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sabato 31 agosto 2019

E se, invece che un'Azione civile, si facesse una Rinascita civica?

Mentre la crisi/transizione di governo prosegue, non si spengono le voci della possibile nascita - a ottobre secondo Carlo Calenda - di gruppi parlamentari legati a Matteo Renzi, magari anche al Senato con l'espediente visto qualche settimana fa. Se fosse vero (e non è scontato), sarebbe ovviamente necessario scegliere un nome; altrettanto ovviamente non potrà essere Azione civile, visto l'ostacolo dell'uso precedente fatto da Antonio Ingroia.
A quale altro nome si potrebbe pensare? Se è vero che le articolazioni locali della struttura renziana sono state denominate Comitati di azione civile, qualcuno potrebbe avere pensato all'idea del civismo elevata a livello glocale (del resto i giornali parlano, per farla breve, di "comitati civici", etichetta di geddiana memoria, quindi verrebbe facile). Sì, d'accordo, c'è il precedente poco felice della montiana Scelta civica, dissolta nel giro di qualche anno, ma quel nome resterebbe dov'è. Perché allora non parlare di Rinascita civica? In fondo sarebbe un modo di marcare la necessità per il paese di voltare pagina rispetto alle scelte fatte sin qui e trarrebbe utili spunti da ciò che sul territorio si è già visto.
Già perché il nome "Rinascita civica" non è affatto nuovo, essendo stato utilizzato a livello locale in più occasioni, sulle schede elettorali e fuori: proprio per quest'uso diffuso e frastagliato, peraltro, nessuno potrebbe rivendicare la primogenitura e impedire ai renziani (o a chiunque altro fosse interessato) di impiegare il nome, con tanto di elaborazione grafica ad hoc. Se è così, vale la pena di vedere almeno due usi di "Rinascita civica", graficamente e territorialmente differenti, anche solo per prendere spunto o per fare altro.
Il primo riguarda il movimento Rinascita civica sorto a Rimini alla fine del 2018, guidato dal consigliere Mario Erbetta: l'emblema, dai colori decisamente nazionali (un albero stilizzato tricolore su fondo blu), ha fatto la sua comparsa lo scorso 26 maggio sulle schede elettorali di Santarcangelo di Romagna. Nel sito www.rinascitacivica.it si legge che il movimento "rappresenta nel nome e nel simbolo utilizzato una Rinascita che nasce dai Civis cioè dai cittadini. Una rinascita che arriva dal basso, come l’albero stilizzato che si erge dal terreno e non imposta dall'alto come avvenuto fino ad oggi con i partiti tradizionali. Una rinascita pragmatica e scevra da ideologie ormai passate e divisive, che guarda solo al bene e al benessere dei cittadini. Una rinascita che dovrà essere una grande rivoluzione conservatrice, non solo un cambiamento né un ritorno alla sua tradizione, ma una vera e propria rivoluzione conservatrice". I promotori sono convinti che a tutta l'Emilia Romagna serva "una svolta radicale, un rinnovamento che è una rinascita vera nei metodi, nello stile, nei contenuti, negli assetti e nelle strutture pubbliche. [...] una rinascita che sia una vera rivoluzione, che parta dalle classi dirigenti, dai migliori e da chi fa, non dai servi e da chi non fa. Un paese vivo deve saper ripartire dalle sue migliori energie, deve saper partire dai meriti e dalle capacità deve porre il concetto di Meritocrazia sul gradino più alto. Ma una città, come una Nazione, non si salva se rinnega sé stessa, la sua identità, la sua storia, la sua cultura, la sua tradizione, le bellezze che ha ricevuto in dono dal passato, l’esperienza delle generazioni precedenti. Per questo è necessario che tale Rivoluzione sia anche Conservatrice".
