Visualizzazione post con etichetta piergiorgio massidda. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta piergiorgio massidda. Mostra tutti i post

lunedì 6 giugno 2016

Zedda, i simboli della Cagliari che vince

Di liste al suo seguito ne aveva tre in meno del suo principale concorrente, Piergiorgio Massidda, ma è riuscito a vincere ugualmente e a riconfermarsi sindaco di Cagliari già al primo turno, sia pure per un soffio. Massimo Zedda ha di che essere contento, visto che a lui è riuscito quello che non è riuscito a nessun altro aspirante sindaco delle grandi città (specialmente a coloro che cercavano la riconferma). Di certo, però, il suo risultato dipende anche dalle liste più piccole che, con il loro apporto, hanno permesso a Zedda di superare il 50% dei voti validi: anche se il suo 50,86% è maggiore del 47,74% della coalizione (e, per evitare il ballottaggio, conta solo il primo dato, che beneficia anche dei voti dati al solo sindaco e del "voto disgiunto"), dev'essere grato a ciascuno degli undici simboli che aveva al suo seguito, anche a chi ha portato lo 0,80% e lo 0,86%.
E' il caso, rispettivamente, di Cittadini per Cagliari (572 voti) e dell'Unione popolare cristiana (610). E se il primo simbolo è noto, se non altro perché è la declinazione cagliaritana dell'ultima evoluzione di Scelta civica, il secondo è certamente meno noto, con le dodici stelle ad arco su una corona blu e un tricolore nel mezzo. Vietato confonderlo con la Federazione dei Cristiano popolari di Baccini (che pure ha ingredienti simili): l'associazione è stata costituita a settembre del 2009, ha come segretario politico proprio un sardo, Antonio Satta (già vicesegretario Udeur, fedele a Prodi all'atto del ritiro della fiducia al governo, nel sito del partito si autodefinisce "autonomista, popolare e federalista convinto"), e si propone di "promuovere la partecipazione dei cittadini alla vita democratica del Paese", con l'aspirazione di favorire di nuovo l'unità di un mondo cattolico affetto da diaspore e scissioni ormai da lungo tempo. 
Hanno dato il loro contributo anche il Centro democratico (1,21%, 866 voti), il cui contrassegno è stato personalizzato lo stretto indispensabile (con l'inserimento della parola "Sardegna", nemmeno "Cagliari") e gli unici due simboli della scheda che contenevano la falce e il martello. Da Rifondazione comunista e dal Partito comunista d'Italia - in procinto di ricostituire il Pci - sono arrivati, rispettivamente, 802 (1,12%) e 1158 voti (1,62%): non sono stati sufficienti a eleggere nemmeno un consigliere comunale (che con una lista unitaria sarebbe invece arrivato), ma sono stati determinanti per non far scattare il ballottaggio, dunque Zedda dovrebbe tenerne in qualche modo conto.   
Se i due risultati migliori della coalizione sono arrivati dal Pd e da Sel, partito da cui Zedda proviene, le altre forze di maggioranza che riusciranno a entrare in consiglio sono tutte ben radicate in Sardegna (e solo lì), a partire dal Partito sardo d'azione, che con il suo logo tradizionale della croce rossa con i quattro mori ha ottenuto 4 seggi, superando di poco il 7% dei voti di lista. Si tratta ovviamente di un emblema forte di per sé, l'unico - della coalizione, ma anche di tutta la scheda elettorale - a non contenere al suo interno alcun elemento testuale: in fondo non ha bisogno di dichiarare chi sia, essendo sufficiente il simbolo "storico" e ben rodato a ottenere il consenso necessario.
Il tema del moro, peraltro, è da tempo presente in un altro simbolo, quello dei RossoMori, partito nato nel 2009 come scissione dal Psd'az e che si qualifica come "socialmente progressista, di sinistra e nazionalmente sardo", impegnato ad attualizzare "i postulati politici del sardismo, del socialismo e dell'azionismo" nel segno di figure come Emilio Lussu - non a caso RossoMori era l'appellativo dei militanti sardisti che resistettero contro lo squadrismo fascista e la dittatura di Mussolini, difendendo "la libertà e i diritti del popolo sardo e delle masse lavoratrici" - Camillo Bellieni, Antonio Gramsci e Antonio Simon Mossa. Radici ben piantate nel passato, ma con lo sguardo attento (visto che la benda, tra l'altro, non copre l'occhio).
I RossoMori hanno portato a casa il 2,82%, poco meno del 2,87% ottenuto da La Base - Sardegna vera, movimento nato nell'isola per l'opera di "un gruppo di persone che vuole riportare la politica alla portata dei cittadini, dei lavoratori, degli studenti e di tutte quelle categorie che dalla politica della casta non si sentono più rappresentate" e guidato da Efisio Arbau: nello statuto si legge che obiettivo di La Base è "l'autodeterminazione della nazione sarda e la felicità dei sardi" e che il movimento è fondato "sulla persona. Esiste se esistono persone che propongono, criticano e si candidano a portare le idee de La Base nelle istituzioni". L'emblema si era già visto alle politiche del 2013, in modo particolare al Senato, ed è decisamente semplice: sul sito è descritto come "scritta in bianco “La Base, Sardegna” su uno sfondo rosso-verde" (evidentemente in questo caso è stato aggiunto l'aggettivo "vera"). 
In consiglio comunale ci sarà spazio anche per il Partito dei Sardi, che ha ricevuto il 2,32% dei voti (che si traduce in un seggio, tanto quando hanno avuto La Base e i RossoMori). Segretario della formazione è Franciscu Sedda, presidente è Paolo Maninchedda, entrambi docenti universitari; anche qui alla base c'è il concetto di "Nazione Sarda", che secondo i due dirigenti "è fondata sulla volontà dei sardi di essere liberi, solidali e organizzati in uno Stato giusto". Non a caso, "Facciamo lo Stato" è lo slogan contenuto anche nel simbolo, che oltre al nome ospita la sagoma della Sardegna, al centro delle dodici stelle d'Europa. I cittadini di Cagliari devono avere colto il messaggio, al punto da decidere che anche il Partito dei Sardi li avrebbe dovuti rappresentare in consiglio, a sostegno di Zedda.

