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lunedì 4 luglio 2022

La Socialdemocrazia riparte, rinnovando il sole nascente dal mare

Il desiderio di dare vita a "qualcosa di socialdemocratico" si è tradotto nella nascita di un nuovo soggetto politico, denominato Partito della Socialdemocrazia e abbreviato in sigla come Sd (non si tratta ovviamente di un acronimo nuovo, visto che c'era già stata la Sinistra democratica, ma è davvero una vitaccia, visto che Psdi e Sdi erano già state impiegate...). Il primo evento si è tenuto sabato 2 luglio a Roma, presso la Domus Sessoriana (a Piazza di Santa Croce in Gerusalemme): a convocarlo sono state le due figure di vertice della forza politica che da alcuni mesi si stanno muovendo, il segretario Umberto Costi (chirurgo all'Umberto I di Roma, figlio dell'ex parlamentare Silvano Costi e già militante nei Giovani socialdemocratici) e il presidente, Dino Madaudo (già deputato per quattro legislature e sottosegretario).
"Nella storia dell'uomo, qualcosa nasce quando se ne sente la mancanza - aveva detto Costi in un'intervista rilasciata alla testata L'Eco del Sud -. Oggi un gruppo di socialisti democratici presenti in ogni regione di Italia ha avvertito l'esigenza di far rinascere quel 'qualcosa' che era nato nel 1947 e che per vari motivi era sparito dal panorama politico italiano. Non tutti nobili. Il 'qualcosa' si chiama Socialdemocrazia. [...] In Italia c'è una fremente esigenza di democrazia compiuta, di solidarietà, di giustizia sociale. Risorgiamo per affermare questi valori nella vita reale e non solo come enunciazione". Il progetto guarda a chi ha militato nel Psdi e si identifica tuttora negli ideali socialdemocratici, ma anche a persone di sensibilità socialista o liberalsocialista, per cercare di dare energia a un progetto nel solco del socialismo democratico e riformista.
Se non si è ripreso il vecchio nome, non è stato mantenuto identico nemmeno il vecchio simbolo (anche per cercare di evitare lamentele di chi si ritiene ancora titolare degli storici segni distintivi del Psdi). L'elemento più visibile è costituito dalla sigla del partito, sormontata da un sole giallo stilizzato (a cinque raggi "a triangolo" di diversa grandezza) sopra il quale tre linee morbidamente curve parallele rappresentano il mare. Rispetto al passato, il fondo del cerchio è rosso, mentre la parola "Socialdemocrazia" (la stessa che aveva caratterizzato gli ultimi anni di vita del Psdi) è rimasta al suo posto, anche se interpretata con un carattere diverso. Si è dunque di fronte a una rivisitazione in chiave moderna del simbolo, sicuramente migliorabile sul piano estetico ma comunque originale. Il nome, in effetti, sembrerebbe essere "Socialdemocrazia" (in base alla sigla), ma guardando il sito il nome è "Partito dei socialdemocratici" con la specificazione "Per la Costituente Socialista"; altrove si trova invece, come si è detto, la dicitura "Partito della Socialdemocrazia".
Volendo, un elemento di continuità con uno dei precedenti vertici del Psdi è la presenza di Mimmo Magistro, ora presidente onorario di Socialdemocrazia dopo essere stato eletto segretario del Psdi nel 2007 al congresso di Bellaria e di fatto rimasto tale fino al 2011 (quando una sentenza del tribunale di Roma ritenne valida la precedente elezione a segretario di Renato D'Andria, avvenuta in seno alla direzione nazionale del partito a dicembre 2006, dunque prima che Magistro - all'epoca vicesegretario - fosse eletto). "Abbiamo preso atto di come l'assenza di socialdemocrazia nel nostro paese comporti una minore presenza di libertà e democrazia" ha detto Magistro in un'intervista, Il tentativo di ricostruire un polo laico in vista di iniziative future è indicato anche dai primi contatti riallacciati con il Partito repubblicano italiano (a partire dal segretario di Roma e coordinatore per il Lazio, Michele Polini), guardando innanzitutto alle prossime regionali.

sabato 14 maggio 2022

"Rinasce il Psdi": sì, ma quante volte?

