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mercoledì 26 luglio 2017

Se Salvini pensa alla Lega dei Popoli (ma se ne parla da tre anni)

Da tempo, forse da sempre, quella fondata da Umberto Bossi, passata a Roberto Maroni prima e a Matteo Salvini poi, il partito di Alberto da Giussano è sempre stata "La Lega" (maiuscole ben avvertibili anche nella voce), un po' come dire la Lega per eccellenza, che non ha bisogno di altre specificazioni. Anche per questo, ogni volta che qualcun altro ha provato a presentare simboli con la parola "Lega" all'interno (fin da quando nel 1992 ci fu un'invasione di Leghe sui tavoli del Viminale), i fedeli di Alberto da Giussano hanno sempre cercato di impedirglielo, anche se di solito non ci sono riusciti perché "Lega" è un termine generico, che per commissioni elettorali e giudici non può essere riservato a nessuno.
Certo, ai militanti basta sentir evocare la Lega perché, all'inizio, c'era stata la Lega lombarda e prima ancora la Liga Veneta (e ci sono ancora, beninteso, ma come Leghe "nazionali"), dunque il passaggio alla Lega Nord ha mantenuto in vita la prima parola come elemento di continuità, dunque è normale identificarsi in quella. E sarà normale farlo anche in futuro, visto che - a quanto pare - il Nord sta per essere dismesso dal nome e dal simbolo. Lo ha scritto ieri Andrea Rossi sulla Stampa:
Il logo, da qualche giorno, circola tra i dirigenti della Lega. Dicono che Matteo Salvini avrebbe dovuto presentarlo nelle settimane passate, poi il lancio è stato via via rimandato, forse perché ci sono ancora aggiustamenti da fare, valutazioni da soppesare. E magari la versione definitiva sarà un po’ diversa. La svolta, però, è nei fatti: la Lega Nord sta per essere definitivamente archiviata.  
Non è dato sapere come sia quel bozzetto che gira, così come non si sa quali possano essere le ragioni che hanno suggerito di rimandare il lancio (si spera non per colpa dell'incidente che involontariamente questo sito ha creato, credendo che fosse vero il simbolo di Italia sovrana, che si immaginava condiviso da Lega Nord e Fratelli d'Italia). Ora però sembra che il passo, più volte annunciato o accennato, sia decisamente più vicino: lo stesso articolo sulla Stampa cita alcune dichiarazioni del segretario federale che andrebbero in quella direzione: "Di certo resterà il marchio della Lega, che è la nostra storia"; "sento parlare di agenzie di comunicazione, ma ce lo faremo da noi, ne siamo capaci" (cosa vera, perché così è avvenuto finora). 
Ma quale sarebbe il nome nuovo che ci si deve attendere? Rossi, nel suo articolo, parla così del futuro del Carroccio:
Si chiamerà, probabilmente, Lega dei Popoli, nome che racchiude la svolta consacrata dal congresso federale di Parma, a maggio. Salvini vuole un contenitore che sia capace di dare voce e spazio a tutte le autonomie d’Italia, da Nord e Sud. [...] A Parma, quando un plebiscito (83%) l’ha confermato segretario, Salvini ha sfoderato uno slogan che solo qualche tempo fa sarebbe stato eresia pura: «Prima gli italiani». Non prima il Nord. La base, a quanto pare, è con lui: «Ho vinto il congresso sulla base di una piattaforma