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venerdì 27 luglio 2018

A Monopoli c'è chi "sta Contento", anche se perde

Si può perdere a Monopoli e, comunque, "stare Contento"? Sì, ovviamente a patto di non pensare alle probabilità, agli imprevisti e agli alberghi del gioco da tavolo: la Monopoli in questione, infatti, è la città della provincia di Bari, che a giugno ha visto celebrarsi le elezioni amministrative, alla scadenza naturale del mandato della seconda giunta di centrodestra guidata da Emilio Romani. A contendersi la poltrona di sindaco in quest'ultima tornata elettorale erano cinque candidati (tutti uomini, per la cronaca), sostenuti da un totale di ben 17 liste, un numero notevole se si considera che il comune arriva soltanto a sfiorare i 50mila abitanti e in città più grandi sulla scheda sono finiti non di rado pochi simboli di più.
Dalle urne è uscito un risultato piuttosto netto già al primo turno, con il centrodestra che ha mantenuto la guida della città. In effetti, solo nel 2003 il centrosinistra era riuscito a prevalere con Paolo Antonio Leoci (che peraltro aveva avuto bisogno del ballottaggio per battere il suo avversario), ma nel 2008 non si era ripresentato e il centrodestra aveva vinto di nuovo le due consultazioni seguenti, addirittura al primo turno. E' andata allo stesso modo al candidato del 2018, Angelo Annese, in grado di fare il pieno di voti (oltre il 20%) con la "sua" lista Monopoli al centro, provvista di una "pennellata" tricolore (che un po', volendo, ricorda gli anelli di Saturno).
La sua coalizione era piuttosto ricca, essendo composta da otto sigle. Accanto agli emblemi politici per eccellenza (Forza Italia, Noi con Monopoli - reinterpretazione locale di Noi con l'Italia - e la Lega - Puglia, in ordine di preferenza), si sono distinte altre formazioni civiche e locali. Al secondo posto, con oltre il 13% e con più consensi di Forza Italia, si è per esempio collocato il Patto con la Città, già visto nel 2013 a sostegno della ricandidatura dell'uscente Emilio Romani: a dispetto della collocazione di centrodestra, il simbolo della stretta di mano era tratto dal catalogo grafico più caro al centrosinistra (anche se il tricolore creato dalle maniche aggiustava un po' il messaggio).
Meno bene è andata la lista civica FareComune, anche se con il suo risultato superiore al 6% è riuscita a ottenere un consigliere comunale (quanto la Lega, che peraltro ha raccolto meno voti). Il nome della formazione era frutto di un gioco di parole (con la parola "comune") cui siamo abbastanza abituati, ma il risultato era piuttosto gradevole e originale, così come si presentava interessante il simbolo, con il mare leggermente mosso (quasi di memoria socialdemocratica), in alto il riferimento alle tre rose d'argento dello stemma cittadino e l'azzurro-verde-acqua che gioca a richiamare in parte le strisce presenti sul gonfalone della stessa Monopoli.
Due liste della coalizione di centrodestra sono rimaste fuori dal consiglio comunale; se però la prima, Iniziativa democratica per la Puglia, è almeno in parte già nota, essendosi vista anche in altre consultazioni locali o regionali, qualche riga la merita il fanalino di coda, che con il suo 0,46% ha preso meno di tutte le altre liste presenti sulla scheda. L'attenzione è meritata perché Democristiani - Libertà, la lista guidata da Sergio Selicati (classe '76) è ormai un classico delle elezioni a Monopoli: la si era già vista nel 2008 e nel 2013 a sostegno di Romani (e non si può dimenticare che sulle schede ci fu una Democrazia cristiana anche nel 1999 e nel 2003), con la sua croce rossa quasi greca, la campitura superiore blu e lo striscione con il motto "libertà" che tentano di restituire l'atmosfera dello scudo crociato; questa volta si è aggiunto anche il riferimento a "Energie per Monopoli", probabile riferimento a un gruppo di sostenitori di Stefano Parisi.
Si può procedere l'analisi, segnalando che i tre concorrenti che mai avrebbero potuto aspirare al ballottaggio erano Bartolomeo Allegrini per il MoVimento 5 Stelle, Francesco Secundo per la lista ReVolution Monopoli (legata ad altri simpatizzanti del programma proposto da Beppe Grillo che però non avevano ricevuto la certificazione: erano peraltro ben riconoscibili sia il giallo del fondo, sia soprattutto la V di fantasia, che curiosamente la commissione elettorale competente ha ammesso) e Mirco Fanizzi per il Popolo della Famiglia: insieme non sono riusciti a raccogliere il 7% (e la somma delle percentuali delle loro liste risulta ancora più bassa).
Nettamente al secondo posto, ma marcatamente lontano dalla vittoria, si è invece collocato Martino Contento, detto "Nuccio", fermatosi al 36,3%. La sua lista personale, Contento per Monopoli, ha ottenuto poco meno del 10%, battendo comunque il simbolo del Pd, che si è limitato a sfiorare il 6%. Delle altre quattro formazioni parte della coalizione, è andata meglio Manisporche, già vista al turno di cinque anni fa (sempre con l'impronta multicolor della mano) ed espressione del movimento omonimo che, per "dare il proprio contributo al superamento del momento buio che la politica vive", si propone di "sporcarsi le mani" per mettere in campo nuove idee che consentano alla città di svilupparsi.
Le altre tre liste si sono divise poco più del 9%: se il simbolo di Monopoli civica appare quasi istituzionale (la M blu con una delle sue pieghe tinta del tricolore, il tutto su fondo arancione), quello di Insieme per Monopoli si presenta interessante e gradevole sul piano grafico (un "fiore" a otto petali parzialmente sovrapposti che gioca con i colori ed è racchiuso in una sorta di cerchio fatto di archi), mentre l'emblema dei Cittadini in Movimento, pur facendo pensare al M5S per il suo nome, presenta un'immagine diversa, con una mano piena di terra da cui spunta un germoglio (anche se, più che del movimento, quella grafica dà l'idea della crescita).
Al di là di tutto, però, a colpire è soprattutto lo slogan scelto dal candidato sindaco di centrosinistra: "Io sto Contento". Si trattava chiaramente di un gioco di parole con il nome dell'aspirante primo cittadino, ma fermarsi a quel livello sarebbe un peccato. Il concetto di "contentezza" era espresso dallo smiley della campagna di comunicazione, con il sorriso largo trasformato in mare e gli occhi aperti ruotati e trasformati in vele; d'altra parte, "stare contento" significa anche "accontentarsi", un messaggio che - visto con il senno del post-voto - fa riflettere. Sicuramente Nuccio Contento si è candidato per giocarsi seriamente la vittoria, ma probabilmente sapeva di non partire favorito; nonostante questo, si è presentato agli elettori con un messaggio positivo (la contentezza) e moderato (l'accontentarsi), qualcosa che raramente si vede nelle campagne elettorali degli ultimi anni. Non avrà vinto, ma un applauso di cuore Contento se lo merita (e se lo merita anche chi gli ha curato la comunicazione). 

