L'annuncio di Silvio Berlusconi di voler varare una federazione per riunire sotto la stessa insegna quella che lui chiama "l'altra Italia" e il fatto che gran parte dei media abbia preso quell'etichetta come possibile nome del progetto e, forse, della stessa federazione, risveglia a qualcuno ricordi e suggerisce collegamenti forse non noti ai più.
A chi abita a Tivoli, per esempio, il nome berlusconiano non suonava nuovo. Ed era naturale che fosse così: alle ultime elezioni comunali, tenutesi il 26 maggio, una lista denominata "Altra Italia" sulle schede elettorali c'era. Una scheda affollatissima, con 26 simboli, 12 dei quali erano a sostegno della ricandidatura di Giuseppe Proietti, confermato sindaco al ballottaggio. Tra queste formazioni, tutte civiche, figurava anche la lista Altra Italia con Proietti Sindaco, che alle urne ha preso il 3% e, dopo il secondo turno vittorioso, ha ottenuto un consigliere. I colori nazionali e catch all non lasciano dubbi sulla collocazione nel centrodestra moderato (mentre la Lega aveva sostenuto un altro candidato, Vincenzo Tropiano, che era già stato forzista, ma Forza Italia gli aveva espressamente negato il simbolo); la grafica, in effetti, è tutt'altro che esaltante e decisamente perfettibile, ma un paio di dettagli non possono passare sotto silenzio. La lista Altra Italia, infatti, è stata sostenuta in primis da Laura Cartaginese, forzista della prim'ora e consigliera regionale proprio per Fi; proprio Cartaginese, tra l'altro, è vicinissima all'ex presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, tra i nuovi coordinatori di Forza Italia.
Mettendo insieme questi elementi, è ben difficile che la scelta del nome sia stata casuale. Che sia stata una decisione dell'ultimo minuto o un test per vedere come poteva essere accolto quel nome, è più difficile da dire. Certo è che, come è stato ricordato ieri, se davvero Berlusconi, Tajani e gli altri volessero usare quel nome per la federazione, finirebbero per scontrarsi con L'altra Italia che esiste già, vale a dire il movimento guidato da Mino Cartelli che ha iniziato a presentarsi nel 2018, che quest'anno ha presidiato vari comuni alle amministrative ("sotto i mille", ma non solo) e ha addirittura depositato il suo emblema al Viminale prima delle elezioni europee. La grafica certamente sarebbe diversa, ma sul nome ci sarebbe sicuramente battaglia, perché Cartelli non vorrebbe farsi soffiare il suo preuso.
Nel frattempo, leggendo il Giornale si apprendono i nomi dei soggetti politici potenzialmente interessati alla federazione berlusconiana. Un articolo di Fabrizio De Feo, infatti, enumera una serie di forze minori, a volte sconosciute ai più: un elenco in grado di fare la felicità dei veri #drogatidipolitica. Elenco che si apre con il mai scomparso Nuovo Psi, che è tuttora presieduto da Stefano Caldoro, già alla guida della regione Campania e presentato allora più in quota Pdl che come neosocialista (anche se l'origine era quella e il suo staff era decisamente legato al Nuovo Psi); il ritorno in luce di quel garofano appare assai più interessante - senza che questo suoni come una mancanza di rispetto - degli interessamenti manifestati già prima da Maurizio Lupi (Noi con l'Italia), Stefano Parisi (Energie per l'Italia) e Gianfranco Rotondi (Fondazione Dc, ma eletto con Forza Italia).
Il Nuovo Psi, peraltro, è solo la prima emozione della lista, che prosegue con il Cantiere popolare. E se nome e simbolo a qualcuno potrebbero dire poco, bisogna subito ricordare che si tratta dell'evoluzione - ormai risalente al 2012 - dei Popolari di Italia Domani, una branca dei "responsabili" guidata da Francesco Saverio Romano: è ancora lui il demiurgo della forza politica, che aveva concorso a Noi con l'Italia e poi era sembrato sparire dall'orizzonte politico nazionale. Chi lo ha pensato, manco a dirlo, si è sbagliato. De Feo cita poi anche Lella Golfo, giornalista e imprenditrice "da sempre impegnata in una battaglia per il riconoscimento dei diritti delle donne nel mondo del lavoro", presidente della Fondazione Marisa Bellisario ed ex deputata del Pdl (con un passato socialista); stavolta, però, non ha simboli con sé.
Un emblema invece è legato a Daniele Priori, iscritto al Partito radicale nonviolento transnazionale transpartito e segretario di GayLib: "Altra Italia - dichiara a I simboli della discordia - può essere davvero l'idea per tornare a dare voce a quella maggioranza silenziosa, come la chiamava Montanelli, ad oggi silenziata, disorientata e non rappresentata. I liberali autentici. Il ceto medio, l’Italia che lavora, produce, si dà da fare e cerca una piena realizzazione della propria esistenza in una Italia migliore di quello in cui stiamo vivendo ora. Tra quelle persone ci siamo anche noi di GayLib, attivisti laici, liberali e riformatori per una affermazione chiara, piena e decisa dei diritti civili per tutti, perché si capisca una volta per sempre che una nazione-casa dei diritti per tutti è la patria della vera democrazia e della vera libertà. Non può esserci soluzione diversa. Molti cristiani lo hanno già capito e sostengono le nostre battaglie".
Tra le persone interessate alla federazione berlusconiana c'è anche Carlo Costalli, il quale è presidente del Movimento cristiano lavoratori (Mcl), un soggetto nato tra il 1970 e il 1972 dalla "riunificazione tra le due componenti che hanno abbandonato le Acli, per non aver condiviso le motivazioni, le prospettive e soprattutto i risvolti sul piano ecclesiale e sociale, collegati alla 'svolta socialista'" - come si legge nel suo sito - e che "intende promuovere l'affermazione dei principi cristiani nella vita, nella cultura, negli ordinamenti, nella legislazione [...] in fedeltà agli orientamenti del Magistero della Chiesa, consapevole di un suo specifico ruolo nella società".
Non manca l'interesse di Francesco Pasquali, dell'ufficio di segreteria nazionale del Partito liberale italiano, né quello di Clemente Mastella, oggi sindaco di Benevento: chissà se ha parlato solo a nome proprio o anche dell'Udeur che si era rivisto recentemente, con un altro campanile e un'altra grafica (non delle migliori). De Feo include tra chi è "pronto a rispondere alla chiamata" anche Mino Giachino, qualificato come "regista delle piazze Sì Tav" e della lista Sì Tav Sì lavoro per il Piemonte nel cuore, a sostegno di Cirio alle ultime regionali in Piemonte (anche se sul definire "un risultato molto buono" l'1,41% ottenuto dalla lista, rimasta fuori dal consiglio, si potrebbe discutere a lungo).
C'è anche un segno di interesse da parte del Südtiroler Volkspartei, in nome della comune appartenenza con Forza Italia al Ppe e dell'auspicio di "un partner popolare e moderato con cui dialogare", ma il simbolo storico della stella alpina non sparirà. Una delle certezze incrollabili di questo paese.
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