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lunedì 19 febbraio 2024

Pace Terra Dignità: la colomba di Santoro e La Valle per le europee (di Marco Chiumarulo)

Meno di una settimana è trascorsa da mercoledì 14 febbraio, giorno in cui - presso la sala Tobagi della Federazione nazionale della stampa italiana a Roma - Michele Santoro, Rainero La Valle e Benedetta Sabene hanno presentato in una conferenza il programma e il simbolo della lista Pace Terra Dignità per le elezioni europee fissate per l'8 e il 9 giugno 2024. La presentazione del progetto di lista, in effetti, ha alle spalle un percorso in varie tappe: la prima di esse va collocata il 26 agosto 2023, con l'appello "E se spuntasse un Arcobaleno", lanciato presso il Caffè della Versiliana proprio dai giornalisti Santoro e La Valle (il primo anche ex parlamentare europeo, eletto nel 2004 con la lista Uniti nell'Ulivo e rimasto in carica circa un anno, il secondo ex parlamentare - per quattro legislature, dal 1976 al 1992 - della sinistra indipendente), Luigi De Magistris e Ginevra Bompiani. 
L'appello aveva come oggetto "dare una rappresentanza al popolo invisibile del pacifismo italiano". "La parola Pace […] potrebbe trasformarsi in un programma radicalmente alternativo alla logica delle armi che oggi arriva a minacciare l’esistenza della specie umana, di tutte le creature viventi e della natura. Riprende corpo - si leggeva sempre nell'appello - il sogno di un nuovo mondo fondato sull’uguaglianza, la dignità di ogni persona e la salvezza dell’ambiente". L'appello lanciato allora si riferiva soprattutto alla guerra in Ucraina; nessuno avrebbe potuto immaginare che neanche due mesi più tardi - in seguito all'attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 - il fuoco avrebbe colpito di nuovo in modo massiccio la striscia di Gaza e si sarebbe aggiunta un'altra guerra all'elenco.
Successivamente, l’11 settembre, è stato lanciato un secondo appello per organizzare la prima assemblea del 30 settembre. In quel nuovo appello Santoro e La Valle hanno esplicitato i tre pilastri su cui poter impostare un programma: pace, terra e dignità. Nel manifesto dell'assemblea, tra l'altro, figurava una delle colombe della pace disegnate da Pablo Picasso, la cosiddetta "Colomba dei fiori" (1961), pur se privata per l'occasione di quegli stessi elementi colorati. All’assemblea del 30 settembre tra gli altri era presente anche Maurizio Acerbo, segretario del Partito della Rifondazione comunista: questi fin dall'inizio ha aderito all'appello.
Nei mesi successivi, dopo una chiusura esplicita al Pd e al M5S, l'appello è stato aperto a tutti i partiti e le associazioni della sinistra, con riferimento soprattutto a Sinistra italiana e Unione Popolare (che, come soggetto elettorale creato nel 2022, aveva il Prc tra i fondatori). Da allora è iniziato un dialogo (che in certi frangenti si è presentato come una lunga trattativa), dialogo che è tuttora in corso dopo il lancio della lista. Unire le forze, infatti, è assolutamente necessario per poter raccogliere già da ora le firme che la legge richiede per poter presentare la lista in tutte le circoscrizioni. L'appello, peraltro, non è rivolto solo al mondo della sinistra, ma anche a un vasto mondo di persone più o meno credenti, nella convinzione che la parola pace non possa essere ristretta solo a una comunità, ma sia di chiunque; il programma elettorale, inoltre, non si ferma alla pace, ma si sofferma su alcuni punti essenziali come il rifiuto di costituire un esercito europeo, la dignità sociale e l'attenzione all’ambiente, accompagnando però a questo il rifiuto del capitalismo, perché non vi può essere una transizione ecologica senza un cambiamento del paradigma economico.
Due delle colombe di Picasso
Sul piano simbolico, l'idea della colomba è rimasta e, in qualche modo, anche l'ispirazione di Picasso: il contrassegno della potenziale lista, infatti, è rappresentato da un cerchio rosso nel quale spicca al centro una colomba bianca stilizzata che porta nel becco un ramoscello d'ulivo. Il disegno è chiaramente diverso, ma può facilmente rimandare a un'altra colomba di Pablo Picasso, probabilmente la più famosa, cioè la "Colomba Blu" (1961): la ricordano sia l'orientamento verso l'alto (anche se in questo caso la visione è laterale), sia il rametto d'ulivo nel becco.  
Se si abbandona il campo delle ispirazioni artistiche, però, è facile richiamare alla mente altri precedenti: a coloro che frequentano questo sito con assiduità, infatti, sarà saltata all’occhio la somiglianza del contrassegno da poco presentato con il simbolo dei Verdi di Bolzano, altrettanto caratterizzato da una colomba stilizzata, vista di lato e che vola verso destra (l'ispirazione di Picasso qui è palese), su fondo verde. 
Il simbolo della lista Pace Terra Dignità potrebbe accompagnarsi ad altri simboli qualora si associassero altri partiti con i relativi emblemi, specie se questi potessero aiutare la lista ad evitare la raccolta delle firme. Santoro ha specificato che intende completare la raccolta anche qualora dovessero associarsi partiti in grado di esonerare dalla ricerca di sottoscrittori; la possibile approvazione di un emendamento di Fratelli d'Italia al decreto elezioni 2024, tuttavia, potrebbe privare Rifondazione comunista dell'esenzione di cui ora godrebbe grazie all'appartenenza al Partito della Sinistra europea e la raccolta firme - a meno di un concorso dell'Alleanza Verdi e Sinistra, esente grazie al gruppo parlamentare a Montecitorio - diventerebbe essenziale.