Un'altra esperienza non è finita sulle schede, ma si ritrova tra gli emblemi depositati come marchio (il 21 novembre 2018, la domanda è ancora in esame). Si tratta del Movimento democratico Rinascita civica, costituito nell'autunno 2014 a Rutigliano, in provincia di Bari, presieduto da Giovanni Lorusso (colui che ha chiesto la registrazione). Si tratta, come si leggeva sul comunicato diffuso al momento della fondazione, di un "movimento politico-culturale di cittadinanza attiva promosso da un gruppo di cittadini ed aperto a tutti", nato per "dare vita ad uno spazio politico locale che resti in contatto con i cittadini, aperto alle loro idee e che consenta un giudizio critico-costruttivo sulla gestione del nostro territorio" e per "rimettere al centro il cittadino attraverso l'attivazione di concreti strumenti di partecipazione che diano una nuova identità al 'fare politica', intesa come servizio che la popolazione rende a se stessa. Il movimento considera la politica come “servizio” che ponga al primo posto l'interesse della collettività; questo significa vedere nella partecipazione del cittadino il punto di forza dell'azione amministrativa".
Il simbolo - "Cerchio formato da due forme circolari, nello spazio tra le due, con sfondo bianco, è presente nella parte superiore la scritta Rinascita Civica e nella parte inferiore la scritta Movimento Democratico. Le due scritte sono separate a sinistra da un riquadro raffigurante la bandiera della comunità europea e a destra da altro riquadro raffigurante la bandiera italiana. Nel cerchio centrale a sfondo celeste sono raffigurate due spighe di grano di colore giallo e sulla sommità della spiga più alta è presente la figura stilizzata di tre omini di colore, rispettivamente, verde, bianco e rosso" - rimanda un po' alla storia, per il carattere scelto e per quelle spighe, tipiche degli anni '40 e '50: facile pensare al Partito democratico del lavoro. L'immagine scelta intende rappresentare i valori di "impegno politico, amministrativo, di solidarietà ed uguaglianza dei diritti di tutti" e di attenzione alla qualità della vita "in relazione armonica con il territorio e con gli altri".
Se qualcuno fosse interessato al nome, potrebbe prendere spunto da queste esperienze, anche solo per fare l'opposto: innovare senza conservare, evitare alberi, spighe e tricolori. Un'etichetta, tanto, la si dovrebbe trovare in ogni caso.

martedì 13 agosto 2019

Ingroia: "Azione civile è mia e coi 5 Stelle ci parlo io"

Com'era almeno in parte prevedibile, Antonio Ingroia non ha preso molto bene le indiscrezioni di stampa che attribuivano a Matteo Renzi o ai gruppi a lui vicini l'idea di chiamare Azione civile eventuali gruppi parlamentari a suo sostegno (a proposito, ieri Ilfattoquotidiano.it avrebbe svelato una possibile strada per costituire comunque un gruppo al Senato, approfittando del fatto che a Palazzo Madama è stato eletto l'ex segretario del Psi Riccardo Nencini: pur avendo lui vinto la sfida nel collegio uninominale di Arezzo, dunque essendo formalmente candidato da tutta la coalizione di centrosinistra, potrebbe passare come - unico - eletto della lista Insieme in rappresentanza del Psi, per cui potrebbe anche costituire con almeno altre nove persone un gruppo che al nome "Insieme" accompagna il nome scelto dai renziani... sul punto più tardi sarà il caso di tornare).  
Dopo le anticipazioni giornalistiche di ieri, in ogni caso, il telefono dell'avvocato ed ex magistrato è diventato rovente, chiamato da più testate giornalistiche per un commento sul possibile uso del nome da parte dei renziani (che già hanno creato i Comitati di azione civile). Tra queste, anche Il Tempo: Carlantonio Solimene ha scovato Ingroia in Argentina, tutto meno che acquietato dalle ferie. Nelle sue risposte ha ricordato di aver "registrato il simbolo per le competizioni elettorali" (anche se non si capisce bene in che senso: un contrassegno di Azione civile non risulta mai depositato per le elezioni nazionali o europee, a differenza di Rivoluzione civile che corse nel 2013; nell'intervista di Liana Milella per la Repubblica precisa peraltro di avere depositato il suo statuto a norma del d.l. n. 149/2013 e in questo momento il testo, già modificato, è esaminato dalla competente commissione), ha chiarito che in realtà Azione civile è stato il primo soggetto giuridico a essere fondato, che nel 2013 ha contribuito alla fondazione del cartello Rivoluzione civile e l'anno successivo - rotte le righe rivoluzionarie civili - ha cooperato alla lista L'Altra Europa con Tsipras. 
