Oggi si chiude il 2019, anch'esso a suo modo un anno "simbolico". Anche senza il voto politico, si è fatta comunque abbuffata di emblemi grazie alle elezioni europee e amministrative - tutte datate 26 maggio o giù di lì - e alle regionali che si sono tenute in vari momenti dell'anno (prima l'Abruzzo e la Sardegna, poi la Basilicata, il Piemonte e per ultima l'Umbria).
Almeno sul piano simbolico, le europee hanno dato meno soddisfazioni che in passato, se non altro perché il numero degli emblemi depositati al Viminale è calato notevolmente (a causa soprattutto della burocrazia, che ha reso meno avvincente la #MaratonaViminale); ciò inevitabilmente ha ridotto di molto anche i simboli bocciati e i ricorsi nel tentativo di farli riammettere (anche se la saga della Democrazia cristiana ha segnato nuove pagine imperdibili, in tutti i gradi di giudizio). Eppure, quella consultazione ha destato interesse soprattutto per gli stratagemmi utilizzati - e sperimentati, con audacia crescente - per evitare la raccolta firme, con la corsa al collegamento ai partiti europei rappresentati a Strasburgo e persino ai partitini nazionali con almeno un parlamentare europeo.
Quest'anno poi è caduto il turno di elezioni amministrative (quello degli anni 4 e 9) in cui i comuni chiamati al voto sono più numerosi. Si è cercato di coprire il maggior numero possibile di capoluoghi, ma non si è arrivati ovunque: meritano però una menzione speciale Antonio Folchetti (sempre!), Arturo Famiglietti e Massimo Bosso (che quest'anno ha proposto anche un'analisi della presenza dei partiti maggiori alle amministrative, "a macchia di leopardo" nell'epoca delle liste civiche) per essersi occupati di alcuni dei comuni più rilevanti, contribuendo a una buona copertura; per il futuro si cercherà di essere più presenti, nei limiti delle forze disponibili (certo, se aumenteranno il compito sarà più lieve...).
Archiviate le amministrative, Massimo Bosso ha proposto nuovamente il suo viaggio nei comuni "sotto i mille" di tutta l'Italia, anche se questa volta c'era meno materiale da proporre (quindi le puntate sono state solo due, una per il Nord e una per il Centro-Sud). Soprattutto, però, le elezioni del 2019 hanno visto compiere il quarto di secolo di attività per la presentazione di liste senza firme nei comuni sotto i mille abitanti (introdotta nel 1993, solo dall'anno dopo si è iniziato a sfruttarla con consapevolezza) e l'anniversario meritava di essere celebrato, con riferimento alla terra che più ha dato soddisfazioni nel corso degli anni: il Piemonte. Così, dall'impegno di Massimo e del sottoscritto è nato M'imbuco a Sambuco!, libro che ripercorre tappa per tappa venticinque anni di vicende elettorali nei comunelli piemontesi, debitamente illustrato con i simboli che hanno contrassegnato le elezioni più salienti ed emblematiche (e in almeno due casi clamorosi hanno avuto luogo nel comune di Sambuco, motivo per cui è stato scelto per il titolo). Il libro si può trovare in vendita online in formato cartaceo, ma anche come pdf.