domenica 14 marzo 2021

Tutti i partiti in subbuglio, anche +Europa (di Marco Chiumarulo)

In questa nuova fase della politica italiana, tutti i partiti italiani - chi più, chi meno – sono in subbuglio: la tragica fine del governo Conte-bis e la lunga gestazione per la nascita del governo Draghi stanno mettendo in crisi formazioni grandi e piccole. 
Il Pd, vittima più del fuoco amico che del fuoco nemico, ha subito le dimissioni di Nicola Zingaretti da segretario (il nono in 14 anni, tra titolari e reggenti, incluso il bis di Renzi) trovando un compromesso con l’elezione di Enrico Letta come nuovo segretario con i "pieni poteri” senza passare dal "traghettatore" che avrebbe portato i dem al Congresso anticipato. Il M5S forse è il soggetto politico che sta subendo il cambiamento più consistente: in questi anni è passato da movimento di protesta a movimento governista, per trasformarsi ora in un partito vero e proprio, quasi "centrista" con un "segretario" e una "segreteria"; come in tutte le trasformazioni, seguirà probabilmente una scissione, quella dell'ala movimentista vicina a Davide Casaleggio e al suo manifesto ControVento
Anche la Lega deve cambiare, dovendo soprattutto scegliere la sua linea politica, perché sostenere un governo europeista non può accompagnarsi ad una politica sovranista: bisogna scegliere se entrare tra i Popolari Europei, sposando una linea liberista, oppure contendersi Orban con Giorgia Meloni, ora che è uscito dal Ppe.
Ma non solo i grandi partiti sono in subbuglio: anche i piccoli devono fare i conti con la crisi politica che non fa sconti e muove parecchio le acque. In queste settimane si è assistito al congresso di Sinistra italiana e al suo discusso passaggio all'opposizione (mentre Loredana De Petris ed Erasmo Palazzotto hanno scelto diversamente); al ritorno in Parlamento dei Verdi e a quello possibile dell'Italia dei valori (sia pure in modo "virtuale", per il sostegno offerto alle operazioni politiche di Facciamo Eco e L'alternativa c'è). E poi c'è +Europa, che proprio Emma Bonino - che il partito aveva contribuito a fondare, concedendo anche il suo nome perché fosse inserito nel contrassegno elettorale del 2018 - sperava fosse immune da venti di crisi (a maggior ragione dopo la scelta di sostenere il governo e dopo la nomina del segretario del partito Benedetto Della Vedova a sottosegretario).
Tutto è iniziato con l'assemblea nazionale di oggi che doveva darsi le regole per celebrare il congresso, previsto ogni due anni in base allo statuto; la stessa assemblea, però, ieri era stata comunque convocata per deliberare sulla mozione di sfiducia presentata da vari membri dell'organo nei confronti del tesoriere, Valerio Federico, mozione approvata da 38 componenti dell'assemblea su 71. Ha fatto notizia l'intervento che Bonino ha tenuto stamattina, nel quale lamentava come alla proposta di Della Vedova relativa al percorso congressuale si fosse affiancato un documento "pseudoanonimo" (così l'ha chiamato lei) che finiva per contestare la leadership e la sua linea politica. Non una critica costruttiva, in base all'intervento della senatrice, ma una denigrazione di coloro che in questi tre anni hanno prima dato vita e poi guidato il partito. Secondo Emma Bonino, infatti, dalla discussione di sabato e dal voto sulla mozione sarebbe emersa l'immagine di un partito guidato "da un un branco di incapaci, accentratori, autoritari e da un amministratore lestofante", di cui "sbarazzar[si] con ogni mezzo" attraverso "un congresso previsto e controllato in tutti i dettagli, insomma un congresso prima di farlo, a tavolino". 
