Tratto da Il Giornale |
Dopo che il 29 dicembre l'Udc, forse temendo che la propria lista solitaria non arrivasse a percentuali degne di nota, aveva annunciato l'adesione al progetto politico di Noi con l'Italia - lasciando molto perplessi coloro che stanno tentando di rimettere in pista la Democrazia cristiana e avevano accarezzato l'idea di partecipare alle elezioni con una lista Dc - per un po' non si era parlato di nuovo di Sgarbi. Fino a quando, ieri mattina, il Giornale in un box ha inserito il possibile simbolo che avrebbe dovuto tenere insieme il suo Rinascimento, l'Udc (cui evidentemente era rimasto legato dopo l'accordo Udc-Gal) e l'intero gruppo di Noi con l'Italia. L'immagine sulla carta era un po' sgranata, ma era sufficientemente visibile per manifestarsi in tutta la sua disarmonia, per un contrassegno addirittura a tre piani: la parte superiore appaltata a Rinascimento, con il nome di Sgarbi piuttosto visibile se comparato all'etichetta del partito; al centro lo scudo crociato presente nel simbolo dell'Udc, senza nomi o sigle; nella parte inferiore, Noi con l'Italia, adattato su un'unica riga ricurva, in una forma biconcava con l'arcobalenino tricolore, ancora più "schiacciato" in basso rispetto all'inizio.
Si trattava probabilmente, in mezzo a tanti emblemi dall'aspetto non esaltante, del primo simbolo veramente brutto di questa marcia di avvicinamento alle elezioni. Un campione di bruttezza che però, per fortuna, è durato solo lo spazio di poche ore, affondato - guarda caso - da colui che nel 2004 aveva promosso il "partito della bellezza", vale a dire Vittorio Sgarbi. Una sua nota, diffusa anche su Facebook, ha segnato il suo distacco definitivo da quel progetto:
Dopo avere tessuto un accordo con Lorenzo Cesa a partire dal 24 dicembre, fino alla definizione del simbolo variamente rielaborato e infine concordato con Ghedini per l'ammissione di una quarta componente dell'alleanza di centrodestra, ho malinconicamente dovuto verificare, nella tarda serata di ieri, dopo l'incontro del coordinatore Naccarato con gli altri costituenti, l'impossibilità logica e politica di perseguire questo pur attraente obiettivo. La «bad company» guidata da Fitto, infatti, ha il solo obiettivo di rendere incoerente l'azione politica del centrodestra e accentuare il contrasto tra Berlusconi e Salvini.Il gruppo "Noi con L'Italia" è prevalentemente costituito da riciclati, membri del Governo Renzi, cacciati o dimissionari come Costa e Lupi, sostenitori di Renzi, come Tosi, Saverio Romano e Zanetti, anch'egli Sottosegretario del Governo Renzi. Questi soggetti poi, senza un'idea e con il solo voto clientelare, pensano di guidare con Cesa un gruppo il cui unico obiettivo è di ritornare in Parlamento per riprendere la loro azione servile e opportunistica. Prendo atto che noi, Rinascimento, Vittorio Sgarbi, Giulio Tremonti, dotati di pensiero e coerenti nelle alleanze - aggiunge Sgarbi - siamo un corpo estraneo. E, nell'impossibilità di far ragionare zucche vuote, parassiti di Berlusconi che lo hanno tradito quando lo pensavano debole e lo cercano quando lo credono forte, ho deciso che il pur apprezzabile "lodo Ghedini" che voleva tutti uniti, è impraticabile. Non solo, è giustamente inviso a Salvini e dannoso per Berlusconi. Il quale si caricherebbe di personaggi inutili e pericolosi che danneggiano la coalizione e diminuiscono la coerenza e l'azione.Ho dunque deciso di sciogliere immediatamente ciò che appariva unito nel simbolo concordato con Ghedini, rispettando la tradizione democristiana ma non gli opportunisti che fingono d'interpretarla. Concluderò le consultazioni per eventuali alleanze prima di decidere di andare da solo (abbiamo già attivato 200 punti di raccolta delle firme in tutta Italia per la presentazione delle liste con il Mir di Giampiero Samorì) con gli unici corpi sani di un mercato politico malato e contaminato: Stefano Parisi, Benedetto della Vedova, Emma Bonino. E saranno Berlusconi e Salvini a valutare se avanzare con compagni di strada onesti, leali e capaci o con una zavorra di riciclati senza arte né parte. Rinascimento riprende la propria azione culturale e politica e lascia al loro destino Cesa e l'Italia per loro.Il simbolo, dunque, cambia ancora. E non solo perché l'emblema ospiterà, a questo punto, il riferimento - solo testuale, con la sigla - ai Moderati in rivoluzione di Gianpiero Samorì; e non solo perché il nome "Rinascimento" viene decisamente stiracchiato in senso verticale. La novità maggiore è l'abbandono del particolare dell'affresco della Sistina di Michelangelo (il dito di Dio che sfiora quello di Adamo) in favore del centro visivo di un'opera rinascimentale altrettanto nota - ma di autore ignoto - ossia l'edificio religioso circolare della Città ideale. Simbolo che peraltro era già stato utilizzato - ma solo stilizzato e in versione "arcobaleno" - dalla lista Uniti con Dario Fo, che nel 2006 appoggiava Bruno Ferrante come candidato sindaco di Milano (e, nel 2010, da Emma Bonino alle regionali del Lazio). Pur essendo oggettivamente molto pieno, l'emblema - che si prepara a raccogliere le firme necessarie - risulta tutto sommato gradevole: gli occhi ringraziano, soprattutto per aver tolto di mezzo l'obbrobrio di prima...
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