Almeno quattro congressi di partito, poi, sono stati al centro dell'attenzione, sempre con rilevanza simbolica. All'inizio dell'anno si è dato spazio ai simboli delle liste che si sono confrontate nel percorso congressuale-fondativo di +Europa; in seguito si è data copertura al 41° congresso del Partito radicale nonviolento transnazionale transpartito, che ha modificato lo statuto e preso decisioni anche sull'emblema storico della rosa nel pugno (oltre che concentrarsi sulla battaglia per mantenere in vita Radio Radicale), ma già all'inizio dell'anno si era dato conto del tentativo non riuscito di riportare sulle schede la stessa rosa con la lista Stati Uniti d'Europa, che sarebbe dovuta nascere a partire dall'impegno della Lista Pannella e del Partito socialista italiano. Nel mezzo, si è parlato del congresso straordinario del Partito socialista italiano, provocato dalle dimissioni dalla segreteria di Riccardo Nencini, al quale è succeduto Enzo Maraio: proprio lui ha avviato il percorso di consultazione e ricerca culminato a novembre con l'adozione del nuovo simbolo, con il ritorno di un garofano legato alla sigla del Psi. Quasi a fine anno, infine, si è dedicato molto spazio al congresso straordinario della Lega Nord, al centro dell'attenzione soprattutto per le modifiche allo statuto, compresa quella sulla possibilità di concedere in tutto o in parte il simbolo leghista ad altre formazioni politiche affini (come la Lega per Salvini premier).
Si è poi naturalmente seguita l'attualità, dai gilet gialli (registrati come marchio non una, ma due volte) all'onda delle madamìn, dalla nascita di Cambiamo! di Giovanni Toti alla costruzione del nome e del simbolo (con l'intervista al creativo Giovanni Sasso) del partito di Matteo Renzi, Italia Viva, nato pochi mesi dopo la nascita di un soggetto politico di sinistra dal nome molto simile, èViva (e il sito ha dato spazio al team dell'agenzia Moscabianca che ha lavorato alla nascita dell'emblema). Impossibile poi non occuparsi anche quest'anno di una delle saghe più ricorrenti di questo sito, quella della Democrazia cristiana: a parte il tentativo non riuscito di correre alle europee con lo scudo crociato e il simbolo del Ppe, hanno lasciato il segno la comparsa della rotondiana Fondazione Democrazia cristiana (con il nome della "sua" Dc, ricongelata meno di un anno dopo la sua riattivazione, e il simbolo del Cdu, ora ufficialmente sciolto), la sentenza della Cassazione su uno dei tanti contenziosi in materia di scudo crociato e, soprattutto, la doppia assemblea dei soci Dc convocata in due luoghi diversi di Roma e quasi contemporaneamente il 12 ottobre, con idee diverse su come procedere per ridare vita al partito (magari in una Federazione popolare dei democratici cristiani, come il gruppo di Renato Grassi ha intenzione di fare). Una confusione notevole e destinata ad aumentare, al punto tale che è stato necessario mettere un po' di ordine, riassumendo tutte le puntate precedenti in tre post, debitamente documentati.
Sono poi aumentati i libri utili per leggere la politica di ieri e di oggi e con qualche risvolto simbolico rilevante, come si era fatto anche alla fine del 2018 con il monumentale Invano dell'impareggiabile miniaturista Filippo Ceccarelli: è il caso di Cattolici senza partito? (Giorgio Merlo), della carrellata di immagini offerte da Partito Radicale. Immagini per una storia 1955-1990 (Andrea Maori) e dai due libri "simbolici" su socialisti e comunisti di Paolo Garofalo; non potevano mancare poi le riflessioni amare sugli ultimi anni di politica italiana - con tanto di backstage simbolico di Liberi e Uguali - di Titanic (Chiara Geloni), lo sforzo enciclopedico di Piove governo ladro (Ettore Maria Colombo) e le osservazioni sui "vizi all'origine" del Partito democratico legati al suo statuto contenute in Un partito sbagliato (Antonio Floridia). Abbiamo poi dato a modo nostro gli addii a persone che, in modo diverso, hanno legato la loro vita a un simbolo, pur se in molte varianti: il garofano socialista per Gianni De Michelis e la rosa nel pugno per Laura Arconti.