martedì 3 luglio 2018

Afragola, simboli e curiosità sulla scheda

Tornando all'itinerario tra i comuni superiori che erano riusciti a darsi un sindaco già al primo turno, occorre fare tappa ad Afragola, in provincia di Napoli. Lì la competizione è stata piuttosto accesa, non tanto per il numero dei candidati alla poltrona di sindaco, tre in tutto, ma per le liste schierate a loro sostegno: sulla scheda c'erano 19 simboli e, considerando che il candidato meno votato è stato quello del MoVimento 5 Stelle, significa che gli altri 18 se li sono divisi il sindaco uscente di centrosinistra Domenico Tuccillo (8 liste) e il suo sfidante Claudio Grillo (10 liste). Alla fine è stato quest'ultimo a prevalere, con il 54,22%, cambiando dunque colore all'amministrazione cittadina.

Claudio Grillo

10) Forza Italia

Al contrario di quanto accaduto in gran parte dei comuni superiori visti sin qui, la formazione trainante del centrodestra ad Afragola è ancora Forza Italia: è stata la sua lista infatti, con il 12,38% (che le è valso l'elezione di quattro consiglieri), a contribuire per la maggior parte alla nutrita coalizione presentata a sostegno di Claudio Grillo (e certo non solo per il fatto che il sorteggio l'aveva collocata al primo posto della coalizione). Di certo il risultato del Pdl di cinque anni fa - 18,31% - era stato migliore, ma non può dirsi del tutto insoddisfacente; sulla scheda è finito un simbolo variante, anche in questo caso, dell'emblema utilizzato alle ultime politiche, con il riferimento ad Afragola (scritto in Arial Black) al posto dell'appellativo "presidente".

16) Afragola civica

Il secondo posto all'interno della coalizione di centrodestra è toccato invece a una lista civica, come suggerisce proprio il suo nome: Afragola civica. Si tratta anche, probabilmente, della formazione più vicina al neosindaco, considerando che il contrassegno è l'unico a riportarne il nome - peraltro con decisa evidenza - al suo interno. I colori, in ogni caso, sembrano proprio gli stessi di Forza Italia, anche se chiaramente la grafica è del tutto diversa: spicca una grande "A" (come Afragola) rossa e verde, con alcune tacche bianche sulla parte destra, come a voler simboleggiare una scala. La lista ha portato a casa l'8,79% e, di conseguenza, tre consiglieri.

12) Fratelli d'Italia

Al terzo posto all'interno della compagine di centrodestra si ritrova di nuovo una lista partitica, in particolare quella presentata da Fratelli d'Italia, piuttosto forte in questa regione. Il partito guidato a livello nazionale da Giorgia Meloni, infatti, ha ottenuto il 6,4%, la metà del 12,2% di cinque anni fa, ma ha comunque permesso alla lista ldi confermare la rappresentanza di due consiglieri. Il risultato, tra l'altro, è stato ottenuto schierando sulla scheda il simbolo nazionale ufficiale (e non la versione inaugurata alle elezioni politiche, con all'interno il riferimento a Meloni), senza aggiungere alcuna specificazione territoriale, che avrebbe seriamente rischiato di alterare l'equilibrio dell'emblema.

11) Afragola viva

Subito al di fuori del "podio" della coalizione si è collocata un'altra lista civica, Afragola viva, legata alla figura di Salvatore Iavarone. Il simbolo era nuovo, rispetto a quelli finiti sulla scheda nel 2013: su fondo arancione - ed è curioso trovarlo in una lista legata al centrodestra, visto il significato dato negli ultimi anni a questo colore, anche in Campania - un albero stilizzato a foglie verdi (con il tocco di una rossa, per ricordare almeno in parte il disegno dello stemma comunale) affiancava il nome scelto per la lista. Con il 6,01% uscito dalle urne, la lista si è potuta assicurare l'elezione di due suoi candidati in consiglio e parteciperà ad ogni effetto alle decisioni del comune.

18) Lega

Occorre scendere al quinto posto nel centrodestra per trovare l'altra lista dichiaratamente partitica (ce ne sarebbe anche una quarta, come si vedrà, anche se in parte ha assunto una forma diversa): si tratta della Lega, che ha fatto il suo debutto alle elezioni locali di Afragola. A questa sua prima apparizione, il simbolo di Alberto da Giussano - praticamente identico a quello presentato alle elezioni politiche, fatta eccezione per il riferimento alla Campania al posto della parola "premier" - ha raccolto il 5,43%, centrando comunque l'obiettivo di eleggere un consigliere comunale. Un risultato a suo modo storico, per un partito che meno di un anno fa aveva la parola Nord al suo interno.

13) Scelta democratica

Scendendo ancora, si ritrova - in una perfetta alternanza fin qui - un'altra lista civica, Scelta democratica, che invece aveva già corso nel 2013, anche allora a sostegno del candidato del centrodestra (allora era Antonio Pannone). Il simbolo è simile al precedente, con il nome della lista - scritto in azzurrino con una font graziata - collocato nella fascia bianca tra due segmenti verdi e rossi a base curvilinea, ricreando il profilo di un'onda (anche se il comune non è certo sul mare; nel 2013 poi i colori erano sfumati). Cinque anni fa la lista era rimasta fuori dal consiglio (con il suo 2,59%), questa volta invece ha ottenuto il 4,62% ed è riuscita a eleggere un consigliere, dunque il risultato è stato decisamente migliore. 

17) Cantiere Afragola

Si era già vista nel precedente turno elettorale - e anche quella volta nella compagine di centrodestra - pure la formazione civica Cantiere Afragola. E' tornato dunque il colore arancione di gran parte del fondo, il nome scritto a caratteri cubitali e, soprattutto, il caschetto giallo da cantiere posizionato sopra al nastro tricolore che tanto ha caratterizzato la lista in queste sue partecipazioni elettorali. Nel 2013 aveva raccolto solo il 2,21%, restando fuori dall'organo assembleare locale; in quest'occasione, invece, la percentuale è aumentata al 4,33% e ciò ha permesso a Cantiere Afragola di portare un proprio rappresentante in consiglio.

