sabato 31 agosto 2019

E se, invece che un'Azione civile, si facesse una Rinascita civica?

Mentre la crisi/transizione di governo prosegue, non si spengono le voci della possibile nascita - a ottobre secondo Carlo Calenda - di gruppi parlamentari legati a Matteo Renzi, magari anche al Senato con l'espediente visto qualche settimana fa. Se fosse vero (e non è scontato), sarebbe ovviamente necessario scegliere un nome; altrettanto ovviamente non potrà essere Azione civile, visto l'ostacolo dell'uso precedente fatto da Antonio Ingroia.
A quale altro nome si potrebbe pensare? Se è vero che le articolazioni locali della struttura renziana sono state denominate Comitati di azione civile, qualcuno potrebbe avere pensato all'idea del civismo elevata a livello glocale (del resto i giornali parlano, per farla breve, di "comitati civici", etichetta di geddiana memoria, quindi verrebbe facile). Sì, d'accordo, c'è il precedente poco felice della montiana Scelta civica, dissolta nel giro di qualche anno, ma quel nome resterebbe dov'è. Perché allora non parlare di Rinascita civica? In fondo sarebbe un modo di marcare la necessità per il paese di voltare pagina rispetto alle scelte fatte sin qui e trarrebbe utili spunti da ciò che sul territorio si è già visto.
Già perché il nome "Rinascita civica" non è affatto nuovo, essendo stato utilizzato a livello locale in più occasioni, sulle schede elettorali e fuori: proprio per quest'uso diffuso e frastagliato, peraltro, nessuno potrebbe rivendicare la primogenitura e impedire ai renziani (o a chiunque altro fosse interessato) di impiegare il nome, con tanto di elaborazione grafica ad hoc. Se è così, vale la pena di vedere almeno due usi di "Rinascita civica", graficamente e territorialmente differenti, anche solo per prendere spunto o per fare altro.
Il primo riguarda il movimento Rinascita civica sorto a Rimini alla fine del 2018, guidato dal consigliere Mario Erbetta: l'emblema, dai colori decisamente nazionali (un albero stilizzato tricolore su fondo blu), ha fatto la sua comparsa lo scorso 26 maggio sulle schede elettorali di Santarcangelo di Romagna. Nel sito www.rinascitacivica.it si legge che il movimento "rappresenta nel nome e nel simbolo utilizzato una Rinascita che nasce dai Civis cioè dai cittadini. Una rinascita che arriva dal basso, come l’albero stilizzato che si erge dal terreno e non imposta dall'alto come avvenuto fino ad oggi con i partiti tradizionali. Una rinascita pragmatica e scevra da ideologie ormai passate e divisive, che guarda solo al bene e al benessere dei cittadini. Una rinascita che dovrà essere una grande rivoluzione conservatrice, non solo un cambiamento né un ritorno alla sua tradizione, ma una vera e propria rivoluzione conservatrice". I promotori sono convinti che a tutta l'Emilia Romagna serva "una svolta radicale, un rinnovamento che è una rinascita vera nei metodi, nello stile, nei contenuti, negli assetti e nelle strutture pubbliche. [...] una rinascita che sia una vera rivoluzione, che parta dalle classi dirigenti, dai migliori e da chi fa, non dai servi e da chi non fa. Un paese vivo deve saper ripartire dalle sue migliori energie, deve saper partire dai meriti e dalle capacità deve porre il concetto di Meritocrazia sul gradino più alto. Ma una città, come una Nazione, non si salva se rinnega sé stessa, la sua identità, la sua storia, la sua cultura, la sua tradizione, le bellezze che ha ricevuto in dono dal passato, l’esperienza delle generazioni precedenti. Per questo è necessario che tale Rivoluzione sia anche Conservatrice".
Un'altra esperienza non è finita sulle schede, ma si ritrova tra gli emblemi depositati come marchio (il 21 novembre 2018, la domanda è ancora in esame). Si tratta del Movimento democratico Rinascita civica, costituito nell'autunno 2014 a Rutigliano, in provincia di Bari, presieduto da Giovanni Lorusso (colui che ha chiesto la registrazione). Si tratta, come si leggeva sul comunicato diffuso al momento della fondazione, di un "movimento politico-culturale di cittadinanza attiva promosso da un gruppo di cittadini ed aperto a tutti", nato per "dare vita ad uno spazio politico locale che resti in contatto con i cittadini, aperto alle loro idee e che consenta un giudizio critico-costruttivo sulla gestione del nostro territorio" e per "rimettere al centro il cittadino attraverso l'attivazione di concreti strumenti di partecipazione che diano una nuova identità al 'fare politica', intesa come servizio che la popolazione rende a se stessa. Il movimento considera la politica come “servizio” che ponga al primo posto l'interesse della collettività; questo significa vedere nella partecipazione del cittadino il punto di forza dell'azione amministrativa".
Il simbolo - "Cerchio formato da due forme circolari, nello spazio tra le due, con sfondo bianco, è presente nella parte superiore la scritta Rinascita Civica e nella parte inferiore la scritta Movimento Democratico. Le due scritte sono separate a sinistra da un riquadro raffigurante la bandiera della comunità europea e a destra da altro riquadro raffigurante la bandiera italiana. Nel cerchio centrale a sfondo celeste sono raffigurate due spighe di grano di colore giallo e sulla sommità della spiga più alta è presente la figura stilizzata di tre omini di colore, rispettivamente, verde, bianco e rosso" - rimanda un po' alla storia, per il carattere scelto e per quelle spighe, tipiche degli anni '40 e '50: facile pensare al Partito democratico del lavoro. L'immagine scelta intende rappresentare i valori di "impegno politico, amministrativo, di solidarietà ed uguaglianza dei diritti di tutti" e di attenzione alla qualità della vita "in relazione armonica con il territorio e con gli altri".
Se qualcuno fosse interessato al nome, potrebbe prendere spunto da queste esperienze, anche solo per fare l'opposto: innovare senza conservare, evitare alberi, spighe e tricolori. Un'etichetta, tanto, la si dovrebbe trovare in ogni caso.

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