Last, but not least, le pagine storiche, che restituiscono dimensioni lontanissime dalle dinamiche dell'oggi. L'attenzione di chi tiene gli archivi hanno potuto restituire storie minori, dimenticate dai più ma da tenere in conto (quelle di Unità e democrazia socialista, gruppo di ex Psdi approdato nel 1989 al Psi e con una vita breve, del matrimonio mai celebrato nel 2008 tra Italia dei Valori e Rosa bianca - ma con prove simboliche conservate - oppure del Movimento Fascismo e libertà che nel 1996 riuscì a far ammettere il proprio simbolo con nome e fascio littorio alle regionali siciliane senza discussioni). La ricerca meticolosa di Samuele Sottoriva ha fatto emergere una pagina poco nota legata all'adozione della rose au poing - rieccola! - da parte del Partito radicale, con le reazioni poco accomodanti dei socialisti francesi: una pagina da approfondire, anche alla luce della causa civile intentata contro il Pr dall'autore del segno, Marc Bonnet. Sono state avventure complesse e arricchenti - in primo luogo per chi scrive - le ricerche relative alle elezioni amministrative del 1990 a Pisa (con il Delfino del litorale mangiato da falce e martello), Guastalla (con il Campanone che mise in crisi i vecchi militanti comunisti) e Pinerolo (con la Democrazia cristiana che si fece in due e fece finire la questione, come per Pisa, dritta al Tar).
Soprattutto, però, il 10 ottobre ho potuto pubblicare la mia conversazione con Bruno Magno, la persona che nel 1990 fu incaricata di disegnare il nuovo simbolo per il l'evoluzione del Partito comunista italiano. Si è trattato di un incontro davvero prezioso e denso, il più importante di quest'anno e uno dei più sentiti da quando il blog è nato, sette anni e mezzo fa; Bruno ha anche generosamente donato un suo bellissimo racconto - In alto a sinistra - che gira intorno al simbolo del Pci e su queste pagine ha piena cittadinanza. Nell'anno che si apre si partirà in qualche modo da qui, nel senso che si cercherà di raccogliere la testimonianza degli autori di altri simboli importanti nella storia politica italiana (come si era già fatto in passato con gli apporti, tra gli altri, di Andrea Rauch, Francesco Cardinali, Nicola Storto e Federico Dolce). Con quest'auspicio, che in parte è già una certezza, si chiude questo 2019, che ha visto la pubblicazione del post n. 1000 e il superamento del milione di visite: traguardi che all'inizio potevo solo sperare da molto lontano e che sono stati raggiunti grazie all'impegno di chi continua a visitare queste pagine, ma soprattutto di chi permette di riempirle di contenuti e di far crescere questo spazio. Per questo la lista che segue è sempre più lunga, ma non me ne vergogno affatto: anzi, ne sono felice. Buon 2020 e, davvero, GRAZIE!
Almeno sul piano simbolico, le europee hanno dato meno soddisfazioni che in passato, se non altro perché il numero degli emblemi depositati al Viminale è calato notevolmente (a causa soprattutto della burocrazia, che ha reso meno avvincente la #MaratonaViminale); ciò inevitabilmente ha ridotto di molto anche i simboli bocciati e i ricorsi nel tentativo di farli riammettere (anche se la saga della Democrazia cristiana ha segnato nuove pagine imperdibili, in tutti i gradi di giudizio). Eppure, quella consultazione ha destato interesse soprattutto per gli stratagemmi utilizzati - e sperimentati, con audacia crescente - per evitare la raccolta firme, con la corsa al collegamento ai partiti europei rappresentati a Strasburgo e persino ai partitini nazionali con almeno un parlamentare europeo.
Quest'anno poi è caduto il turno di elezioni amministrative (quello degli anni 4 e 9) in cui i comuni chiamati al voto sono più numerosi. Si è cercato di coprire il maggior numero possibile di capoluoghi, ma non si è arrivati ovunque: meritano però una menzione speciale Antonio Folchetti (sempre!), Arturo Famiglietti e Massimo Bosso (che quest'anno ha proposto anche un'analisi della presenza dei partiti maggiori alle amministrative, "a macchia di leopardo" nell'epoca delle liste civiche) per essersi occupati di alcuni dei comuni più rilevanti, contribuendo a una buona copertura; per il futuro si cercherà di essere più presenti, nei limiti delle forze disponibili (certo, se aumenteranno il compito sarà più lieve...).