15) Nuova città

Ritorno sulle schede - ma questa volta con un percettibile peggioramento nel risultato rispetto alla partecipazione precedente - anche per la lista civica Nuova città, che nel 2013 all'interno della coalizione di Pannone aveva ottenuto il 7,96%. Questa volta, infatti, dalle urne è uscito soltanto il 3,47% per la lista, che nei colori e nella struttura del simbolo richiama decisamente il Pdl o comunque una forza politica di centrodestra. L'appartenenza alla coalizione vincitrice, tuttavia, ha permesso alla lista di conservare il posto in consiglio che aveva (ed era l'ultimo rimasto tra quelli assegnati alla coalizione a sostegno di Grillo, un gruppo nato civico e finito a prevalenza del centrodestra).

19) Movimento cittadino Afragola futura

Niente seggi in consiglio comunale, invece, per il Movimento cittadino Afragola futura. Il nome farebbe pensare a una formazione civica locale e in effetti la è, ma basta uno sguardo al simbolo per rendersi conto che la struttura e, soprattutto, la fiamma pennellata che si vede sulla destra sono mutuate con chiarezza dal Movimento nazionale per la sovranità di Gianni Alemanno, anche se i colori sono stati modificati (il blu ha preso il posto del verde e le tinte sono comunque state invertite; di più, la fiamma originale era collocata a sinistra e non a destra). In ogni caso, il 2,52% ottenuto non è stato sufficiente per eleggere anche un solo candidato.

14) CambiaMenti - Afragola solidale

Ultima arrivata, tra le dieci liste della coalizione a sostegno di Grillo, è risultata essere CambiaMenti - Afragola solidale, formazione civica neocostituita. All'occhio salta, inevitabilmente, l'uccello - sembra un colibrì, per la forma del becco - che varie "foglie" hanno composto, eppure a guardare il simbolo si vede qualcosa di strano, come se si trattasse di un emblema rimaneggiato, visto che il nome "Afragola solidale" è stato posizionato su una "pecetta" blu, che non coincide perfettamente con il contorno. E' probabile che l'emblema sia stato mutuato dalla lista CambiaMenti, presentata nel 2015 a Giugliano di Napoli; ad Afragola, in ogni caso, il 2,26% non ha permesso di eleggere alcun consigliere.

Domenico Tuccillo

4) A viso aperto

La più votata delle liste all'interno della coalizione che ha sostenuto il sindaco di centrosinistra uscente Domenico Tuccillo, sconfitto con il 37,74% dei voti, è risultata essere A viso aperto, legata a Gennaro Giustino. La lista aveva già partecipato - con la specificazione "La rinascita" - alle elezioni del 2013, ottenendo il 6,31% e tre consiglieri, risultando la formazione più votata dopo il Pd; questa volta il consenso è aumentato al 12,07% e in virtù di questo, pur con il passaggio all'opposizione, è riuscita a conservare i suoi tre seggi. Il risultato è stato ottenuto mantenendo intatto il simbolo (senza più il citato riferimento alla rinascita), con il nome scritto in carattere bastoni su fondo blu e l'ultima "o" trasformata in un viso sorridente.

7) Partito democratico

Si può dire che questa volta si siano scambiati i ruoli A viso aperto e il Partito democratico: è quest'ultimo, infatti, ad essere finito al secondo posto all'interno della coalizione di centrosinistra, a poco più di un punto di distanza (10,96%). Questo nonostante la percentuale sia stata in crescita rispetto al 9,17% (e l'aumento riguarda anche i voti assoluti); a dispetto di quell'aumento, però, la compagine consiliare dem si è dimezzata da quattro a due eletti, a causa del passaggio all'opposizione. Nessuna modifica sul piano visivo da segnalare: questa volta come cinque anni fa, infatti, il Pd ha utilizzato per manifesti e schede il suo emblema ufficiale nazionale, senza alcuna modifica o aggiunta.

2) Afragola punto e a capo

Al terzo posto, all'interno della coalizione a sostegno di Tuccillo, si è collocata la lista civica Afragola punto e a capo. Sebbene il nome della formazione faccia pensare a un cambiamento rispetto al passato (o, se si preferisce, a un nuovo inizio guidato dalla stessa persona), all'interno del simbolo è impossibile non vedere la sagoma di un treno ad alta velocità (un Frecciarossa o un treno di Italo), probabile riferimento alla stazione di Napoli Afragola dedicata proprio a quel tipo di linee, inaugurata nel 2017 sotto l'amministrazione Tuccillo. Un maggior segno di continuità di questo era difficile immaginare; il 4,92% ottenuto ha se non altro permesso alla lista di eleggere un consigliere.

3) Afragola in comune

Subito dopo Afragola punto e a capo si è collocata l'altra lista in cui il nome di Tuccillo era particolarmente evidente (qui addirittura con tanto di ombra): Afragola in comune. Qui la parola "comune" aveva la minuscola: ovviamente non spariva il riferimento all'istituzione comunale, ma a dare l'idea dell'apporto di molte persone allo stesso progetto amministrativo hanno provveduto le mani di molti colori radunate a cerchio. La lista era nuova e il 4,73% dei voti le ha permesso se non altro di portare un proprio rappresentante all'interno del consiglio comunale; si trattava però dell'ultimo seggio a disposizione delle varie anime della coalizione in appoggio a Tuccillo.

8) Afragola libera

Niente accesso all'organo assembleare di Afragola per la lista civica Afragola libera. Una lista con quel nome aveva già partecipato nel 2013 alle elezioni, sempre come parte della coalizione di Tuccillo, ottenendo il 2,29% (tra l'altro inserendo nel simbolo il motto "Non manca la libertà, bensì l'uomo libero"). Questa volta dalle urne è uscito il 2,13% e l'essere finiti all'opposizione ha impedito alla formazione di avere rappresentanti in consiglio comunale; ciò benché il contrassegno avesse un'immagine più moderna e studiata rispetto al passato, con un fondo più scuro per far risaltare meglio il nome (scritto con una font bastoni molto più leggibile rispetto al passato) e anche il riferimento "Insieme.", con un'onda tricolore, per sottolineare che quella libertà non la si sarebbe conquistata da soli.