Mentre si stanno consumando le ultime ore disponibili per il deposito dei documenti relativi alle liste e alle candidature per le elezioni amministrative previste il 12 giugno (dunque anche dei contrassegni di lista), chi si mettesse a scorrere le notizie disponibili online in materia di partiti e simboli scoprirebbe, con non poca sorpresa, che a distanza di pochi giorni è "rinato" almeno due volte il Partito socialista democratico italiano. Le virgolette sono d'obbligo, visto che il termine non è tecnico; anzi, occorre spiegare subito cosa si intenda, dal momento che in materia di "rinascita" dei partiti la confusione è già parecchia (come sa bene chiunque si sia avvicinato anche solo per poco alla vicenda della Democrazia cristiana).
Partendo dalla fine, il 12 maggio è apparso sul sito DaBitonto.it il seguente comunicato stampa:
Il 9 maggio u.s. si è riunita l'assemblea del Partito Socialista Democratico Italiano, in sigla PSDI, attraverso la piattaforma Google Meet, presenti: Renato D'Andria, segretario dimissionario, l’on. Carlo Vizzini, Paolo Preti, Maurizio Miceli, Vincenzo Fiore, Antonio Giammarelli, Domenico Antonio Ciocia, Raffaele Valente, Gino Sciotto, Daniele Schuster, Achille Felli, Vito Brunetto, Eduardo Cacciatore, Gioacchino Mamone.  
L'Assemblea, dopo ampia discussione, ha preso atto delle dimissioni di Renato D'Andria ed ha accettato all'unanimità la proposta dello stesso di nominare l’on. Carlo Vizzini, già ministro e segretario socialdemocratico, nuovo segretario del PSDI, nonché depositario del simbolo dello stesso PSDI, contraddistinto da un cerchio rosso con all'interno le onde del mare e il sole che sorge con la scritta Socialdemocrazia.
L’on. Carlo Vizzini prendendo la parola ha ringraziato accettando la carica e proponendo di nominare un gruppo lavoro al fine di predisporre l'organizzazione di una assemblea nazionale in presenza da tenersi entro il mese di giugno a Roma. Componenti del gruppo sono risultati i sig.ri Paolo Preti, Vincenzo Fiore, Domenico Antonio Ciocia, Vito Brunetto, Raffaele Valente.
Il testo proseguiva con le parole di Carlo Vizzini - che era stato effettivamente segretario dal 1992, dopo Antonio Cariglia, e il 1993, prima della militanza in Forza Italia, nel Pdl e (più di recente) nel Psi - dedicate alla storia e alla figura di Giuseppe Saragat, primo leader del partito. Vale giusto la pena ricordare che Renato D'Andria, nel corso degli anni, ha fatto depositare il simbolo alle politiche del 2013, alle europee del 2014 e di nuovo alle politiche del 2018 (in quel caso il delegato fu Piero Lamberti, scomparso all'inizio del 2020).
Chi appartiene alla schiera dei #drogatidipolitica, pur continuando a leggere, sente però montare in sé una sensazione di déjà-vu, che lo porta a chiedersi: "Ma non avevo già letto da poco del ritorno sulla scena del Psdi, con altre persone però?". La sensazione è assolutamente fondata. Il 4 maggio, infatti, su vari siti di informazione locale era apparso un altro comunicato, che dava notizia della nascita del Partito dei socialdemocratici, dunque con un nome almeno in parte diverso. Ecco di seguito il comunicato, nella versione riportata dal sito MoliseProtagonista.it:
Si riorganizzano i socialdemocratici italiani, a settantacinque anni dalla scissione di Palazzo Barberini, nel solco tracciato da Giuseppe Saragat e con lo sguardo rivolto ad una socialdemocrazia europea desiderosa di rialzare la testa, dopo il recente successo alle elezioni tedesche. 
Attraverso il rilancio del Partito dei Socialdemocratici (SD), gli eredi della lezione saragattiana intendono concorrere al necessario processo di ristrutturazione della sinistra italiana, nel dialogo con tutte le forze laiche e del centro riformatore. Nuovo segretario nazionale dei Socialdemocratici è Umberto Costi, 64 anni, chirurgo e docente universitario romano, da sempre impegnato a difesa delle idealità e dei valori del socialismo democratico, nonché figlio del deputato e sottosegretario Silvano. 
Presidente del partito è l’ex sottosegretario messinese Dino Madaudo, anch’egli storico dirigente della socialdemocrazia italiana. Nelle intenzioni del neoeletto segretario, la riorganizzazione dei Socialdemocratici serve a rilanciare la sfida democratica e riformista alle fallimentari pratiche liberiste, al sovranismo e al populismo, in coerenza con la tradizione europeista di Turati, di Matteotti e dello stesso fondatore.  
