Da un po' di anni a questa parte, a ogni presentazione di contrassegni al Viminale (che sia per le elezioni politiche o per quelle europee) una delle domande di fondo è sempre la stessa: quanti scudi crociati arriveranno nelle bacheche del Ministero dell'interno? L'unica risposta giusta è "almeno uno", quello che l'Udc guidata da Lorenzo Cesa ha inserito all'interno del contrassegno composito che ha in condominio con Noi con l'Italia. Poi, però, è quasi certo che ne arriveranno altri, da soli o all'interno di altri emblemi, in varie forme e colori.
La domanda è d'obbligo, perché non è ancora chiaro se lo scudo più atteso, quello della Democrazia cristiana che ha provato a risvegliarsi per l'ennesima volta dal torpore politico-giuridico meno di un anno fa, arriverà al Ministero. Nel 2013, per dire, di presunte Dc ne arrivarono tre, quasi con lo stesso simbolo: una era rappresentata da Franco Mortellaro e Francesco Petrino (si trattava di un comitato di iscritti), la seconda da Gianni Fontana e dal suo segretario amministrativo Vittorio Adolfo, la terza da Alessandro Duce in qualità di ultimo segretario amministrativo e legale rappresentante Dc (visto che il tribunale di Roma aveva appena sospeso gli atti del consiglio nazionale che aveva ridestato il partito). Manco a dirlo, la Direzione centrale dei servizi elettorali bocciò tutti e tre gli scudi. Ora che Fontana è stato eletto presidente dall'assemblea dei soci la cui convocazione è stata disposta dal tribunale di Roma, proverà di nuovo a depositare il simbolo?
La questione non è affatto chiara: giusto cinque giorni fa, infatti, sul sito della Dc è apparsa una lettera aperta di Alberto Alessi, uno dei due vicepresidenti della Dc eletti all'assemblea dello scorso 16 dicembre. La missiva arriva dopo che erano stati convocati quasi frettolosamente un'altra assemblea per il 13 gennaio e addirittura il congresso per il 18 gennaio, verosimilmente per ratificare la scelta di depositare almeno il contrassegno al Viminale. Adunanze che avevano creato non poco malumore tra la base Dc (proprio per i tempi ravvicinati), ma che sono state sospese. Era stato lo stesso Gianni Fontana a motivare la cosa con un proprio comunicato:
Nella Democrazia Cristiana, saggiamente, è sempre stato costume in procinto del confronto elettorale, non celebrare eventi che portassero a impegnative decisioni: in primo luogo i Congressi politici.
La ragione di tale consuetudine consiste nell’evitare le dialettiche, anche accese, di questi eventi che potessero nuocere alla campagna elettorale: la stagione nella quale il Partito deve presentarsi nella pienezza della sua unità di programma e di linea politica.
Se si possono paragonare le piccole cose a quelle grandi, anche la nostra Democrazia Cristiana si trova coinvolta in una campagna elettorale assai delicata e impegnativa. Particolarmente divaricato è apparso il confronto sulla linea politica, e gli stessi rapporti personali sono connotati da accenti ampiamente sopra le righe.
Cos'ha scritto allora Alessi? Ecco alcuni estratti della sua lettera (i grassetti sono nostri):
[...] Allo stato delle cose il nostro Partito non è riuscito a esprimere una linea politica concorde e unitaria in vista delle prossime elezioni.Nell’Assemblea che ha avuto luogo presso il Cardinal Hotel sono state presentate tre mozioni sostanzialmente differenti che non hanno trovato soluzione né durante l’assemblea, né nel pomeriggio quando si è cercato di pervenire a una intesa concordata o comunque condivisa.
Su mandato dell’Assemblea alcuni amici hanno verificato la disponibilità di tutti coloro che avevano contribuito a fare la storia della Dc al fine di costituire un rassemblement unico. Nel primo incontro avuto con Cesa fu siglato da tutti i presenti un comunicato stampa che conteneva due principi: democristiani uniti e come simbolo lo scudo crociato [...]. Tuttavia Fontana, ritornato dalla Cina, ha sconfessato con un comunicato ufficiale il pre-accordo dei suoi due Vice (Alessi e Carmagnola), perché voleva la Dc "al di fuori dell'attuale sistema partitico della cosiddetta Seconda Repubblica". Di fatto non diede il consenso perché Cesa potesse utilizzare il nome Democrazia cristiana.
A questo punto il Partito della Democrazia cristiana, non avendo alcuna linea politica unitaria, non potrà collocarsi come Partito in nessuna area politica e, pertanto, gli uomini della DC potranno sentirsi liberi di aderire alle formazioni politiche ideologicamente più confacenti.