5) Grande Afragola

Niente rappresentanza in consiglio nemmeno per Grande Afragola, formazione che aveva corso già nel 2013, ma allora aveva appoggiato la candidatura di Biagio Castaldo, sostenuto soprattutto da Fratelli d'Italia. Il simbolo in questione, identico rispetto a quello di cinque anni fa, in effetti si presterebbe più a uno schieramento di centrodestra, a giudicare dalla scelta cromatica: il fondo azzurro sfumato, un "sorriso" tricolore, il nome del comune scritto in Helvetica Black sembrerebbero suggerire questo, anche se stavolta le scelte della lista sono state diverse. Se nel 2013 la lista aveva sfiorato l'1%, questa volta è andata leggermente meglio (1,06%), ma certo non abbastanza per ottenere un eletto.

1) La città futura

Il sorteggio le aveva affidato il ruolo di aprischeda, con la prima posizione in alto a sinistra; in realtà, La Città Futura è risultata tra le liste meno votate, pur essendo l'unica che si richiamava alla sinistra, come la stella rossa e il nome tratto da Gramsci suggerivano. Il capolista e consigliere uscente Giuseppe Cerbone aveva spiegato che il simbolo "è un treno che corre, insieme ad una stella rossa, che rappresenta l’identità politica, e spighe di grano, che rappresentano le radici del territorio. La direttrice su cui idealmente corre quel treno è lo sviluppo produttivo ed economico, in particolare dal punto di vista agricolo, beneficiando di terre non contaminate da sottrarre all'abbandono e all'edilizia selvaggia con un minimo di programmazione consapevole". Un disegno accolto, però, solo dall'1,04% dei votanti.

6) Afragola nel cuore

Decisamente in fondo alla classifica - della coalizione ma anche dell'insieme di liste in concorrenza ad Afragola - è apparsa l'ultima civica, Afragola nel cuore. Il nome lasciava pensare facilmente a una formazione messa in campo per amore della città, con la possibilità di coinvolgere chi realmente teneva al bene comune (e guarda caso c'era proprio un cuore nel simbolo, curiosamente tinto di blu e senza riferimenti ai colori locali). I risultati, tuttavia, parlano - anzi, urlano - chiaro: su 33874 votanti, solo 17 hanno votato questa lista, pari allo 0,05%. Un risultato oggettivamente scarsissimo e difficile da spiegare, anche a fronte dei 24 candidati schierati all'interno della lista. 

Michele Bencivenga

9) MoVimento 5 Stelle

Proprio come nel 2013, il candidato meno votato di tutti è risultato quello proposto dal MoVimento 5 Stelle, anche se in questo caso Michele Bencivenga è arrivato di fatto terzo, mentre cinque anni fa Tommaso Malerba era arrivato quarto su 4. Rispetto ad allora, però, il risultato è cambiato sensibilmente: Malerba si era fermato al 2,69%, risultando inevitabilmente escluso dal consiglio comunale; questa volta, invece, Bencivenga ha ottenuto l'8,02% e questo è stato sufficiente per portare il M5S per la prima volta all'interno del consiglio comunale di Afragola. Rispetto a cinque anni fa, l'unica differenza grafica riguarda, com'è noto, la sostituzione del sito Beppegrillo.it con quello attuale, Ilblogdellestelle.it.

sabato 30 giugno 2018

Maddaloni, simboli e curiosità sulla scheda

Dopo una dovuta pausa per il viaggio nei comuni "sotto i mille", riprendiamo l'itinerario tra quelli sopra i 15mila abitanti che sono riusciti a eleggere un sindaco al primo turno. Questa volta tocca a Maddaloni, in provincia di Caserta, che è tornata alle urne pur avendo votato solo l'anno scorso: il sindaco eletto, Andrea De Filippo, si era infatti dimesso dopo un mese perché, pur avendo vinto al ballottaggio, non aveva ottenuto la maggioranza in consiglio, visto che la coalizione più votata (oltre il 50%) non era stato il suo centrodestra ma la compagine del suo principale avversario di centrosinistra, Giuseppe Razzano. Dopo un anno di commissariamento, il nuovo voto ha dato una maggioranza schiacciante a De Filippo, che consolidando ulteriormente le forze a suo sostegno ha raggiunto il 59,71% (la coalizione addirittura il 60,88%).

Andrea De Filippo

14) Maddaloni nel cuore

Proprio come l'anno scorso, la lista più votata all'interno della coalizione che ha sostenuto Andrea De Filippo è stata Maddaloni nel cuore, il progetto civico che probabilmente meglio rappresenta il sindaco rieletto: lo dimostra il 16,54% raccolto quest'anno, migliore dell'11,25% del 2017 (con la rappresentanza in consiglio passata da 3 a 5 eletti, ma questo è merito soprattutto dell'attribuzione del premio di maggioranza). Il simbolo è rimasto identico, con il cuore che contiene il profilo di Maddaloni - e l'andamento curvilineo e un po' deformato del cuore si trasmette anche alla silhouette - e una fascia arancione che lo cinge: un simbolo ben fatto e pulito.

9) Con De Filippo sindaco

Per trovare la seconda lista più votata della coalizione, occorre scendere di qualche punto: Con De Filippo sindaco, che si potrebbe definire "lista personale" del candidato sindaco anche se è difficile negare questo titolo anche a Maddaloni nel cuore, ha ottenuto infatti l'8,42% (e due consiglieri). Il simbolo è una new entry rispetto allo scorso anno; molto semplice, essenziale e pulito anch'esso, si pone in linea con le scelte cromatiche dell'emblema visto prima (anche se i colori scelti non fanno parte dello stemma o del gonfalone cittadino, per cui si sarebbe tentati di pensare che il candidato sia tifoso della Roma (cosa piuttosto improbabile...).

7) Cambiamo insieme

Al terzo posto, all'interno della compagine a sostegno di De Filippo, si è collocata la lista civica Cambiamo insieme. Quella formazione si era già vista alle elezioni dell'anno scorso, ma aveva scelto di sostenere la candidatura a sindaco di Luigi Bove: allora aveva ottenuto 5,92% e aveva eletto un consigliere. Questa volta, in appoggio a De Filippo, c'è stata una leggera flessione (5,8%), ma lo schieramento in maggioranza ha portato gli eletti a due; il simbolo non è cambiato, essendo rimasto il globo azzurro con una fascia arancione intorno e tre figure verdi che vi camminano sopra (emblema del "Patto per Maddaloni". Unica aggiunta, il riferimento al candidato sindaco poi vincitore.

6) Forza Italia

Il sorteggio l'aveva collocata per prima all'interno della coalizione, ma questa volta Forza Italia non è riuscita nemmeno a difendere la seconda posizione ottenuta l'anno scorso, con il 6,62%. Questa volta è arrivato il 5,68% e solo l'assegnazione del premio di maggioranza ha permesso a Fi di conservare i due consiglieri comunali conquistati giusto un anno prima. Sul piano grafico, se come di consueto il contrassegno è mutuato da quello utilizzato alle ultime elezioni politiche, decisamente da bocciare è l'uso di tre font diverse per il simbolo: Helvetica Black Condensed per "Berlusconi", Arial Black per "per" e Bastion - probabilmente - per "Maddaloni".