martedì 24 maggio 2016

Cagliari, 14 simboli per Massidda

Roma e Cagliari pari sono, almeno per quanto riguarda il numero di liste che si presenteranno alle elezioni comunali: in entrambi i comuni sulla scheda saranno stampati 34 simboli, anche se nel capoluogo sardo è stata bocciata una sola lista (mentre a Roma, anche dopo la riammissione di alcune formazioni escluse in un primo tempo, l'esame ha lasciato sul campo qualche emblema in più).
Tra tutti i candidati, in ogni caso, il recordman indiscusso delle liste è Piergiorgio Massidda: la sua coalizione può contare su ben 14 formazioni, tra cui i cagliaritani potranno scegliere; il più vicino è il suo concorrente principale, il sindaco uscente Massimo Zedda sostenuto da 11 liste. A dispetto della provenienza di centrodestra - marcata anche dalla presenza di determinate formazioni - Massidda si è presentato con una caratura maggiormente civica. 
Sono obiettivamente pochi i simboli tradizionali e già noti nella coalizione che sostiene Massidda: è il caso di realtà politiche locali, forse sconosciute a chi non è sardo ma certamente radicate sul territorio, come i Riformatori sardi di Pierpaolo Vargiu (entrato in Parlamento con Scelta civica) e di Fortza Paris; accanto a queste, anche partiti nazionali - anche se all'inizio da più parti si era detto di non inserirne - come Fratelli d'Italia e di Forza Italia, in cui il candidato sindaco ha militato. 
Questi ultimi due simboli, a differenza dei due segni delle formazioni sarde, portano il nome dell'aspirante primo cittadino nel cerchio - anche a costo di sacrificare almeno un po' la grafica originale; le scritte, in ogni caso, quanto a colori e font, risultano coerenti con l'impianto degli emblemi noti dei partiti. 
In realtà, tuttavia, anche altri simboli contengono riferimenti a partiti noti. Un contrassegno, ad esempio, contiene il "tangram" di Italia unica che diventa Cagliari unica semplicemente cambiando il verde originale in blu; lo spazio è condiviso con Giovani al centro, inizialmente prevista come lista autonoma sotto la guida di Corrado Testa (un gruppo di professionisti, universitari e giovani imprenditori intenzionati a cambiare Cagliari senza volerla abbandonare) e che invece ha inserito la stilizzazione di una figura umana (X verde con un triangolino come testa) nel contrassegno dei "passeriani". Nell'emblema dei Popolari sardi per Cagliari, invece, a fare da contorno a un bronzetto sardo - che sullo scudo porta, appena appena visibili, le dodici stelle d'Europa - c'è il cuore stilizzato rosso su fondo azzurro, inizialmente usato - in versione gialla - dal gruppo del Ppe a Strasburgo e attualmente adottato da Rotondi per Rivoluzione cristiana. Unisce invece vari livelli di lettura la lista LiberAli, che porta in sé la bandierina del Pli di Morandi e De Luca, l'edera che rimanda all'Associazione Sardegna repubblicana e Ali, intendendosi Alleanza liberaldemocratica per l'Italia.
I simboli di LiberAli e di Giovani al centro - Cagliari unica, peraltro, mostrano evidenti segni di una regia grafica comune, come mostra l'inserimento della dicitura "Massidda sindaco" identica nella font a quella della lista personale. Lo stesso vale per DemoDiretta, di cui si è parlato alcuni giorni fa, e per una manciata di altri simboli (uno dei quali, l'Unicittà, era circolato mesi fa, ma poi se ne sono perse le tracce). Il meglio riuscito sembra senza dubbio quello della lista civica Patto per Cagliari, che reinterpreta in chiave circolare e colored il classico simbolo sardo dei quattro mori (anche con un accenno di cuore ricavato "a ritaglio"). Identici nella struttura, ma un po' anonimi, sono invece i segni di Nessun dorma, “Nessun Dorma”, gruppo di professionisti coordinato da Mauro Sollai e interessato soprattutto a cultura e ambiente, e di Anno Zero, il gruppo dell'ex (?) Sel Giorgio Cugusi che ha scelto di correre con Massidda: il primo simboleggia la cultura con un libro su fondo arancione, il secondo richiama la provenienza di sinistra con un bocciolo di rosa su fondo rosso. Il meno efficace dei quattro sembra invece quello della lista I Love Cagliari, un po' per la font Emmett piuttosto infelice e poco fine, un po' per il cuore che fa molto adesivo da automobile.
Resta da dire solo di un'ultima lista, #CA_mbia Cagliari, che non contiene alcun riferimento a Massidda. Ciò non sembra un caso: si trattava infatti dell'emblema che doveva supportare la candidatura a sindaco del già citato Pierpaolo Vargiu e che poi, invece, è entrato nella già affollata coalizione di Massidda. Circa un mese fa il gruppo ha descritto il contrassegno: l'ingrediente fondamentale sono "Is Palmas. Ovvero le palme mosse dal nostro fresco vento di maestrale che spazza la stagnante amministrazione che da 5 anni blocca lo sviluppo di Cagliari" (sapendo che le stesse due torri del municipio rappresentano due palme), cui si unisce "la banda arcobaleno con i dieci diversi rettangoli colorati", per rappresentare "tutte le diversità che noi abbiamo il compito di rappresentare". Grazie anche all'hashtag, #CA_mbia Cagliari vince certamente il titolo di secondo simbolo più tecnologico della coalizione: al primo c'è saldamente DemoDiretta col suo QR Code.  