che dichiarava di voler unire tutti i popoli d’Italia». E su questa base sta andando avanti. Sta girando il Paese. Sta solcando il Sud. La settimana scorsa era in Calabria: Vibo Valentia, Lametia Terme, Tropea, e altro ancora. È stato in Molise. Era stato in Sicilia, dove «Noi con Salvini» - il simbolo utilizzato finora al Sud e destinato a scomparire - oggi può contare su una sessantina di eletti nei comuni dell’isola. E ancora, Ladispoli, la Toscana, L’Aquila prima di risalire la penisola e fiondarsi in agosto da una festa all’altra della Lega, soprattutto in Lombardia. Una campagna martellante, segno di una strategia chiara, che punta a unire Nord e Sud su alcuni fronti cari al Carroccio delle origini.  
Intuizioni sensate, senza dubbio. Certo è che di una possibile Lega dei Popoli si parla almeno dall'autunno del 2014, soprattutto da quando a nome di Matteo Salvini è stato depositato presso l'Ufficio italiano brevetti e marchi un simbolo che contiene la dicitura "Popoli e identità". Ora, la domanda di marchio risulta respinta (non è dato sapere perché; al più si può sospettare che c'entri la forma rotonda del segno, visto che a suo tempo il Ministero dell'interno aveva chiesto al Ministero dello sviluppo economico di respingere le domande di marchio per segni politici dalla forma simile a quella usata per le elezioni, onde evitare confusioni nell'applicazione delle norme) e, comunque, il progetto sembrava latente, così nessuno ne aveva più parlato, ma ora il tutto potrebbe tornare di attualità.
Tra l'altro, curiosamente, nella banca dati dei marchi non si vede nemmeno più la grafica che il depositante aveva allegato alla domanda di marchio nel 2014; quando, a mesi di distanza dal deposito della domanda, era stata caricata sul server del Mise, ero però riuscito a scaricarla e posso riproporla qui. E' facile vedere che già questo segno corrispondeva ai pochi tratti che Salvini - sempre secondo La Stampa - avrebbe svelato: il mantenimento della parola "Lega" e il riferimento al segretario (elementi che erano presenti con evidenza anche nel simbolo della Lega Noi con Salvini che ha corso a Roma l'anno scorso). Quanto al nome, più che "Lega dei popoli" (che suonerebbe blasonato ma un po' antiquato) si era preferito mettere in evidenza la parola "Lega", lasciando in alto l'espressione "Popoli e identità". 
Naturalmente è tutto meno che scontato che il simbolo che sta girando in via Bellerio - ammesso che giri davvero - sia simile a questo; il dato di fatto, però, è che questo è il solo emblema che la Lega abbia direttamente prodotto o fatto produrre in modo "ufficiale", anche se il fatto che risalga a tre anni fa induce a pensare che molto nel frattempo possa essere cambiato, dai colori ai contenuti (anche il riferimento a "Basta Euro" è molto legato alla simbologia adottata nel 2014; oggi il tema è altrettanto sentito, ma sembra meno destinato a finire sull'emblema). In ogni caso, se davvero l'idea è di presentarsi "con un unico simbolo in tutta Italia", la Lega Nord dovrà essere davvero pronta a rinunciare all'ultima parola: tra qualche settimana si vedrà a cosa hanno pensato i dirigenti del Carroccio. 