8) Unione di centro

Al quinto posto si trova la lista dell'Unione di centro, che c'era anche nel 2017 ma allora aveva sostenuto il candidato del centrosinistra; questa volta, invece, ha rinforzato la compagine a sostegno di De Filippo. Non è dato sapere se la collocazione sia stata leggermente dannosa, sta di fatto che la quota di voti è calata dal 6,74% al 5,36% e la rappresentanza si è dimezzata da due consiglieri a uno solo (benché in entrambi i casi la lista abbia goduto del premio di maggioranza). La lista si è presentata con lo stesso simbolo dell'anno scorso, cioè quello ufficiale nazionale, senza alcuna caratterizzazione territoriale o senza riferimenti al candidato sindaco.

12) Riscossa di Maddaloni

A ridotta distanza dall'Udc c'è la lista civica Riscossa di Maddaloni, simbolo invece che non era presente alle elezioni dell'anno scorso. L'emblema è piuttosto semplice, con il nome riportato su un tricolore a fasce orizzontali - al punto tale che, se non ci fosse una lista ufficiale di Forza Italia, si sarebbe tentati di pensare che si tratti di un gruppo di forzisti senza emblema - e con il concetto di "riscossa" in primo piano. Il conteggio finale ha consegnato alla lista una quota di voti pari al 5,14%, sufficiente a far entrare in consiglio - grazie ovviamente al premio di maggioranza - il candidato più votato, per cercare di dare corpo alla riscossa tanto ricercata.

11) Orienti-Amo Maddaloni

E' riuscita a entrare in consiglio comunale anche la lista civica Orienti-Amo Maddaloni, che per il nome ha scelto un verbo che consenta il già noto "gioco dell'amore", evidenziando - preferibilmente in rosso - il concetto di "amo" al suo interno (qui, tra l'altro, si poteva leggere addirittura "ti-amo", quindi l'effetto era moltiplicato). Il concetto di orientare era in qualche modo suggerito dal cerchio giallo tangente a una delle tre circonferenze, come in un tentativo di centrare un obiettivo; il legame territoriale era dato dal profilo in filigrana della Torre Artus del castello di Maddaloni. Con il 4,88%, la lista si è assicurata l'ingresso in consiglio con un eletto.

10) Maddaloni futura

E' ben possibile che, guardando questo simbolo, si abbia l'impressione di averlo già visto da qualche parte. E non vale semplicemente dire che l'emblema in effetti era già stato schierato l'anno scorso, sempre da Andrea De Filippo (allora aveva preso il 2,49%, senza ottenere rappresentanza in consiglio). Il fatto è che Maddaloni futura, voluta da Vincenzo Lerro, ricalca nell'idea della "f" in posizione di esponente il vecchio logo - per il resto diverso - di Italia futura di Luca Cordero di Montezemolo; erano originali invece il fondo a sfumature di blu e il tricolore a tracce di gesso. Con il 3,62% e il premio di maggioranza, in ogni caso, stavolta il seggio è arrivato.

13) ScegliAmo Maddaloni

Il "gioco dell'amore" è ritornato anche guardando il simbolo della lista civica ScegliAmo Maddaloni (quella, tra l'altro, dell'assessora uscente Maria Elena Trovato), con la particella "Amo" in puntuale - e rossa - evidenza rispetto al resto del nome e con l'amore e la scelta che sul piano elettorale sembrano un matrimonio inevitabile. Nell'emblema, sopra a un territorio tinto di un tricolore sfumato, appaiono le torri del Castello di Maddaloni, come segno territoriale ben riconoscibile. Il 2,96%, pur non essendo una percentuale particolarmente elevata, ha permesso alla lista di eleggere un proprio rappresentante in consiglio, essendo a tutti gli effetti parte della maggioranza.

15) Uniti per Maddaloni

L'unica formazione, tra quelle che hanno sostenuto la corsa di Andrea De Filippo, rimasta fuori dal consiglio comunale risulta essere Uniti per Maddaloni. Si tratta, almeno sul piano visivo, del simbolo più old style tra quelli in competizione: il disegno della veduta di Maddaloni, con la Torre ben in vista, sembra fatto a china, mentre è particolarmente spoglio e naif il gesto della stretta di mano posto nella parte inferiore del cerchio. L'anno scorso la lista aveva ottenuto il 2,79% e faceva parte della coalizione di centrosinistra; questa volta è andata a irrobustire il gruppo di De Filippo, ma ha apportato solo il 2,44%, dunque non ha eletto nessuno.

Bruno Cortese

5) Città di idee

Il secondo candidato più votato a Maddaloni, con il 20,49%, è risultato essere Bruno Cortese, la cui coalizione era decisamente più ristretta: non 10 liste come De Filippo, ma soltanto 4. Quella che ha riscosso maggiori consensi è stata la civica Città di idee, che giù aveva partecipato l'anno scorso in appoggio al candidato del centrosinistra Giuseppe Razzano e, con il 7,31% (e il premio di maggioranza), si era vista assegnare due consiglieri; la rappresentanza è rimasta intatta, anche se paradossalmente la percentuale si è alzata all'8,11%. Il simbolo è stato leggermente ritoccato (soprattutto sul piano cromatico, con il rosso che è diventato vermiglio), ma è rimasto il concetto della lampadina come sinonimo delle idee da mettere in campo.

4) Movimento Maddaloni green

Al secondo posto, all'interno della coalizione che ha sostenuto Cortese, si è posizionata la formazione Movimento Maddaloni green. L'associazione omonima - che ha in Cortese proprio uno dei suoi personaggi più rilevanti - è nata nel 2013 per "rendere partecipe e mobilitare la comunità intorno a progetti e idee di sviluppo attraverso un efficace piano di azione per fare di Maddaloni una città smart"; l'emblema con la superficie verde a pieghe, con tanto di ombre, sembra davvero ben fatto ed equilibrato sul piano grafico. Il 6,79% ottenuto, al di là della mancata vittoria, rappresenta un buon risultato e ha permesso la conquista di due seggi.