Ambizione non nascosta dei socialisti democratici di Costi è però anche quella di raccogliere le odierne sollecitazioni provenienti da una domanda politica ispirata all'ecosocialismo. Il partito, che frattanto ha formato i primi organismi, si è dotato del sito Internet www.socialdemocratici.it.
Ora, sul sito scelto - appunto www.socialdemocratici.it - appare però sempre il simbolo storico (lo si può vedere attraverso le pagine archiviate), il che sembra preparare all'apertura di un nuovo contenzioso se entrambi i Psdi volessero proseguire l'attività. Lo stesso nome scelto, "Partito dei socialdemocratici", non è certo nuovo: era stato usato nel 2006 dal progetto politico creato da Luigi Preti, Vittorino Navarra (già fondatori di Rinascita socialdemocratica) e Franco Nicolazzi, poi quest'ultimo lo avrebbe utilizzato anche in seguito. 
La presidenza attribuita per acclamazione a Madaudo, deputato per quattro legislature, riporta peraltro alla mente un episodio che risale all'inizio di quest'anno, quando - proprio nei giorni del 75° anniversario della scissione di Palazzo Barberini - era stata data la notizia della "rinascita" del Partito socialdemocratico (quindi il nome visto anche in questa occasione), ma con un simbolo diverso: rimanevano i raggi del sole (solo sette, non più quindici), ma -il mare era diventato "pieno" (al punto che poteva sembrare un profilo di terra); tanto il nuovo nome quanto la nuova sigla, poi, erano riportate in bianco su fondo rosso. Per quel progetto in un primo tempo era stato scelto come segretario Mimmo Magistro, che già era risultato segretario del Psdi dal 2007 al 2011 (tra la prima ordinanza che aveva sospeso 
la delibera che aveva indicato D'Andria come segretario - e vari atti della sua segreteria - e la sentenza di primo grado che invece lo ha ristabilito alla guida del partito) per poi continuare il suo impegno a capo del partito I Socialdemocratici. Con il tempo non si è avuto più notizia del coinvolgimento di Magistro (che in passato, a quanto si sa, aveva cercato di recuperare direttamente da D'Andria la disponibilità del simbolo del Psdi), mentre il progetto a quanto pare è andato avanti.
Se la situazione vi sembra già abbastanza complicata, bisogna ugualmente considerare anche il sorgere a Roma - come riportato nei primi giorni di maggio da alcuni siti, incluso PensaLibero, diretto da Nicola Cariglia (fratello di Antonio e presidente della Fondazione Filippo Turati
) e tradizionalmente attento a quell'area politica - dell'associazione politico-culturale Proposta Socialista Democratica Innovativa - P.S.D.I., "realtà che rappresenta un laboratorio d'idee e di valori in grado di garantire al socialismo democratico di ritrovare, finalmente, posto ed autorevolezza all’interno dell’asfittico dibattito italiano. Il gruppo dirigente del nuovo sodalizio, che al suo interno conta già diversi protagonisti di primo piano del progressismo italiano come Mario Calì, Antonello Longo, Sergio Rizzo, Vincenzo Drago e Mario Ricca, propone di offrire alle cittadine ad i cittadini uno spazio nuovo di riflessione ed analisi sui principali temi dell’innovazione politica ed economica, oltre a rappresentare un luogo di incontro tra le diverse tradizioni culturali del riformismo italiano da tempo prive di rappresentanza". Al comunicato è allegato un simbolo che altro non è che l'ultimo emblema storico del Psdi, con la dicitura "Socialismo democratico" al posto di "Socialdemocrazia" (o del precedente "Socialismo") e, soprattutto, si apprende che il sito della fondazione è www.psdi.it, con il rischio che questo possa portare ulteriore confusione in un panorama già complesso. 
C'è da sperare che queste tre iniziative (due partitiche, una politica in senso lato, che a ben guardare sembrerebbe legata al progetto di Costi e Madaudo) possano trovare punti di equilibrio e accomodamenti, anche nominali e simbolici (con o senza sole nascente): se però si dovesse arrivare a contenziosi, dentro o fuori dai tribunali, se ne darà conto.