Archiviate le amministrative, Massimo Bosso ha proposto nuovamente il suo viaggio nei comuni "sotto i mille" di tutta l'Italia, anche se questa volta c'era meno materiale da proporre (quindi le puntate sono state solo due, una per il Nord e una per il Centro-Sud). Soprattutto, però, le elezioni del 2019 hanno visto compiere il quarto di secolo di attività per la presentazione di liste senza firme nei comuni sotto i mille abitanti (introdotta nel 1993, solo dall'anno dopo si è iniziato a sfruttarla con consapevolezza) e l'anniversario meritava di essere celebrato, con riferimento alla terra che più ha dato soddisfazioni nel corso degli anni: il Piemonte. Così, dall'impegno di Massimo e del sottoscritto è nato M'imbuco a Sambuco!, libro che ripercorre tappa per tappa venticinque anni di vicende elettorali nei comunelli piemontesi, debitamente illustrato con i simboli che hanno contrassegnato le elezioni più salienti ed emblematiche (e in almeno due casi clamorosi hanno avuto luogo nel comune di Sambuco, motivo per cui è stato scelto per il titolo). Il libro si può trovare in vendita online in formato cartaceo, ma anche come pdf.
Almeno quattro congressi di partito, poi, sono stati al centro dell'attenzione, sempre con rilevanza simbolica. All'inizio dell'anno si è dato spazio ai simboli delle liste che si sono confrontate nel percorso congressuale-fondativo di +Europa; in seguito si è data copertura al 41° congresso del Partito radicale nonviolento transnazionale transpartito, che ha modificato lo statuto e preso decisioni anche sull'emblema storico della rosa nel pugno (oltre che concentrarsi sulla battaglia per mantenere in vita Radio Radicale), ma già all'inizio dell'anno si era dato conto del tentativo non riuscito di riportare sulle schede la stessa rosa con la lista Stati Uniti d'Europa, che sarebbe dovuta nascere a partire dall'impegno della Lista Pannella e del Partito socialista italiano. Nel mezzo, si è parlato del congresso straordinario del Partito socialista italiano, provocato dalle dimissioni dalla segreteria di Riccardo Nencini, al quale è succeduto Enzo Maraio: proprio lui ha avviato il percorso di consultazione e ricerca culminato a novembre con l'adozione del nuovo simbolo, con il ritorno di un garofano legato alla sigla del Psi. Quasi a fine anno, infine, si è dedicato molto spazio al congresso straordinario della Lega Nord, al centro dell'attenzione soprattutto per le modifiche allo statuto, compresa quella sulla possibilità di concedere in tutto o in parte il simbolo leghista ad altre formazioni politiche affini (come la Lega per Salvini premier).
Si è poi naturalmente seguita l'attualità, dai gilet gialli (registrati come marchio non una, ma due volte) all'onda delle madamìn, dalla nascita di Cambiamo! di Giovanni Toti alla costruzione del nome e del simbolo (con l'intervista al creativo Giovanni Sasso) del partito di Matteo Renzi, Italia Viva, nato pochi mesi dopo la nascita di un soggetto politico di sinistra dal nome molto simile, èViva (e il sito ha dato spazio al team dell'agenzia Moscabianca che ha lavorato alla nascita dell'emblema). Impossibile poi non occuparsi anche quest'anno di una delle saghe più ricorrenti di questo sito, quella della Democrazia cristiana: a parte il tentativo non riuscito di correre alle europee con lo scudo crociato e il simbolo del Ppe, hanno lasciato il segno la comparsa della rotondiana Fondazione Democrazia cristiana (con il nome della "sua" Dc, ricongelata meno di un anno dopo la sua riattivazione, e il simbolo del Cdu, ora ufficialmente sciolto), la sentenza della Cassazione su uno dei tanti contenziosi in materia di scudo crociato e, soprattutto, la doppia assemblea dei soci Dc convocata in due luoghi diversi di Roma e quasi contemporaneamente il 12 ottobre, con idee diverse su come procedere per ridare vita al partito (magari in una Federazione popolare dei democratici cristiani, come il gruppo di Renato Grassi ha intenzione di fare). Una confusione notevole e destinata ad aumentare, al punto tale che è stato necessario mettere un po' di ordine, riassumendo tutte le puntate precedenti in tre post, debitamente documentati.
