lunedì 24 giugno 2019

Simboli nazionali... a macchia di leopardo: da sinistra... (di Massimo Bosso)

Lascio di nuovo con estremo piacere la parola e lo spazio a Massimo Bosso, che ha scelto di analizzare stavolta non le liste curiose dei microcomuni, ma il comportamento elettorale dei partiti nazionali minori, soprattutto nei comuni superiori. E anche qui, a quanto pare, c'è parecchio da dire... buona lettura!

La politica nazionale è basata sui grandi partiti: se oggi è in auge la Lega di Salvini, ieri lo era il Pd di Renzi, l'altro ieri Forza Italia di Berlusconi; prima ancora lo era Alleanza Nazionale di Fini, poi confluito con Fi nel Pdl, per poi dividere di nuovo le storie tra Forza Italia, Fratelli d'Italia e vari gruppuscoli di cui si sono perse le tracce. Già, appunto: nella nostra bellissima Nazione, baciata dal sole e rinomata in tutto il globo per la prelibatezza di molti cibi, esistono anche miriadi di formazioni politiche, non poche delle quali si qualificano come "nazionali" a dispetto delle percentuali basse o bassissime. Elencarle tutte è quasi impossibile, ma è interessante vedere come questi soggetti siano stati presenti alle ultime elezioni amministrative: una presenza tutt'altro che omogenea ma, come suggerisce il titolo, a macchia di leopardo... 

Questa volta il viaggio inizia dall'ala sinistra: nel reparto estremo, che difficilmente rinuncia alla falce e martello, il livello di frammentazione è oltre ogni immaginazione. Partiamo da chi non usa gli arnesi ma si accontenta della stella, come Potere al popolo!, il cartello nato alla fine del 2017 per contrassegnare le candidature alle elezioni politiche dell'anno successivo, alla fine delle quali ottenne 372179 voti (pari all'1,13%), un risultato forse sotto le aspettative. Nel 2019 non ha corso alle europee, ma con quel simbolo sono state presentate liste, per esempio, a Firenze, Livorno, Ciampino, Tivoli e Aversa: in questi ultimi due comuni le liste, che correvano in solitaria, non hanno ottenuto seggi; niente seggi nemmeno a Ciampino (in quest'ultimo caso Pap divide il contrassegno con Città in comune), ma contribuisce a far eleggere in consiglio il candidato sindaco della coalizione. Il miglior risultato arriva a Livorno (c'era da dubitarne?), sfiorando il 5% e con un consigliere eletto, come per l'altra lista della coalizione; va meno bene a Firenze, all'interno di una coalizione di sinistra che elegge due consiglieri - compresa la candidata sindaca Antonella Moro Bundu - ma Pap non arriva al 2% e resta a bocca asciutta (al pari di Sinistra italiana, che supera di poco quel valore).
Il seggio che spetta alle liste della coalizione viene assegnato alla lista Firenze Città aperta, la cui grafica richiama almeno in parte quello della lista La Sinistra presente alle elezioni europee. Anche se quest'ultimo emblema è stato usato solo per concorrere al rinnovo del Parlamento europeo, in diversi comuni appaiono liste che al loro interno contengono la stella della Sinistra europea. Tornando a Potere al popolo!, se a Cesena la lista salta per mancanza di firme, altre presenze si registrano a Bagno a Ripoli (Fi, con il 3,27%; qui la lista corre da sola e doppia quella della Sinistra, senza stella frecciata ma con la stessa struttura del simbolo) e a Monterotondo (RM) con solo lo 0,94%, sempre in corsa solitaria. Vanno segnalate alcune presenze anche nei comuni sotto i 15mila abitanti: a Santa Sofia, nel forlivese (poco più di 3200 elettori), ci sono solo due liste e Potere al Popolo ottiene tutti e 4 i seggi di minoranza con il 8,17%. Nel pisano, a Castelnuovo Berardenga, le liste sono tre, ma Pap conquista ugualmente un seggio grazie al 7,05%; un eletto arriva anche in provincia di Mantova, a San Giorgio Bigarello, grazie al 7,43% anche se le liste sono quattro (qui peraltro i seggi da distribuire sono 16 e non 12 e il simbolo di Pap è inserito in una corona con la dicitura locale "Benessere per San Giorgio Bigarello").