Sfiduciato Federico, per la senatrice dopo il congresso sarebbe stato "fatto fuori" Della Vedova e poi magari sarebbe toccato a lei, che però dei "tre anni difficili e appassionanti" di +Europa ha un'altra idea, quella di una situazione a suo avviso "felice, sicché io a questo gioco al massacro tipo carciofo - 'ogni tanto ne facciamo fuori uno' - io non voglio giocare". Di qui l'annuncio: "Io personalmente non voglio stare più in questo partito: non è un grosso problema, visto che faccio parte degli incompetenti e degli ignoranti, ancora non dei lestofanti e magari manca poco. E ovviamente è a disposizione anche il seggio al Senato, perché la vostra cupidigia è senza limiti, ma è a disposizione, non vi preoccupate; d'altronde è già pronta, col passaggio farsa di un congresso deciso a tavolino fuori, la nuova leadership plurale [...]. In ogni caso me ne vado a testa alta prima che mi facciate fuori voi". Per Emma Bonino la sfiducia a Federico equivale a "cacciare con ignominia per qualche leggerezza una persona infangandone la storia", un episodio che "ha fatto traboccare un vaso che era già pieno dopo le obbligate dimissioni imposte all'ex comitato di garanzia". 
Se Bonino lascia il partito, Benedetto Della Vedova ha annunciato l'abbandono della segreteria (e la sua ricandidatura al prossimo congresso) in un post su Facebook: "Da molti mesi l’Assemblea di +Europa non riesce a trovare un accordo sulle regole per celebrare il prossimo Congresso, che lo Statuto prevede che si svolga ogni due anni. C’è stata, nelle diverse sessioni dell’Assemblea degli scorsi mesi, un’escalation di tensione interna che ha portato oggi Emma Bonino ad annunciare in queste condizioni il suo abbandono del partito. È un'escalation che sento il dovere di interrompere, consentendo che la parola torni ai nostri iscritti il più presto possibile. Rassegnerò quindi le mie dimissioni da Segretario, atto che prevede automaticamente la convocazione di un nuovo Congresso entro tre mesi. Il partito è dei suoi iscritti e a loro intendo, allo stato dei fatti, sottoporre di nuovo la mia candidatura per la Segreteria. Nel frattempo le funzioni di segretario saranno esercitate dalla presidente Simona Viola, alla quale va il mio ringraziamento per la disponibilità a farsi carico di una situazione così difficile".
Questa nuova crisi dei partiti e della politica stessa è l'ennesima che segue il doloroso travaglio da un governo politico a un governo tecnico. Proprio la storia della Repubblica Italiana ci dimostra che dopo ogni governo tecnico la politica e i partiti stessi sono cambiati: è stato così dopo il governo Ciampi (tecnico-politico) con l'arrivo sulla scena politica di Silvio Berlusconi e della sua Forza Italia; il governo Monti segnò l’entrata in Parlamento del M5S e fu seguito da un cambio di linea politica della Lega e di Giorgia Meloni. Ora non sappiamo come si risolverà questa crisi politica, ma sicuramente dopo il governo Draghi i partiti e la politica saranno diversi. In che modo e con quali simboli, lo si vedrà.