Sono poi aumentati i libri utili per leggere la politica di ieri e di oggi e con qualche risvolto simbolico rilevante, come si era fatto anche alla fine del 2018 con il monumentale Invano dell'impareggiabile miniaturista Filippo Ceccarelli: è il caso di Cattolici senza partito? (Giorgio Merlo), della carrellata di immagini offerte da Partito Radicale. Immagini per una storia 1955-1990 (Andrea Maori) e dai due libri "simbolici" su socialisti e comunisti di Paolo Garofalo; non potevano mancare poi le riflessioni amare sugli ultimi anni di politica italiana - con tanto di backstage simbolico di Liberi e Uguali - di Titanic (Chiara Geloni), lo sforzo enciclopedico di Piove governo ladro (Ettore Maria Colombo) e le osservazioni sui "vizi all'origine" del Partito democratico legati al suo statuto contenute in Un partito sbagliato (Antonio Floridia). Abbiamo poi dato a modo nostro gli addii a persone che, in modo diverso, hanno legato la loro vita a un simbolo, pur se in molte varianti: il garofano socialista per Gianni De Michelis e la rosa nel pugno per Laura Arconti.
Last, but not least, le pagine storiche, che restituiscono dimensioni lontanissime dalle dinamiche dell'oggi. L'attenzione di chi tiene gli archivi hanno potuto restituire storie minori, dimenticate dai più ma da tenere in conto (quelle di Unità e democrazia socialista, gruppo di ex Psdi approdato nel 1989 al Psi e con una vita breve, del matrimonio mai celebrato nel 2008 tra Italia dei Valori e Rosa bianca - ma con prove simboliche conservate - oppure del Movimento Fascismo e libertà che nel 1996 riuscì a far ammettere il proprio simbolo con nome e fascio littorio alle regionali siciliane senza discussioni). La ricerca meticolosa di Samuele Sottoriva ha fatto emergere una pagina poco nota legata all'adozione della rose au poing - rieccola! - da parte del Partito radicale, con le reazioni poco accomodanti dei socialisti francesi: una pagina da approfondire, anche alla luce della causa civile intentata contro il Pr dall'autore del segno, Marc Bonnet. Sono state avventure complesse e arricchenti - in primo luogo per chi scrive - le ricerche relative alle elezioni amministrative del 1990 a Pisa (con il Delfino del litorale mangiato da falce e martello), Guastalla (con il Campanone che mise in crisi i vecchi militanti comunisti) e Pinerolo (con la Democrazia cristiana che si fece in due e fece finire la questione, come per Pisa, dritta al Tar).
Soprattutto, però, il 10 ottobre ho potuto pubblicare la mia conversazione con Bruno Magno, la persona che nel 1990 fu incaricata di disegnare il nuovo simbolo per il l'evoluzione del Partito comunista italiano. Si è trattato di un incontro davvero prezioso e denso, il più importante di quest'anno e uno dei più sentiti da quando il blog è nato, sette anni e mezzo fa; Bruno ha anche generosamente donato un suo bellissimo racconto - In alto a sinistra - che gira intorno al simbolo del Pci e su queste pagine ha piena cittadinanza. Nell'anno che si apre si partirà in qualche modo da qui, nel senso che si cercherà di raccogliere la testimonianza degli autori di altri simboli importanti nella storia politica italiana (come si era già fatto in passato con gli apporti, tra gli altri, di Andrea Rauch, Francesco Cardinali, Nicola Storto e Federico Dolce). Con quest'auspicio, che in parte è già una certezza, si chiude questo 2019, che ha visto la pubblicazione del post n. 1000 e il superamento del milione di visite: traguardi che all'inizio potevo solo sperare da molto lontano e che sono stati raggiunti grazie all'impegno di chi continua a visitare queste pagine, ma soprattutto di chi permette di riempirle di contenuti e di far crescere questo spazio. Per questo la lista che segue è sempre più lunga, ma non me ne vergogno affatto: anzi, ne sono felice. Buon 2020 e, davvero, GRAZIE!
