Visualizzazione post con etichetta giovanni monchiero. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta giovanni monchiero. Mostra tutti i post

giovedì 11 gennaio 2018

Energie per l'Italia sulle schede grazie a Civici e innovatori

"La componente parlamentare Civici e innovatori ci consente di dire che saremo alle prossime elezioni a qualunque costo: ci saremo sulla scheda elettorale. Punto." La citazione è di Stefano Parisi, fondatore e leader di Energie PER l'Italia, che oggi ha tenuto una breve conferenza stampa assieme a Giovanni Monchiero, capo della componente del gruppo misto alla Camera Civici e innovatori e già presidente del gruppo omonimo, ciò che restava del gruppo di Scelta civica dopo che la compagine vicina a Enrico Zanetti se n'era andata via verso l'Ala verdiniana, portando l'emblema con sé in quanto segretario dell'esiguo partito e costringendo chi era rimasto nella "casa" originaria a cambiare nome e, dopo qualche mese di tolleranza di Montecitorio, anche a veder sciogliere il gruppo diventato troppo piccolo.
In effetti, più di qualcuno in questi giorni - partito il valzer delle esenzioni e soprattutto dopo che Centro democratico ha sollevato +Europa dall'onere delle sottoscrizioni - si era domandato che intenzioni avessero i Civici e innovatori, ma certo non immaginavano cosa si stava preparando tra gli ex montiani. Parisi ha spiegato così l'operazione, o meglio il suo antefatto: 
Abbiamo raccolto e stiamo raccogliendo l'adesione di quasi 30mila persone che ci hanno dato la disponibilità a sottoscrivere le liste da presentare e comunque abbiamo continuato a raccogliere le firme perché crediamo che serva una legittimazione popolare al nostro progetto. Prima dell'approvazione della legge elettorale, però, alcuni parlamentari amici nostri hanno condiviso questo nostro percorso, molti di loro erano presenti nel gruppo Civici e innovatori e per questo il gruppo ha aggiunto al proprio nome Energie per l'Italia.  
Quali effetti questa ridenominazione del gruppo possa avere (anche se è intervenuta quando già si parlava di componente), lo ha spiegato Monchiero:
Abbiamo deciso di aggiungere la denominazione Energie PER l'Italia perché la maggior parte di noi ha prestato fiducia a Stefano Parisi, per i discorsi identitari che lui ha fatto e che io e molti amici condividiamo. Per una della tante leggi ad personam che si fanno in questo paese, in questo caso ad partitum, per favorire Alfano hanno fatto un piccolo regalo anche a noi, perché nella data che hanno stabilito come noi eravamo nella stessa condizione di Alleanza popolare [intende in realtà Alternativa popolare] e quindi siamo esentati dalla raccolta di firme. La mia funzione qui oggi è soprattutto questa: dare garanzia pratica al progetto di Stefano Parisi, se deciderà di presentarsi fuori dalle coalizioni avrà la nostra deroga dalla raccolta di firme.
Guai ad accostare questo scenario a quello che si è materializzato alcuni giorni fa con il soccorso a +Europa: "Qui non avete davanti Tabacci ed Emma Bonino - ha precisato Parisi, non senza sarcasmo - non avete il diavolo e l'acqua santa, ma persone che condividono un percorso da molto tempo". Il percorso effettivamente è iniziato ufficialmente il 2 agosto 2017, quando la componente Civici e innovatori, costituita nel gruppo misto di Montecitorio meno di un mese prima, ha aggiunto al proprio nome prima "PER l'Italia", per poi inserire il nome intero il 17 novembre.
Ma cosa dice effettivamente la legge elettorale? In effetti, limitandosi al testo, parla chiaro: "Per le prime elezioni successive alla data di entrata in vigore" del vecchio Italicum, il beneficio dell'esenzione dalla raccolta firme si applica "anche ai partiti o ai gruppi politici costituiti in gruppo parlamentare in almeno una delle due Camere al 15 aprile 2017". Se la norma era stata introdotta nell'Italicum proprio per evitare che il Nuovo centrodestra raccogliesse le firme, la nuova legge aveva spostato il termine dal 1° gennaio 2014 al 15 aprile dell'anno scorso, stavolta per esentare dall'onere Articolo 1 - Mdp (i cui gruppi hanno integrato il nome per sollevare dalla raccolta Liberi e Uguali) che già esisteva come gruppo. A quella data, Civici e innovatori era effettivamente tra i gruppi presenti in seno a Montecitorio, dunque rivendica il titolo a godere dell'esenzione.