lunedì 11 gennaio 2021

Palazzo Barberini, 1947: i socialdemocratici con falce e martello

Quello che cade nel 2021 non è un anniversario "tondo" o che richieda particolare solennità, rispetto a quelli che si possono festeggiare negli altri anni. Eppure coloro che sono affezionati, per esperienza, storia o memoria alla tradizione socialdemocratica italiana oggi ricordano che a Roma, proprio l'11 gennaio del 1947, dopo una riunione a Palazzo Barberini, nacque il Partito socialista dei lavoratori italiani, primo nucleo di quello che sarebbe diventato ufficialmente nel 1952 il Partito socialista democratico italiano.
Se quello fu un giorno di liberazione per coloro che presero parte a quel passaggio e, in generale, per i seguaci della socialdemocrazia, per la famiglia socialista italiana si trattò di una vera e propria frattura - tanto più che avvenne nel bel mezzo del XXV congresso straordinario del Partito socialista italiano di unità proletaria, convocato sempre a Roma - per l'esattezza alla Città universitaria - dal 9 al 13 gennaio 1947. 
Avanti!, 12 gennaio 1947
Già nel congresso precedente (Firenze, 11-17 aprile 1946) erano arrivate a un primo scontro le posizioni della maggioranza legata a Pietro Nenni (favorevole a proseguire l'alleanza con il Pci, iniziata durante la Resistenza, per non dividere la classe lavoratrice) e della minoranza che aveva riferimento in Giuseppe Saragat e puntava decisamente a posizioni autonome rispetto ai comunisti italiani; un anno dopo le due posizioni apparvero del tutto inconciliabili. Al congresso Saragat, attaccando la linea di Nenni, disse che bisognava difendere "i principi dell'autonomia del Partito socialista", che per colpa dell'alleanza coi comunisti e delle posizioni polemiche assunte il partito stava "perdendo ogni efficacia come fattore politico nella vita nazionale": a quel punto non c'era nulla da fare e, mentre il Psiup - su proposta di Olindo Vernocchi - riassunse la denominazione storica di Psi, Saragat completò lo strappo andando a Palazzo Barberini e contribuendo decisivamente alla nascita del nuovo partito, che per la verità aveva scelto per sé uno dei vecchi nomi dei socialisti (in particolare quello deliberato dal II congresso di Reggio Emilia del 1893).
Il trauma interno alla famiglia socialista, peraltro, si sarebbe riflettuto sull'intera Italia politica: il 1° giugno 1947 Alcide De Gasperi escluse tanto i comunisti quanto i socialisti del Psi dal governo, costituendo il suo quarto esecutivo con socialdemocratici, repubblicani e liberali; ciò non mancò di scaricare varie tensioni sull'operato dell'Assemblea costituente (dalla presidenza della quale Saragat si era già dimesso il 13 gennaio, lasciando il posto al comunista Umberto Terracini), ma ciò non impedì che l'organo terminasse il suo lavoro.
Nonostante quella scelta, nel governo De Gasperi falce e martello erano rimasti. Già, perché nel simbolo che si erano dati provvisoriamente Saragat e i sostenitori dei gruppi che si riconoscevano in Critica sociale e Iniziativa socialista erano presenti e ben riconoscibili alcuni elementi dell'emblema con cui il Psiup si era presentato alle elezioni dell'Assemblea costituente il 2 e il 3 giugno 1946: la falce e il martello, appunto, collocati sul libro aperto della conoscenza - e di fatto simboleggiava anche l'unione tra i lavoratori "del braccio" e quelli "della mente". Anche il cerchio centrale poteva essere letto come una sorta di sole, richiamando di nuovo l'antico emblema. 