Ingroia poi ha aggiunto di non essere minimamente disposto a cedere a Renzi il nome se glielo chiedesse ("Non ci penso proprio. Anzi, non capisco come gli sia venuto in mente"), neanche su proposta di un accordo economico ("Anche perché non sono assolutamente d'accordo con l'operazione politica che sta conducendo Renzi"). Soprattutto, l'ex magistrato annuncia il lancio di una proposta al MoVimento 5 Stelle, per varare un unico contenitore civico per tutte le forze interessate, compresi gli ambientalisti, guidato da Giuseppe Conte.
Per cercare di capire qualcosa di più di questo progetto, occorre andare nel sito di Azione civile, che peraltro risulta ampiamente in stato work in progress (tra l'altro, il dominio www.azionecivile.org risulta registrato a nome dello stesso Ingroia il 2 luglio 2019: che avesse subodorato qualcosa a inizio estate?). Lì, innanzitutto, si trova il comunicato sul simbolo, che vale la pena riportare per intero:
La crisi di governo e la possibilità che, già in autunno, si torni alle urne hanno accelerato i giochi di palazzo all'interno del Partito Democratico. E' notizia di queste ore che Renzi, tornato improvvisamente sulla cresta dell’onda dopo il disastro sociale e politico da segretario e premier, si sta preparando a fondare un gruppo parlamentare autonomo. Che, probabilmente, alle prossime elezioni diventerà una lista autonoma dal PD. Gruppo che, sull'onda della proposta finta civica lanciata all'ultima Leopolda, chiamerà Azione Civile. E' una notizia che ci indigna e scandalizza. Azione Civile è un nome depositato davanti ad un notaio, e già presente in varie elezioni, il nostro. Renzi e i suoi "comitati" tengano giù le mani dal nome del nostro movimento. E dall'idea di appropriarsi di un’idea nobile come quella di una politica dal basso, civica e civile, che dia voce al protagonismo di comitati, associazioni e cittadini impegnati nei più alti ideali dell’agire politico. La difesa della Costituzione, dei diritti dei più deboli, della difesa del territorio, della Pace, dei beni comuni, della lotta a mafie, lobby, corruzione e malapolitica. Esattamente l’opposto di quello che il PD ha rappresentato in questi anni. Nei governi che ha animato, e in tanti territori dove sono fiorite clientele, capobastone e il dominio di interessi lobbystici e privati sul bene comune e pubblico. 
Incredibilmente, anche i colori dei renziani sono gli stessi del nostro movimento. E, nel "loro" logo, sembra apparire anche un Quarto Stato stilizzato. Qualcuno disse che a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca. E in questo caso non riusciamo a credere alle casualità. Dopo averci, dalla campagna elettorale per le politiche 2013, attaccato, combattuto, aver espresso sul nostro movimento e Antonio Ingroia tutto il peggio possibile alla fine – giunti alla canna del gas di una parabola del potere ormai totalmente discendente – stanno tentando di copiarci? E' un giochetto vergognoso che non possiamo accettare.