sabato 23 luglio 2016

Scelta civica, sulla titolarità del nome pronta la resa dei conti

Il sospetto c'era dall'inizio: la situazione in Scelta civica per l'Italia era ed è molto delicata e non sarebbe certo bastata la decisione del segretario Enrico Zanetti di uscire dal gruppo alla Camera e fondarne un altro "ufficiale" con il nome in fieri del partito a dichiarare chiuso il caso. Perché, dopo che Zanetti, dubitando della validità della deliberazione sulle cariche del gruppo per mancanza del numero legale (senza però impugnare alcunché), riteneva di poter ritirare l'uso di nome e simbolo allo stesso gruppo (sulla base di un mandato da lui ricevuto dalla direzione del partito) e di assegnarlo alla nuova aggregazione di cui è parte anche Ala, è arrivata la risposta dei dirigenti del partito contrari a questa scelta. 
Rileva in particolare la lettera di sedici componenti della direzione nazionale (firmata tra l'altro dal confermato capogruppo alla Camera Giovanni Monchiero, dal sottosegretario Antimo Cesaro e dai deputati Stefano Dambruoso e Giovanni Palladino), di cui ha dato notizia due giorni fa Antonio Pitoni sulla Stampa. Il testo della lettera parla di decisioni del segretario "prese senza preavviso, senza motivazione e senza che venissero in alcun modo discusse o approvate dagli organi del partito". L'organo, in particolare, non si sarebbe espresso su "un'imminente integrazione con Ala" (per scelta del segretario e non dell'intera direzione), né sull'elezione del direttivo del gruppo parlamentare. 
Il punto più delicato, tuttavia, riguarda ovviamente l'uso del nome (e, a cascata, del simbolo che lo contiene) e - sempre secondo l'articolo di Pitoni - sarebbe stato aggiunto dopo che Zanetti ha detto (e scritto sul suo profilo Facebook il 15 luglio) di aver "comunicato alla Camera la revoca della affiliazione politica del gruppo esistente al partito Scelta Civica". Nella lettera si legge che "il mandato conferito a maggioranza al segretario Zanetti per l’eventuale revoca dell’uso del nome si fonda su presupposti del tutto diversi". Diversi, evidentemente, da quanto lamentato da Zanetti, ossia il verificarsi di "poco commendevoli casi di decisioni rilevanti nel rapporto tra gruppo e partito assunte con il comportamento attivo e il voto determinante dei componenti del gruppo ospiti 'indipendenti', in quanto non iscritti al partito" o della presenza nel gruppo di iscritti "sistematicamente inadempienti rispetto agli obblighi di contribuzione" verso il partito.
I firmatari della lettera hanno chiesto che si riunisca urgentemente la direzione nazionale, chiedendo a chiare lettere la "conferma che l’unico gruppo parlamentare di riferimento per il partito di Scelta Civica è quello costituito all'inizio della legislatura", con la "conseguente conferma del pieno diritto di tale gruppo di utilizzare il simbolo e la denominazione Scelta civica». Logica conseguenza dei primi due punti proposti sono gli altri due: "interruzione di qualsiasi attività diretta alla formazione di un nuovo gruppo parlamentare unitamente ai parlamentari di Ala" e "adozione di ogni altro provvedimento conseguente". Cosa che viene letta da Pitoni come "un vero e proprio avviso di sfratto per Zanetti", anche in vista probabilmente del congresso che si aprirà in autunno. 
Difficile ora fare previsioni sull'esito del voto in direzione (i membri sono 42), se e quando l'organo sarà riunito: secondo il presidente della Commissione Affari costituzionali Andrea Mazziotti Di Celso - intervista sempre dalla Stampa - "i voti contrari all’accordo con Ala sono molti più di 16, mentre i membri della direzione in carica sono, a quanto mi risulta, meno di 40, causa dimissioni varie", mentre molto più importante è aprire un dibattito "sull'operazione di unione coi verdiniani" e sulla "pretesa di Zanetti di 'licenziare' dalla sera alla mattina il gruppo di Scelta civica senza alcun motivo e promuoverne un altro senza nemmeno informare il partito".
A seconda dell'esito della riunione, non è impossibile che si apra un contenzioso sulla titolarità di nome e simbolo: l'uso di quest'ultimo, per inciso, è regolato dal comitato di presidenza (l'equivalente della segreteria vecchia maniera) e autorizzato (anche) dalla direzione nazionale, mentre l'eventuale modifica radicale o abbandono spetta all'assemblea nazionale su impulso della direzione. Lo stesso Zanetti, per la verità, ha prefigurato "schermaglie giuridiche [...] sull'improbabile diritto dell'ex gruppo del partito a mantenere la denominazione Scelta Civica anche in assenza di qualsivoglia collegamento con il partito politico", senza manifestare per queste interesse; la richiesta di convocare la direzione, tuttavia, sposta la disputa tutta all'interno del partito, o almeno di ciò che ne è rimasto.