martedì 25 giugno 2019

Simboli nazionali... a macchia di leopardo: ... a destra (di Massimo Bosso)

Prosegue il viaggio di Massimo Bosso tra i partiti nazionali minori dei vari schieramenti politici, alla prova delle ultime elezioni amministrative, soprattutto nei comuni superiori. Dopo l'analisi del centrosinistra, stavolta tocca al centrodestra, con i suoi miniattori presenti - chi più chi meno - a macchia di leopardo. Buona lettura!

IDeA - Popolo e Libertà (ove la prima parola sta per Identità e Azione), fondato nel novembre  2015 da vari fuoriusciti dal Nuovo centrodestra di Angelino Alfano, è tuttora rappresentato in Parlamento dal senatore Gaetano Quagliarello, eletto in uno dei collegi uninominali per il centrodestra in quota Noi con l'Italia (cartello nel quale aveva convogliato la sua IDeA). E sempre nel centrodestra si colloca il partito che presenta liste a Modena (da sola, 0,50%) Bari (0,81% con Io Sud), Foggia (0,61%) e, tra i non capoluoghi, San Severo (Fg, 1,42%). I risultati sono invece decisamente migliori a Potenza (7,31% e tre seggi, ottimo esito), Giulianova nel teramano (8,44%, un seggio), Corato (Ba, prende solo il 2,28%, ma facendo parte della coalizione che vince al ballottaggio anche se al primo turno si era fermata al 17,55%, ottiene due consiglieri) e nella foggiana Torremaggiore (9,37%, da dividere con Moderati e popolari).

A proposito di popolari, è il caso di parlare del partito dei Popolari per l'Italia, fondato ufficialmente il 28 gennaio 2014, sotto la guida dell'ex Scelta civica (e in quel momento ministro) Mario Mauro, che alla fine della scorsa legislatura è rimasto l'unico esponente del partito in Parlamento. Il partito della freccia alle politiche ha sostanzialmente aderito a Noi con l'Italia, ma ha continuato a esistere, almeno sul piano giuridico: lo ha dimostrato quest'ultimo turno elettorale, che ha visto i Popolari per l'Italia partecipare alle europee grazie all'esenzione dovuta all'appartenenza al Ppe (ma è arrivato solo lo 0,3%) e raccogliere le firme per le competizioni locali cui ha partecipato. Si tratta di presenze essenzialmente in Molise, terra in cui il gruppo mostra di avere un certo seguito: a Campobasso, con il 15,12%, è la lista più votata del centrodestra ed elegge quattro consiglieri; a Termoli, nella stessa provincia, arriva l'11,67% e si trasforma in tre seggi di maggioranza.

Un altro partito di cui a livello nazionale si erano sostanzialmente perse le tracce era Direzione Italia, sorto nel 2017 come evoluzione dei Conservatori e Riformisti nati nel 2015, sempre e comunque avendo Raffaele Fitto come leader. Nel 2018 Direzione Italia è stata tra i fondatori del cartello elettorale Noi con l'Italia (rimasto sotto la soglia del 3%), mentre quest'anno ha scelto di federarsi con Fratelli d'Italia, centrando l'ennesima rielezione di Fitto a Strasburgo. La federazione non ha però distolto l'attenzione dalla partecipazione alle amministrative, pur se quasi solo in Puglia: Direzione Italia corre a Ostuni (8,95%, quattro eletti), Corato (9,70% e otto consiglieri, si è già detto perché parlando di IDeA) e San Severo (5,95%, un seggio); la lista si vede anche in Campania, in provincia di Salerno a Pagani (con il nome Direzione Pagani, risulta la lista più votata della maggioranza, con l'11,83% che si trasforma in quattro seggi) e a Bacoli nel napoletano (2,42%, qui niente seggi). in tutto il leone conservatore e riformista raccoglie ben 13 eletti: un bottino niente male, per essere presente "a macchia di leopardo". 