martedì 11 aprile 2017

A Catanzaro, per un'Italia (più) plurale (di Marco Chiumarulo)

Tenere il conto dei partiti (e dei simboli) che nascono appare un'impresa davvero ardua. Il 31 marzo, per dire, su alcuni siti di notizie (come Catanzaroinforma.it e Catanzaro.weboggi) è stata annunciata la nascita in Calabria, a Catanzaro, del Movimento Politico Italia Plurale: come promotori del movimento risultano, tra gli altri, Mario Astarita, Fabio Celi, Bruno Martino, Alessandro Paravati e Antonio Leone (solo omonimo dell'ex vicepresidente della Camera, prima in Forza Italia e Pdl, poi in Ncd, attualmente membro laico del Csm).
Nella nota da loro diffusa, i promotori rivendicano come il movimento abbia "tra le sue file studiosi, semplici cittadini, personalità della cultura locale e nazionale". Naturalmente, alla nascita, le ambizioni non possono essere contenute: l'idea è di "promuovere il nostro paese e di mostrare le sue eccellenze", si mira a "progredire ed ingrandirsi, dando a tutti l’opportunità di aderire al nostro progetto, in modo da confrontarsi e migliorarsi con vigore e gratificazione sia umana che personale". 
Già, ma di che progetto si parla? I fondatori, in un'epoca di incertezza, vogliono "raccogliere l’appello di sollecitazione e di stimolo che arriva dalla gente e capovolgere quella propensione di una politica disastrosa che negli ultimi anni ha portato il paese ed il Sud sul'orlo della rovina". La ricetta contro tutto questo sarebbe data dai punti programmatici del movimento, fissati per dare "risposte innovative e tangibili al paese"; si punta a far convergere "l'ardore politico" (sì, è scritto proprio così) su questioni come "il sociale, la sicurezza, la giustizia, il lavoro, i giovani, il mondo delle piccole imprese e degli artigiani", così da "partorire decisioni idonee ad una politica che riesca a restituire impulso a questi settori, servendosi del contributo diretto di cittadini e di associazioni di struttura regionale e nazionale che hanno ad interesse il bene ed il futuro dell’Italia".
L'attenzione è posta anche al patrimonio culturale e intellettuale, del luogo come dell'intero paese: "non va svenduto, come è stato fatto in passato, ma va valorizzato", dicono i promotori. E in questo c'è anche, volendo, la giustificazione del nome, certamente non scelto a caso: punto centrale del programma è la valorizzazione di quel patrimonio in un'ottica "plurale e pluralistica", coinvolgendo tutti i cittadini "di vecchia e nuova generazione", anche provenienti da altri paesi "o di altre razze ed etnie". Oltre a non (s)vendere il patrimonio, però, occorrerà "creare un nuovo baricentro concettuale, politico e sociale", restituendo lo stesso patrimonio agli italiani, e "abbattere il debito pubblico senza svenare gli italiani", così da riprendere a crescere.