Grazie a Martino Abbracciavento, Ignazio Abrignani, Giovanni Acquarulo, Mario Adinolfi, Guglielmo Agolino, Tiziana Aicardi, Tiziana Albasi, Mauro Alboresi, Alberto Alessi, Francesca Alibrandi, Alfonso Alfano, Antonio Angeli, Leoluca Armigero, Antonio Atte, Luca Bagatin, Laura Banti, Daniele Barale, Amedeo Barbagallo, Paolo Barbi, Mario Bargi, Enzo Barnabà, Giovanni Barranco, Chiara Maria Bascapè, Maruzza Battaglia, Americo Bazzoffia, Giovanni Bellanti, Pierpaolo Bellucci, Marco Beltrandi, Francesco Benaglia, Giulia Benaglia, Valentina Bendicenti, Pierangelo Berlinguer, Roberto Bernardelli, Rita Bernardini, Enrico Bertelli, Giuseppe Berto, Niccolò Bertorelle, Diego "Zoro" Bianchi, Laura Bignami, Raffaella Bisceglia, Mauro Biuzzi, Fabio Blasigh, Paolo Bonacchi, Enzo Bonaiuto, Ettore Bonalberti, Paola Bonesu, Andrea Boni, Mauro Bondì, Fabio Bordignon, Salvatore Borghese, Michele Borghi, Lorenzo Borré, Renzo Bortolot, Massimo Bosso, Carlo Branzaglia, Franco Bruno, Andrea Bucci, Giampiero Buonomo, Mario Cabeddu, Giovanni Cadioli, Luca Calcagno, Mauro Caldini, Stefano Camatarri, Elisabetta Campus, Aurelio Candido, Maria Antonietta Cannizzaro, Roberto Capizzi, Monica Cappelletti, Luca Capriello, Giovanni Capuano, Jacopo Capurri, Giuseppe Carboni, Vito Cardaci, Francesco Cardinali, Nicola Carnovale, Elena Caroselli, Robert Carrara, Cosimo Damiano Cartelli, Roberto Casciotta, Pierluigi Castagnetti, Marco Castaldo, Filippo Ceccarelli, Luigi Ceccarini, Mirella Cece, Luca Cenatiempo, Raffaele Cerenza, Cristiano Ceriello, Luciano Cheles, Gioia Cherubini, Giancarlo Chiapello, Luciano Chiappa, Giovanni Chiarini, Emanuele Chieppa, Beppe Chironi, Marco Chiumarulo, Pierpaolo Ciappetta, Giancarlo Ciaramelli, Angelo Ciardulli, Valerio Cignetti, Valentina Cinelli, Mauro Cinquetti, Giuseppe Cirillo, Roman Henry Clarke, Daniele Coduti, Antonia Colasante, Emanuele Colazzo, Emiliano Colomasi, Ettore Maria Colombo, Fabrizio Comencini, Daniele Vittorio Comero, Francesco Condorelli Caff, Carmelo Conte, Antonio Conti, Pietro Conti, Francesco Corradini, Carlo Correr, Antonio Corvasce, Andrea Covotta, Graziano Crepaldi, Vito Crimi, Francesco Crocensi, Natale Cuccurese, Emilio Cugliari, Francesco Cundari, Johnathan Curci, Salvatore Curreri, Francesco Curridori, Francesco D'Agostino, Nicola D'Amelio, Gabriele D'Amico, Michele D'Andrea, Roberto D'Angeli, Renato D'Emmanuele, Ferdinando D'Uva Cifelli, Alessandro Da Rold, Pierluca Dal Canto, Roberto Dal Pan, Paolo Dallasta, Marco "Makkox" Dambrosio, Fabrizio De Feo, Gianluca De Filio, Francesco