Del tutto nuove per l'Italia erano invece le tre frecce diagonali (di solito rappresentate come puntate verso l'alto e a sinistra) che attraversavano il cerchio: prima di essere utilizzate come emblema dell'Internazionale socialista, erano state adottate - lo ricorda il ricercatore Luca Einaudi in un suo articolo del 1998 (La simbologia dei partiti politici italiani dal 1919 al 1994) - dal Fronte di ferro dei socialdemocratici tedeschi per cancellare le svastiche o contrapporsi a esse; da lì erano state utilizzate anche dalla Spd tedesca, dai socialisti francesi della Sfio e da altri soggetti politici, fino appunto all'adozione da parte dell'Internazionale socialista.
Lo stesso motivo, con la grafica giusto un po' reinterpretata, si vide sulla tessera che il Psli - il cui nome nel frattempo aveva inglobato la dicitura "Sezione dell'Internazionale socialista" - produsse appunto per l'anno 1947, inserendo quegli elementi grafici in una bandiera rossa, segno che avvicinava ancora di più sul piano iconografico i transfughi al Psi.
Nonostante questo, tuttavia, il simbolo con falce, martello e libro non si vide sulle schede delle delicatissime elezioni politiche del 18 e 19 aprile 1948: pur essendo stato depositato regolarmente al Ministero dell'interno, fu lasciato da parte. Gli aderenti al Psli, infatti, si presentarono al voto guidando la lista Unità socialista, qualificata come "autenticamente socialista e democratica", in grado di raccogliere vari consensi tra i socialisti anticomunisti, in uscita dal Psi (i nomi più illustri furono quelli di Ivan Matteo Lombardo e Ignazio Silone). Per l'occasione nel contrassegno figurava solo la parola "Socialismo", al di sopra di un sole nascente dal mare: il sole coi raggi ricordava almeno in parte l'emblema rettangolare del Partito socialista unitario di Filippo Turati, che aveva concorso alle elezioni del 1924.
In quell'occasione elettorale, come si sa, sulla scheda elettorale non finì nessun simbolo con falce e martello (tranne quello del Partito comunista internazionalista, presente in pochissime circoscrizioni): anche il Psi, infatti, depositò il suo simbolo - molto simile a quello impiegato nel 1946 - ma poi non lo utilizzò, avendo dato luogo con il Partito comunista italiano e altre forze minori all'esperienza del Fronte democratico popolare per la libertà, la pace, il lavoro, contrassegnato dall'effigie di Giuseppe Garibaldi al di sopra di una stella. Alle elezioni, stravinte dalla Dc, il Fronte ottenne alla Camera 8.136.637 voti, pari al 30,98%, ma la lista Unità socialista riuscì a raccogliere 1.858.116 voti, cioè il 7,07%, contribuendo certamente a indebolire il Fronte e confermando "sul campo" la partecipazione al nuovo governo De Gasperi (il quinto), arrivando addirittura con Saragat alla vicepresidenza. Il volto di Garibaldi (e con esso l'alleanza Pci-Psi) fu messo da parte; il sole nascente, invece, rimase e divenne il simbolo ufficiale degli scissionisti di Palazzo Barberini, anche dopo la trasformazione in Psi. 
Falce e martello si sarebbero riavvicinati solo tra il 1968 e il 1969, con il tentativo dell'unificazione elettorale di Psi e Psdi (con l'emblema a "bicicletta") e addirittura con un simbolo fuso nel 1969 (con falce, martello e libro all'interno del sole); dopo il fallimento elettorale dell'anno prima, tuttavia, l'esperimento si sarebbe sciolto in fretta e i socialdemocratici non avrebbero più voluto incrociare quei segni che non sentivano più loro, quasi dimenticando di essere nati con "gli arnesi" al centro del loro primo simbolo e della loro prima tessera.

