mercoledì 27 settembre 2023

Suppletive a Monza, simboli e candidature sulla scheda

Concluse le procedure di presentazione e ammissione delle candidature per le elezioni suppletive per il Senato relative al collegio uninominale n. 6 (Monza-Brianza), fissate per i giorni 22 e 23 ottobre, vale la pena dare uno sguardo complessivo all'offerta elettorale che si troverà davanti chi parteciperà al voto e riceverà la scheda, al di là del clamore suscitato in queste settimane da singole persone candidate.
Si può dire innanzitutto che quest'elezione ha stabilito ed eguagliato un primato: con le sue otto candidature, infatti, è la suppletiva più affollata da quando vige la "legge Rosato-bis" che ha reintrodotto le suppletive (il precedente record di quel periodo - 7 concorrenti - si era registrato nel 2021, con le suppletive nel collegio di Siena per la Camera, elezioni vinte da Enrico Letta); lo stesso numero era però stato raggiunto nel 2004, alle suppletive - sempre per la Camera - tenutesi nel collegio Lombardia 1 - 3 (comprendente parte del territorio di Milano) svoltesi per sostituire Umberto Bossi (dopo la sua opzione per il Parlamento Europeo) e che elessero Roberto Zaccaria. Solo per completezza, si può aggiungere che non appartiene a queste elezioni il record di contrassegni sulla scheda nelle suppletive, raggiunto invece in occasione del voto svoltosi nel 1998 nel collegio camerale Lombardia 1 - 6 (sempre relativo a parte del comune di Milano): allora si confrontarono sette concorrenti - incluso il vincitore, Gaetano Pecorella, che sostituì Achille Serra dopo le sue dimissioni - ma sulla scheda i contrassegni erano 11, visto che la legge consentiva a ogni persona candidata di essere sostenuta da un massimo di cinque contrassegni (oggi invece è possibile presentare un solo emblema che, come si è già visto e si vedrà, può ovviamente essere composito).
Non risulta che siano state escluse candidature per difetto di documentazione, dunque le otto persone che si contenderanno il seggio conquistato il 25 settembre 2022 da Silvio Berlusconi coincidono in pieno con le candidature presentate. Ecco dunque l'analisi dell'offerta elettorale, ovviamente con particolare attenzione per i simboli, presentati in ordine di sorteggio.

Lillo Massimiliano Musso - Forza del Popolo

L'estrazione delle candidature ha collocato al primo posto Lillo Massimiliano Musso, avvocato cassazionista e amministrativista, nato a Tagliacozzo (nell'aquilano) e operante a Ravanusa (Ag), fondatore tra l'altro di Mille avvocati per la Costituzione (collegio attivo contro le "misure radicali di imposizione di trattamenti sanitari legati all'emergenza Covid-19"). Musso è il segretario di Forza del Popolo, "laboratorio democratico per il miglioramento delle condizioni umane, sociali ed economiche, attraverso la progressiva destrutturazione del 'potere dello stato' e la contestuale ricostruzione del sistema istituzionale in 'organi a servizio del cittadino'", diventato partito dal 12 agosto 2021 per riaffermare il "primato della coscienza personale, della sovranità popolare e della sovranità monetaria, il federalismo nazionale e l’autonomia dei Comuni, la concezione universalistica dei diritti dell’Uomo e il diritto di autodeterminazione dei popoli". Il contrassegno è lo stesso visto nelle bacheche del Viminale e in qualche scheda elettorale nel 2022: arco tricolore e nome nella parte superiore, insieme al logotipo blu e rosso centrale (con la sigla del partito); segmento blu nella parte inferiore con la dicitura "Musso premier" (sulla scorta del simbolo salviniano, ma non solo), sormontato dalla dicitura "con amore e libertà". 
 