De Leo, Pietro De Leo, Stefano De Luca, Pino De Michele, Carlo De Micheli, Mario De Pizzo, Giancarlo De Salvo, Roberto De Santis, Donato De Sena, Franco De Simoni, Mauro Del Bue, David Del Bufalo, Paola Dell'Aira, Maurizio Dell'Unto, Benedetto Della Vedova, Riccardo DeLussu, Alfio Di Costa, Dario Di Francesco, Roberto Di Giovan Paolo, Alberto Di Majo, Alfio Di Marco, Marco Di Nunzio, Alessandro Di Tizio, Antonino Di Trapani, Giovanni Diamanti, Ilvo Diamanti, Raffaele Dobellini, Federico Dolce, Alessandro Duce, Filippo Duretto, Daniele Errera, Filippo Facci, Leonardo Facco, Giuseppe Alberto Falci, Arturo Famiglietti, Giovanni Favia, Luigi Fasce, Paolo Ferrara, Emilia Ferrò, Antonio Fierro, Antonio Floridia, Antonio Folchetti, Gianni Fontana, Cinzia Forgione, Gianluca Forieri, Ciro Formicola, Gabriella Frezet, Iztok Furlanič, Massimo Galdi, Vincenzo Galizia, Vincino Gallo, Elisa Gambardella, Riccardo Gandini, Uberto Gandolfi, Luciano Garatti, Carlo Gariglio, Paolo Garofalo, Francesco Gasbarro, Marcello Gelardini, Chiara Geloni, Alessandro Genovesi, Tommaso Gentili, Mattia Giacometti, Alessandro Gigliotti, Marco Giordani, Michele Giovine, Carlo Gustavo Giuliana, Bruno Goi, Roberto Gremmo, Massimo Gusso, Vincenzo Iacovino, Vincenzo Iacovissi, Antonino Ingrosso, Paolo Inno, Matteo Iotti, Roberto Jonghi Lavarini, Luca Josi, Tommaso Labate, Piero Lamberti, Orione Lambri, Giacomo Landolfi, Piero Lanera, Calogero Laneri, Lisa Lanzone, Angelo Larussa, Michele Lembo, Pellegrino Leo, Raffaella Leonardi, Luca Leone, Ferdinando Leonzio, Raffaele Lisi, Max Loda, Dario Lucano, Nino Luciani, Maurizio Lupi (il Verde Verde), Bruno Luverà, Chiara Macina, Angela Maenza, Cesare Maffi, Mimmo Magistro, Bruno Magno, Lucio Malan, Alex Magni, Francesco Magni, Francesco Maltoni, Enzo Mancini, Pietro Manduca, Renato Mannheimer, Silvja Manzi, Andrea Maori, Gian Paolo Mara, Enzo Maraio, Roberto Marchi, Federico Marenco, Gherardo Marenghi, Marco Margrita, Luca Mariani, Marco Marsili, Carlo Marsilli, Dario Martini, Antonio Massoni, Angela Mauro, Angelo Mauro, Federico Mauro, Angelo Orlando Meloni, Marcello Menni, Stefano Mentana, Giorgio Merlo, Vincenzo Miggiano, Rosanna Montecchi, Nicolò Monti, Roberto Morandi, Raffaello Morelli, Matteo Moretto, Francesco Morganti, Mara Morini, Claretta Muci, Pietro Murgia, Paola Murru, Alessandro Murtas, Tomaso Murzi, Antonio Murzio, Cristiana Muscardini, Alessandro Mustillo, Paolo Naccarato, Donato Natuzzi, Ippolito Negri, Claudio Negrini, Davide Nitrosi, Gianluca Noccetti, Vincenzo Carmine