giovedì 22 gennaio 2015

Il sole nascente di Nicolazzi

Le agenzie hanno battuto da poche ore la notizia della morte di Franco Nicolazzi, già ministro e segretario del Partito socialista democratico italiano. Di anni ne aveva 90 e per larga parte di questi aveva masticato politica. 
Agenzie e media sono pronti a ricordare la partecipazione al Psdi fin dalla sua nascita (quando si chiamava ancora Partito socialista dei lavoratori italiani), i due anni e mezzo passati alla segreteria del partito, le sue sette legislature a Montecitorio e quasi un decennio trascorso da ministro. In diversi hanno citato l'uscita di scena del politico piemontese alla fine degli anni '80 (e gli anni di poco successivi) dopo lo scandalo delle "carceri d'oro", che - pur senza avergli lasciato addosso un soldo - gli procurò una condanna per concussione e, prima, la citazione da parte di Elio e le Storie Tese sul palco del Primo Maggio 1991, all'interno di un'energica (e censuratissima) Ti amo che accomunava Andreotti, Gaspari e Ciarrapico.
Se però si parla qui di Nicolazzi, è per un motivo specifico "simbolico". Bisogna tornare agli anni in cui, mentre il Psdi continuava ad esistere (e tra il 2003 e il 2004 era passato di mano, quasi senza che i precedenti titolari se ne rendessero conto, da Carmine Simeone - successore de facto di Gian Franco Schietroma dopo la sua elezione al Csm - a Giorgio Carta), un gruppo di sostenitori del sole nascente che nel 1996 si era raccolto attorno a Luigi Preti e nel 2001 aveva scelto di ripartire politicamente con il nome molto evocativo di Partito socialdemocratico (e con un simbolo ben difficile da distinguere da quello del vecchio Psdi, specie se riprodotto in bianco e nero).
Nel 2005 era partita una causa da Carta verso Preti, accusato di avere adottato (indebitamente, ovvio) un nome e un emblema destinati a creare confusione tra gli elettori e nei media. Ci fu qualche schermaglia in tribunale (in cui ebbe ragione Carta), ma nel 2007 si risolse tutto con una transazione, così che il gruppo di Preti si impegnò ad abbandonare nome e simbolo, tornando quasi alle origini: ripresero l'emblema del 1996, quello di Rinascita socialdemocratica, salvo togliere ogni riferimento al mare da cui nasce il sole, per evitare nuove grane. 
In compenso, però, nell'anno del Signore 2006 Preti aveva chiesto al suo collaboratore ferrarese VIttorino Navarra di aiutarlo a riorganizzare anche l'area più vicina a Nicolazzi, fino a quel momento rimasto fuori dalla partita. Fu così che, per semplificare le cose e le idee, nacque il Partito dei socialdemocratici, con i raggi del sole rossi che stavolta partivano da un libro aperto, con la scritta "Socialdemocratici" sopra a tutto. Per il Viminale l'emblema era troppo simile a quello del sole nascente originale e lo si dovette cambiare, ma dopo un annetto o poco più fu il progetto Preti-Nicolazzi a bloccarsi. Arrivarono puntuali - come in politica ciclicamente accade - le divergenze tra i due gruppi, ma risolverle fu semplice: Preti e Navarra mantennero la loro Rinascita socialdemocratica, mentre il Partito dei socialdemocratici rimase a Nicolazzi e alle persone a lui vicine. L'emblema nel tempo si è conservato, più o meno, anche se pochi lo hanno visto in giro. Eppure c'era e dimenticarlo sarebbe un peccato.

domenica 28 aprile 2013

La citazione del sole (nascente)


