Chi da tempo segue I simboli della discordia sa che un appuntamento fisso della tarda primavera - o dell'inizio dell'estate, in base a quando è fissata la data del voto - è costituito da Simboli sotto i mille: si tratta del viaggio nelle elezioni amministrative dei comuni che hanno meno di mille abitanti e nei quali, con la riforma elettorale del 1993, la presentazione delle liste non richiede alcuna raccolta delle firme. A tenere la rubrica su questo sito, dal 2016, è Massimo Bosso, appassionato di politica, militante e candidato di lungo corso: da quella rubrica è appena nato un libro, M'imbuco a Sambuco!, firmato da lui e dal sottoscritto (edito da Youcanprint, disponibile in edizione cartacea e ora anche in versione e-book Pdf). In 190 pagine si snoda un percorso lungo 25 anni - gli ultimi - tra vicende e grafiche elettorali ai limiti dell'incredibile, pur se limitate a una sola regione, il Piemonte.
Quando il Parlamento, nello scrivere la legge n. 81/1993 (quella che ha introdotto l'elezione diretta del sindaco e il ballottaggio per i comuni superiori), decise di eliminare il requisito della sottoscrizione delle liste nei comuni minuscoli, lo fece per ragioni ben precise: in centri così piccoli era difficile raccogliere anche solo poche firme, anche solo perché i residenti potevano provare diffidenza verso proposte elettorali nuove o temere di rovinare rapporti all'interno del paesino, se avessero aiutato a presentarsi una lista che sarebbe risultata perdente. Di questa situazione, però, hanno approfittato in molti, soprattutto alcuni partiti - generalmente di destra - che cercavano di radicarsi a livello locale: nei comuni in cui era probabile che venisse presentata una sola lista locale, bastava anche solo un voto per prendere tutti i seggi riservati all'opposizione. Varie formazioni hanno dunque presentato candidature qua e là, a volte con poca logica, altre volte con una strategia più ragionata (ma non sempre vincente).
I comunelli sono sparsi in tutta l'Italia, ma risultano concentrati soprattutto in alcune zone: a conti fatti, il Piemonte è la regione più ricca di comuni con meno di mille abitanti e già questo era un ottimo motivo per scegliere quell'area come caso di studio. Il pubblico di questo sito, poi, sa bene che in terra piemontese vari personaggi dalla mente elettorale fervida o in perenne ricerca di visibilità si sono specializzati nel partecipare con costanza alle elezioni nei comuni minori (e non solo in quelli). Massimo Bosso, poi, è piemontese Doc e ha messo a frutto la sua lunga esperienza di responsabile elettorale nazionale di uno dei partiti che più hanno praticato la via "sotto i mille": naturale che conosca benissimo le vicende elettorali del territorio, compresi gli eccessi e le storture.
In effetti - anche ai #drogatidipolitica tocca ammetterlo - a volte si è esagerato: nel 2000 a Vistrorio si contarono sette aspiranti sindaci (per 436 aventi diritto al voto) e altrettanti furono nel 2005 a Isolabella e nel 2011 a Castelletto Cervo (rispettivamente 339 e 727 elettori). Per non parlare di ciò che è accaduto in un piccolissimo centro del cuneese, Sambuco (non a caso scelto per il titolo): nel 2007 le uniche due liste sulla scheda erano del tutto estranee al comune, mentre dieci anni prima si recarono ai seggi solo 22 elettori (su 102 aventi diritto) e nessuno di loro votò l'unica lista in corsa, tutta fatta di "forestieri". E pensare che loro avevano scelto di mettersi in gioco per dare almeno una possibilità di scelta ai sambucani; altri, di solito autoctoni, si erano presi la briga di presentare una seconda lista "di comodo", spesso di scarso appeal anche grafico, giusto per scongiurare il rischio che le elezioni potessero risultare nulle perché non aveva votato almeno il 50% degli elettori (lo richiede la legge quando c'è una sola lista in corsa).