Marco Cappato - Con Cappato

La seconda posizione sulla scheda è stata attribuita alla candidatura di Marco Cappato, tra i primi ad annunciare l'intenzione di partecipare alla competizione monzese. Il co-presidente di Eumans! e tesoriere dell'associazione Luca Coscioni (nato a Milano e cresciuto a Vedano al Lambro, comune compreso nel collegio chiamato al voto) imposta la sua campagna "per i diritti, per l'ambiente, per la partecipazione e la democrazia e lo fa - unico in questa competizione - senza alcun simbolo di partito, pur potendo contare sul sostegno, oltre che di Radicali italiani e +Europa (cioè delle forze più vicine alla lunga militanza in area radicale), di Azione, Alleanza Verdi e Sinistra, Psi, Volt, Libdem europei (il movimento di Andrea Marcucci), Possibile, nonché M5S e Partito democratico (a dispetto dei malumori espressi da vari dirigenti e amministratori locali del Pd per la mancanza di un candidato dem legato al territorio). Il contrassegno presentato da Cappato è il più semplice e diretto di questa competizione, con il nome scritto in blu e rosso in carattere bastoni e un po' stondato (e con la forma che ricorda un megafono rovesciato: una delle prime grafiche di propaganda riportava anche la mano che impugnava il manico); al di sotto si legge anche la dicitura "Senato 2023" (queste, del resto, con molta probabilità saranno le uniche suppletive di quest'anno). Vista l'assenza di simboli di partito con doppio gruppo nel contrassegno, anche la candidatura di Cappato ha avuto bisogno delle sottoscrizioni.
  

Giovanna Capelli - Unione popolare

La terza candidatura sorteggiata è quella di Giovanna Capelli, 78 anni, già preside e dirigente scolastica, soprattutto ex senatrice nella XV legislatura, eletta con Rifondazione comunista (e segretaria regionale del Prc dal 2012 al 2014). Dopo le candidature alle elezioni del 2013 con Rivoluzione civile e del 2018 con Potere al Popolo!, si ripresenta questa volta con Unione popolare, dunque il cartello di forze della sinistra creato in vista delle scorse elezioni politiche. Il contrassegno presentato riproduce in pieno la prima versione del simbolo della lista, con il nome bianco scritto in carattere bastoni (Futura?) e un arcobaleno orizzontale degradante, entrambi su fondo sfumato rosso-viola (in questo caso, dunque, non è stato inserito il riferimento a Luigi De Magistris, inserito in seconda battuta l'anno scorso). 
 

Andrea Brenna - Democrazia e sussidiarietà

Quarto aspirante senatore nella competizione che si sta analizzando è Andrea Brenna, già segretario del Popolo della Famiglia, vicesindaco di Grandate (Co) e soprattutto portavoce nazionale di Democrazia e sussidiarietà, partito fondato da lui un anno e mezzo fa (proprio dopo l'abbandono del Pdf). Si tratta di una forza politica ispirata alla Dottrina sociale della Chiesa e all'impegno popolare cristiano in politica. Il simbolo - identico a quello visto l'anno scorso Lodi - ha il fondo color carta da zucchero (più chiaro di quelli del Popolo della Famiglia e di Alternativa popolare), che in basso ha un doppio cuore (blu e giallo) in alto contiene un sottile archetto tricolore; il contrassegno, oltre al nome, propone anche alcune parole chiave (Vita, famiglia, lavoro, solidarietà e popolo).
 

Adriano Galliani - Fdi - Fi - Noi moderati - Lega

Si trova al quinto posto la prima candidatura di cui si è parlato, quella di Adriano Galliani, senatore di Forza Italia nella XVIII legislatura, dal 2018 amministratore delegato del Monza di proprietà Fininvest (dopo essere stato ad del Milan berlusconiano), nonché unico candidato nato a Monza. Il contrassegno depositato, molto simile a quelli visti in passato per i candidati unitari del centrodestra, contiene in miniatura i quattro simboli delle forze principali della coalizione, disposti a quadrato a 45 gradi: in alto Fratelli d'Italia (con il nome di Meloni), in mezzo Lega (con la dicitura "Salvini premier" e senza la "pulce" della Lega Lombarda, benché l'elezione si svolga solo in quel territorio) e Forza Italia (stesso simbolo visto alle elezioni politiche, con il riferimento al Ppe e il cognome di Silvio Berlusconi ancora presente), in basso Noi moderati (che in questa forma, come evoluzione del partito Noi con l'Italia di Maurizio Lupi, appare per la prima volta alle elezioni politiche). Vista la presenza di ben tre simboli dotati di doppio gruppo parlamentare, Galliani è il solo candidato a non avere dovuto raccogliere firme.
 