Dopo quest'inizio, si parte con la rassegna delle falci e dei martelli e si comincia con il partito più antico tra quelli esistenti: il Partito della rifondazione comunista, proprio quello nato nel 1991 come reazione alla trasformazione del Pci in Pds (inglobando poco dopo la nascita, quando ancora era solo un movimento, anche Democrazia proletaria e il Partito Comunista d'Italia (marxista-leninista)). Il partito ha un passato di risultati nazionali di tutto rispetto (nel 1996 ottenne alla Camera oltre 3,2 milioni di voti, pari al 8,57%), anche se negli ultimi anni ha decisamente ridotto i propri numeri a causa di ripetute scissioni (a partire dalla prima, ben nota, quella del Pdci di Cossutta nel 1998). 
A questo giro il Prc risulta presente con il suo simbolo - da solo o accoppiato - a Chieri (1,48%, all'interno della lista Sinistra per l'Alternativa), a Pavia (1,09%), Correggio (3,81%, qui però il simbolo è ridotto a una pulce, mentre domina il logo della Sinistra europea), Cesano Boscone (Mi, 1,6%), Paderno Dugnano (1,12% per la lista Sinistra alternativa, presentata con Sinistra Anticapitalista); a Prato si presenta in una classica "bicicletta" con il Pci (di cui si dirà tra poco) e per i Comunisti pratesi arriva solo lo 0,97%, a Signa (Fi) la lista Sinistra per Signa arriva al 5,36% (ma non basta per un consigliere), mentre il Prc si presenta da solo anche a Pontedera (Pi), Monterotondo e San Giovanni Rotondo (Fg, prendendo il 4,23%), sempre senza ottenere eletti. 
Discorso diverso per le liste di Civita Castellana (Vt, il Prc ottiene un più che dignitoso 9,09%) e Piombino (Li, con il 7,04%): in entrambi i comuni entra in consiglio il candidato sindaco. Qualche presenza si registra anche nei comuni inferiori: a Granarolo (Bo) arriva un seggio con il 7,49%, mentre a Reggiolo (Re) il 6,06% è troppo poco per avere eletti, così come il 5,32% ottenuto a Greve in Chianti (Fi) 5,32%. Altre liste sono presentate in abbinata con il Pci, quasi sempre con il nome "Uniti per il bene comune", con tanto di pugno chiuso: a Conselice (Ra) raccoglie addirittura l'11,12% e ottiene un seggio, meno bee a Massa Marittima (Gr) con il 4,95%, a Roccastrada (Gr) con il 7,82% e a Monteroni d'Arbia (Si) col 5,22%. Scatta invece un seggio a Fusignano (Ra) con l'8,26%: qui però il simbolo ricorda la vecchia Federazione della sinistra.

Si prosegue con un emblema dal sapore antico, almeno quanto il nome, anche se il Partito comunista italiano di cui si parla è stato rifondato nel 2016 a San Lazzaro di Savena da esponenti del Partito comunista d'Italia (già Pdci di Cossutta) e altri: a conti fatti, probabilmente non ha ottenuto il successo auspicato alle origini. Assente sulle schede delle europee per non essere riuscito a raccogliere le firme (ma gli va dato atto di averci provato seriamente, a differenza di molti altri), il simbolo ricompare alle comunali di Verbania e Livorno (e dove altrimenti?), Scandicci, Follonica (Gr), Collesalvetti (Li) e, come visto, a Prato con Rifondazione. Per paradosso il risultato migliore è quello di Verbania (2,86%), anche se è inferiore al 3% e quindi inutile per la distribuzione dei seggi.
Si segnala poi una lista comune tra Potere al popolo!, Pci e Prc a Filigne e Incisa Valdarno (Fi), anche se la Sinistra per l'alternativa si ferma al 2,23%; una lista comune con Rifondazione comunista a Piossasco (To) ottiene poco di più, il 2,47%. Va molto meglio a Massarosa, dove corre la lista Sinistra comune (l'emblema ricorda l'ultima versione dell'Unione democratica per i consumatori, ma la doppia bandiera in basso ricorda moltissimo quelle, senza aste, del Pdci) e ottiene un seggio con il 7,38%. Guardando ai comuni inferiori, infine, il Pci presenta una propria lista a Lamporecchio (Pt), che ottiene un più che dignitoso 8,42% e porta a casa un seggio.

Basta togliere una parola e spunta un partito del tutto diverso, anche se afferisce alla stessa area. Ecco dunque il Partito comunista, fondato nel 2009 (come Comunisti - Sinistra popolare) e guidato fin dall'inizio dall'ex parlamentare Marco Rizzo. Se alle europee è riuscito a correre grazie all'esenzione dei greci di Kke, alle amministrative raccoglie le firme nella gettonatissima  Firenze e a Sassari, ottenendo però risultati inferiori al punto percentuale. Tra i comuni con meno di 40mila abitanti, la lista del Pc è presente a Lainate (Mi, 2,04%) e Gioia del Colle (Ba, 1,66%); tra quelli inferiori il partito corre a Montopoli in Valdarno (Li) e con il suo 7,01% sfiora il seggio, mentre ottiene meno a Chianciano Terme (Si, 4,65%) e Montepulciano (Si, 5,02%).