Ribadiamo la nostra totale e siderale distanza e opposizione al PD, a Renzi e alle loro "politiche" di riferimento. Politiche che hanno massacrato i diritti dei lavoratori e dei più deboli, compartecipato ad un'Europa delle banche e dei potentati che è avversario (come abbiamo già ribadito in occasione delle elezioni europee di quest’anno) dei popoli, tentato di picconare la Costituzione (seguendo alla lettera gli ordini di Jp Morgan di considerarla un ostacolo da rimuovere) e le istituzioni democratiche italiane, favorito lobby e potentati economici. Anche rimestanti nel torbido e nelle zone grigie di questo Paese. Lo stesso partito che ha ostacolato in tutti i modi, attaccato e cercato di isolare, i magistrati che denunciano e combattono le mafie. A partire da coloro impegnati nelle inchieste prima, poi nel processo, sulla Trattativa Stato Mafia. Quanto sta accadendo oggi nel CSM è figlio, come già abbiamo denunciato, di un comportamento contro la magistratura indipendente, contro coloro che cercano di ripulire questo Paese da mafie e consorterie, che ha visto il PD feroce e in prima fila. Nessuna credibile opposizione, a Salvini oggi come ieri a Berlusconi e domani chissà, può venire da costoro. E mai potremo accettare un loro qualsivoglia atto politico. Per questo denunciamo pubblicamente il loro tentativo di "scipparci" nome e componenti del logo e ribadiamo che siamo lontani, distinti, distanti e oppositori. Azione Civile è il movimento fondato da Antonio Ingroia nel 2013 e che in questi anni, con la schiena dritta e totale indipendenza, ha portato avanti le sue battaglie politiche e i suoi ideali. Nessuna confusione con presunti comitati civici renziani o di altri capibastone del PD è possibile. Respingiamo sdegnati al mittente questo tentativo.
Non è dato sapere dove Ingroia veda un "Quarto Stato stilizzato", in quale logo (compreso quello dei Comitati di azione civile), ma certamente quest'anticipazione delle mosse di area renziana ha conferito nuova visibilità a Ingroia e ai suoi progetti. Compreso quello proposto ai 5 Stelle, di cui l'ex magistrato parla nella lettera pubblicata sul sito e datata 7 agosto: 

Cari amici del M5S, dico amici perché tali ritengo coloro i quali hanno aderito al M5S con gli stessi ideali di Giustizia miei e di tanti altri italiani (milioni e milioni!), una Giustizia non solo declamata nelle Aule di Giustizia, ma praticata trasversalmente su ogni terreno: e quindi non solo per una migliore Giustizia Penale e Civile, che sia Eguale e Giusta, anche Giustizia Sociale, Giustizia Ambientale, Giustizia Fiscale, Giustizia della Pace nel Mondo, Giustizia nel Lavoro, Giustizia nelle Scuole e nelle Università, Giustizia nelle Regole e nel Diritto, insomma GIUSTIZIA COSTITUZIONALE, per difendere e ATTUARE la COSTITUZIONE, davvero!
Insomma, cari amici del M5S, credo dobbiate comprendere TUTTI, dal semplice aderente ai Parlamentari fino a chi ha incarichi di Governo, che è giunto il momento di GUARDARE. Guardare ovunque, indietro e avanti, senza dimenticare di guardarsi intorno… 
Non credo debba essere il momento delle recriminazioni, delle critiche, degli sfoghi o della polemica fine a se stessa. Ma guardando avanti bisogna essere consapevoli dove si vuole arrivare e per fare cosa, e non credo nessuno di voi possa e debba accettare la logica del “meno peggio”: e cioè la logica di chi dice “meglio fare da argine a Salvini” come il M5S dentro lo stesso Governo perché le alternative sarebbero governi “peggiori” in quanto, andando al voto, Salvini dilagherebbe con un Governo da solo o con la Meloni, oppure abbracciando in modo definitivo il Partito della Nazione di renziana memoria, ricostituendo un blocco di potere che raderebbe al suolo tutto.  