Domenico Di Modugno - Partito comunista italiano

La rassegna delle candidature in ordine di sorteggio continua con Domenico Di Modugno, lavoratore autonomo nel settore alimentare, impegnato nel sociale nel territorio interessato dal voto. Di Modugno si candida con il simbolo del Partito comunista italiano,  dunque con la doppia bandiera leggermente mossa dal vento e ad aste blu, con falce, martello e stella su fondo rosso sovrapposte al tricolore e la sigla PCI senza punti. Il partito guidato da Mauro Alboresi ha partecipato alle ultime elezioni politiche, ma non ha avuto eletti: anche per questo è stata necessaria la raccolta firme.
 

Daniele Giovanardi - Democrazia sovrana popolare

Tra le candidature annunciate da forze politiche di livello nazionale c'era anche quella di Daniele Giovanardi, medico, già direttore del pronto soccorso del policlinico di Modena (è fratello dell'ex parlamentare Carlo Amedeo) e contraddittore di varie scelte adottate in tempo di pandemia Covid-19. Giovanardi è stato presentato da Democrazia sovrana popolare, la formazione costituita e guidata da Marco Rizzo e Francesco Toscano per proseguire l'esperienza della lista elettorale Italia sovrana e popolare insieme ad altri gruppi (anche se parte di coloro che avevano concorso a quella formazione elettorale hanno nel frattempo preso altre strade). Del simbolo coniato lo scorso anno è conservata la stellina rossa (usata come "puntino sulla i" prima su "Italia", ora su "Democrazia"), l'uso di una parte manoscritta in rosso (prima "e popolare", ora "sovrana") e il tricolore: nel nuovo contrassegno - che approda per la prima volta a una competizione di livello nazionale - sembra facile riconoscere le tracce di pastello inventate da Bruno Magno per i Progressisti nel 1994.
 

Cateno De Luca - Sud con Nord

Chiude l'offerta elettorale di queste suppletive monzesi-brianzole, come ultima candidatura sorteggiata, quella di Cateno De Luca, sindaco di Taormina (dopo esserlo stato di Fiumedinisi, Santa Teresa di Riva e Messina) e fondatore del partito Sud chiama Nord, in quest'occasione ritoccato in Sud con Nord. Pur avendo eletto due parlamentari nei collegi uninominali, quella forza politica non dispone di un gruppo in ciascuna Camera, quindi è stata necessaria la raccolta firme; il simbolo, in ogni caso, è uno dei tre (insieme a quelli di Musso e Cappato) a contenere il nome della persona candidata, anche se qui è poco visibile (nella fascetta rossa) rispetto al rilievo del nome nero-rosso della formazione elettorale (con freccia incorporata) collocato nella parte superiore su fondo giallo.

lunedì 4 settembre 2023

Suppletive Monza, ritocco al simbolo di Cateno De Luca (Sud con Nord)