Altro partito, altro nome che non suona affatto nuovo, né potrebbe essere diversamente con il Partito liberale italiano. Che però non è quello di Giolitti, né quello rifondato nel 1943 da Benedetto Croce e Luigi Einaudi, sciolto nel 1994 (secondo alcuni in modo irregolare). Quello attualmente in attività, fondato come Partito liberale nel 1997 (guidato da Stefano De Luca) e ribattezzato Pli dal 2004, ha dimensioni ben diverse e si colloca naturalmente nel centrodestra, anche se nel 2018 ha stretto un accordo con la Lega (in virtù del quale due esponenti in quota Pli sono entrati in Parlamento). La presenza alle amministrative è rara, ma non inesistente: a Bari ottiene lo 0,24%, a Rozzano (Mi) lo 0,20% in combinata con Italia giovane solidale; a Firenze con l'Udc e una civica non si va oltre lo 0,79%. Quanto ai comuni inferiori, si segnala a Caponago (Mb) una lista con Fratelli d'Italia (34,30% e quattro seggi).

A proposito di Unione di centro, ormai anche questa può considerarsi tra i partiti minori, pur essendo ancora nazionale. Sono passati i tempi degli esordi, da quel 2002 in cui il partito era nato dalla confluenza del Centro cristiano democratico di Pierferdinando Casini e dei Cristiani democratici uniti di Rocco Buttiglione (e di Democrazia europea di Sergio D'Antoni), come pure i tempi della corsa solitaria ma decorosa del 2008: dal 2013, anno del sostegno a Mario Monti, il consenso è crollato e le cose non sono andate meglio nel 2018 con l'adesione al cartello Noi con l'Italia (e con lo scudo crociato in vista). Se alle europee i suoi candidati erano ospitati in Forza Italia, alle amministrative si vedono varie liste. 
Nei comuni capoluogo la si trova a Firenze (con Pli e Attiva Firenze) ma si ferma allo 0,79%; a Pescara il 3,37% porta un seggio, ma l'eletto scatta anche a Foggia con il 2,37% e a Lecce con il 2,97% (apportato al centrosinistra), nonché a Cagliari con il 3,07%. L'Udc corre anche a Scandicci e Piombino (in tandem con Forza Italia), Civitavecchia (1,77% per la lista con il Polo civico, forza già presente alle precedenti amministrative), Ciampino (2,77% in una coalizione civica che se non altro elegge in consiglio la candidata sindaca), Casoria (3,08%). Le cose vanno meglio a Corato (7,48% e un seggio, conquistati in una coalizione civica), San Severo di Foggia (7,66% e quattro seggi in maggioranza con il centrosinistra) e ad Alghero (6,39% e due seggi).
Altri consiglieri vengono eletti a Bellaria - Igea Marina (un seggio con il 7,57%), Ariano Irpino (due con l'11,09%), Gioia Tauro (un eletto con il 12,74%), San Giovanni Rotondo (un seggio con il 7,73%); a Torremaggiore (Fg) se non altro la lista contribuisce a eleggere il candidato sindaco di coalizione. I risultati non sono invece soddisfacenti a Nocera Superiore, Sarno, Nettuno, Civita Castellana, Cassino, Recanati, Orta Nuova, Giaveno (To), Copertino e Monserrato (Ca); il partito è presente anche in ticket con Forza Italia a Fucecchio, Scandicci e Piombino e con Fratelli d'Italia a Certaldo (c'è anche il Popolo della Famiglia), nonché a Figline e Incisa Valdarno (assieme a una formazione locale).

Ma quello dell'Udc non è l'unico scudo crociato presente all'ultima tornata di amministrative (potrebbe mai essere diverso?). A Rivoli (To), infatti, in coalizione con il centrodestra c'è anche la Democrazia cristiana, che ottiene l'1,37%. Dc, va bene, ma - domanda d'obbligo - quale? Questa lista, a giudicare dalla grafica, è quasi sicuramente collegata al gruppo che ha come segretario nazionale Renato Grassi (e fino a pochi giorni fa aveva tra i suoi leader anche l'ex ministro Gianni Fontana). Non risultano, almeno a un primo sguardo, altre presenze in comuni rilevanti, anche se in due piccoli centri piemontesi si presentano liste con il medesimo simbolo. Ma di questi si è già parlato, nel viaggio di qualche giorno fa nei comuni "sotto i mille".