E' probabile che il linguaggio del movimento miri ad attirare, con parole semplici e d’impatto, più persone possibili, senza che si percepisca lo schieramento politico. Di ciò risente anche la semplicità dell'emblema adottato: è vero che il soggetto si qualifica come "movimento politico" e non proprio come un partito, ma il simbolo ha già le sembianze di un contrassegno utilizzabile alle elezioni. Su uno sfondo viola, con sfumatura radile, sono utilizzati - com'è ormai consuetudine - i colori della nostra bandiera: la scritta "Movimento politico" più piccola e in alto in bianco, il nome "Italia Plurale" al centro in grassetto, con la prima parola rossa e la seconda verde (entrambe contornate di bianco); subito sotto al nome, infine, tre onde rappresentano, di nuovo, il tricolore.
Anche nei giorni seguenti il movimento ha cercato di ottenere visibilità: sempre sul sito di Catanzaroinforma.it, il 2 aprile, è uscita una nota a sostegno del governo Gentiloni. Italia plurale ha fatto sapere che si trova in sintonia con le parole pronunciate dal premier al "B7 Bussiness Summit": "La sfida riguarda direttamente l’azione del nostro governo che si tradurrà nelle prossime settimane attraverso le decisioni che il governo assumerà con l’obiettivo di tenere i conti a posto e contemporaneamente accompagnare la crescita finalmente in atto anche in Italia: accompagnarla, accudirla, consentire che abbia un ritmo più accelerato e non ci siano effetti depressivi dalle decisioni prese". Parlando del Def, il movimento precisa che "Bisogna spingere la crescita senza pensare a misure depressive ed evitando ogni equivocità su libero mercato. Il governo deve lavorare per fare scendere il costo del lavoro e la tassazione: per far sì che imprese, famiglie e lavoratori possano superare l’attuale situazione di crisi presente nell'economia italiana".
Anche i creatori del movimento, probabilmente, sentono aria di elezioni, per questo motivo cercano visibilità e quale buon modo di guadagnarsi la visibilità necessaria, se non allinearsi con il governo? In questo periodo l'esecutivo non gode di ottima salute, ma evidentemente il movimento crede che attaccarlo, come altri movimenti populisti, non sia un'ottima strategia concorrenziale. Non si dimentichi poi che, in fondo, la disciplina elettorale ora valida per la Camera dei Deputati favorisce la formazione di nuovi soggetti, anche se l'asticella del 3% risulta più difficile da raggiungere se aumentano i soggetti interessati a presentarsi alle elezioni (con la certezza che, per evitare dispersione dei voti, i partiti grandi invocheranno il voto "utile"). Soglia o non soglia, se nel 2013 si era quasi stabilito un record di soggetti politici presentatisi alle elezioni, di questo passo quel primato potrà essere eguagliato o persino battuto.

Marco Chiumarulo

mercoledì 5 aprile 2017

Pd, a ogni corrente il suo simbolo (di Marco Chiumarulo)

Oggi lascio volentieri spazio a un articolo di Marco Chiumarulo su un tema non strettamente simbolico-elettorale, ma comunque di rilievo: si parlerà sempre di emblemi, ma legati piuttosto alle "correnti" (interpretando il concetto con larghezza) interne al Partito democratico. Perché, se anche non si traducono in soggetti da votare, hanno pur sempre l'esigenza di riconoscersi e farsi riconoscere. Buon viaggio. (g.m.)  