La scomparsa di Silvio Berlusconi, lo scorso 12 giugno, ha generato profluvi di dichiarazioni, analisi e riflessioni (dalle quali questo sito si è scientemente astenuto). Tra i primi pensieri di chi appartiene alla singolar schiera dei #drogatidipolitica, tuttavia, se n'è affacciato uno in particolare, non cinico ma oggettivo: la morte di Berlusconi avrebbe creato le condizioni per le prime elezioni suppletive di questa XIX legislatura. Poiché l'ex Presidente del Consiglio era stato eletto in Senato nel collegio uninominale n. 6 - quello di Monza-Brianza - nel giro di qualche mese si sarebbe tornati alle urne per eleggere un nuovo membro dell'aula di Palazzo Madama.
Fissate le elezioni suppletive per il 22 e il 23 ottobre, lo scorso 26 luglio era stato il vicepresidente del consiglio - e futuro segretario di Forza Italia, in quel momento coordinatore - Antonio Tajani a indicare il nome del candidato forzista e, presumibilmente, dell'intero centrodestra: Adriano Galliani, già senatore di Forza Italia nella XVIII legislatura, nonché dal 2018 amministratore delegato del Monza di proprietà Fininvest (dopo aver ricoperto per più di trent'anni la stessa carica nel Milan berlusconiano). Tre giorni dopo, il 29 luglio, aveva proposto la propria candidatura Marco Cappato, tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni e co-presidente di Eumans!: lui stesso - incassato l'apprezzamento di Azione, +Europa e Alleanza Verdi e Sinistra - , ancora pochi giorni fa ha chiesto il sostegno di Partito democratico e MoVimento 5 Stelle.
Il 21 agosto anche Democrazia sovrana popolare ha annunciato di voler partecipare alle suppletive brianzole con Daniele Giovanardi, medico già direttore del pronto soccorso del policlinico di Modena: si tratterebbe della prima uscita del simbolo in una competizione di livello parlamentare (pur se ovviamente circoscritta a un territorio limitato). Già dall'inizio di agosto, tuttavia, la sfida si era arricchita di un altro potenziale concorrente, che ha attirato presto l'attenzione dei media: Cateno De Luca. L'attuale sindaco di Taormina - dopo esserlo stato di Messina e, prima ancora, di Santa Teresa di Riva e, all'inizio, della sua Fiumedinisi - si è detto tentato dalla campagna elettorale per affrontare temi non più di respiro locale, ma relativi "al governo dell'Italia", sottolineando di non sentirsi "da meno degli altri" (rivendicando anzi una "competenza senza confini").
Merita particolare attenzione il contrassegno con cui De Luca intende distinguere la propria candidatura. Si tratta, con tutta evidenza, di una variante del simbolo dell'ultima forza politica da lui creata, vale a dire Sud chiama Nord. Se la grafica è identica (fondo in prevalenza giallo con scritte nere e rosse, fascetta rossa obliqua e segmento bianco), il nome messo in evidenza è leggermente, ma significativamente diverso; non più "Sud chiama Nord", infatti, ma "Sud con Nord", con al di sotto il riferimento al candidato stesso (là dove il simbolo ufficiale ospita la frase "per le autonomie"). 
Posto che la riconoscibilità dell'emblema non è certo messa in dubbio - visto che addirittura la freccia all'interno della "D" di "Sud" è stata conservata - la modifica pare fondarsi su ragioni di opportunità: è vero che lo statuto di Sud chiama Nord recita all'art. 3, comma 2 che "il Partito, ispirandosi ai principi autonomistici e federativi dei territori, vuole definire ed attuare un concreto 'patto di solidarietà Sud Nord' con un nuovo quadro di politiche europee finalizzate ad eliminare le sperequazioni sociali economiche ed infrastrutturali tra il meridione ed il resto dei territori europei che non rendono competitivo il 'Sistema Italia'", ma nel momento in cui si va in un collegio del Nord a cercare voti, forse è più efficace uno slogan che inviti all'azione comune, piuttosto che uno in cui sembra prevalere la richiesta di interventi e investimenti al Sud (per portarlo allo stesso livello del Nord e renderlo competitivo). Resta vero che - come ricordato da De Luca a Monica Guerzoni del Corriere della Sera, all'indomani della sua proposta di candidatura, "Molti sottovalutano che in quel collegio il 50% degli elettori è meridionale"; spegnere un po' i toni del simbolo - insegna principale della campagna elettorale - per farli apparire meno agguerriti e "bellicosi", anche agli occhi dei monzesi-brianzoli, poteva però essere utile.