giovedì 28 aprile 2016

DemoDiretta, gli e-lettori protagonisti partono da Cagliari

Tra le forze che si misureranno alle prossime elezioni amministrative di Cagliari, ce n'è una che - al di là degli aspetti simbolici, comunque interessanti, di cui si dirà dopo - merita particolare attenzione, per la sua origine e per il progetto che propone ai cittadini. DemoDiretta non è solo una delle tante liste che faranno parte della coalizione di Piergiorgio Massidda (già parlamentare di Forza Italia e Pdl, ma stavolta si presenta con una connotazione civica, oltre che con un gran numero di liste): si concepisce, innanzitutto, come strumento di partecipazione dei cittadini. In senso letterale.
Il gruppo che ha iniziato quest'avventura è composto interamente da persone che hanno deciso di allontanarsi dal MoVimento 5 Stelle, all'indomani della mancata concessione del simbolo ufficiale da parte dello staff di Beppe Grillo. Dopo un periodo di decantazione - e dopo che qualcuno aveva verificato la possibilità, poi non concretizzatasi, di mettere in rete tutti coloro che, nel tempo, erano fuoriusciti dal MoVimento - hanno pensato di rimettersi in gioco con un nuovo progetto, per portare avanti idee che erano già in embrione nel M5S, ma potevano essere meglio concretizzate in un altro modo. 
"Attenzione però - precisa Massimo Turella, tra i fondatori di questa esperienza, insieme ad Alessandro Polese, Roberto De Santis, Nicola Di Cesare e Antonio Massoni - qui non si fanno paragoni con l'esperienza del MoVimento, non ci sono rimpianti, spiriti di rivalsa o di vendetta. Semplicemente, abbiamo preso atto di come quell'esperienza non fosse più positiva, essendosi rivelata diversa da quella che credevamo, e abbiamo cercato un'altra strada per cercare di ottenere risultati concreti a partire dai territori". 
DemoDiretta, come si diceva, non partecipa da sola alle elezioni, ma come parte di una coalizione: si tratta di una sostanziale novità, visto che fin qui la scelta di una corsa solitaria è stata un elemento costante per il M5S, ma anche per gran parte delle liste dei fuoriusciti. "Cagliari è una città bellissima - continua Turella - ma sta morendo, massacrata da anni di immobilismo, soldi buttati, vassallaggio nei confronti di Roma: si tratta di mettersi d'impegno per cambiare le cose. Lo facciamo aderendo alla coalizione di Piergiorgio Massidda, che non è un personaggio nuovo ma può fare cose buone per Cagliari, anche grazie a noi che siamo realmente nuovi".  
Il punto centrale del programma di DemoDiretta - anzi, da cui il gruppo stesso prende il nome - in realtà, è uno strumento che, partendo da Cagliari e dalla Sardegna, potenzialmente potrebbe essere esportato ovunque. "DemoDiretta - spiega Turella - è innanzitutto una piattaforma del tutto gratuita che consente a ogni cittadino di esprimere il proprio parere su qualunque tipo di questione: è sufficiente essere in possesso della firma digitale e si potrà firmare petizioni, partecipare a consultazioni indette dall'amministrazione comunale o da altri soggetti. Il voto, con questo sistema, è facile da esprimere, è assolutamente certificato e non può essere manipolato da nessuno".