Il 30 aprile si terranno, come ultimo atto del congresso, le primarie aperte del Partito democratico per eleggere il segretario, nonché candidato Presidente del Consiglio alle future elezioni politiche (le quali, probabilmente, immaginando che la legislatura vada alla sua scadenza naturale, si terranno tra febbraio e marzo del 2018).
I candidati, ormai noti e che si sono già affrontati nelle primarie interne dei circoli, alla segreteria del Pd sono: l’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi, il ministro della giustizia Andrea Orlando e il presidente della regione Puglia Michele Emiliano: tutti loro appartengono a diverse correnti del Pd.
Su questo sito si sono quasi sempre descritti i simboli e gli emblemi dei partiti o dei movimenti politici che si accingevano ad essere presentati sulle schede elettorali delle varie elezioni; in questo articolo, invece, si cercherà di analizzare gli emblemi delle varie correnti del Pd.
L’art. 29 dello statuto del partito recita che il Pd "ai sensi dell’articolo 18 della Costituzione, favorisce la libertà e il pluralismo associativo e stabilisce rapporti di collaborazione con fondazioni, associazioni ed altri istituti, nazionali ed internazionali, a carattere politico-culturale e senza fini di lucro, garantendone e rispettandone l’autonomia" e "riconosce tali fondazioni, associazioni ed istituti quali strumenti per la divulgazione del sapere, il libero dibattito scientifico, la elaborazione politico-programmatica". inoltre "le iniziative a carattere divulgativo, scientifico ed editoriale di tali Fondazioni, associazioni ed istituti non sono soggette a pareri degli organi del Pd".
Quindi il partito favorisce la formazione e i lavori degli iscritti in correnti, sotto forma di fondazioni o associazioni e ne garantisce la piena autonomia. Le varie correnti possono essere raggruppate in tre grandi compagini ed una quarta minore: l’area liberal, quella cattolica, quella socialdemocratica e, infine, quella ambientalista.

Dell’area liberal, attualmente in maggioranza, fanno parte tre correnti, le quali si ispirano alla visione della “Terza via” dell’ex Primo Ministro britannico Tony Blair: i “rottamatori”, Liberal PD e FutureDem.
La componente dei “rottamatori” non risulta costituita come corrente ma è la maggioritaria dell’area liberale ed è quella legata a Matteo Renzi ed ai comitati di Adesso! Italia.
I comitati appena citati hanno il proprio emblema che somiglia a un contrassegno elettorale. !uesto ha uno sfondo bianco, con una striscia tricolore in alto; più in basso vi è la scritta in due diversi colori (azzurro e rosso, già sperimentati negli anni scorsi all'interno delle campagne di area renziana) che riporta il nome del comitato; nella parte inferiore, invece, spiccano due strisce, una azzurra con la scritta #work in progress, e un’altra color rosso vermiglio, quasi arancione, per ribadire le tinte già usate prima.
La corrente Liberal PD fu costituita il 26 gennaio 2008 ed è marcatamente laica, sostenitrice di valori inalienabili quali libertà, eguaglianza e rispetto di ogni fede religiosa: essa trae ispirazione dal riformismo liberal democratico. I suoi membri di spicco sono Enzo Bianco, Federico Berruti, Sandro Gozi e Gianni Vernetti. L’emblema dell’associazione è rappresento dalla scritta bianca Liberal su fondo rosso e dalla sigla rossa PD su fondo verde; nel mezzo c'è il tradizionale ramoscello d’ulivo disegnato da Andrea Rauch, con il ramo sovrapposto alla seconda "L".
FutureDem, per parte sua, si qualifica come "un'associazione politico-culturale, un think tank liberal finalizzato alla diffusione di nuove forme di partecipazione e all'elaborazione di proposte politiche che rispondano alle esigenze della nostra generazione". Al suo interno conta esponenti democratici come Francesca Bonomo e Marco Di Maio
Lo slogan di FutureDem è "Cavalca l'onda del cambiamento!" e il simbolo, in qualche modo, visualizza quel motto: elemento grafico dominante, infatti, è un’onda blu, che al di sotto riporta il nome dell'associazione in carattere bastoni, con la prima parola scritta in rosso e la seconda in blu (con il retro della "D" leggermente aperto). 