No, amici, non può bastare. Non può bastare per un Movimento che come il M5S ha nel suo DNA l’INTRANSIGENZA ETICA, non la mediazione. La politica – si dice – è l’arte della mediazione. E siamo d’accordo. Ma il tema è fino a che punto si è disposti ad “ingoiare il rospo” ed in cambio di cosa. Io ho lasciato la magistratura quando ho capito che la Magistratura nel suo complesso aveva scelto di “mediare” sul proprio ruolo di mediazione ed indipendenza, e perciò è cresciuta di peso, ruolo, potere e carriera la magistratura degli “omologati” mentre è stata isolata e penalizzata la magistratura dei “ribelli”: i risultati sono sotto gli occhi di tutti, pensiamo allo scandalo “sequestropoli” a Palermo (lo scandalo del Tribunale Misure di Prevenzione dell’ex-presidente Silvana Saguto) o allo scandalo CSM-Palamara.  
Puoi fare un “contratto di governo” anche con chi ti è profondamente diverso, ma per mantenere identità e credibilità non puoi accettare di rinnegare la tua identità, il tuo DNA. Certo, alcune buone “vostre” leggi sono passate, anche se su Mafia, Giustizia e Corruzione si poteva fare molto di più se aveste avuto un alleato di Governo a voi più simile (non c’è oggi nel panorama? Va costruito INSIEME. Si poteva fare prima, si può fare ora). 
In ogni caso NULLA può giustificare la rinuncia alla propria identità. Il prezzo è troppo alto.  
Ebbene, la battaglia NO TAV (più ancora di altre non meno importanti come la battaglia NO TAP) è nel DNA del M5S, ne costituisce un pilastro fondativo. Se il tuo alleato di governo (questo è la Lega per chiamare le cose con il loro nome, seppur sia un’alleanza fra “diversi”, perciò regolamentato da un “contratto”) ti vota il SI TAV e lo fa con il tuo nemico politico di sempre, e cioè il PD, un Governo cade, costi quel che costi. E se la Lega ha posto la fiducia sul “Decreto Sicurezza-bis”, giustamente perché è nel suo DNA, e voi quindi lo avete votato, altrettanto doveva fare il M5S: mettere la fiducia sulla mozione NO TAV, in modo che fosse chiaro che se fosse stata bocciata la mozione NO TAV, essendoci stata anche una palese violazione del “contratto di Governo” DOVEVA esserci crisi di Governo. La “realpolitik” non è fatta per un Movimento come il M5S, che altrimenti diventa un “partito” come gli altri. Non si può rinnegare il proprio DNA in nome del “peggio” che potrebbe venire. La libertà, l’indipendenza, la fede nei propri valori non hanno prezzo. Vinceranno le elezioni gli altri e andranno al potere? Pazienza. Si potrà però ricostruire un Fronte Popolare di Giustizia Costituzionale che abbia il M5S come perno ma che non smarrisca, come sta perdendo, i contatti con i migliori Movimenti civici, sociali e di base che ne hanno costituito l’anima ed il cemento, e che ora non vi seguono più.  
Per questo dico: è il momento di GUARDARE. Guardatevi intorno e indietro, sono sempre meno i cittadini che vi seguono e i cittadini che vi stanno accanto, non perdete il contatto con loro. E quando vi guarderete indietro, con il necessario spirito di autocritica che rende grandi gli uomini e le donne migliori, capirete che non bisogna commettere più l’errore di pensare di andare avanti “da soli”. Al contrario, bisogna costruire nuove alleanze, per costruire un nuovo Polo politico, senza Salvini e i suoi, e senza il peggio della politica (PD, FI, e compagnia cantante, per me pari sono), e con il meglio di questo Paese, espresso da quei Movimenti di cittadini, NO TAV e oltre, che state perdendo per strada. In molti come me sarebbero pronti per una nuova avventura, ma solo quando smetterete di accettare, di mediare, di “ingoiare rospi”. Non vale mai la pena perdere l’anima.  
Come dicevo prima, NULLA può giustificare la rinuncia alla propria identità. Il prezzo è troppo alto. Anche perché togli fiducia e speranza in un’Italia diversa a milioni di cittadini. Anche questo è un prezzo troppo alto. 