giovedì 9 aprile 2015

Popoli e identità: ecco com'era il simbolo che Salvini non userà

Il cammino verso le elezioni regionali procede: probabilmente sarà il primo banco di prova per Noi con Salvini, il nuovo progetto politico pensato per le regioni del Sud dal leader della Lega Nord, Matteo Salvini. Ma proprio mentre si attende la messa alla prova delle urne del nuovo emblema, per ironia della sorte è stato svelato il volto di una strada possibile, ma accantonata dal Carroccio.
Il simbolo depositato
A novembre del 2014, in effetti, vari media avevano dato la notizia del deposito – in data 25 settembre – di una domanda di registrazione di marchio presso l'Ufficio italiano brevetti e marchi, proprio a nome di Matteo Salvini. Esso era intitolato "Popoli e identità": in quel momento non c'era alcun allegato grafico, ma ci si doveva accontentare della descrizione fornita dalla scheda, "il marchio è costituito dalla dicitura popoli e identità, basta euro, lega salvini, salento"; la stessa pagina indicava come colori usati per il marchio "bianco, giallo, azzurro, blu". Niente disegni o raffigurazioni di qualche tipo, solo parole e colori: poteva partire da lì il nuovo corso dei sostenitori di Salvini, da un marchio che si voleva proteggere, oppure era un semplice tentativo di confondere le acque?
La prova fatta da questo sito
L'assenza di ogni allegato grafico spinse molti a fare supposizioni circa la possibile resa di quelle poche informazioni contenute nella scheda: anche chi scrive provò a dare un pronosico, immaginando i vari elementi, la loro posizione, nonché font e colori da utilizzare. Da pochissimo tempo, tuttavia, è stata resa nota la grafica legata a quella scheda. Non era impossibile immaginare che un residuo di font Optima – lo stesso usato almeno dal 1992 per la dicitura "Lega Nord" – ci fosse anche nella nuova grafica, così come era facile collocare il "Basta euro" nella parte inferiore del cerchio, in giallo su segmento blu e con il simbolo della moneta. Il resto era un terno al lotto e in effetti non ci si è andati troppo vicino. 
Lega e Salvini sono ben visibili, grazie a un gioco di "positivo-negativo" tra azzurro e bianco che li fa risaltare, anche se era difficile immaginare che come carattere sarebbe stato usato un Calibri leggermente allargato. Così come non sarebbe stato automatico pensare a un tocco di grazia per gli elementi congiuntivi, in particolare per la "e" di "Popoli e identità" e il "con" che è stato delicatamente e invisibilmente posato tra Lega e Salvini, quasi a non voler personalizzare troppo il soggetto politico, senza sminuire il ruolo del leader. Da registrare, in compenso, la sparizione della parola "Salento", che pure nella scheda era indicata. Probabilmente si è voluto depositare un simbolo "universale", che potesse eventualmente essere personalizzato a seconda dei luoghi o potesse correre uguale in ogni realtà, ma allora perché inserirla in descrizione? Se, come è probabile, il segno non verrà utilizzato, il quesito resterà lì, sospeso, come è sospesa a tutt'oggi la domanda di registrazione del segno come marchio. Così si vive, sospesi, se vi pare...

venerdì 19 dicembre 2014

"Noi con Salvini": lo sbarco identitario della Lega al centrosud

Alla fine niente popoli, niente identità come si era ripetuto per mesi e come sembrava anche di avere intuito dalla richiesta di registrazione di un marchio - volutamente senza immagine - depositata a nome di Matteo Salvini il 25 settembre. Alla fine il segretario della Lega Nord il suo simbolo per mettere radici nel centrosud l'ha presentato e ha spiazzato quasi tutti.
Rispetto alla scheda originale del marchio, l'indicazione che più è stata rispettata è quella cromatica. Niente verde, proprio come promesso (troppo legato alla Padania, non certo esportabile sotto la linea gotica): il giallo, il bianco e il blu, invece, sono al loro posto, rispettivamente a colorare la scritta "Noi" (vero elemento dominante dell'emblema), la dicitura "con Salvini" (e il circoletto sottile che racchiude il testo) e il fondo, leggermente mosso grazie a una sfumatura che volendo può virare dal blu all'azzurro. A questi elementi, poi, occorre aggiungere il nome della regione centromeridionale che cambierà di volta in volta e starà su una lunetta bianca che spunterà nella parte inferiore del cerchio. 
In realtà, per essere precisi, c'è un altro elemento che è stato conservato nell'emblema rispetto al progetto originario (oltre ovviamente al riferimento a Salvini): si tratta dell'identità. Perché è vero che la parola non è finita nella rappresentazione grafica, ma cosa c'è di più identitario della parola "noi", che una volta si riteneva tipica essenzialmente dell'area sinistra e del cattolicesimo sociale (punto, questo, che dovrebbe far riflettere sull'effettiva collocazione di questo progetto e sulla "provenienza" di chi lo sosterrà)? Piuttosto che tentare l'avventura della "Lega Sud" (che peraltro esiste già e da tempo), il segretario del Carroccio ha capito subito che era meglio non riutilizzare il termine Lega, troppo connotato e quasi sinonimo del partito che già guida e che non era opportuno né necessario trovare un elemento figurativo che sostituisse l'immagine storica di Alberto da Giussano.
Non doveva essere un'immagine, specie se riferita a un elemento territoriale (divisivo, nell'Italia dei campanili, specie al Sud) a rappresentare il nuovo progetto politico. Occorreva una virata a centottanta gradi, e cosa poteva darla meglio del "noi"? Esso proietta improvvisamente l'elettore al centro dell'azione, al punto che il simbolo - generico che più non si può - potrebbe essere indirizzato anche a chi abita sopra e appena sotto il Po. Il "noi", poi, finisce per dare, ai centromeridionali che sosterranno il progetto, una sorta di responsabilità cementata dall'impegno comune (sia pure sotto la "bandiera" e il nome di Salvini); da ultimo - forse il livello più accessibile - il nuovo emblema volta definitivamente pagina nella storia del "leghismo", lasciando definitivamente in soffitta a decomporsi l'armamentario di insulti, sberleffi e pesantezze verso gli italiani operanti da Roma in giù, spesso messo in campo da chi ha guidato il Carroccio prima di Salvini (e, in più di un'occasione, da lui stesso).
Certamente il simbolo non è un capolavoro artistico e si presenta realmente come un marchio, ma non cede alla logica dei colori nazionali e fa emergere le uniche cose che contano: la comunità, l'impegno e l'uomo di riferimento. Il resto, oggi, forse non fa più breccia come una volta o, magari, non serve proprio.