Sembra fare capo, invece, al gruppo legato alla segreteria (riconfermata nel 2017) di Angelo Sandri la lista della Democrazia cristiana che si presenta a Lecce all'interno di un centrodestra davvero pletorico (13 liste): in quella compagine ottiene solo il 0,15% in coalizione con il centrodestra. Unico modo per distinguere tra le varie Dc - anche se non è sempre infallibile - era e resta guardare il loro simbolo: quello di coloro che seguono Sandri è a fondo bianco con lo scudo arcuato nel bordo superiore, proprio come quello che finisce su manifesti e schede leccesi. Anche per quel gruppo, in ogni caso, poca attività quest'anno, in attesa forse di tempi migliori.

Tocca poi a Energie per l'Italia, fondato il 18 novembre 2016 da Stefano Parisi, candidato per il centrodestra alle comunali di Milano 2016 ed alle regionali del Lazio 2018, sconfitto in entrambe le occasioni; nella scorsa legislatura, il partito è stato brevemente rappresentato alla Camera da una componente con Civici e innovatori. Assolutamente in tono minore la presenza alle comunali 2019: il simbolo si presenta solo a Modena (0,90%) e Sassuolo (1,54%), sempre inserito all'interno di contrassegni compositi con civiche locali (e addirittura con il nome abbreviato in Epi). Sempre in formato "pulce", ma almeno integrale (con tanto di riferimento a Parisi), il simbolo compare a Zola Predosa (Bo) in un emblema di centrodestra che ospita pure Forza Italia, Fratelli d'Italia e Udc: si uniscono in quattro, ma non vanno oltre il 4,73%.

Il discorso è almeno in parte diverso per Il Popolo della Famiglia, fondato nel 2016 da Mario Adinolfi e altri, che si colloca decisamente nel centrodestra, con posizioni molto nette contro le teorie gender (come si legge anche nel simbolo, forse l'unico a livello nazionale a proporre un disegno infantile, quello appunto di una famiglia tradizionale). Il partito ha partecipato raccogliendo le firme alle elezioni politiche del 2018, è l'unica lista che le ha raccolte prima delle ultime regionali piemontesi (tutte le altre hanno sfruttato esenzioni varie), mentre alle ultime europee ha inserito nel suo contrassegno la "pulce" di Alternativa Popolare per godere della sua esenzione legata alla sua appartenenza al Ppe. 
Ciò dimostra una capacità organizzativa non indifferente, anche se questa non si traduce in voti e liste presenti alle amministrative. Nei capoluoghi la lista si vede solo a Forlì (0,99%), Perugia (0,30%), Lecce (0,06%... come ha fatto??!!); in altri comuni superiori compare a Cesena (1,23%), Collegno (To, 0,48%), Cadoneghe (Pd, 2,23% da dividere con Cadoneghe domani) e Medicina (Bo, 2,07%, con il partito di Adinolfi ospitato dalla lista Prima Medicina). A Potenza, Mirandola (Mo), Correggio (Re), Seriate (Bg), Porto Mantovano e Certaldo (Fi) il simbolo è inserito in contrassegni di liste di centrodestra, assieme alle "pulci" di Forza Italia e/o Fratelli d'Italia e a volte anche Udc. Tra le partecipazioni nei comuni inferiori spicca Sant'Egidio alla Vibrata, nel teramano, dove votano esattamente in 6000 (ma solo l'1,28% vota il partito di Adinolfi).