Il libro - che è già disponibile, in cartaceo, anche su Ibs ed è in arrivo anche su Amazon - accompagna il lettore in un viaggio alla scoperta di uno degli angoli più interessanti della microItalia che vota, ricco di contraddizioni, controversie, soluzioni discutibili e colpi di genio. Una miniera di storie da raccontare e di simboli da sfogliare, uno dopo l'altro (dai Verdi Verdi ad Amare Sambuco), anche grazie alla pazienza di decine di persone interpellate e disturbate per raccogliere tutto il materiale. A chiunque voglia incamminarsi con noi, buona lettura!
Quando il Parlamento, nello scrivere la legge n. 81/1993 (quella che ha introdotto l'elezione diretta del sindaco e il ballottaggio per i comuni superiori), decise di eliminare il requisito della sottoscrizione delle liste nei comuni minuscoli, lo fece per ragioni ben precise: in centri così piccoli era difficile raccogliere anche solo poche firme, anche solo perché i residenti potevano provare diffidenza verso proposte elettorali nuove o temere di rovinare rapporti all'interno del paesino, se avessero aiutato a presentarsi una lista che sarebbe risultata perdente. Di questa situazione, però, hanno approfittato in molti, soprattutto alcuni partiti - generalmente di destra - che cercavano di radicarsi a livello locale: nei comuni in cui era probabile che venisse presentata una sola lista locale, bastava anche solo un voto per prendere tutti i seggi riservati all'opposizione. Varie formazioni hanno dunque presentato candidature qua e là, a volte con poca logica, altre volte con una strategia più ragionata (ma non sempre vincente).
I comunelli sono sparsi in tutta l'Italia, ma risultano concentrati soprattutto in alcune zone: a conti fatti, il Piemonte è la regione più ricca di comuni con meno di mille abitanti e già questo era un ottimo motivo per scegliere quell'area come caso di studio. Il pubblico di questo sito, poi, sa bene che in terra piemontese vari personaggi dalla mente elettorale fervida o in perenne ricerca di visibilità si sono specializzati nel partecipare con costanza alle elezioni nei comuni minori (e non solo in quelli). Massimo Bosso, poi, è piemontese Doc e ha messo a frutto la sua lunga esperienza di responsabile elettorale nazionale di uno dei partiti che più hanno praticato la via "sotto i mille": naturale che conosca benissimo le vicende elettorali del territorio, compresi gli eccessi e le storture.
In effetti - anche ai #drogatidipolitica tocca ammetterlo - a volte si è esagerato: nel 2000 a Vistrorio si contarono sette aspiranti sindaci (per 436 aventi diritto al voto) e altrettanti furono nel 2005 a Isolabella e nel 2011 a Castelletto Cervo (rispettivamente 339 e 727 elettori). Per non parlare di ciò che è accaduto in un piccolissimo centro del cuneese, Sambuco (non a caso scelto per il titolo): nel 2007 le uniche due liste sulla scheda erano del tutto estranee al comune, mentre dieci anni prima si recarono ai seggi solo 22 elettori (su 102 aventi diritto) e nessuno di loro votò l'unica lista in corsa, tutta fatta di "forestieri". E pensare che loro avevano scelto di mettersi in gioco per dare almeno una possibilità di scelta ai sambucani; altri, di solito autoctoni, si erano presi la briga di presentare una seconda lista "di comodo", spesso di scarso appeal anche grafico, giusto per scongiurare il rischio che le elezioni potessero risultare nulle perché non aveva votato almeno il 50% degli elettori (lo richiede la legge quando c'è una sola lista in corsa).
Il libro - che è già disponibile, in cartaceo, anche su Ibs ed è in arrivo anche su Amazon - accompagna il lettore in un viaggio alla scoperta di uno degli angoli più interessanti della microItalia che vota, ricco di contraddizioni, controversie, soluzioni discutibili e colpi di genio. Una miniera di storie da raccontare e di simboli da sfogliare, uno dopo l'altro (dai Verdi Verdi ad Amare Sambuco), anche grazie alla pazienza di decine di persone interpellate e disturbate per raccogliere tutto il materiale. A chiunque voglia incamminarsi con noi, buona lettura!