3) Maddaloni positiva

La terza lista - o penultima - in ordine di voti è la civica Maddaloni positiva. L'emblema non passa inosservato per avere in qualche modo rotto il "dogma" del cerchio, nel senso che il tricolore che si sovrappone al fondo sembra davvero avvolgere lo spazio del contrassegno (ma non è contro la legge, perché in ogni caso la grafica è stata ritagliata con forma circolare); quello stesso elemento tricolore, tra l'altro, ricorda da lontano quella sorta di deltaplano/aquilone immaginato da Cesare Priori per sostituire la bandierina di Forza Italia; del tutto originale, invece, il "+" che con due tratti sfumati dà l'idea della positività. Il 4,56% ha consentito alla lista di entrare in consiglio con un eletto.

2) Maddaloni è... civica

Nessun consigliere eletto, invece, per l'ultima lista rimasta del gruppo, Maddaloni è... civica: si tratta visibilmente di una "bicicletta" (anche se le due "pulci" con il nome posto "a sorriso" in basso sembrano piuttosto richiamare un'emoticon sorridente, per quanto da sorridere ci sia ben poco). A destra c'è il simbolo di Maddaloni è, che l'anno scorso aveva sostenuto Razzano ottenendo oltre il 3% (e un consigliere); a sinistra - sogno o son destro - è stato riesumato in parte il nastrino tricolore di Scelta civica per la miniatura grafica di Centro civico Campania, realtà che ha cercato di sostenere varie esperienze politiche a livello locale. Anche se la percentuale si è leggermente alzata (3,18%), l'appartenenza a una coalizione sconfitta non ha consentito l'elezione di consiglieri.

Concetta Santo

18) MoVimento 5 Stelle

Dopo due coalizioni più o meno ampie, Concetta Santo è la prima aspirante sindaca a essersi presentata sostenuta da una sola lista, quella del MoVimento 5 Stelle. L'anno scorso il M5S con il suo candidato alla guida del comune Giulio Carfora era arrivato ultimo (lui aveva ottenuto l'8,13%, la lista il 5,57%); questa volta Santo è arrivata terza pur ottenendo un po' meno (7,46%, mentre è cresciuto un po' il M5S: 6,47%) e, come l'anno scorso Carfora, lei è stata eletta in consiglio. Rispetto allo scorso anno, ovviamente, nel simbolo è cambiato soltanto l'elemento testuale inferiore: allora era Movimento5stelle.it, ora è quello visto a gennaio al Viminale, Ilblogdellestelle.it.

Angelo Campolattano

17) Partito democratico

Fa una certa impressione - bisogna ammetterlo - trovare solo al quarto posto tra i candidati quello sostenuto dal Partito democratico. Il fatto è che, in questo caso, Angelo Campolattano è stato sostenuto esclusivamente dalla lista del Pd, senza contare sull'appoggio di alcuna altra forza politica o amministrativa. Stupisce un po' meno allora che lui sia arrivato solo al 7,09%, ma non può non colpire il fatto che la lista dem si sia fermata al 6,11%, meno della metà del 15,52 ottenuto solo l'anno scorso. E il crollo non ha certo motivi grafici: tanto nel 2017 quanto quest'anno, infatti, si è impiegato soltanto il simbolo nazionale del partito (che passa dai 5 consiglieri del 2017 al solo candidato sindaco eletto). 

Mario Nicola D'Addiego

16) Progetto Maddaloni 2.0

Penultimo tra gli aspiranti alla carica di sindaco si è posizionato Mario Nicola D'Addiego, sostenuto solo dal suo movimento politico Progetto Maddaloni 2.0. Si tratta di una realtà nata vari anni fa, che ha cercato di mostrarsi molto attiva nel corso del tempo e senza farsi incasellare nelle categorie come "destra" o "sinistra". L'emblema era caratterizzato da una fascia/nastro tricolore (lo stesso presente nel simbolo dei Forconi di Calvani) in campo blu e, in basso, dalla consueta stilizzazione di famiglia, con le persone che si tengono per mano (e non a caso sotto è riportato l'hashtag #insiemesipuò, ma ci sono gli spazi di troppo). Il 4,39% raccolto da D'Addiego, però, non ha permesso al gruppo di entrare in consiglio.

Pasquale Giordano

1) Maddaloni con Giordano

In ultima posizione come candidato meno votato, benché il sorteggio gli avesse riservato la prima posizione, in alto a sinistra sulla scheda, è risultato essere Pasquale Giordano, sostenuto unicamente dalla propria lista Maddaloni con Giordano e considerato da più parti come "voce fuori dal coro", se non addirittura una "mina vagante" di questa competizione elettorale. Il carattere combattivo emerge anche dall'immagine scelta per il simbolo, un cavaliere che uccide un serpente (probabile reintepretazione dell'arcangelo Michele, patrono di Maddaloni). Lo 0,83% ottenuto, però, è lontanissimo dalla quota in grado di consentire l'elezione di un consigliere.   

mercoledì 27 giugno 2018

Simboli sotto i mille (2018): il Nord (di Massimo Bosso)

