lunedì 30 gennaio 2023

L'elezione del Parlamento della Padania (1997): una storia da sfogliare

Sono tr
ascorsi oltre 25 anni dal 26 ottobre 1997, giorno in cui in tanti luoghi piccoli e grani del Nord Italia (nonché nei principali comuni di Toscana, Marche e Umbria) spuntarono (e in vari luoghi del Centro) spuntarono tanti gazebo bianchi, trasformati in seggi elettorali autogestiti. La scena era simile a quella già vista cinque mesi primin occasione del "Referendum per l'indipendenza della Padania", organizzato dalla Lega Nord il 25 maggio, ma il nuovo obiettivo dichiarato erancora più ambizioso: votare per eleggere il Parlamento della Padania, che avrebbe dovuto scrivere la Costituzione del nuovo Stato di cui proprio il partito guidato da Umberto Bossi auspicava la nascita.
Un quarto di secolo dopo si può dire, con assoluta certezza, che non c'è statalcuna secessione del Nord (e nemmeno si è concretizzato il federalismo richiesto in precedenza) diceva di voler creare, anche se in concreto non nacque. Tante persone, però, credettero davvero quel possibile orizzonte o, per lo meno, lo presero sul serio, sfidando il freddo per andare a votare in quella domenica di fine ottobre: per il Carroccio lo fecero in 6 milioni, mentre - nella più classica "guerra dei numeri" spesso praticata in Italia - per l'allora sottosegretario Arturo Parisi i votanti erano stati al massimo dieci volte di meno (ma oggi persino un'affluenza simile, per un voto organizzato da un partito su una porzione del territorio nazionale, sarebbe guardato con rispetto). 
Non furono solo i numeri a finire al centro dell'attenzione. In un paese che solo dalla metà degli anni 2000 avrebbe conosciuto più da vicino lo strumento delle primarie (chiamando in quel modo anche, e impropriamente, le procedure di selezione delle figure di guida di un singolo partito), peraltro, quel voto del 26 ottobre 1997 è stato quanto di più simile un partito in Italia abbia prodotto nella storia della Repubblica al rito delle elezioni politiche, quanto a macchina organizzativa, diffusione dei seggi, numero di persone coinvolte e, soprattutto, diversificazione dell'offerta elettorale: 43 liste (e una settantina di simboli presentati), 1146 candidatiquasi 22mila postazioni tra gazebo fissi e camper mobili. e una marea di polemiche connotarono un evento unico nella storia della politica italiana. Fin dal giorno dell'annuncio - il 14 giugno 1997 - erano poi fiorite le polemiche: da una parte chi sosteneva con convinzione (o almeno così sembrava) la causa secessionista e considerava il voto nei gazebo un passaggio rilevante di un percorso più grande; dall'altra, le fazioni di chi avrebbe voluto una reazione dura dello Stato nei confronti di chi accostavcon disinvoltura all'aggettivo "padano" (variamente declinato) espressioni come "Repubblica federale", "elezioni" e "Parlamento" e di chi invece, pur non trascurando eventuali rischi per l'unità dello Stato italiano, suggerì una linea meno interventista, derubricando il voto padano a una conta internalla Lega Nord e cercando di capire le ragioni di fondo della "minaccia secessionistica" (magari per intervenire su queste).
Era mancata, finora, una narrazione completdel percorso che ebbe Roberto Maroni come "gran cerimoniere" e condusse all'elezione del Parlamento dellPadania, evocata negli ultimi anni essenzialmente per l'episodio che aveva visto Matteo Salvini - futuro segretario della Lega Nord e della Lega per Salvini premier e allora giornalista della Padania e consigliere comunale Milano - quale candidato ed eletto al Parlamento di Chignolo Po (Pv) sotto il simbolo dei Comunisti Padani. Ora la storia di quel voto così singolare e del clima in cui si celebrò si trova nel libro Padani alle urne, pubblicato da Gabriele Maestri - curatore di questo sito - per i tipi di Youcanprint. Chi conosce l'autore sa che non ha mai militato o simpatizzato per il Carroccio e le sue evoluzioni; nelle 458 pagine del volume, però, si è comunque cercato di offrire uno sguardo ampio ed esaustivo sulle elezioni del Parlamento della Padania, soprattutto per come sono state comunicate a militanti e simpatizzanti dal partito stesso, essenzialmente mediante il quotidiano la Padania (fondato pochi mesi prima della consultazione). Proprio attraverso le notizie pubblicate sul giornale leghista (e usando persino lo stesso carattere Optima della testata e dei titoli) si è ripercorso il cammino dall'annuncio delle elezioni alla prima seduta del Parlamento padano (9 novembre 1997).
Il libro (disponibile in formato cartaceo - e per risparmiare spazio e denaro, in Pdf) ricostruisce i vari passaggi dell'iter elettorale padano, grazie alle firme del quotidiano (tra giornalisti e politici) e alle voci di vari commentatori; offre però anche i risultati del voto, nomi delle persone candidate ed elette all'assemblea di Chignolo Po e, ovviamente, i simboli presentati per l'occasione. Tutto, in fondo, era partito da lì, cioè da quando chi scrive si era messo in cerca dei contrassegni elettorali originali (presentati a Venezia) per poterne magari scrivere su questo sito in un articolo. Una volta emersi i simboli nella sede di via Bellerio a Milano (grazie alla caparbietà nel cercare di Alessandro Panza, allorassistente di Salvini e oggi europarlamentare) è emerso il desiderio di saperne di più: la lettura dei vari numeri della Padania - possibile grazie alla collezione scansionata posseduta dallBiblioteca dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna - ha permesso di raccogliere una miniera di informazioni altrimenti non raggiungibile. 
Più che un articolo, dunque, era il caso di organizzare tutto quel materiale in un libro: occorreva solo l'occasione giusta. Quella offerta dal 2022 era troppo ghiotta per essere lasciata cadereoltre al 25° anniversario di quel voto nei gazebo, infatti, si festeggiava pure il 10° anno di attività del sito www.isimbolidelladiscordia.it. I tempi di lavorazione hanno costretto a sforare di qualche settimana la fine del 2022, ma il libro ora esiste e può finire nelle mani di chiunque abbia interesse ad approfondire quella vicenda politica italiana, anche grazie alla preziosissima prefazione di Luciano Ghelfi (che quegli eventi li ha seguiti di persona e può testimoniare ogni passaggio). Più modestamente, per chi scrive, è anche il modo migliore per chiudere a dovere il decennale di questo sito, che continuerà a raccontare per chi lo vorrà.

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