Si registra una presenza sporadica, anzi unica (ovviamente salvo errore) per il Partito di alternativa comunista, che aderisce alla Quarta Internazionale - Lega Internazionale dei Lavoratori, un'organizzazione internazionale trotskista, fondata da Nahuel Moreno nel 1982 (non a caso ne usa il simbolo, con falce e martello ribaltate "a specchio" e il numero 4 stilizzato). A quanto pare, la lista si presenta solamente a Cremona: anche lì, in ogni caso, il Pac si deve accontentare dello 0,66%, lontanissimo dalle quote che consentono l'attribuzione di un seggio. Le firme per correre alle elezioni, in ogni caso, sono state raccolte.

La rassegna dei partiti dichiaratamente comunisti si conclude con il Partito comunista dei lavoratori, quello di Marco Ferrando per intenderci: anche qui sembra registrarsi un'unica presenza, questa volta a Castiglion Fiorentino, 13200 abitanti. La lista ottiene il 4,22% e, a conti fatti, manca il seggio per soli 25 voti.






Come si è visto, le presenze di liste con falce e martello sono veramente limitate territorialmente: ciò non toglie che in molti comuni esponenti di queste formazioni politiche si siano inseriti o abbiano appoggiato liste civiche dichiaratamente di sinistra. Tra queste, segnaliamo per dovere di cronaca e per curiosità d'immagine una lista con falce e martello a San Giuliano Terme, in provincia di Pisa: qui Sinistra unita prende l'8,02% e - visto che sostiene il sindaco eletto - ottiene pure due seggi, senza essere riconducibile a partiti particolari (anche se la doppia bandiera ricorda quella stilizzata della Lista anticapitalista del 2009 e della Federazione della sinistra successiva).

Sinistra Italiana – fondata nel febbraio del 2017 dopo essere nata in Parlamento come evoluzione di Sel, attualmente presente con parlamentari eletti nel 2018 sotto il simbolo di Liberi e Uguali - alle amministrative 2019 ha una presenza decisamente sporadica. Il suo emblema a fondo rosso si vede solo a Firenze, nella coalizione che appoggia  Antonella Moro Bundu (ma, come si è detto parlando di Potere al popolo!, con il 2,26% non arrivano seggi); quanto ai comuni inferiori, Si partecipa a liste unitarie della sinistra ad Alfonsine di Ravenna e a Spilamberto (Mo), comprendenti anche Rifondazione comunista e Pci (ad Alfonsine c'è anche Possibile, o ciò che ne rimane), ma in nessuno dei due luoghi arriva un seggio. 

Da un simbolo relativamente recente si passa a uno dei più risalenti in Italia, quello della Federazione dei Verdi, fondata nel 1990, ma il sole che ride è lo stesso inaugurato alle regionali del 1985, da sempre legato a quell'area ambientalista tendente a sinistra. Proprio quell'emblema - che alle europee si abbina al girasole nelle liste di Europa Verde - compare nel contrassegno di varie liste, non di rado assieme ai loghi di altre forze: a Modena i Verdi corrono da soli e con il 3% arriva un seggio, a Reggio Emilia il sole spunta sul fondo verde della lista Immagina Reggio (e arriva un seggio anche qui, con il 3,04%, come parte della coalizione di centrosinistra che vince, proprio come a Modena). 
A Forlì ci vuole la lente d'ingrandimento per trovare il sole che ride come "puntino" sulla i di Forlì solidale e verde (il 2,69% non frutta un consigliere, anche perché il centrosinistra perde). I Verdi corrono poi in solitaria a Firenze (1,90%), nel centrosinistra a Settimo Torinese (1,10%, unica lista di maggioranza senza eletti), Carpi (2,43%, niente da fare), Empoli (2,46%, ma niente seggi, per la lista Radici & Futuro, presentata con Empoli di sinistra), Casoria nel napoletano (qui arriva un seggio con il 4,31% del cartello Uniti per Casoria, stipulato con Noi di Arpino all'interno della coalizione vincente). Il sole che ride, poi, appare anche a Suzzara (Mn, 4,20% ma niente seggi), Lugo di Ravenna (2,88%, zero eletti), Castelfiorentino (1,85%),  Monterotondo (arriva un seggio con il 4,62% riportato dalla lista presentata con Italia in Comune), Ciampino (la lista si chiama Partecipazione civica, si deve accontentare del 2,26%). 

