giovedì 4 gennaio 2018

Centro democratico presta il simbolo a +Europa, due soluzioni in una

Mancano due settimane all'apertura del deposito dei contrassegni per le elezioni politiche al Viminale, ma oggi c'è già una certezza: chi pensava che solo le elezioni europee fossero il regno degli emblemi compositi, fatti essenzialmente per evitare la raccolta delle firme, questa volta dovrà ricredersi. Al contrassegno di Insieme, che utilizza il simbolo del Psi per godere dell'esenzione, è pronto a unirsi anche quello di +Europa con Emma Bonino: il suo contrassegno, infatti, finirà per ospitare la "pulce" del simbolo di Centro Democratico, la formazione guidata da Bruno Tabacci e questo servirà tanto a evitare la raccolta delle sottoscrizioni, quanto a permettere l'apparentamento col Pd e le altre liste che sosterranno gli stessi candidati uninominali anche solo a ridosso della consegna delle candidature, senza dover fare tutto maledettamente in fretta.
La notizia è circolata stamattina, quando è stata diffusa la seguente dichiarazione di Tabacci: 
Stamattina ho riunito gli organismi dirigenti di Centro democratico: metto a disposizione il simbolo per la sfida di Emma Bonino, per recuperare una condizione di libertà, consideriamola una scelta di servizio alla democrazia. Sono rimasto molto colpito dalla vicenda della lista +Europa. Ho deciso di mettere a disposizione il simbolo del centro democratico per recuperare una dimensione di libertà che è fondamentale. Se non ci fosse stata la lista di Emma Bonino saremmo stati tutti più poveri. Circa un anno fa con Giuliano Pisapia ho fatto un tentativo di ricostruire il centrosinistra, soprattutto rispetto a talune autosufficienze e superficialità. Lui ha fatto un passo indietro perché non c'erano le condizioni e forse aveva ragione. Ma adesso è il momento di fare un passo verso la democrazia. Per questo c'ero all'Ergife al raduno degli europeisti con Emma Bonino ed Enrico Letta. 
Bonino, per parte sua, ha commentato così: "È una novità di stamattina, quel che sappiamo è che non siamo più obbligati a partire da domani con le firme. Il gesto generoso e autonomo di Bruno Tabacci ci consente di essere presenti alle elezioni del 4 marzo a parità degli altri ai blocchi di partenza". Sul fatto che il gesto di Tabacci - che di Centro democratico è il presidente nazionale, nonché legale rappresentante - sia stato generoso, non sembrano esserci dubbi; qualche dubbio in più è lecito averlo sull'autonomia di quella scelta (che, naturalmente, è del tutto legittima e produce un risultato auspicato da molti). 
Non si può dimenticare, infatti, che Centro democratico ha potuto ottenere sei deputati alle ultime elezioni, a dispetto del proprio 0,49%, solo grazie all'accordo di coalizione con il Partito democratico: avesse corso da solo, avrebbe dovuto ottenere almeno il 4%, mentre grazie all'alleanza è entrato in Parlamento come miglior lista sotto il 2%. Poiché Bonino e Della Vedova avevano chiesto al Pd di "fare qualcosa", fallito in pieno il tentativo di interpretazioni meno rigide delle disposizioni elettorali e in parte quello di ammorbidirle con un emendamento ad hoc alla legge di bilancio (che ha ottenuto solo il risultato di ridurre le firme necessarie a un quarto rispetto alla norma), i dem sembravano poterli aiutare solo individuando in fretta i candidati e attivandosi subito dopo per la raccolta firme di +Europa; questo però voleva dire accelerare trattative e scelte per le candidature di collegio uninominale e, comunque, sarebbe rimasto poco tempo. 

A un certo punto, qualcuno potrebbe essersi ricordato di Tabacci (a dispetto della sua sostanziale sparizione da molti media) e della presenza di Centro democratico come gruppo parlamentare autonomo alla Camera (con DemoS di Dellai, impegnato però altrove): sempre continuando a fantasticare, potrebbe esserci voluto  poco a realizzare - verificata la disponibilità dei vertici di Cd a mettere a disposizione l'emblema, anche senza ricordare agli eletti, compreso il vicepresidente ed ex democristianissimo Angelo Sanza, chi e cosa aveva permesso loro di entrare a Montecitorio - che quella soluzione avrebbe risolto in colpo solo tutti i problemi. Certamente quelli di +Europa, che avrebbe potuto preparare le liste con calma, senza dover cercare in fretta anche i candidati per i collegi uninominali (che Bonino stessa aveva detto di non avere) e garantendo la visibilità che il gruppo non avrebbe avuto entrando a far parte di un'altra lista (glielo aveva proposto Insieme). Ma anche quelli del Pd, che in questo modo si è assicurato la presenza di almeno due liste a suo sostegno, sperando che nel frattempo si risolva la querelle legata all'uso di una margherita (non della Margherita) nel simbolo della Civica popolare di Beatrice Lorenzin: a quel punto, con quattro liste, la battaglia con il centrodestra e il MoVimento 5 Stelle sarebbe meno impari.
Certo, non può non destare impressione il fatto che Emma Bonino, proprio per la sua lunga storia politica da radicale rivendicata in questi giorni, abbia avuto bisogno di un simbolo messo a disposizione da un piccolo partito e da un politico dalla carriera poco un po' più breve della sua, visto che Bonino è entrata per la prima volta alla Camera nel 1976, Tabacci nel 1992. Ironia della sorte, il 1992 fu proprio l'anno in cui Bonino fu eletta nella Lista Marco Pannella, che non raccolse le firme grazie alla "pulce" della Lista Antiproibizionista (chiaramente di matrice radicale) rappresentata al Parlamento europeo, mentre la rosa radicale - senza pugno - servì a esentare dall'onere delle sottoscrizioni la Lista Referendum di Massimo Severo Giannini. 
In qualche modo, oltre un quarto di secolo dopo, il ruolo per chi viene dal mondo radicale sembra essersi ribaltato. Ma non ditelo a chi oggi rappresenta il Partito radicale nonviolento transnazionale transpartito - da Maurizio Turco a Sergio D'Elia, da Rita Bernardini ad Antonella Casu - e non vuol sentir parlare dell'iniziativa di Bonino, Radicali italiani e Della Vedova come una "lista radicale": per loro si tratta di "un'operazione contro il Partito Radicale, contro gli obiettivi congressuali e le prescrizioni statutarie, contro la storia scritta soprattutto grazie a Marco Pannella". Perché - incredibile a dirsi - le prossime elezioni politiche saranno le prime a svolgersi senza poter sentire, da nessuna parte, la voce (irridente, irriverente, imbarazzante, impertinente) di Marco Pannella. Un'assenza, piaccia o no, che nella politica italiana pesa. Molto. 

2 commenti:

  1. Dott maestri un quesito. Ora la bonino dovrà trovare cmq almeno 450 candidati suoi per riempire almeno le liste dei collegi plurinominali? Tali candidati avranno zero possibilità di elezione anche se capilista mi pare, a meno di affermazione stupefacente

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    1. E' esattamente come dice lei. Probabilmente quelli era ed è in grado di trovarli senza troppi problemi (anche grazie alle multicandidature), non si dimentichi che la presenza di Benedetto Della Vedova e l'iniziativa di Forza Europa ha un perimetro ben più ampio rispetto a quello di Radicali italiani. La certezza per tutti, in ogni caso, è appunto quella di non essere eletti (il 3% è davvero lontanissimo, ma non solo per loro), a meno che per caso qualche collegio uninominale sia fortunato, ma la lotta sarà dura per tutta la coalizione cui +Europa apparterrà...

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