Ha ufficializzato da un paio di giorni il suo desiderio di partecipare alle elezioni regionali che si terranno il 26 gennaio in Emilia Romagna, a fianco del presidente uscente Stefano Bonaccini, anche +Europa. Il partito guidato a livello nazionale da Benedetto Della Vedova è al suo debutto in questa competizione (ovviamente nel 2014 non esisteva), ma anche nella politica regionale emiliano-romagnola: nel corso della consiliatura, infatti, non si è mai costituito il gruppo di +Europa e non è risultato esistente nemmeno quando le elezioni sono state indette. Per questo, a norma della legge regionale che ha esentato dalla raccolta firme le liste emanazione dei gruppi consiliari, +Europa avrà bisogno di un numero adeguato di sottoscrittori nelle varie circoscrizioni in cui la regione è suddivisa.
In questi giorni, dunque, attivisti e candidati di +Europa saranno presenti nei vari comuni, in cerca di firme per la lista che ha deciso di presentare insieme al Partito socialista italiano (secondo la linea del segretario Enzo Maraio, intenzionato a dare visibilità al nuovo simbolo in ogni occasione in cui ciò è possibile) e al Partito repubblicano italiano, a una delle sue rare apparizioni elettorali, anche solo in compresenza con altre forze. Il contrassegno elettorale, divulgato appunto due giorni fa, dà fisicamente conto di questa corsa comune.
Oltre al nome geometricamente multicolore di +Europa, è stata mantenuta la bandiera europea al vento (stavolta senza quella italiana vista nel simbolo pensato per le europee), ma in questo caso è stata spostata nella parte superiore dell'emblema; in posizione centrale ed evidente, anche se leggermente ridotta rispetto al nome del partito, c'è il riferimento al candidato alla presidenza. Nella parte inferiore del contrassegno, poi, in luogo della bandiera trovano posto le miniature dei simboli del Psi e del Pri: entrambe, peraltro, sono state in parte "alleggerite", per risultare comunque leggibili sulla scheda.
Così, i socialisti guidati da Maraio mostrano il nuovo garofano, riadottato da poche settimane, e la sigla del partito, rinunciando al nome che sarebbe risultato troppo piccolo (anche a costo di avere il simbolo un po' sbilanciato nella sua composizione); niente nome nemmeno per il Partito repubblicano italiano, sempre per evitare inserimenti illeggibili e, magari, per rendere un po' più visibile la tradizionale foglia d'edera. La sua presenza non deve sorprendere: la Romagna, terra di Giuseppe Gaudenzi e Cino Macrelli, è tuttora una delle pochissime roccheforti dell'idea mazziniana e repubblicana. Quanto al Psi, è importante il recupero della visibilità - nel 2014 aveva concorso alla lista Emilia-Romagna civica, con la rosa del socialismo europeo e senza il nome - e si prosegue l'alleanza inizia con le europee, anche se non tutti a livello regionale hanno gradito l'idea di schierarsi a favore di Bonaccini, avendo guardato con maggior favore a una corsa fuori dalle coalizioni (una scelta coraggiosa, ma poco compatibile con la speranza che almeno in una circoscrizione si possa ottenere un eletto. A patto, ovviamente, che Bonaccini vinca). Discussioni a parte, ora le forze che sostengono la lista sono impegnate nella raccolta firme: ci sarà tempo fino a Natale per convincere emiliani e romagnoli a sottoscrivere la lista, per darle la possibilità di presentarsi agli elettori. Poi, presentate le liste, inizierà la campagna vera e propria verso il 26 gennaio.
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