Puntuale come una cambiale in scadenza, anche per questa tornata elettorale amministrativa arriva l'articolo sulle liste nei comuni sotto i mille abitanti: lì, come tutti i lettori di questo sito ben sanno, non è necessario produrre firme a sostegno della presentazione delle candidature. 
A parere di chi scrive, quest'esenzione si potrebbe rivedere, introducendo l'obbligo di raccogliere e depositare almeno dieci firme (una passeggiata, per chi è realmente presente sul territorio): eppure questa particolarità, da quando esiste, ogni anno consente di nascere e finire sulle schede a decine di liste che, alla resa dei conti, raccolgono una mera testimonianza, anche se - lo vedremo - in alcuni casi scattano addirittura dei seggi in consiglio comunale (quelli della minoranza, ovvio).
Il viaggio, come sempre, parte dal Piemonte. Come mai? Perché il Piemonte è una regione con moltissimi piccoli comuni e lì il fenomeno è largamente diffuso... e poi ci vivo io, quindi va bene cosi, mentre l'Emilia Romagna dell'amico gestore di questo sito è esente da questo fenomeno che fa la felicità dei drogati di politica. 
Si diceva dunque del Piemonte, ma prima di occuparci delle "liste sperdute", occorre dare conto di una presenza ricorrente che non passa inosservata: quella del Partito valore umano, formazione che si era impegnata molto in occasione delle ultime elezioni politiche, presentando liste in gran parte del territorio nazionale. Il Pvu, in particolare, si è presentato in undici comuni: in sette non ha ottenuto seggi, ma negli altri quattro ha portato a casa almeno un consigliere. A Cesara (Vb), per esempio, alla lista sono bastati 16 voti per ottenere 3 consiglieri, visto che doveva competere solo con un'altra formazione (Insieme per... il futuro), che ha vinto le elezioni; a Cinaglio, nell'astigiano, i voti erano 12, ma hanno comunque portato due consiglieri (oltre alla lista vincitrice c'era una terza formazione, tra poco si scoprirà quale). Anche a Ternengo (Bi) e Salerano Canavese (To) le liste in corsa erano tre e il Partito valore umano è arrivato terzo, ma rispettivamente con 12 e 8 voti ha comunque eletto una persona in ciascuno dei due consigli comunali. 
Il terzo seggio spettante all'opposizione nel comune di Cinaglio è andato a CasaPound Italia (che ha ottenuto il 4,48%) ed è anche l'unico seggio che il simbolo della tartaruga ottagonale ha ottenuto in Piemonte: la formazione nazionale guidata da Gianluca Iannone e Simone Di Stefano, infatti, è rimasta a secco a Molino dei Torti (Al), Landiona (No) Scarmagno (To) e Murello (Cn). Da segnalare, in quest'ultimo comune, che i tre seggi di minoranza sono andati a una lista con il simbolo ufficiale di Fratelli d'Italia: con il suo 20,3% (106 voti) fa segnare un risultato molto soddisfacente per l'unica presenza del partito di Giorgia Meloni in un comune piemontese sotto i mille abitanti.
Sempre in provincia di Cuneo, ad Acceglio, una presenza di Impegno Sociale, formazione di destra che nel 2017 aveva presentato in diversi comuni della “granda” ottenendo anche degli eletti: questa volta è andata decisamente meno bene, visto che dalle urne è uscito solo un voto (pari allo 0,90%) e zero eletti, dal momento che le liste in corsa erano tre (e le altre due, Per il futuro di Acceglio e La rinascita di Acceglio, erano tutte simbolicamente "floreali"). E' andata meglio, in proporzione, alla Lega in uno dei piccoli comuni citati prima a proposito del Partito valore umano: a Salerano, infatti, sono arrivati due seggi con l'8,94% (ma la vittoria, ovviamente, è andata alla lista locale Si - Salerano insieme).
Rimanendo in Piemonte, altri casi meritano assolutamente di essere segnalati per la loro particolarità. Merita una capatina il piccolissimo comune di Bergolo, in provincia di Cuneo, 108 elettori e 35 votanti. Lì si sono presentate due liste civiche, entrambe con una grafica dal sapore degli anni '50 (quasi fatta a china). Non si sa se alla base della doppia presentazione ci sia qualche accordo, sta di fatto che la lista della campana ha preso tre voti ed è entrata in consiglio (tre voti, tre seggi), ma la sua presenza è bastata a evitare che scattasse l'obbligo di raggiungere il quorum del 50% degli aventi diritto al voto, con relativo commissariamento ove non ci si fosse riusciti (e qui aveva votato solo un elettore su tre). 
A Novalesa, piccolo centro nel torinese di 470 elettori, ci si è invece espressi molto di più, visto che di liste ne sono state presentate cinque: tra queste, due erano certamente locali (una delle quali, guarda caso, ha vinto le elezioni) e si sono spartite 334 voti su 343; altri 6 (l'1,74%) sono andati a un'altra civica, Rilanciamo Novalesa, dalla grafica simil-Pdl (ma decisamente ritoccata in casa e in fretta, come il bordo della circonferenza "smangiato" in più punti testimonia chiaramente), inevitabilmente rimasta fuori dal consiglio. Stesso destino per il Partito valore umano (che ha ottenuto gli altri 3 voti) e per il Popolo della Famiglia, rimasto del tutto a zero. 
Al partito di Mario Adinolfi è andata decisamente meglio - almeno in termini relativi, s'intende - a Feisoglio (Cn), dov'è arrivato il 37,32% (ma la lista aveva un minimo di collegamento con il territorio, visto che il nome effettivo della lista era Feisoglio insieme e, oltre alla "pulce" del partito, all'interno del contrassegno c'era uno dei simboli per eccellenza di quell'area geografica, la nocciola) e a Roure (To) dove ha raccolto il 19,17%, questa volta con il simbolo nazionale puro e semplice. In entrambi i comuni, essendovi solo due liste, tutti e tre i consiglieri di opposizione sono andati al Pdf e parteciperanno alla vita amministrativa dei comuni per i prossimi cinque anni.
Prima di lasciare il Piemonte, non si può evitare una visitina - anzi, un giretto - al comune di Balocco, in provincia di Vercelli, un luogo noto soprattutto agli appassionati di motori perché ospita i circuiti di prova della Fiat Chrysler Automobiles, fatti costruire negli anni '60 dall'Alfa Romeo. Qualcosa di quella tradizione radicata è evidentemente rimasto nel simbolo della lista vincitrice, Balocco e Bastia insieme (il cui slogan elettorale è "proseguiamo nel cambiamento", ossia il mutamento da conservare): l'elemento più visibile è proprio un'auto storica gialla, anche se a ben guardare quello scelto per questa lista civica non è certo un modello dell'Alfa (sembra piuttosto una Mercedes anni '30). 
A scrutinio completato, Balocco e Bastia insieme si è aggiudicata tutti i voti espressi, tranne dieci. Quelli sono andati alla seconda lista in corsa, una lista civica. Anzi, la Lista civica, perché si chiamava proprio così, senza alcuna altra indicazione nominale e con una campitura tricolore a corone concentriche, con un arco "tagliato" giusto perché il nome possa trovare posto nel contrassegno. Puntualmente dunque in questa provincia è sbucata una lista che, come spesso accade, ha conquistato tre seggi: il promotore è uno del posto che ben conosciamo e il simbolo utilizzato potrebbe tornare buono in futuro, per altri comuni in situazioni simili.
Mentre si sta per lasciare il Piemonte, pare di sentire qualcuno che chiede: "Ma come, quest'anno niente liste Bunga Bunga?" A queste persone, evidentemente distratte, va ricordato un articolo di questo sito che nelle settimane scorse si è già occupato del simbolo del Met, il soggetto politico (se così lo si può definire) che quest'anno ha preso il posto di Bunga Bunga e ha ottenuto nel vercellese un voto a Lenta e ben tre a Lignana, ovviamente andati persi vista la presenza di liste di paese. Un esperimento a quanto pare non riuscito, o forse riuscito, considerando che l'ideatore delle liste voleva dimostrare che un nome ben congegnato acchiappa i voti e magari qualche eletto, mentre un progetto dall'immagine più credibile non lo nota nessuno.


