Si avvicinano le regionali della Calabria e dell'Emilia Romagna (convocate entrambe per il 26 gennaio) e, con esse, anche il tempo della presentazione delle candidature (subito dopo Santo Stefano, mai accaduto prima). Particolare interesse, per ovvie ragioni politiche, riscuote la partita elettorale emiliano-romagnola e da una manciata di ore è stato reso noto uno dei primi simboli: quello della lista di sinistra in appoggio a Stefano Bonaccini. L'ennesimo simbolo nuovo, sul quale lascio volentieri la parola a Roberto Capizzi e Calogero Laneri, già autori di alcune interessanti riflessioni ospitate qui. Buona lettura.
Mentre le luci del dibattito politico sulle elezioni in Umbria non si sono ancora spente nei salotti televisivi, sulla carta stampata e – ça va sans dire – sui social, il 9 novembre, a Bologna, è stata presentata la lista di sinistra che appoggerà il candidato del Partito democratico Stefano Bonaccini nella complessa tornata regionale del gennaio 2020.
È Emilia-Romagna Coraggiosa il nome scelto dai promotori della lista tra i quali figurano le organizzazioni politiche della sinistra come Articolo Uno (presente all'assemblea l'ex presidente della Regione e attuale senatore Vasco Errani), Sinistra Italiana (rappresentata dal capogruppo in Regione Igor Taruffi), Silvia Prodi (eletta in consiglio regionale nel 2014 con il Pd e ora rappresentante di èViva, formazione nata dalle ceneri di Liberi e Uguali e che fa capo ai parlamentari Francesco Laforgia e Luca Pastorino), Piergiovanni Alleva, consigliere regionale eletto nel 2014 con la lista di sinistra L'Altra Emilia-Romagna in opposizione a Bonaccini ed in seguito avvicinatosi a LeU (formazione per la quale è stato anche candidato alle ultime elezioni politiche) nonché figure di spicco della sinistra bolognese come l’ex europarlamentare Elly Schlein che di questa operazione è, forse, il volto simbolo.
Agli interventi politici, davanti alla platea composta da circa mille persone, si sono alternati i saluti della cosiddetta "società civile", a partire dal presidente regionale di Legambiente Lorenzo Frattini e del presidente di Arci Emilia-Romagna Federico Amico. Hanno partecipato, tra gli altri, anche lo scienziato Vincenzo Balzani, l’ex parlamentare e icona del Movimento LGBT Franco Grillini, la presidente delle Famiglie Accoglienti Antonella Agnoli, esponenti della CGIL, attivisti ambientalisti nonché persone del mondo della sanità, delle associazioni a tutela dei migranti ed esperti di sanità e welfare. Presente all'iniziativa anche l’ex M5S Gianluca Sassi, consigliere regionale uscente.
"Sarà una lista ecologista e progressista", ha dichiarato dal palco del Dumbo Space Igor Taruffi: vocazione, questa, inscritta nella parte inferiore del contrassegno (ma il motto rischia di risultare poco leggibile sulle schede elettorali, a causa del carattere molto piccolo e sottile) e ribadita dal ricorso ai colori simbolo di ambedue le tradizioni politiche, il rosso e il verde. Quest'ultimo colore tinge la parte superiore e lì il contrassegno acquista una connotazione territoriale, mediante l’immagine stilizzata della regione al cui centro spicca un cuore. In quell'elemento si possono leggere varie cose: c'è il generico amore per la propria terra (ma è talmente neutro che, com'è noto, persino il Partito popolare europeo ha un cuore stilizzato nel proprio emblema), certamente si è di fronte a un rimando grafico al nome "coraggioso" della lista, ma forse c'è anche un riferimento criptico all'iconografia che nel 2012 aveva unito la regione battuta dal terremoto (non c'era forse il cuore, assieme al profilo della regione, nei loghi degli eventi Teniamo botta e Italia Loves Emilia, finiti su migliaia di magliette?). Tratto qualificante del progetto politico, come più volte ribadito durante i lavori dell’assemblea, il richiamo al femminismo; in tal senso non appare casuale la scelta di un nome che, come afferma David Tozzo di Articolo Uno: "è un po’ diverso, più femmineo e dunque un po’ più bello".
"Coraggiosa, ecologista, progressista, femminista: così vogliamo l’Emilia-Romagna": con queste parole, dal suo profilo Facebook, Elly Schlein saluta il lancio del progetto. L’antica ambizione della lista è cogliere la sfida emiliano-romagnola per stimolare una fase (ri)costituente; certamente hanno un peso le peculiarità dei processi politici territoriali e le contraddizioni irrisolte della sinistra in tutto il resto del Paese. Eppure, davanti alla presentazione dell’ennesimo cartello elettorale, con tanto di simbolo nuovo, appare lecito porsi nuovamente quell'interrogativo lanciato qualche mese fa proprio in questo spazio: se i primi a non credere nella durevolezza delle proprie proposte politiche sono gli stessi soggetti promotori, perché dovrebbero farlo gli elettori? A questi ultimi l’ardua sentenza.
Certo è che alle prossime elezioni regionali non sarebbe stato possibile, per la sinistra, presentare i medesimi contrassegni utilizzati cinque anni fa. Alcune formazioni politiche come Articolo Uno, difatti, non esistevano ancora; la stessa Sinistra italiana assume questa denominazione solo in seguito allo scioglimento di Sinistra ecologia libertà decretato dall'Assemblea Nazionale del partito nel dicembre del 2016; appare inoltre legittimo, e financo utile, inserire dei riferimenti territoriali nelle liste locali. Ciononostante, tirando le somme, non si comprende per quale ragione le formazioni politiche che non hanno la forza di presentarsi singolarmente e che condividono il medesimo campo politico (pur in presenza di importanti sfumature che collocano Si prossima al Gue/Ngl e Articolo Uno all'interno del PSE) non avviino un congresso unificante che li doti di un simbolo unico o, in alternativa, affianchino i simboli esistenti all'interno di un contrassegno unitario: si è preferito invece, per l'ennesima volta, scegliere un simbolo neutro, non identificabile dagli elettori orientati a sinistra e, forse, poco attrattivo anche per coloro - presumibilmente pochi per la verità - che si identificano nella cosiddetta "società civile". Qualcuno si prenderà la briga di rispondere?
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