la ricerca, con una precisazione che sembra d'obbligo: chi scrive non ha assolutamente nulla contro Luigi Di Maio, il suo progetto e chi intende seguirlo. "Impegno civico" è un nome positivo, che dovrebbe evocare - tanto a livello locale quanto su scala nazionale - qualcosa di "buono", in ogni sua parola e nel suo concetto complessivo. 
Le liste Impegno civico presentate nel 2021
Si è già detto che non c'era e non c'è nulla di problematico sul piano giuridico nella scelta di un nome usato in tante realtà locali, tanto più che lo stesso Di Maio ha segnalato in più occasioni il legame da cercare con i territori e con i loro amministratori, dai quali si vorrebbe partire per costruire il progetto politico-elettorale. Detto tutto questo, colpisce comunque la scarsa originalità dell'etichetta, che vuole identificare qualcosa di nuovo partendo da un nome che - anche in questo caso - nuovo non è. E se di "Insieme per il futuro avevamo trovato 50 occorrenze negli ultimi quattro anni", "Impegno civico" si è ripetuto almeno una trentina di volte tra il 2019 e il 2022 in altrettanti comuni d'Italia.
Di seguito, dunque, ecco la tabella che riporta i precedenti usi di "Impegno civico", magari integrati con il nome del comune, segnalando anche le varianti che si possono accostare a quell'elenco:    

Le liste Impegno civico presentate nel 2020
(tranne Marigliano e Oneta, già viste)
4 liste nel 2022: Castel San Giorgio (Sa), Cittàducale (Ri), Averara (Bg), Sava (Ta), cui aggiungere la lista Insieme e Impegno civico per Lucca.
6 liste nel 2021: Cenadi (Cz), Ascrea (Ri, con un candidato sindaco che, tra l'altro, si chiamava Marco Renzi e non aveva vinto), Valnegra (Bg: il simbolo non è un errore, è lo stesso visto quest'anno ad Averara, legato alla stessa persona), Barzanò (Lc), San Giorgio Ionico (Ta), San Giovanni Lupatoto (Vr, con Fdi).
6 liste nel 2020: Marigliano (Na), Oneta (Bg, ancora lo stesso simbolo di Averara e Valnegra), Lonato del Garda (Bs), Gemonio (Va), Valperga (To), Eraclea (Ve), cui si può aggiungere la lista Valori e impegno civico a Cascina (Pi).
Vari simboli presentati nel 2019
15 liste nel 2019
: Castiglione dei Pepoli (Bo), Tredozio (Fc), Verucchio (Rn), Veroli (Fr), Ceto (Bs), Orzivecchi (Bs), Vobarno (Bs), Canzo (Co, con Lega), Lomagna (Lc), Maccagno con Pino e Veddasca (Va), Castelsantangelo sul Nera (Mc), Silvano d'Orba (Al), Sangano (To), Roasio (Vc), Carbonera (Tv), cui si può aggiungere la lista Impegno civico condiviso a Costigliole d'Asti (At).

Il nome, dunque, risulta abbastanza frequente, specie in realtà piuttosto piccole (ma non sempre), anche se meno di quanto non fosse "Insieme per il futuro". Quasi certamente, però, il simbolo di Impegno civico che sarà presentato domani non somiglierà affatto a quelli visti qui: unica altra certezza è che conterrà la "pulce" di Centro democratico, per poter evitare la raccolta firme. Per gli altri dettagli, basta attendere qualche ora.