A volte ritornano, quando è il caso: dopo una lunga pausa, ecco una nuova puntata della rubrica "Simboli fantastici", dedicata ai simboli veri di partiti falsi. A renderla opportuna, la campagna promozionale per la nuova edizione di MasterChef, in arrivo prima di Natale: i creativi hanno scelto per il lancio un'ambientazione elettorale e non possono mancare i simboli creati ad hoc. Lascio la parola questa volta ad Andrea Boni, che segue il sito da molti anni e in altre occasioni aveva fornito spunti di riflessione per alcuni articoli: ora la "campagna elettorale" di MasterChef la racconta direttamente lui. Buona lettura!
C'è chi vota il 26 gennaio e chi il 19 dicembre, anche se la seconda data non vedrà i comuni d'Italia riempirsi di cabine, urne e manifesti (anzi, questi ultimi in realtà ci sono e ci saranno). Il 19 dicembre, infatti, partirà la nuova stagione del famoso talent show dedicato alla cucina, MasterChef Italia. Per promuoverla Sky questa volta ha elaborato una campagna singolare, anzi... elettorale e gli spot confezionati hanno un alto contenuto "simbolico". I tre giudici del programma, infatti, sono in campagna elettorale, ciascuno con i propri slogan, il proprio programma e, ovviamente, col proprio simbolo.
Ciascuno dei contrassegni merita di essere analizzato per conto proprio, anche perché per ciascun giurato-candidato si inserisce in una più ampia strategia politica e comunicativa. Chef Antonino Cannavacciuolo, per esempio, è l'unico della terna che decide di non inserire il proprio nome nell'emblema e si caratterizza tanto per una grafica "obamiana" (nel simbolo ma anche nei manifesti, compresi quelli del camion-vela che lui stesso guida), quanto per l'utilizzo del dialetto napoletano, come se il suo fosse un movimento meridionalista. La lista di Cannavacciuolo si chiama Pummarola 'ncopp': la decisione di adottare un pomodoro come simbolo (che non si confonde con un sole giusto per la presenza del "picciolo") si inserisce nella tradizione vegetale di margherite, rose e querce, stavolta decisamente virata al mangereccio.
Chef Bruno Barbieri decide invece di inserire il solo cognome nel proprio contrassegno, basato sui colori blu e giallo, quello della penna adottata come simbolo: il nome del movimento Ora Pasta! con tanto di punto esclamativo potrebbe essere visto, oltre che come segno di devozione ai primi, come vagamente protestatario, come sembrano suggerire anche le scene della raccolta firme e del corteo "contro il mappazzone", con Barbieri in testa che parla al megafono e regge lo striscione.
Una scelta cromatica affine è ricondotta a chef Giorgio Locatelli, il che non stupisce. Il terzo giurato-candidato, infatti, oltre a inserire nell'emblema tanto il nome quanto il cognome (peraltro ponendo quest'ultimo per primo, secondo un'italica cattiva abitudine), adotta una denominazione decisamente europeista: A tavola per l'Europa. Nessun riferimento alimentare in questo caso, ma la stella insieme ai colori scelti è un chiaro richiamo all'Europa (anche se lo slogan "Let's make food great again" e il tono rimandano piuttosto a toni trumpiani".
Sta di fatto che, a seggi chiusi, gli exit poll danno i tre partiti tutti al 33% (con un grafico a torta... che più torta non si può) e occorre trovare una soluzione: a quanto pare, solo la saggezza del Presidente Iginio Massari, il decano dei pasticceri italiani, potrà trovare la formula giusta per il governo della cucina italiana: un "rimpasto". Quale sarà l'idea vincente "per una cucina migliore"? In attesa del 19 dicembre, i #drogatidipolitica con un debole per la competizione ai fornelli sono già appagati, ma certo non sazi.
Le immagini pubblicate sono fotogrammi tratti dallo spot di MasterChef Italia; tutti i diritti sono riservati agli aventi titolo.
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