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Lasciato stavolta sul serio il Piemonte, andiamo in Lombardia... anzi no: visto il caldo di questi giorni, un giretto in Liguria non guasta. Il giro al mare, però, è breve, perché di interessante c'è solo il comune di Carro, in provincia di La Spezia. Lì le liste che si affrontavano erano tre: accanto alla lista del sindaco uscente di centrosinistra e a quella del gruppo più consistente di sfidanti (Carro per il bene di tutti, con ampio sfoggio dei più comuni caratteri messi a disposizione dal computer e un minimo sforzo grafico), si era presentata la lista Il gruppo della legalità. Fine indubbiamente nobile, ma risultato scarso: 6 voti, pari al 1,74%, e nessun seggio.

Dopo la capatina in Liguria, eccoci in Lombardia, unica altra regione del Nord davvero interessante dal nostro punto di vista. Se nessuno dubita che a Soiano del Lago (Bs) la lista arrivata seconda, Soiano a 360°, che nel contrassegno riuniva le "pulci" di Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia, fosse realmente legata al territorio (difficile credere diversamente, visto il suo 40,3%, un risultato migliore in proporzione rispetto ai tre consiglieri ottenuti), un discorso diverso deve farsi per Bosnasco, piccolo centro del pavese. 
Lì le liste presentate erano 5: le prime due - Uniti per Bosnasco, la vincitrice, e Vivere Bosnasco - hanno raccolto la maggior parte dei voti, mentre al terzo posto si è classificata la Lega che, con il suo 11,22%, è riuscita a ottenere un consigliere; la nostra attenzione, tuttavia, è tutta per il Movimento Lavoratori Giovani ed il Movimento Italia più bella, due formazioni già viste nel nel 2017 a Monticelli (sempre in provincia di Pavia), anche se una si chiamava Movimento Giovani Alleati. Definire essenziale e minimal la grafica dei loro due contrassegni è fare quasi un complimento a chi l'ha elaborata (e la mano sembra proprio la stessa); sta di fatto che le due formazioni hanno ottenuto un voto a testa (pari allo 0,25%) e, naturalmente, questo non consente loro nemmeno di provare ad avvicinarsi all'emiciclo del consiglio comunale.
Cinque liste anche a Nicorvo, altro piccolo comune della provincia di Pavia. Da segnalare, innanzitutto, l'unica presenza del Movimento Animalista voluto da Michela Vittoria Brambilla, con l'emblema adattato agli spazi delineati dalla scheda elettorale (se non è la prima volta in cui questo è accaduto, davvero poco ci manca): come candidato sindaco presentava lo chef vegano Andrea Olivelli, che nell'urna ha ottenuto 5 voti, pari al 2,55%. Vi sembra poco? Pensate allora al destino tristissimo - zero voti e, naturalmente, zero consiglieri - cui invece è andato incontro sempre a Nicorvo il Movimento S.F.I.A.M., una formazione che i veri drogati di politica e di elezioni piucchelocali non possono davvero dimenticare.  
L'emblema, in effetti, è già stato visto più volte nel corso degli ultimi anni in diversi microcomuni italiani. La grafica, scarna e molto letterale, richiama evidentemente quella delle liste presentate a Bosnasco (al di là del giallo usato al posto del rosso e al di là del fatto che quelle due liste, insieme, hanno acchiappato almeno due voti), ma anche quella dell'altrettanto indimenticabile Movimento P.I.L.U - e nessuno, sventuratamente, ha modo di sapere a cosa corrispondano questi acronimi imperdibili - che aveva corso alle comunali del 2013 proprio a Nicorvo, assieme ad altre 6 liste. Allora quella lista aveva ottenuto almeno un voto: la voglia di divertirsi, evidentemente, a qualcuno non è passata. 
Andando avanti ma rimanendo nel pavese, verrebbe da dire "Avanti Savoia!!!". Questo per lo meno a guardare gli esiti elettorali di San Damiano al Colle: i molti simpatizzanti della monarchia non potranno che essere lieti di sapere che tre candidati di Italia Reale - formazione che alle ultime politiche faceva parte del Blocco nazionale per le libertà, assieme a DemoCristiana di Denis Martucci, e si è anche presentata a macchia di leopardo sulle schede della Camera - sono riusciti a entrare in consiglio comunale. Certo al risultato ha contribuito in modo determinante che Italia Reale fosse l'unica altra lista presente oltre a quella vincitrice: il 4,53% è stato sufficiente a centrare il risultato.
Spostandoci molto più a destra, troviamo Forza Nuova che a Laglio (Co) elegge tre consiglieri con il 7,22%: si tratta dell'unica presenza in comuni sotto i mille del partito di Roberto Fiore, formazione che in passato si presentava spesso a elezioni di questo tipo (dunque senza firme) per cercare di ottenere qualche rappresentante con più intensità. Imperdibile poi il simbolo di Stop Commissariamento, perché se non altro dichiara il programma nel suo simbolo stesso (costruito come un divieto di fermata senza il fondo blu): il gruppo che aveva costituito la lista - quasi tutti volontari che gravitano nell'orbita dell'Auser, si è letto sulla stampa - hanno spiegato prima del voto che il loro scopo era proprio evitare al comune di Borgofranco sul Po, nel mantovano, il rischio del commissariamento qualora non fosse andato a votare un elettore su due. In effetti non ci sarebbe stato bisogno di loro, vista la presenza di una terza lista che - sempre a quanto si è letto sulla Gazzetta di Mantova - sarebbe stata presentata da "un gruppo di agenti penitenziari non residenti in paese". Alla fine Stop commissariamento una battaglia l'ha comunque vinto: coi suoi 19 voti ha ottenuto due dei tre seggi riservati all'opposizione, lasciando il terzo alla lista Passi nel futuro (14 voti, 5,03%).
Ultima tappa del tour lombardo - e, più in generale, in tutto il nord Italia che ha votato nelle scorse settimane - è Agra, comunello della provincia di Varese. Lì di liste ne sono state presentate tre: due erano certamente autoctone, mentre è più difficile capire perché qualcuno abbia presentato la terza, Progetto sociale per Agra. Il simbolo, intendiamoci, è anche accettabile sul piano grafico (di solito in questi casi l'occhio vede di molto, molto peggio; peraltro viene un po' in mente un "Italia agli italiani" vista a Brienno nel comasco), ma alla fine della fiera il carniere è vuoto, che più vuoto non si può: zero voti ottenuti, mentre le due liste locali hanno fatto il pieno. Il Progetto non ha convinto nessuno o, forse, a pensarci bene non lo conosceva nessuno?