Sarà il caso di ammetterlo: scoprire che c’è chi ti legge – e, in quel modo, certifica la tua esistenza – fa indubbiamente piacere; in fondo, sorprende sempre un po’ l’idea che qualcuno ti trovi per caso o magari ti cerchi apposta, su un quotidiano, in un sito o magari nell’unico libro che hai scritto (anche se la ricerca è enormemente facilitata da Google Books). Così, può capitare di sgranare un sorriso scoprendo che I simboli della discordia – inteso come libro – è stato citato come fonte nella voce di Wikipedia dedicata al Partito socialista democratico italiano (grazie allora a Sax123, utente che non ho il piacere di conoscere); con altrettanta compiaciuta sorpresa vengo a sapere, del tutto incidentalmente, che lo stesso volume è stato citato dal sito del Psdi, in un articolo che critica  alcune iniziative messe in atto da persone che fino a due anni fa facevano parte del (rigenerato) partito del sole nascente e che ora si riconoscono in gran parte nel partito iSD – i Socialdemocratici che Domenico “Mimmo” Magistro ha fondato nel 2011.
Deve avere infastidito non poco il segretario in carica, Renato D’Andria, vedere che alcune di queste persone continuavano a qualificarsi in Rete come membri del Psdi, con tanto di cariche che sarebbero derivate da un congresso – il XXVIII, tenutosi a Barletta nel 2010 – dagli effetti per lo meno dubbi: quell’assise, infatti, è stata celebrata quando si riteneva che segretario fosse ancora Magistro (eletto sì regolarmente tre anni addietro), ma prima che una sentenza del Tribunale di Roma del giugno 2011, poi divenuta definitiva, facesse di fatto concludere che in realtà la segreteria in quel momento sarebbe spettata a D’Andria, in forza della sua elezione in seno alla direzione nazionale della fine del 2006. I simboli della discordia viene appunto citato come studio più recente a essersi occupato (anche) di quella pronuncia. 
In effetti, non è chiaro in base a cosa quelle persone possano ritenersi parte del Psdi (anche con cariche di rilievo): nessuno ha contestato espressamente l’ultimo congresso, ma nello stesso comunicato stampa che annuncia la nascita di iSD come nuovo partito si legge espressamente che Magistro e altri «lasciano il Psdi», una frase difficile da interpretare in modo diverso. Lo stesso, del resto, si può dire circa l’ultima frase, in cui si legge che Magistro, dimettendosi, «ha deciso di non ostacolare quanti volessero continuare l'attività politica nella forma partitica tradizionale rinunciando a ricorsi che avrebbero solo l’effetto di bloccare l’operatività poiché per anni rimarrebbe sub judice la titolarità della sigla e del simbolo». Allo stesso tempo, peraltro, dovrebbe risultare pacifico che è pienamente legittimo per il nuovo partito prendere la denominazione di «i Socialdemocratici», senza che qualcuno possa lamentare un’usurpazione di nome: essendo la socialdemocrazia un ideale, chiunque vi si riconosca deve poter usare quel nome, a patto che il simbolo sia sensibilmente diverso (e infatti nel simbolo di Magistro non c’è alcun riferimento a soli nascenti, men che meno dal mare).