Tocca poi ad Articolo Uno - Movimento Democratico e Progressistafondato alla fine di febbraio 2017 da esponenti della sinistra PD e da parlamentari di SEL che non aderirono a Sinistra Italiana. Un simbolo ce l'ha - è quello a fianco - ma in giro lo si è visto ben poco. 
Articolo Uno corre da solo a Piossasco (To), prendendo l'1,41% senza il riferimento a Mdp; a Novi Ligure (Al) in una lista comune con il Pd. A Carpi la miniatura del nome entra nel simbolo della lista La Sinistra per Carpi, che prende il 2,51%, contribuisce alla coalizione che vince al ballottaggio, ma resta senza eletti; lo stesso accade a Cesena (2,32% con A Sinistra) e a Zola Pedrosa (Bo, 1,97%). A San Lazzaro di Savena (Bo) Articolo Uno partecipa al Centro Sinistra unito con Pd e Psi; a Livorno arriva solo lo 0,65 per la lista presentata con la Sinistra ecosocialista (e con le due tracce di gesso dei Progressisti, all'interno della coalizione vincente). Poca fortuna a Urbino per la "bicicletta" presentata con Sinistra per Urbino (2,34% in solitaria), a Perugia per la lista presentata in condominio con i Socialisti e i civici popolari (1,82%) e a Casoria (0,99%, unico esempio di corsa con il simbolo intero).

Nel pezzo appena letto si cita spesso il Partito socialista italiano, guidato ora dal neosegretario Vincenzo Maraio (dopo la lunga segreteria di Riccardo Nencini). Se alle europee ha aderito al cartello +Europa - Italia in Comune (senza riferimenti nel simbolo perché l'accordo è arrivato dopo), anche il Psi presenta alcune liste in giro per l'Italia. Oltre ai casi appena visti di Perugia e San Lazzaro di Savena, ci sono Beinasco (To, 1,67%), Lugo (nella lista Sinistra per Lugo, presentata con Partecipazione Sociale, che prende l'1,68%), Cortona (Ar, la lista Uniti per Cortona arriva al 2,03%), Palestrina (solo lo 0,8%), Baronissi (Sa, 2,90%) e Rende (Cs, 1,08%). La presenza e i risultati sono decisamente limitati; fa eccezione, in questo senso, la partecipazione alle comunali di Lastra a Signa (Fi), dove il Psi ottiene l'8,6% e manda in consiglio il suo candidato sindaco.

Se la tradizione cui si ispira il Psi di oggi è antichissima, è formazione recentissima Italia in Comune, nata il 16 aprile 2018 e avente tra i fondatori Federico Pizzarotti, sindaco di Parma, ex M5S: presente alle Europee con +Europa, propone diverse liste anche alle comunali, quasi sempre nella coalizione di centrosinistra, spesso in combinata con altri soggetti. A Vercelli arriva il 2,53%, a Pavia lo 0,95% (da sola); a Bergamo la lista con il Patto per Bergamo ottiene il 2,995 e un seggio in maggioranza; a Ferrara arriva il 2,46% (con un appoggio dato al centrosinistra solo al ballottaggio). La corsa di Italia in Comune è solitaria anche a Livorno (1,38%), a Bari (0,95%) e a Sassari (4,02%).
Il partito è presente anche alle comunali di Forlì, ma il simbolo è defilato e "spacchettato" all'interno del contrassegno di Forlì sicura, che prende il 3,25%. Nei comuni non capoluogo, a Piossasco (To) si trova la versione Piossasco in Comune (che prende il 3,88% e un seggio, all'interno del centrosinistra che vince), a Collegno il simbolo originale si ferma all'1,15%; nel bolognese, a Pianoro la lista prende il 4,95% ma corre da sola, quindi fa zero seggi, come a Zola Predosa (si ferma al 3,52%, poco meno di quanto ottenuto nella romagnola Bellaria-Igea Marina, 3,81% all'interno del centrosinistra perdente); a Savignano sul Rubicone, nel forlivese, la lista è condivisa con il Pd (Progressisti, 15,78% e 4 seggi)
In provincia di Firenze si trova Figline e Incisa Valdarno in Comune (che con il 6,58% ottiene un seggio); va decisamente meno bene a Termoli (Cb, 1,50%), Tivoli (1,20%), Nettuno (1,62%). In Puglia i risultati sono a corrente alternata: a Corato (Ba) e San Severo (Fg) la lista ottiene rispettivamente il 2,98% e il 2,18%, concorrendo se non altro all'elezione in consiglio del candidato sindaco della coalizione civica di appartenenza; nulla di fatto a Putignano (Ba, 2,16%), mentre sempre nel barese esce un seggio a Rutigliano con il 3,87% (ottenuto nel centrosinistra); sempre in Puglia, un altro seggio esce a Torremaggiore (Fg, 5,87%) così come a Copertino (Le, con il 2,75%, nella nutrita coalizione di centrosinistra). Il partito corre anche in Sardegna a Sinnai, in provincia di Cagliari, con Sinnai in Comune (4,09%, niente seggi).

