sabato 28 dicembre 2019

I democristiani, la Federazione nascente e un congresso in arrivo

Alcuni ne sono convinti: il 2020 sarà l'anno del XX congresso della Democrazia cristiana e, possibilmente, del ritorno sulla scena politica italiana di un soggetto politico cattolico che argini populismo e sovranismo e si ponga come alternativa alla sinistra. Questo secondo obiettivo dovrebbe essere assicurato mediante la Federazione popolare dei Democratici cristiani, della cui nascita si è dato conto nelle settimane scorse: la federazione ha un coordinamento provvisorio, costituito da Giuseppe Gargani, Lorenzo Cesa, Renato Grassi, Mario Tassone ed Ettore Bonalberti, che il 4 dicembre a Roma ha presentato pubblicamente la propria attività. 
Proprio Gargani in questa fase sembra avere un ruolo di guida - oltre che del comitato per il No al taglio dei parlamentari - di questo processo federativo che punta a far uscire dall'emarginazione e dall'irrilevanza degli ultimi vent'anni la cultura politica dei cattolici democratici e dei cristiano sociali. Un ritorno sulla scena, appunto, reso necessario - secondo i promotori - dal consolidarsi di "destra eversiva, pericolosa e anomala" resa possibile dalla crisi del centrosinistra, ma causata all'origine dal "superamento della legge elettorale proporzionale" (cosa che ha contribuito a togliere spazio al centro e ai democristiani) e dall'avvento di forze politiche di natura personalistica.
Ci sono pochissimi giorni ancora per aderire come soci fondatori alla Federazione popolare (versando 100 euro come quota) in chiave antinazionalista, antipopulista ed europeista. Tra i fondatori figura, come si è detto, anche Lorenzo Cesa, segretario dell'Udc: si tratta dell'unico partito presente in parlamento che negli ultimi anni abbia continuato a impiegare lo scudo crociato (non senza contestazioni, come i lettori di questo sito sanno bene) e la sua partecipazione mediante Cesa alla federazione sembra essere determinante perché quest'ultima possa utilizzare quel simbolo senza correre il rischio di vederselo impedire. Proprio Cesa ha sottolineato che l'Udc metterà a disposizione della federazione la struttura organizzativa dell'Udc ("senza alcuna velleità di ruoli preminenti, ma nel rispetto della collegialità assunta a metodo democratico come stabilito dalle norme del patto sottoscritto"), così come Gianfranco Rotondi "presterà" la Fondazione Democrazia cristiana, da lui guidata, come "strumento di approfondimento programmatico e di formazione". 
Un ruolo importante, sul piano dell'elaborazione del programma, dovrebbe averlo anche il gruppo di sottoscrittori del cosiddetto "manifesto Zamagni", a partire dalla "Rete Bianca" di Giorgio Merlo e Lucio D'Ubaldo (presente all'incontro del 4 dicembre). In quel manifesto anche i promotori della Federazione popolare dei Democratici cristiani si riconoscono: da quel dialogo potrebbe scaturire un progetto comune (di idee e priorità), pronto a strutturarsi sul territorio (a livello regionale, provinciale e comunale) anche facendo fronte comune - come sottolineato il 4 dicembre da Ettore Bonalberti - "con altre culture laiche, liberali e riformiste", così da poter preparare in seguito la partecipazione alle elezioni, prima comunali e regionali, ma anche politiche quando se ne presenterà l'occasione. 
Volendo appoggiarsi a una data simbolica, la più vicina sarebbe il 18 gennaio 2020: 101 anni prima don Luigi Sturzo aveva lanciato il suo appello "ai liberi e forti", quindi in quel giorno sarebbe l'ideale ritrovarsi - sempre parole di Bonalberti - "al convento della Minerva, a due passi dal luogo in cui Sturzo redasse il suo appello", per impegnarsi a "costruire il Partito Popolare Europeo in Italia, dando fine alla lunga e suicida stagione della diaspora, per un nuovo inizio e per dare, finalmente, una nuova speranza agli italiani". Ci sarebbe anche una bozza di regolamento, predisposta da Filiberto Palumbo (penalista cassazionista, già membro laico del Consiglio superiore della magistratura), in cui si punta sulla collaborazione delle forze politiche che collaborano nella federazione: ogni partito conserverà la sua organizzazione, mentre la federazione si configurerà come "nuovo soggetto politico" cui partecipano i leader dei gruppi concorrenti (ma si propone che gli statuti di quei partiti vengano integrati con il riferimento alla Federazione e alla necessità di raggiungere i suoi obiettivi comuni) questa realtà sia inserita negli statuti di ogni partito partecipante); a livello regionale ci sarà un coordinatore (prima indicato dall'Ufficio di Coordinamento provvisorio tra le figure suggerite dai partiti, poi dal Coordinamento che sarà nominato dal Comitato federale della federazione), come pure altre figure a livello territoriale inferiore. L'Assemblea federale (composta da tutti partiti e le associazioni che hanno firmato l'atto federativo) nominerà i 15 membri del Comitato federale, organo che dovrà - tra l'altro - "coordinare l'attività politica" della Federazione popolare.
Tra i membri del Coordinamento provvisorio, Mario Tassone partecipa anche come leader del Nuovo Cdu, da lui rimesso in piedi da pochi anni, mentre Renato Grassi siede nel coordinamento come segretario politico della Democrazia cristiana... o meglio, di quella parte di soci della Dc del 1993 che ha riconosciuto la correttezza del percorso giuridico che - dopo la nota vicenda processuale civile conclusa in Cassazione nel 2010, in base alla quale la Dc non è mai stata sciolta - ha portato al XIX congresso nel 2018 e alla sua elezione alla segreteria. 
Oltre che concorrere alla Federazione popolare dei Democratici cristiani (magari con l'idea di apportare alla futura formazione elettorale il nome della Dc, di cui il partito di Grassi ritiene di essere titolare) In questo periodo si sta completando il tesseramento al partito: versando 10 euro e consegnando compilato il modulo scaricabile dal sito sarà possibile aderire alla Dc, ma solo entro il 31 dicembre. Sulla base degli iscritti - si parla di almeno duemila tesserati - sarà determinato il numero dei delegati regionali che parteciperanno al congresso: il consiglio nazionale del 30 novembre ha infatti deciso che il XX congresso della Democrazia cristiana si svolgerà dal 22 al 23 febbraio 2020. Non è ancora dato sapere dove, è molto probabile invece che sulla legittimità di quell'assise non ci sarà accordo (per qualcuno - Dc-Sandri - il XX congresso è stato celebrato nel 2005 a Trieste; per altri - Dc-Cerenza e Dc-Luciani - il XIX è da ricelebrare): resta solo da capire chi si lamenterà per primo.

Nessun commento:

Posta un commento