giovedì 24 gennaio 2013

Se conquistare un simbolo diventa un incubo

Chiedete a un bambino, con un sorrisone da manuale, "cosa vuoi fare da grande?" Una volta avrebbe detto il mestiere dei genitori oppure quello dei suoi sogni; ora forse vi parlerebbe di calciatori, di miliardari, di tronisti (o di veline, ballerine e cose simili), al più potrebbe dire "il politico!", se certi telegiornali gli hanno fatto pensare più ai denari che al bene comune. Difficilmente, però, vorrebbe fare il segretario di partito: scelta saggia, a giudicare da quello che può succedere in certi casi. Chiedetelo, per dire, a Domenico "Mimmo" Magistro, oggi presidente nazionale (presidente eh? Non segretario) di "iSD - i Socialdemocratici", ma con una storia alle spalle che proprio nessuno gli invidierebbe. 
L'inferno personale di Magistro è iniziato nell'ottobre del 2007, quando un congresso aveva "ufficializzato" il suo ruolo di segretario del Partito socialista democratico italiano (Psdi) - o per lo meno di quello che restava del partito del sole nascente, dopo tante peripezie politico-giudiziarie decisamente poco fortunate - a chiusura di un periodo di lotte intestine scoppiate all'indomani delle dimissioni del precedente segretario Giorgio Carta e della contestata elezione del suo successore, Renato D'Andria. A giugno del 2011 una sentenza del Tribunale di Roma - divenuta definitiva perché nessuno ha voluto fare ricorso - ha sostanzialmente ristabilito D'Andria alla segreteria (sulla decisione si dovrà tornare, perché la vicenda è ben più complicata di così): ora il simbolo del Psdi è di nuovo nella sua disponibilità, ma il disappunto di Magistro - che con molti componenti della vecchia direzione nazionale del Psdi ha fondato iSD - è stato essenzialmente politico: sul piano economico, probabilmente ha tirato un sospiro di sollievo. E' stato lui stesso a spiegare perché, sul sito Socialdemocraticieuropei.it.
“Qualche mese dopo la mia elezione - raccontava Magistro poco meno di un anno fa - comunicai all’Agenzia delle Entrate di Roma, come qualsiasi normale cittadino, di essere stato eletto segretario nazionale, segnalai la nuova sede a Roma e l’indirizzo a Bari della mia residenza. Da qual momento la mia casa è stata invasa da atti giudiziari di ogni genere per debiti contratti dal vecchio partito dal 1970 al 1994". 
Casa Magistro sembrava essere diventato il ricettacolo di tutti i conti sospesi (di cui quasi nessuno, certamente non il nuovo segretario, sapeva qualcosa): ingiunzioni dell’ex Iacp di Roma per i pagamenti di sezioni di Partito dal 1970 in poi (anche se nel frattempo si erano trasformati in officine o circoli privati), vertenze degli ex dipendenti, crediti, contributi previdenziali e versamenti allo Stato mai pagati. Conti da milioni di euro, mica bruscolini. "Il top - è ancora Magistro a parlare - sono stati un atto dell’ex segretario Pietro Longo che chiamava in causa il partito per la restituzione di una tangente che sarebbe stata versata al Psdi e un altro dell’ex segretario amministrativo Cuoiati che nel ’92 aveva sottoscritto un prestito mai onorato con alcune banche per qualche miliardo di vecchie lire".
Quando, in quell'improvvisamente funestata casa di Bari, è arrivata un’ingiunzione di Equitalia che pretendeva il pagamento di 840mila euro (ot-to-cen-to-qua-ran-ta-mi-la!) entro cinque giorni, per Magistro e la sua famiglia è stato decisamente troppo. Perché tutti quei conti in sospeso? E perché tutti a lui? Una verifica all'Agenzia delle entrate ha risolto l'arcano: "Ho scoperto che l’ultimo segretario noto agli uffici delle Entrate era Franco Nicolazzi e la sede ancora quella di via Santa Maria in Via, ora dell’Idv, entrambi cessati nel 1988"
Magistro allora se l'è presa con una norma infilata in sede di conversione di un "decreto milleproroghe" del 2005, diventata legge solo nel 2006, per cui si istituiva un fondo di garanzia “per il soddisfacimento dei debiti dei partiti e movimenti politici maturati in epoca antecedente all’entrata in vigore della presente legge", che naturalmente non avrebbe potuto soddisfare tutti i creditori ancora circolanti, ma soprattutto scaricava sulle casse dello Stato i debiti contratti dai partiti in passato. La norma a luglio dell'anno scorso è stata cancellata, ma il problema rimane. "I vecchi partiti, anche quelli ricchi che hanno trasferito beni ed averi nelle Fondazioni, hanno scaricato o scaricheranno sui nuovi partiti i loro vecchi debiti!" si lamentava allora Magistro. In ogni caso, se vostro figlio si mette in testa di fare il segretario di partito, ditegli che dovrà passare sul vostro cadavere o, in alternativa, cominciate a preoccuparvi.