Il sistema, cui ha lavorato soprattutto Alessandro Polese, era già allo studio da circa un anno; l'avvicinarsi del voto amministrativo ha dato al gruppo nuova spinta per arrivare a quello che potrebbe essere il primo tassello di una rivoluzione. "Il nostro primo obiettivo, ovviamente, è cercare di entrare in consiglio comunale per 'istituzionalizzare' il metodo DemoDiretta - chiarisce Turella - se però, da lì, un altro comune o un diverso ente fosse interessato a quella piattaforma, sarebbe un'ottima notizia e il raggio potrebbe allargarsi. Penso del resto che quel sistema sia il futuro: anche votare, in questo modo, diventerebbe molto più facile e meno costoso, nel giro di qualche anno sarebbe sufficiente dotare tutti di firma digitale e si potrebbero rivoluzionare le elezioni. Introdurre questo sistema per le consultazioni su temi determinati, tra l'altro, permetterebbe di avere un rapporto molto più stretto tra elettori ed eletti: non si violerebbe il divieto di mandato imperativo, ma il parlamentare sarebbe molto più responsabilizzato e cambierebbe idea con più difficoltà". 
Per distinguersi sulla scheda, DemoDiretta ha adottato un contrassegno particolare, impossibile da confondere: centro di tutto è la stilizzazione di una folla "triangolare" di sagome umane, vista di fronte, con la figura in primo piano messa in evidenza col colore. "L'idea - precisa ancora Turella - era di dare il senso della partecipazione del singolo all'interno della comunità: pur essendo in mezzo a tanti, cioè, la persona può essere speciale, ma non perché è diversa, migliore o peggiore... semplicemente perché ha un valore di per sé ed è giusto che lo esprima". Sopra a quel disegno c'è il nome del movimento/sistema, scritto su due righe e a due colori, con la stessa lettera che, ruotata di 180 gradi, può essere una "D" o una "a": "in qualche modo la lettera è vista a specchio, qualcosa che può ricordare il rapporto speculare tra eletto e cittadini, tra rappresentanti e base, qualcosa che oggi invece per noi non c'è".
In questo caso, peraltro, al nucleo centrale del simbolo si accompagna un QR Code che, se letto da un apparecchio mobile collegato alla rete, apre direttamente il sito di DemoDiretta. Sarebbe la prima volta che un codice simile finirebbe sulle schede elettorali, anche se in effetti un precedente mancato ci sarebbe. Un precedente nient'affatto casuale, se si considera che il primo emblema a contenere il QR Code era quello del Nuovo Movimento Sardegna: si trattava appunto della lista civica messa in campo all'inizio del 2014 dagli attiVisti sardi cui non era stato riconosciuto il simbolo del M5S, dopo che l'ufficio elettorale regionale aveva negato loro l'uso di un contrassegno che contenesse allo stesso tempo la parola "Movimento" e cinque disegni simili a stelle. Ancora meno si può parlare di caso se si considera che colui che concepì due anni fa quell'emblema, Antonio Massoni, è parte della squadra di DemoDiretta.
Ora, a dividere il simbolo dalle schede elettorali c'è solo la raccolta di firme, che verrà completata in questi giorni. Cagliari si prepara dunque ad accogliere su manifesti e schede il simbolo più moderno mai visto: certo in cabina elettorale il QR Code non rimanderà ad alcun sito - nessuno smartphone dovrebbe entrare lì dentro - ma servirà comunque per farsi riconoscere meglio.