Non è la prima volta, del resto, che il simbolo del più recente progetto di De Luca muta in sede elettorale. Superata la prima versione del simbolo (quella ancora condivisa con Dino Giarrusso, di fatto mai finita sulle schede e presentata solo da Giarrusso al Viminale lo scorso anno, emblema poi non ammesso), il nome era finito in posizione recessiva - sulla fascetta rossa - per dare più spazio allo slogan scelto per le elezioni politiche ("De Luca sindaco d'Italia") e per quelle regionali ("De Luca sindaco di Sicilia"). In seguito, come si è visto, il nome della forza politica - dal 24 novembre dello scorso anno ufficialmente inserita nel Registro dei partiti - è stato posto in primo piano su sfondo giallo (recuperando la freccina nella prima "D"), ma la fascia rossa è rimasta, stavolta per contenere il nome della città in cui la lista si presentava, il riferimento al candidato sindaco o allo stesso De Luca (anche quando non era lui a proporsi: è accaduto alle elezioni comunali di quest'anno a Siracusa).
In qualche modo, le elezioni suppletive senatoriali di Monza costituiscono una prima volta per Cateno De Luca (il cui percorso è stato narrato di recente da Tommaso Labate sul Corriere). In tutte le elezioni precedenti, infatti, si era sempre presentato all'interno di una lista o comunque con il sostegno di almeno una forza politica: era accaduto con la Dc (con cui era stato eletto consigliere comunale a Fiumedinisi) e con il Ccd nel quale ha militato, con le liste civiche con cui si è proposto come aspirante sindaco dal 1998 in avanti; è accaduto con il Partito Democratico Cristiano di cui lui è stato nel 2003 vicepresidente nazionale (mentre presidente nazionale del partito, dopo la morte del fondatore Flaminio Piccoli, era Clelio Darida); è accaduto con il Movimento per l'autonomia (con cui è stato eletto deputato dell'Ars nel 2006 e nel 2008) e con Sicilia Vera (con cui è stato eletto sindaco di Santa Teresa di Riva nel 2012 e di nuovo deputato regionale nel 2017, nella lista presentata con l'Udc). Questa volta, invece, S-Cateno De Luca si presenterà da solo, con l'appoggio evidente del suo partito ma ufficialmente sostenuto soltanto dalle sottoscrizioni delle elettrici e degli elettori che vorranno appoggiare la sua candidatura. 
Sud chiama Nord, infatti, non rientra tra le forze politiche cui spetti l'esenzione dalla raccolta firme: aver centrato l'elezione di un deputato e di una senatrice (risultato non da poco) sarebbe sufficiente per correre senza sottoscrizioni alle elezioni europee - ovviamente se non cambiano le norme vigenti - ma non alle elezioni politiche (anche suppletive) di questa legislatura. Le persone elette, infatti, non sono sufficienti per costituire un gruppo parlamentare, mentre l'articolo 18-bis del testo unico per l'elezione della Camera richiede il gruppo in entrambe le aule parlamentari dall'inizio della legislatura (oppure che la forza politica che ha eletto un deputato o un senatore sia rappresentativa di una minoranza linguistica e di certo non è questo il caso). Per i partiti che non godono dell'esenzione, quindi, è il candidato stesso a firmare la propria dichiarazione di presentazione di candidatura.
In base alle disposizioni vigenti, la candidatura e il rispettivo contrassegno (il quale, volendo, riporta il nome di De Luca con un rilievo persino troppo limitato, per essere ben visibile nella riproduzione da 3 centimetri di diametro) devono essere sostenuti da un minimo di 300 e un massimo di 600 sottoscrizioni di elettori dei comuni rientranti nel collegi uninominale, debitamente autenticate. I documenti per le candidature, inclusi i moduli contenenti le firme di sostegno per chi non è esonerato dalla raccolta, dovranno essere consegnati tra le ore 8 del 17 settembre e le ore 20 del 18 settembre. Per ora solo Galliani sembrerebbe esente dall'onere di sottoscrizione; non lo è di certo De Luca, come non lo è Giovanardi, ma non lo sarà nemmeno Marco Cappato se non inserirà nel contrassegno di candidatura una "pulce", se non di Azione, almeno del Pd o del M5S (Alleanza Verdi e Sinistra ha il suo gruppo solo alla Camera). C'è, in ogni caso, ancora tempo per la raccolta e, magari, anche per qualche sorpresa.