Alla seconda area, quella cattolica-democratica, anch’essa parte della maggioranza del Pd, fa riferimento essenzialmente la corrente che riunisce in gran parte esponenti che provengono dalla Margherita e, prima ancora, dal Partito Popolare Italiano e dalla Democrazia Cristiana, accanto ad altre figure di provenienza diversa. 
Il riferimento e ad AreaDem, che si autodefinisce come “l'area politico-culturale del Pd nata dall'esperienza delle primarie del 2009. AD è essenzialmente un luogo di incontro, di discussione e di formulazione di proposte per il partito e per il Paese, attraverso cui ampliare il coinvolgimento e la partecipazione all'elaborazione politica a tutti coloro che si rispecchiano nelle idee fondative del Partito Democratico”. Principale esponente di questo soggetto è Dario Franceschini, che nel 2009 era candidato; a lui si aggiungono Franco Marini, Lapo Pistelli, Pina Picierno, Antonello Soro, ma anche figure di primo piano provenienti dai Ds come Piero Fassino e Sergio Chiamparino.

Nella terza compagine, quella dell’area socialdemocratica, si possono riconoscere cinque correnti: i loro esponenti provengono in gran parte dalle formazioni post-comuniste (Democratici di Sinistra, Partito Democratico della Sinistra) e, accanto a loro, ci sono anche vari esponenti di estrazione socialista. 
Rifare l’Italia è comunemente detta dei "Giovani Turchi" (ma gli aderenti rigettano in modo costante questa denominazione) e fu costituita durante la segreteria di Pier Luigi Bersani, in polemica per il sostegno al governo Monti; il gruppo, peraltro, ha da tempo ufficializzato il suo ingresso in maggioranzam dopo che Matteo Orfini ha accettato la proposta di Matteo Renzi di sostituire il dimissionario Gianni Cuperlo alla carica di presidente dell'Assemblea nazionale. Presieduta da Francesco Verducci (che ha ottenuto il ruolo che era stato di Orfini), Rifare l'Italia ha tra i suoi esponenti di spicco Andrea Orlando, Khalid Chaouki, Fausto Raciti e Valeria Valente.
Sinistra è Cambiamento è una componente di minoranza guidata da Maurizio Martina (che nell'attuale congresso fa però parte della mozione Renzi, al punto tale che l'ex Presidente del Consiglio lo ha scelto come suo "vice") era nata da una scissione interna ad Area Riformista (la corrente di Bersani e Speranza prima della scissione) e dal giugno 2015 dialoga pazientemente con la maggioranza, soprattutto nell'ottica di un contributo propositivo alle riforme. Il costante collegamento con la maggioranza è evidenziato dalla grafica che ha in evidenza un "nodo" verde e rosso; il tricolore tinge anche l'accento del nome, quasi a voler accostare in modo più efficace e "nazionale" i concetti di "sinistra" e "cambiamento". Fanno parte dell'area, tra gli altri, Vincenzo Amendola, Cesare Damiano (vicino invece alla mozione Orlando), Paola De Micheli e Alessandra Moretti.
ReteDem è un’altra componente di minoranza, orfana da tempo del suo precedente leader Giuseppe Civati: questa si autodefinisce come una piattaforma di pensiero e di azione che si colloca dentro il PD per allargare a tutti i mondi della partecipazione e dell'attivismo civico. Tra i suoi esponenti si possono annoverare Sergio Lo GiudiceGiuseppe Guerini, Daniele Viotti e Sandra Zampa, già collaboratrice di Romano Prodi. Sul piano grafico, l'idea della rete è resa da una raggiera di punti grigi collegati a un punto centrale nero (stesso colore della parola "Rete"), mentre il tutto è collocato su un fondo arancione, soluzione grafica decisamente particolare e di scarso utilizzo all'interno del Pd.
SinistraDem – Campo Aperto è invece la corrente guidata da Gianni Cuperlo (attualmente vicino alla mozione Orlando): caratterizzata dalla connotazione identitaria, quest'area si impegna a promuovere la cultura della libertà, dei diritti e della giustizia e della democrazia. All'interno, oltre all'ex sfidante di Renzi, c'è anche l'ex ministra Barbara Pollastrini, così come il piemontese Giorgio Merlo, Sesa Amici e Andrea De Maria. Il simbolo è decisamente semplice, visto che aggiunge solo il nome rosso, maiuscolo e corsivo al logo del partito.
Socialisti & Democratici, invece, è una componente di chiara ispirazione socialista, fondata nel novembre 2015 dal deputato Marco Di Lello, dopo che, insieme a Lello di Gioia, aveva lasciato il Psi di Riccardo Nencini; della stessa corrente faceva parte anche, prima della recente scissione di Articolo Uno, il presidente della regione Toscana Enrico Rossi. L’associazione ha un proprio emblema in stile Pd, con le lettere S e D tinte dei colori nazionali (grazie anche alla & bianca); l'origine e l'ispirazione socialista sono testimoniate dalla rosa del socialismo europeo (la stessa presente sul simbolo dei socialisti nenciniani), che copre parte del "traforo" della D.