Piuttosto recente è anche +Europa, il partito guidato da Benedetto Della Vedova e cui aveva prestato il proprio nome Emma Bonino alle scorse politiche. Se alle europee, come è noto, le liste sono state presentate (senza firme) con Italia in Comune, +Europa non rinuncia a una certa presenza alla amministrative, sempre in coalizione con il centrosinistra tranne che a Vercelli (dove ottiene il 2,78%): qui, tra l'altro, si presenta anche Italia in Comune (stavolta alleata con il centrosinistra), quindi lo stesso giorno le due forze politiche erano unite alle europee e concorrenti alle comunali... A Ferrara faceva parte di in una coalizione  civica che ha eletto in consiglio il candidato sindaco, per poi appoggiare il centrosinistra sconfitto al ballottaggio. 
Il partito, tuttavia, presenta liste anche a Biella (con il logo modificato in +Grande +Biella, ottiene il 2,68%), Pavia (2,17%), Bergamo (2,42%), Reggio nell'Emilia (2,94% e qui scatta un seggio), Modena (2,36%), Prato (1,75%), Firenze (1,81%), Potenza (3,32%: arriva un seggio, ma la lista era condivisa con il Progetto popolare). Quanto ai comuni non capoluogo, la lista è presente a Rivoli (To, 3,12%), Settimo Torinese (2,86% ed esce un seggio), Collegno (1,66%), Rozzano (Mi, 3,17%); a Capannori (Lu) la lista +Capannori - elementi grafici simili e riconosciuta dal partito - ottiene il 6,33% e due seggi; mentre a Monterotondo la lista si ferma all'1,87%. La grafica è simile anche per +Copertino (Le), lista premiata con un seggio (2,86%); di Palestrina e della lista con Italia in Comune si è già detto.

Un passaggio se lo merita anche il Partito repubblicano italiano, proprio quello nato nel 1895 e protagonista della I Repubblica. Sia pure a ranghi ridotti, il partito esiste ancora, nel 2018 ha partecipato alle politiche grazie all'esenzione dalla raccolta firme concessa da Ala (anche se il risultato è stato molto scarso); il recentissimo XLIX congresso, tenutosi a Bari (9-10 marzo 2019) ha dichiarato conclusa ogni collaborazione con il centrodestra, considerato ostaggio di forze populiste e nazionaliste; è stato inoltre riammesso nel partito Giorgio La Malfa, espulso nel 2011. Quest'anno, nel turno più nutrito di elezioni amministrative, il Pri sembra essere riuscito a piazzare liste solo in Romagna (prima roccaforte, ora ultimo terreno di resistenza): l'edera si vede a Cesena (2,27%), Lugo (1,14%) e Cervia (qui arriva il 7,09% e un consigliere, ma si tratta di una lista condivisa con Cervia Domani), in tutti e tre i casi sempre nel centrosinistra.

Infine, ecco DEMO.S - Democrazia Solidale, formazione di centro ma alleata con il Pd e partito riconosciuto - con la pubblicazione dello statuto in Gazzetta Ufficiale il 29 maggio 2019 - da pochissimo; si tratta, peraltro, dell'evoluzione di una sigla già vista in Parlamento, una delle tante nate dalla disgregazione di Scelta Civica (il soggetto, infatti, era stato creato dall'on. Lorenzo Dellai nel 2014). La formazione presenta liste a Prato (2,13% e ottiene un seggio), Cassino (4,05% con due eletti), Civitavecchia (0,65%), Monterotondo (4,40%, con un seggio) e Tivoli (1,85% per la lista condivisa con la Città in Comune). Colpisce il caso di Corato: Demos (ma il punto prima della S serve o no?) prende un ottimo 5,58%, ma il risultato arriva all'interno di una coalizione civica con vari gruppi di opposizione che quasi si equivalgono, per cui entrano in consiglio molti candidati sindaci mentre alle liste coalizzate vanno pochi seggi. Per Demos, quindi, non ce n'è nemmeno uno: l'analisi delle sigle minori di sinistra e centrosinistra finisce così.

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