Siete/siamo ancora in tempo per invertire la rotta?  
Non è ancora troppo tardi, ma è molto tardi.  
Perché Salvini intanto cresce nei consensi e voi calate. E diventa solo una questione di tempo in un gioco al massacro del Paese e di tutti i Movimenti come il vostro. Bisogna agire. E in fretta. Altrimenti, davvero avrete consegnato il Paese a Salvini e agli altri per sempre (anno più, anno meno, poco cambia), pur volendo combatterli, e sarebbe il vostro errore e la vostra colpa più grave. E imperdonabile.

lunedì 12 agosto 2019

Renzi prepara "Azione civile"? Ma c'era già Ingroia...

Nel giorno della conferenza dei capigruppo al Senato per decidere la calendarizzazione della mozione di sfiducia al governo guidato da Giuseppe Conte (e di quella individuale al vicepresidente Matteo Salvini) circolano indiscrezioni sui possibili gruppi parlamentari che Matteo Renzi sarebbe pronto a costituire per raccogliere i suoi sostenitori in compagini che abbiano insegne diverse da quelle di un Partito democratico ormai avvertito come inospitale; il tutto per poter valutare più serenamente un eventuale appoggio a un governo col MoVimento 5 Stelle e, magari, preparare la nascita di un partito autonomo, di centro.
Scrivono oggi sulla Repubblica Annalisa Cuzzocrea e Lavinia Rivara:
Matteo Renzi ha deciso di sciogliere gli ormeggi e ha detto ai suoi di tenersi pronti perché la scissione sembra ormai una questione di giorni. L'ex premier si prepara a far nascere nuovi gruppi parlamentari, che si chiameranno "Azione civile", portando via da quelli del Pd i suoi fedelissimi. Poi, se si andrà ad elezioni, nascerà un vero e proprio partito, con una sua lista pronta a lanciarsi nell'agone elettorale. I tempi? Potrebbe accadere tutto nei giorni del dibattito al Senato sul governo Conte. Ieri sera l’ex premier è apparso a quelli che gli hanno parlato più che mai deciso a tagliarsi i ponti dietro le spalle: «La misura è colma, non possiamo più restare in un partito dove tutti i giorni ci attaccano». Ma dice di volere una separazione consensuale, ipotizzando di portarsi via dai gruppi del Pd più o meno la metà dei parlamentari. Che vorrebbe dire circa 25 al Senato e più di 50 alla Camera. Anche se Nicola Zingaretti è convinto che a palazzo Madama alla fine lo seguiranno non più di una ventina. 
Ora, le stesse autrici dell'articolo sono a conoscenza di un grave ostacolo sulla via di questo progetto: un eventuale gruppo potrebbe nascere soltanto alla Camera, perché "bisogna fare i conti con il nuovo regolamento del Senato che impedisce la nascita di altri gruppi se non corrispondono a partiti che si siano presentati alle elezioni". Uno degli scopi della riforma regolamentare della passata legislatura, in effetti, era proprio contenere il fenomeno del transfughismo e della frammentazione (incentivando invece l'unione tra gruppi esistenti, possibile ex art. 15, comma 3 del regolamento del Senato), rendendo impossibile la nascita di gruppi corrispondenti a nuovi partiti, anche consistenti (quindi, in un certo senso, rendendo meno conveniente la nascita di quegli stessi partiti, visto che non sarebbero stati più disponibili tutti i vantaggi dati dalla possibilità di costituire nuovi gruppi autonomi, in termini di risorse e personale). 