In una riunione del 10 gennaio 2018, tuttavia, è stato suggerito a Gianni Fontana di depositare lo scudo crociato pur nutrendo forti dubbi sulla concessione da parte dell’organo competente del Ministero dell’Interno [...]. Come anticipato nel comunicato del presidente Fontana queste scelte, pur dolorose e frustranti, consentiranno di guardare fin d'ora a un dopo elezioni “utile e produttivo per il nostro cammino futuro”. Sembra consolante vedere in questa prospettiva l’ipotesi di un Congresso del Partito solo differito.
Stimo inutile innescare un gioco al massacro ricercando il responsabile di questo ennesimo insuccesso democristiano. Personalmente mi faccio interprete dell’auspicio di tutti per suggerire a Fontana di essere davvero il presidente della Dc operando alacremente in favore di essa secondo quanto indicato dal Giudice Romano: ossia, la ricostruzione del Partito storico mai estinto con i suoi organismi statutari. Oppure se egli avesse altre mète e obiettivi, faccia un passo di lato in modo che il partito segua la sua via naturale.
Inoltre il presidente Fontana sani rapidamente l’irregolarità nel fissare modalità di iscrizione alla Dc all'insaputa di tutti, solo con avviso sulla Gazzetta Ufficiale e scadenza a pochissimi giorni, senza mandato alcuno né consultazione con i vice-presidenti e con il Consiglio di Presidenza. E per di più dicendo di privare della qualità di soci coloro che non avessero adempiuto alla riconferma 2018. In tutta franchezza trattasi di un vulnus che mina sostanzialmente ogni fiducia. Quali erano gli obiettivi di Fontana? Tra l’altro egli è stato segretario organizzativo della Dc. Sa bene che il tesseramento lo promuove il Consiglio Nazionale su mandato del Congresso. Tutto il resto è sopruso. A buon intenditor …
Da qui alla prossima convocazione assembleare Fontana ricordi che egli – bene che vada – è un primus inter pares. Non potrà, quindi, continuare a gestire il partito ad libitum e avere indiscriminatamente la rappresentanza legale della Dc, compreso l’uso del simbolo e la scelta delle alleanze. Tutto questo è di assoluta e giuridica competenza dell'Assemblea, dalla quale – eventualmente e per ogni situazione importante – il Presidente deve ottenere il mandato assembleare. [...]
Difficile, dunque, dire come andrà a finire. Corre voce che Fontana potrebbe presentare comunque il simbolo della Democrazia cristiana, anche se questo potrebbe non piacere a Cesa, con cui inevitabilmente era stato iniziato un discorso da alcuni nelle settimane scorse (peraltro in queste ore si è parlato anche di accordi insoddisfacenti all'interno del centrodestra, con un'offerta al rassemblement di Fitto e Cesa di pochi seggi uninominali rispetto a quelli che toccherebbero alle tre forze maggiori della coalizione: si era parlato di 14 collegi uninominali tra Camera e Senato, altro che "pari dignità" rispetto agli altri...).
Quanto ad altri scudi crociati, non è escluso che nelle bacheche appaia anche lo scudo crociato arcuato della Dc guidata da Angelo Sandri: sebbene in questi giorni sia stato annunciato un loro accordo con Stefano Parisi ed Energie per l'Italia, non è da escludere che il simbolo venga presentato ugualmente, per riaffermare - come è avvenuto anche alle europee 2014 - il presunto diritto a valersene indisturbati; nelle settimane scorse, peraltro, ripetuti dissensi all'interno del partito a guida di Sandri sembravano aver indotto alcuni ex dirigenti di quella compagine a fondarne una con lo stesso nome, quindi non è impossibile che ci siano almeno due scudi uguali.
Ci sarà poi sicuramente - o quasi, perché in effetti non c'è mai nulla di certo in questi giorni - la miniatura del simbolo della Dc-ex-Pizza, di cui ora si qualifica rappresentante Denis Martucci, all'interno del simbolo del Blocco nazionale per le libertà, assieme alla coppia Stella e corona di Italia Reale e a un altro simbolo che finora è rimasto bianco, ma sarà certamente svelato tra qualche manciata di ore.
Se poi altre formazioni cercheranno di utilizzare altri scudi, in qualche altra forma o con composizioni che ricordino uno scudo crociato, non è ancora dato saperlo. Le bacheche, in ogni caso, sono pronte a ospitarli: negli anni, tanto, ne hanno viste di tutti i colori...
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