sabato 6 dicembre 2014

Lega per Roma, già pronto il simbolo?


Doveva essere giovedì il "Lega Day", il giorno in cui Matteo Salvini avrebbe presentato il simbolo del nuovo partito che avrebbe rappresentato la declinazione della milanese Via Bellerio al centro e al sud. E invece niente, nessuna presentazione ufficiale a Roma del contrassegno del progetto politico che il segretario leghista avrebbe in animo e di cui si parla ormai da settimane, se non da mesi. I media - a partire da Europa - hanno parlato a ripetizione di dubbi e resistenze dello stesso Salvini, interessato indubbiamente a far partire quanto prima l'iniziativa politica, ma allo stesso tempo poco soddisfatto dei vari "riciclati" che avrebbero aderito almeno nominalmente alla "Lega dei popoli" (si era detto interessato persino Gianfranco Miccichè, in un'intervista all'AdnKronos).
Qualcosa, comunque, sembra muoversi, o per lo meno qualcuno non ha idea di stare fermo. In questo caso il ruolo toccherebbe - almeno secondo Lettera43.it, che dà la notizia in esclusiva - a Claudia Bellocchi, che il 9 aprile aveva aperto la prima sede della Lega Nord nella capitale e che, in caso di scioglimento prematuro dell'amministrazione capitolina dopo le disavventure emerse in questi giorni, secondo alcuni sarebbe in pole position per la candidatura a sindaco di Roma proprio per le insegne della Lega (una prima assoluta, manco a dirlo).
Il quotidiano online diretto da Paolo Madron mostra, a corredo di un articolo firmato da Giorgio Velardi, il simbolo che la stessa Bellocchi avrebbe "registrato" (ma non è dato sapere dove e come: di certo, al momento nel catalogo online dell'Ufficio italiano brevetti e marchi non figura, né in quello "europeo" dell'Ufficio per l'armonizzazione del mercato interno) e che potrebbe tornare buono qualora si dovesse tornare al voto a Roma in tempi brevi. Nel caso, potrebbe finire sulla scheda anche una "Lega per Roma", che non si priverebbe né di Alberto da Giussano, né del "Sole delle Alpi", né del colore verde che tinge anche il "X" seminascosto dalla figura leggendaria del guerriero.
L'emblema, a dire il vero, non dovrebbe somigliare a quello della "Lega dei popoli e delle identità" di cui si parla in queste settimane: era stato lo stesso Salvini a escludere che il contrassegno avrebbe contenuto il colore verde (e non ci sarebbe stata alcuna traccia del tricolore); allo stesso tempo, il segno è molto diverso dalla descrizione solo verbale e cromatica presente all'Ufficio italiano brevetti e marchi ed è improbabile che al Sud si decida di mantenere l'immagine di Alberto da Giussano. A meno che la strategia sorprendente e potenzialmente inarrestabile dell'attuale segretario leghista non riesca a far diventare familiare anche a chi è nato e cresciuto da Roma in giù il "Power Ranger" in cui Checco Zalone, nella sua trasferta milanese del film Cado dalle nubi, aveva trasformato la statua del guerriero con scudo e spada sguainata. A conti fatti, non sembra nemmeno l'ipotesi più improbabile.