Approdando all'estrema destra, occorre dire di CasaPound Italia, nata 2003 come associazione impegnata nelle battaglie su problemi abitativi a Roma, entrata nel 2006 come gruppo organizzato nel Movimento sociale Fiamma Tricolore: lì è rimasta fino al 2008 quando, per contrasti legati alla richiesta non soddisfatta di un congresso nazionale, si è "messa in proprio", arrivando a presentare liste autonome - con tanto di raccolta firme - alle politiche del 2013 (0,14%, ma presente non ovunque) e 2018 (0,95%, un risultato sotto le attese, come lo 0,33% delle ultime europee, a dispetto della presenza in tutta l'ltalia - senza firme - con Destre Unite - Aemn). 
Il movimento, che ha come leader nazionale Simone Di Stefano e come fondatore Gianluca Iannone, presenta anche quest'anno diverse liste alle amministrative, sempre in solitaria o tutt'al più al fianco di civiche locali: fa eccezione Lecce, dove la tartaruga frecciata è in coalizione con il centrodestra ottenendo lo 0,55%. Negli altri capoluoghi, la lista corre a Cremona (0,82%), Rovigo (0,95%), Firenze (0,51%), Ascoli (1,96%, cui si aggiunge lo 0,36% di OSA), Perugia (0,48%), Pescara (0,54%), mentre salta per mancanza firme la lista a Vercelli. Negli altri centri si trova il simbolo a Cesena (0,88%), Scandicci (0,99%), Capannori (1,28%), Foligno (0,68%, cui si aggiunge lo 0,58% di una lista collegata), Civitavecchia (0,45%), Ciampino (0,84%). L'elenco prosegue con Casale Monferrato (1,46%, da unire allo 0,74% di Voce Civica), Tortona (Al, 1,61%), Novate (1,35%), Follonica (1,28%), Massarosa di Lucca (3,51%, il risultato migliore), Monsummano Terme nel pistoiese (2,15%), Orvieto (2,47%) e Nettuno (1,55%). Questo sforzo di militanza notevole, come si vede, non produce risultati in termine di seggi, mentre qualcosa arriva in diversi comuni "inferiori": a Sant'Egidio alla Vibrata arriva il 2,98%, a Santa Vittoria d'Alba (Cn) il 7,93% e un seggio, a Verolengo (To) il 4,65%, mentre altri eletti escono in alcuni comuni con meno di mille abitanti (ma anche qui ne abbiamo già parlato).

Forza Nuova, fondata il 29 settembre 1997 da Massimo Morsello (scomparso nel 2001) e da Roberto Fiore che ne è ancora il leader indiscusso (nonché eurodeputato dal 2008 al 2009, subentrato ad Alessandra Mussolini per la lista Alternativa sociale), aveva partecipato nel 2018 alle politiche con Italia agli Italiani insieme alla Fiamma Tricolore, mentre nel 2019 si presenta alle europee grazie all'esenzione ottenuta attraverso il partito europeo Alleanza per la Pace e la Libertà, ma prende solo lo 0,15%. Minima anche la presenza alle amministrative: nei comuni superiori la lista spunta a Cantù (Co) prendendo lo 0,55%; va meglio a Lumezzane (Bs) con il 2,83%; Forza Nuova è presente anche in alcuni comuni inferiori, come Seren del Grappa (Bl: lì, con l'8,12%, arriva anche un seggio), Soresina (Cr, 2,51%) e vari comuni con meno di mille abitanti (in cui esce qualche eletto). 
Spicca, in tutto questo, il caso di Sermide e Felonica, il comune in cui nel 2017 aveva conquistato un seggio la lista dei Fasci italiani del lavoro, ma il Consiglio di Stato nel 2018 ha annullato la consultazione. Quest'anno alle elezioni i Fasci non corrono, ma i loro candidati si presentano in buona parte con la lista Italia agli Italiani, che recupera il simbolo usato nelle politiche del 2018: lì ottiene il 7,87%, ma non basta per entrare in consiglio, in compenso la stessa lista riesce a ottenere un seggio nella municipalità di Sermide, cioè proprio il luogo in cui sono nati i Fasci italiani del lavoro quasi vent'anni fa.