Noviello, Enrico Olivieri, Matteo Olivieri, Oradistelle, Fabrizio Orano, Gabriele Paci, Libera Ester Padova, Andrea Paganella, Roberto Pagano, Pierluigi Pagliughi, Enea Paladino, Lanfranco Palazzolo, Paolo Palleschi, Carmelo Palma, Enzo Palumbo, Massimiliano Panarari, Max Panero, Margherita Paoletti, Federico Paolone, Fabio Pariani, Massimo Parecchini, Ottavio Pasqualucci, Gianluca Passarelli, Oreste Pastorelli, Alan Patarga, Ivan Pavesi, Lorenzo Pavoncello, Giacomo Peterlana, Rinaldo Pezzoli, Antonio Piarulli, Marco Piccinelli, Daniele Piccinin, Flavia Piccoli Nardelli, Francesco Pilieci, Marco Pini, Marco Piraino, Stefania Piras, Piero Pirovano, Irma Liliana Pittau, Candida Pittoritto, Elisa Pizzi, Marina Placidi, Vladimiro Poggi, Carlandrea Poli, Vittorio Polieri, Alfredo Politano, Mauro Polli, Aldo Potenza, Giuseppe Potenza, Cesare Priori, Giulio Prosperetti, Carlo Prosperi, Matteo Pucciarelli, Franco Puglia, Riccardo Quadrano, Renzo Rabellino, Andrea Rauch, Michele Redigonda, Maurizio Ribechini, Livio Ricciardelli, Egle Riganti, Francesco Rizzati, Giuseppe Rizzi, Marco Rizzo, Lamberto Roberti, Donato Robilotta, Luca Romagnoli, Federico Rossi, Giovanni Rossi, Giuseppe Rossodivita, Gianfranco Rotondi, Sergio Rovasio, Salvatore Rubbino, Roberto Ruocco, Giampaolo Sablich, Stefano Salmè, Elio Salvai, Angelo Sandri, Maurizio Sansone, Aldo Santilli, Ugo Sarao, Anna Sartoris, Alessandro Savorelli, Jan Sawicki, Gian Franco Schietroma, Francesco Sciotto, Renato Segatori, Roberto Serio, Oscar Serra, Gianni Sinni, Claudia Soffritti, Carlo Antonio Solimene, Catia Sonetti, Gigi Sordi, Simone Sormani, Samuele Sottoriva, Stefano Spina, Valdo Spini, Ugo Sposetti, Mario Staderini, Gregorio Staglianò, Anna Starita, Luigina Staunovo Polacco, Lorenzo Stella, Leo Stilo, Francesco Storace, Nicola Storto, Ivan Tagliaferri, Tiziano Tanari, Mario Tassone, Roland Tedesco, Edoardo Telatin, Antonio Tolone, Mauro Torresi, Luigi Torriani, Alvaro Tortoioli, David Tozzo, Roberto Traversa, Ciro Trotta, Lara Trucco, Fabio Tucci, Andrea Turco, Maria Turco, Maurizio Turco, Massimo Turella, Sauro Turroni, Marco Valtriani, Max Vassura, Margherita Vattaneo, Alessio Vernetti, Enrico Veronese, Fiodor Verzola, Michele Viganò, Lucia Visca, Ettore Vitale, Maria Carmen Zito, Mirella Zoppi, Roberto Zuffellato, Federico Zuliani, Piotr Zygulski.
E tributo a chi ha disegnato Insieme per Vanzaghello, da cui è stato tratto il simbolo di quest'anno.
E tributo a chi ha disegnato Insieme per Vanzaghello, da cui è stato tratto il simbolo di quest'anno.