Oltre a Cagliari, l'altro capoluogo di provincia della Sardegna chiamato a rinnovare la propria amministrazione domenica è Sassari. Nonostante abbia 25mila elettori in meno del capoluogo, qui corre una lista in più: 20 in tutto, spalmate tra l'altro su ben sette aspiranti primi cittadini, che si contendono la successione a Nicola Sanna, dopo il suo primo (e unico) mandato da sindaco.
Mariano Giovanni Agostino Brianda
1) Partito democratico
Il sorteggio ha collocato per prima la candidatura di Mariano Brianda, magistrato di lungo corso, proposto in questa occasione dal centrosinistra. E la prima lista estratta è quella che a Cagliari figura come ultima, vale a dire il Partito democratico. Come si vede, il simbolo è sostanzialmente identico a quello cagliaritano: l'unica, inevitabile modifica riguarda il nome dell'aspirante primo cittadino (e la flessione al maschile della carica che vorrebbe ricoprire). Si riparte dal 29,14% di cinque anni fa, quando il Pd aveva scelto di correre senza indicare il nome del candidato, ma di inserire un generico riferimento alla Sardegna su una fascetta sotto al logo di Nicola Storto.
2) Campo progressista - Sardegna
Sembra essersi divertita la sorte, ribaltando a specchio l'ordine delle liste di Cagliari. La seconda lista sassarese, infatti, corrisponde alla penultima cagliaritana: Campo progressista - Sardegna. Il progetto politico lanciato a livello regionale da Massimo Zedda si ripropone dunque anche qui, esattamente con la stessa veste grafica già vista a Cagliari, anche qui con l'unico cambio relativo al riferimento all'aspirante sindaco. Unico "confronto" possibile sembra essere quello con Sel, che nel 2014 aveva ottenuto il 3,18% e un seggio in consiglio comunale; il risultato dirà quanto le due esperienze - per quanto l'origine possa essere comune - siano sovrapponibili o almeno avvicinabili.
3) Italia in comune
Una novità rispetto allo schieramento visto a Cagliari è la presenza sulla scheda della lista di Italia in comune, il partito guidato da Alessio Pascucci e Federico Pizzarotti. L'emblema è ovviamente basato su quello nazionale, con il logo centrale spostato giusto un po' più in alto per fare posto, all'interno dell'agorà, al riferimento a "Brianda sindaco", proposto con lo stesso stile grafico (quanto a font e colori, compreso il puntino rosso della "i" che si distingue dalla prima riga verde). Meglio così, dal punto di vista della resa visiva, del segmento rosso in cui inserire la stessa cosa o il nome del comune. Si tratta in ogni caso del debutto sardo di Italia in comune, almeno a livello di capoluoghi di provincia.
4) Sassari città europea
Anche qui, come a Cagliari, una lista del centrosinistra punta sulla dimensione europea della città, per scongiurare la chiusura in se stessa. Qui si chiama Sassari città europea, ma per esprimere il concetto non vengono messe in campo le dodici stelle su fondo blu, come si è visto con la soluzione cagliaritana: l'elemento che spicca decisamente è la rilettura dei Quattro Mori in chiave multicolore e multidimensione, che certamente salta all'occhio anche se in apparenza ha poco collegamento con il nome scelto. Decisamente più piccolo, a proposito di nomi, è il riferimento al candidato sindaco in questo simbolo, relegato alla parte inferiore del segmento rosso.
5) Futuro comune
Ultimo emblema della coalizione che sostiene Mariano Brianda è Futuro comune, che riprende nella grafica una delle liste che alle regionali avevano appoggiato la candidatura di Massimo Zedda. Se infatti a Cagliari quella formazione è soltanto citata (all'interno della lista Donne con Francesca Ghirra), qui se ne riprende l'intero simbolo, basato sul verde e sul blu, con l'inserimento del nome del candidato esattamente nello stesso modo in cui era stato trattato Zedda. Non ci sono altre liste nella compagine di Brianda: un taglio netto rispetto alle dodici che erano arrivate sulla scheda nel 2014 e che probabilmente avrà effetti anche sul piano elettorale.