Lo si è evocato nel simbolo appena visto, ed ecco il Movimento sociale Fiamma tricolore (o anche solo Fiamma tricolore), fondato da Pino Rauti ed altri esponenti del Msi-Dn il 3 marzo 1995 all'indomani della svolta di Fiuggi promossa da Fini. Nel corso degli anni il partito ha partecipato a moltissime competizioni elettorali, eleggendo anche direttamente un senatore (1996) e un deputato europeo (1999 e 2004, prima dell'introduzione dello sbarramento al 4%). Nel 2014 Luca Romagnoli - diventato segretario nel 2002 dopo Rauti - è stato di fatto espulso dal partito (assieme a vari dirigenti e militanti) per aver cercato di ridare vita a Alleanza nazionale con Storace, Poli Bortone, Menia e altri esponenti della destra ex-missina; la segreteria nazionale passa al milanese Attilio Carelli, ne segue un periodo di assenza dalle competizioni elettorali, al di là della lista comune con Forza Nuova - Italia agli italiani - nel 2018. In questa tornata il partito rispunta con due liste: a Lecce, nella coalizione che sostiene la Poli Bortone (ricorsi storici...) ottiene lo 0,78%; a Tivoli, alleato con il centrodestra, arriva il 1,38%. 

Tra i partiti nazionali post-missini sembra di dover annoverare anche L'Altra Italia, partito recentissimo e presieduto da Cosimo Damiano Cartelli (non sono facilmente reperibili altre informazioni), che aveva presentato liste in alcuni piccoli comuni lo scorso anno. Nel 2019 deposita il simbolo al Viminale per le europee (senza parteciparvi), emblema che - a ben guardare - raffigura un aquila tricolore, graficamente prodotta dalla scomposizione della fiamma del Msi (cosa che lascia pochi dubbi sulla sua collocazione politica). Non a caso, il simbolo corre nel centrodestra a Lecce (0,31%) e con un gruppo che comprende anche l'Udc a Torremaggiore (Fg, 1,19%), ciò oltre alle presenze nei piccoli centri sparsi in giro per l'Italia, di cui si è già detto parlando dei comuni "sotto i mille".

A proposito di fiamme, non può sfuggirne una decisamente particolare a Lecce (dove le liste di destra sono ben quattro): nella coalizione di centrodestra, infatti, spunta proprio l'ultima versione del simbolo del Movimento sociale italiano - Destra nazionale, usata alle politiche del 1992 (con la base rossa e la sigla color oro). Spulciando qua e là su Facebook, si ha la netta impressione che si tratti del Msi legato a Gaetano Saya e a Maria Antonietta Cannizzaro, anche se solitamente utilizzava un emblema un po' diverso (con la base nera e il segno di marchio registrato); colpisce che stavolta l'emblema sia stato ammesso così, senza modifiche, ma forse il fatto di essere alleati con Fratelli d'Italia ha evitato ricorsi ed esclusioni. Delle quattro formazioni di estrema destra, tuttavia, risulta la meno votata, con il suo 0,24%. 

La carrellata si chiude con il Movimento nazionale per la sovranità, fondato il 12 gennaio 2017 da Gianni Alemanno e Francesco Storace, quando vi confluirono, appunto, Azione Nazionale e La Destra; nel 2018, peraltro, Storace aveva lasciato il movimento per divergenze sulle elezioni regionali del Lazio. Questo partito raramente ha presentato liste, preferendo inserire suoi candidati in altre formazioni di centrodestra (come quando, nel 2018, ha fatto eleggere in Senato con la Lega uno suo esponente, Claudio Barbaro).
Il 4 giugno 2019 viene stipulato un patto federativo con Fratelli d'Italia, alle amministrative del 26 maggio il simbolo è presente solo a Corato, dove corre da solo e prende il 2,08%; a Baronissi (Sa) troviamo un contrassegno quasi identico - con la scritta Centrodestra Baronissi al posto del nome del partito - che corre in una coalizione civica e ottiene il 2,01%.

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