sabato 8 novembre 2014

Lega dei Popoli, un simbolo (per ora) invisibile, ma a colori

Sarà così il simbolo 
della Lega dei Popoli?
"Impazienza" non sarà la parola giusta, ma il progetto politico della "Lega dei popoli", lanciato a più riprese da Matteo Salvini, segretario federale della Lega Nord, è riuscito a creare intorno a sé certamente molto interesse: in effetti i tempi per la sua divulgazione compiuta sembrano un po' più lunghi rispetto al previsto (in un primo tempo sembrava che in ottobre nome definitivo ed emblema sarebbero stati divulgati), ma certamente qualcosa si muove. 
Lo mostrerebbe anche un giretto alla portata di tutti nel database dell'Ufficio italiano brevetti e marchi, un'escursione che spesso i giornalisti avveduti fanno, per vedere se nel pentolone della grafica politica qualcosa bolle. 
In effetti le prime perlustrazioni del terreno risalgono ai giorni scorsi (il Velino ne ha dato notizia il 4 novembre), ma si può agevolmente scoprire che proprio Salvini il 25 settembre avrebbe fatto depositare una domanda di registrazione di un marchio intitolato "Popoli e identità" e "costituito dalla dicitura 'popoli e identità, basta euro, lega salvini, salento'". 


Nell'archivio alla domanda - ovviamente non ancora esaminata e nemmeno assegnata - non è allegata alcuna rappresentazione grafica: ci si limita a far notare che i colori saranno "bianco, giallo, azzurro, blu". Le tinte, in effetti, sono rispettose dell'ultima grafica che la Lega ha adottato, con il testo del nome, la circonferenza esterna e il segmento inferiore in blu, il fondo bianco, il giallo della dicitura "Basta €uro" e l'azzurro di altre indicazioni presenti. Certamente manca ogni indicazione grafica, mentre è chiaro che non saranno presenti né Alberto da Giussano, né il Sole delle Alpi (non a caso, il verde non è compreso nei colori citati in descrizione). 
L'impressione è che l'emblema, soprattutto se dovesse contenere l'elemento variabile "territoriale" (corrispondente al "nazionale" della Lega Nord), risulti piuttosto "pieno" già così, ricco com'è di elementi. Al momento si può solo provare a immaginare come potrebbe riuscire graficamente il contrassegno, ammesso naturalmente che alcuni elementi che da anni caratterizzano la Lega Nord si ripetano nel nuovo fregio (a partire, ad esempio, dalla font Optima con cui è scritto il nome). 
Nel frattempo, già a fine settembre qualcuno aveva liberato dalle briglie la fantasia: era stata prontamente aperta una pagina Facebook "Lega dei popoli - con Matteo Salvini", provvista anche di un simbolo improbabile (e visibilmente artigianale, anche per un occhio poco esperto): un Pulcinella con mascherina, quasi appiccicato sul fondo, sembrava reggere in mano il Sole delle Alpi, in un'ipotetica fusione Nord-Sud che di credibile aveva ben poco. Qualcuno però sembrava esserci cascato e vari commenti erano arrivati, pur tra i sacrosanti inviti alla prudenza e all'attesa da parte di chi aveva mangiato la foglia. 
A questo punto, dunque, non resta che aspettare il simbolo vero, anche se la più parte degli ingredienti ora dovrebbe essere nota.