Per evitare il problema ci vorrebbe una mossa che sparigli le carte, come un'interpretazione della Giunta per il regolamento che sostenga che il limite contenuto nella frase "E' ammessa la costituzione di Gruppi autonomi, composti da almeno dieci Senatori, purché corrispondenti a singoli partiti o movimenti politici che si siano presentati alle elezioni uniti o collegati" (art. 14, comma 4) riguarda soltanto la fase iniziale della legislatura, come qualche riferimento qua e là potrebbe suggerire a qualcuno, ma è evidente che sarebbe una lettura molto più che forzata, che a quel punto priverebbe del tutto di senso l'inserimento di quella disposizione. Difficile, dunque, che un gruppo renziano possa nascere al Senato (ed è altrettanto improbabile un trasloco di massa nel gruppo misto, magari costituendo una propria componente, perché la convenienza pratica a costituirla sarebbe quasi nulla).
Oltre a questo, però, c'è un altro aspetto problematico che finora non sembra emerso e riguarda il nome del gruppo. Perché sì, Azione civile ha come acronimo Ac come Azione cattolica (quella da cui salvarsi con "una sana e consapevole libidine" anche se non si è più giovani), ma Azione civile era soprattutto il movimento fondato nel 2013 da Antonio Ingroia, per dare un minimo di continuità all'esperienza di Rivoluzione civile, che alle elezioni politiche di quell'anno aveva raccolto - tra gli altri - Verdi, Rifondazione comunista, Comunisti italiani, Italia dei valori, gli arancioni di De Magistris e altre forze minori (La Rete 2018 di Leoluca Orlando e il Nuovo partito d'azione) ma aveva raccolto poco più del 2%. L'esperienza di Rivoluzione civile si chiuse del tutto a maggio 2013, ma Ingroia aveva già scelto di continuare con un proprio simbolo, chiaramente derivato da quello precedente, con il suo nome al centro in bella vista, la silhouette del Quarto stato di Pellizza da Volpedo in basso e, in altro, il nuovo nome del nuovo partito (attivo anche se non rivoluzionario).
Si trattava però di un aggiustamento provvisorio: tempo qualche settimana e, a giugno, in vista della prima assemblea nazionale del 22 giugno (e con il contestuale abbandono della magistratura), l'ordine degli elementi testuali fu variato: al centro andò il nuovo nome, in blu e a caratteri cubitali, appena un po' nascosto dalle sagome pellizziane, mentre il cognome di Ingroia finì in basso e in dimensioni assai più ridotte. 
In realtà, nel giro di qualche mese si persero le tracce del soggetto politico guidato dall'ex magistrato, nel frattempo impegnato come commissario di una società regionale siciliana su incarico dell'allora presidente regionale Rosario Crocetta. Alla fine del 2017, poi, Ingroia è ricomparso con Giulietto Chiesa per presentare La mossa del cavallo, cioè la Lista del popolo per la Costituzione: andò personalmente lui a presentare il simbolo al Viminale, ma la lista (anche per una presenza non omogenea, a causa delle difficoltà nella raccolta delle firme) ottenne un risultato deludente. Nel frattempo, non è dato sapere se Azione civile come soggetto giuridico sia stato sciolto o se, semplicemente, sopravviva "in sonno" in qualche modo, senza avere mai partecipato ale elezioni.
Ora, non è detto ovviamente che il nome dell'eventuale gruppo parlamentare renziano nascituro sia proprio "Azione civile" (in questi giorni varie anticipazioni sono state smentite dalla realtà in tutto o in parte, ad esempio per i nomi del movimento di Giovanni Toti), così come è probabile che non sorga qualche problema giuridico, proprio perché in Parlamento Ingroia non è mai arrivato e pochi ricordano quel precedente (anche se non potrebbe escludersi del tutto una reazione di chi aveva usato il nome per primo). La questione, casomai, è politica: sicuri che non sia una falsa partenza utilizzare per una forza di centro un nome che si era collocato decisamente a sinistra e che, per giunta, è finito piuttosto male e piuttosto in fretta? Se davvero tra chi sta pensando a un'operazione simile nessuno è così #drogatodipolitica da ricordare quell'episodio o, comunque, non ha riflettuto su questo, forse è il caso di iniziare a farlo...