venerdì 20 dicembre 2019

Carfagna, un fumetto per la sua Voce libera

Alla fine la nuova creatura politica - anche se ancora nascente - è stata presentata, anche se si tratta solo di un'associazione, non di un partito. Anche in diretta Facebook si è potuto assistere alla prima uscita di Voce libera, monopolizzata ovviamente dalla sua promotrice, Mara Carfagna (affiancata dal senatore Andrea Cangini, anch'egli di Forza Italia), a dispetto del giudizio severissimo che proprio ieri sera Silvio Berlusconi ha lanciato sul progetto a mezzo stampa, dicendo di aver rifiutato l'offerta della presidenza onoraria dell'associazione da parte della stessa Carfagna ("Ho detto di no, perché in un partito libero, aperto al confronto, credo sia inutile far nascere un'associazione che finisce per essere una corrente politica nel partito e che finisce per dividere"): "L'ultima volta che qualcuno mi ha detto che una cosa era inutile - si è limitata a rispondere alla fine della presentazione - è stata quando ho presentato la legge sullo stalking, che oggi è un patrimonio del paese, una delle cose di cui vado più fiera".
Si muovono dunque i primi passi, animati da varie convinzioni: "Voce libera - ha spiegato Carfagna - nasce perché amiamo molto il nostro paese e non ci rassegniamo a vederlo ridotto in questo stato: un paese che non cresce, che non riesce a creare occupazione se non posti di lavoro precari e sottopagati, che non trattiene le sue energie migliori". Se questi discorsi sembrano generici e non per forza legati a una visione politica attiva, il registro cambia non appena la vicepresidente della Camera si propone di contribuire, con la sua associazione, "a restituire dignità alla politica: pensiamo ci sia un pezzo d'Italia che non si senta rappresentato, nello scontro tra il populismo, lo statalismo e l'assistenzialismo da un lato e il protezionismo, il sovranismo e la ricerca di un nemico a tutti i costi dall'altro". 
Se parlare della parte di paese non rappresentata, che poi sarebbe "l'Italia che lavora, produce, si rimbocca le maniche, scommette su se stessa e chiede serietà", potrebbe far pensare a un partito creato per intercettare il malcontento di quella parte inascoltata e incompresa, Mara Carfagna ha precisato che si è scelta la forma dell'associazione perché è lo strumento più adatto perché può fare quello che un partito non riesce a fare: "in questo modo possiamo contare su energie e intelligenze che sono preziose per disegnare il futuro che vogliamo, ma magari non accettano di indossare una casacca di partito; possiamo coinvolgere persone che possono avere uno sguardo lungo sul paese, senza avere l'ansia del pressing dei sondaggi elettorali". L'idea, dunque, è di lavorare per una politica "che studi, elabori, pianifichi, che faccia ciò che serve al paese e non a se stessa e ai suoi consensi elettorali. 
L'associazione Voce libera, che si finanzierà con le adesioni anche grazie al sito che sta per nascere (al momento però Vocelibera.it - che si legge sulla grafica della pagina Facebook - rinvia alla testata PiemonteOggi.it), si è dotata di un comitato tecnico-scientifico, il cui nome più noto e prestigioso è quello di Carlo Cottarelli, che non smetterà di essere legato al progetto di revisione di spesa richiesto da Enrico Letta; ci saranno però anche i giuristi Alfonso Celotto (costituzionalista) e Fabio Roversi Monaco (amministrativista, già rettore dell'Università di Bologna), Alberto Brambilla (presidente del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali), l'economista Riccardo Puglisi, nonché il forzista della primissima ora Giuliano Urbani. C'è ovviamente un direttivo - in cui siedono, tra gli altri, Stefano Parisi, Piercamillo Falasca e Rosanna Scopelliti - ed è prevista anche una consulta degli eletti, "perché ci sono tanti sindaci, anche civici, che hanno scelto di essere con noi".
Nel volere un'Italia saldamente nell'Unione europea e nella Nato (senza "strani accordi con la Cina") e più attenta ai problemi del Sud, ma da risolvere con strumenti diversi dal reddito di cittadinanza ("è il segno di uno stato pessimista, che rinuncia a fare il suo dovere"), Mara Carfagna ha dichiarato di voler "dar voce" a molte categorie (tra cui le donne, le persone del Sud, le vittime di una giustizia ingiusta e di un fisco oppressivo, gli imprenditori "da incoraggiare e non criminalizzare"). Anche per questo, il segno grafico che distingue questa iniziativa politica è il fumetto, che caratterizza la "o" di "Voce" (nella quale è contenuta la parola "libera") e che finisce per racchiudere l'intero nome dell'associazione, per lo meno nelle rappresentazioni in cui è previsto un colore di fondo (per cui la sagoma bianca del fumetto emerge meglio). La forma "a fumetto" esterna, ovviamente, non potrebbe finire sulle schede così com'è (a meno di non essere inserita a sua volta in un cerchio, ma sarebbe brutto a vedersi), quindi si rende chiaro anche graficamente che non si vuole fare un partito; certo, la "punta" della nuvoletta si potrebbe anche togliere facilmente, se ci si volesse trasformare da associazione a lista elettorale, ma la malizia è meglio lasciarla da parte. Tutt'al più si può sorridere, vedendo che i colori impiegati sono gli stessi di "Ce simme sfasteriati", iniziativa napoletana di natura civica che poi si è trasformata in lista e persino in gruppo consiliare.
Una Voce libera, dunque, e non prigioniera (tanto per citare il titolo di uno splendido disco live di Giuni Russo), anche all'interno di Forza Italia. Già, perché se Carfagna rivendica di aver messo in piedi "un'avventura che non vuole dividere, ma aggregare". a Pietro De Leo del Tempo che le chiedeva se la sua iniziativa fosse stata figlia del mancato percorso congressuale all'interno di Forza Italia ha risposto con nettezza: "In Forza Italia vanno recuperate molte energie, è un peccato vedere che si reagisce con gli ultimatum: a furia di lanciarne, è più la gente che se n'è andata di quella che è rimasta. Magari Voce libera servirà a convincere qualcuno a restare in Forza Italia o nel centrodestra". Altro che voce prigioniera: libera, eccome. Anche di non andarsene, anche a dispetto dei giudizi di inutilità.

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