L’ultima compagine da ricordare è quella ambientalista: essa è rappresentata essenzialmente dalla corrente degli Ecologisti democratici. A guidarla, da sempre, è Ermete Realacci e ha come fine l'adeguata valorizzazione dei temi connessi all'ecologia. L'impianto dell'emblema è decisamente simile a quello del Pd, con la "E" al posto della "P"; in luogo del ramoscello d'ulivo c'è un'ape con una vanga verde nelle mani (simbolo che, in precedenza, era stato reso anche in forma circolare, su fondo verde).

A quanto detto sin qui, occorre aggiungere che il congresso in corso ha visto la nascita di una nuova corrente, costruita a sostegno del candidato Michele Emiliano: si tratta di Fronte Democratico e si colloca inevitabilmente nella minoranza Pd. Il soggetto ha la forma dell'associazione, è stato presentato il 29 marzo e in quell'occasione si è svelato anche l’emblema, decisamente scarno e senza elaborazioni particolari (anche qui emergono l'uso del rosso e del verde, il primo tinge tutto il testo, con "Democratico" in evidenza", il secondo colora la pennellata che sottolinea il nome).

Tirando le somme, era inevitabile che un partito grande e variegato al suo interno come il Pd fosse organizzato in correnti: basta pensare all'esempio dei tre partiti maggiori della Prima Repubblica - Dc, Pci e Psi - in cui le correnti erano una realtà ben nota (anche se ufficialmente lo statuto del Partito comunista non ne consentiva l'esistenza).
Certo è che nel Pd, in vista delle elezioni politiche, il vero oggetto della contesa delle primarie non è tanto la segreteria o la candidatura a Presidente del Consiglio, quanto il potere - rimesso ai futuri vertici - di decidere chi (nell'eventualità che si andasse a votare con la legge elettorale modificata dalla Consulta) rivestirà il ruolo di capolista bloccato nei 100 collegi previsti, così da avere nel futuro Parlamento una schiera di fedelissimi su cui contare nelle battaglie che ci saranno.
Come si è visto, quasi tutti gli emblemi hanno in comune i colori del simbolo del PD, mentre i nomi hanno quasi sempre la parola "Dem" o, direttamente, l'aggettivo "democratic*". In questo senso, può dirsi che il Pd appare come l'unico partito veramente plurale, democratico e poco personalistico, anche se l'arrivo di Renzi alla segreteria ha cambiato un po' le cose da questo punto di vista. Se nel futuro dovesse esserci una legge che regoli la formazione dei partiti e la democrazia interna (compresi riti come le primarie), dovrebbe ispirarsi proprio al Pd.