Angelo (Lino) Mura
6) Alternativi per Sassari
Tra il candidato di centrosinistra e quello di centrodestra, il sorteggio ha collocato uno degli aspiranti sindaci sostenuti da un'unica lista. Si tratta in questo caso di Lino Mura, ingegnere ed ex vicepresidente della provincia, autodefinitosi in un'intervista alla Nuova Sardegna "un rompiballe senza padroni e padrini". Corre, come si diceva, da solo, con la lista Alternativi per Sassari, qualificata come progetto civico centrista: sul simbolo, caratterizzato da un fondo arancione (al di là della fascetta a doppia curva che ospita il nome del candidato), emerge una piantina tenue, una sorta di tenero germoglio, probabilmente per marcare l'alternativa e segnalare la novità rispetto alle altre proposte in campo.
Mariolino Andria
7) Lega
Il terzo candidato sulla scheda risulta essere Mariolino Andria, proposto dal centrodestra, che guida una coalizione di pochissimo più folta rispetto a quella del centrosinistra (sei liste contro cinque), ma pur sempre doppia rispetto a quella di cinque anni fa. Per aprirla, il sorteggio ha scelto la lista della Lega, al suo debutto anche a Sassari (per quanto riguarda le elezioni comunali). L'emblema è esattamente identico a quello in uso anche a Cagliari, uguale in tutto a quello impiegato a livello nazionale, eccezion fatta per il riferimento regionale (un tempo si sarebbe detto "nazionale") alla Sardegna, che qui sostituisce la parola "premier". Saranno le urne a dare le dimensioni di questa prima uscita leghista.
8) Partito sardo d'azione
La coalizione di centrodestra può dirsi allargata, rispetto a cinque anni fa, anche perché essa raccoglie pure formazioni che all'epoca non ne facevano parte. Il discorso vale in particolare per il Partito sardo d'azione, che nel 2014 aveva sostenuto in solitaria la candidatura di Antonio Cardin. Questa volta il più antico partito sardo, in coerenza con la scelta fatta l'anno scorso alle elezioni politiche, si è schierato con il centrodestra e soprattutto dalla parte della Lega (e il sorteggio si è divertito a mettere i due simboli vicini): l'emblema è sempre lo stesso, ormai da anni, con i Quattro Mori che garantiscono l'aderenza al progetto originario. Anche se nel frattempo ha cambiato collocazione.
9) Forza Italia
La prima presenza confermata nel centrodestra, rispetto alle elezioni del 2014, è quella di Forza Italia, che allora portò a casa il 7,8%, risultando la formazione più votata nella compagine che sosteneva Rosanna Arru. Se allora il simbolo utilizzato conteneva la dicitura "Berlusconi per Sassari", questa volta è rimasto soltanto il cognome del fondatore del partito (con una dimensione ben maggiore), e questa volta - sullo stile del contrassegno delle politiche del 2018 - la bandierina tricolore esce parzialmente dal cerchio. Al di là dei mutamenti grafici, la vera sfida per Forza Italia riguarda il contesto politico, assai più sfavorevole a sé rispetto a cinque anni fa.
10) Fratelli d'Italia
Un'altra conferma, rispetto alla formazione del 2014, risulta essere quella di Fratelli d'Italia, all'epoca peraltro rimasta fuori dal consiglio comunale (con il suo 1,65%). Questa volta il partito di Giorgia Meloni ci riprova a Sassari e, se cinque anni fa era stato usato il simbolo con la "pulce" di Alleanza nazionale (ricevuta in uso dalla Fondazione An), questa volta sulla scheda finisce il contrassegno-matrioska impiegato alle politiche dell'anno scorso, in cui proprio il nome della leader emerge come elemento dominante dell'emblema. Le circostanze sembrano più favorevoli rispetto alla precedente consultazione: il partito, dunque, stavolta punta a ottenere un seggio.
11) Sardegna20Venti
Proprio come a Cagliari, fa parte della coalizione di centrodestra anche la lista Sardegna20Venti, legata all'ex forzista Stefano Tunis (che l'aveva fondata come realtà associativa nel 2013) e parte della coalizione che a febbraio ha portato alla vittoria delle regionali Christian Solinas e il suo "centrodestra allargato". Anche qui, naturalmente, il simbolo che finisce sulla scheda è identico a quello già visto nei mesi scorsi, con la croce sarda in alto (e le cifre dell'anno 2020 al posto dei quattro mori) e il nome dello stesso Tunis, che ovviamente non è candidato (mentre manca ogni riferimento a candidature locali). Il progetto politico-amministrativo, insomma, viene portato ovunque così com'è.
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