sabato 22 giugno 2019

Ora Sicilia, un simbolo nuovo, ma già organizzato "nell'intera Regione"?

Il Signore dei #drogatidipolitica, se ce n'è uno, protegga sempre coloro che registrano minuziosamente nascite e dissoluzioni dei gruppi parlamentari e assembleari: sono loro che, più e meglio degli annunci ufficiali, consentono di capire se una nuova forza politica è nata, sta per nascere, convola a nozze più o meno giuste o, al contrario, cambia padrone o si avvia alla consunzione.
Leggo quindi sulla bacheca del costituzionalista Salvatore Curreri che all'Assemblea regionale siciliana è nato un nuovo gruppo, denominato Ora Sicilia: ne fanno parte tre eletti, Luigi Genovese jr (figlio di Francantonio, ex forzista con una lunga fase Pd, passato di recente alla Lega), Luisa Lantieri (eletta con il Pd) e Daniela Ternullo (da poco subentrata a Giuseppe Gennuso, sotto le insegne di Popolari ed Autonomisti - Idea Sicilia). Il gruppo non è - ancora - un movimento o un partito, ma potrebbe facilmente diventarlo, visto che ha già un proprio simbolo: c'è ovviamente la sagoma dell'isola, tratteggiata; ci sono i colori della regione tracciati con il gesso su un segmento curvilineo color carta da zucchero e c'è il concetto di "Ora" espresso a caratteri ben evidenti, pur se abbastanza snelli. Una sorta di gruppo sicilianista catch all, capace di raccogliere politici di varia provenienza, messo in questo caso a servizio dell politiche portate avanti dal presidente regionale Nello Musumeci. Lo stesso Genovese spiega la sua scelta in un post diffuso su Facebook:

Lascio Forza Italia. Una decisione che ho maturato dopo un’attenta riflessione che si è protratta per molti mesi. Già nel marzo 2018, con il paese in pieno fermento post-voto, avevo auspicato per il partito un processo di sostanziale trasformazione che non si è mai concretizzato. Era necessaria l’apertura di un processo di dialogo inclusivo. Ma anche una profonda revisione del progetto nel suo complesso, a partire dalla condivisione di una linea chiara sul futuro dell’Italia e sul suo ruolo all’interno dell’architettura politica europea. Si avvertiva l’urgenza della creazione di nuovi spazi - non retorici ma reali - per i giovani. Speravo, pertanto, in un riposizionamento trasversale, un “upgrade” necessario che non svilisse i principi cardine di un partito che ha fatto la storia della politica italiana.
Le mie aspettative evidentemente non si sono concretizzate, ma tuttavia non mi sento di attribuire responsabilità specifiche. Piuttosto avverto l’urgenza di ringraziare i vertici nazionali e regionali del partito per avermi accolto in uno dei più importanti soggetti politici della storia del nostro paese. Auguro all’amico Gianfranco Micciché di contribuire ad un significativo rilancio di Forza Italia, che oggi all’Ars è rappresentata da personalità valide e dinamiche, colleghi con i quali ho condiviso un percorso fondamentale sul piano dell’esperienza. Ho imparato molto, aspetti non sempre positivi di cui in ogni caso farò tesoro per la vita.
Aderisco al gruppo parlamentare “ORA Sicilia”, un progetto politico che mi vede tra i fondatori insieme alle colleghe e amiche Luisa Lantieri e Daniela Ternullo. Da oggi, nel rispetto prioritario di chi ha deciso di accordarmi la sua fiducia nel novembre del 2017, triplicherò i miei sforzi nella convinzione che le prospettive dei siciliani possano essere davvero interpretate solo da chi antepone la Sicilia a tutto il resto, anche alle logiche strutturali e centralizzate dei partiti nazionali. La Sicilia, per la sua complessità, merita un interesse “verticale”, cioè un’azione politica mirata e quindi strutturata sulle sue caratteristiche. Questo è l’orizzonte a cui guarderemo da adesso in avanti, garantendo il nostro appoggio al presidente Musumeci e ad una visione politica che, sono certo, nel prossimo futuro saprà rispondere con maggiore efficacia alle istanze dei siciliani, dei giovani e di chi crede ancora nel riscatto della nostra terra.
Alla spiegazione di Genovese hanno fatto seguito alcuni commenti non proprio amichevoli da parte di alcuni politici del centrodestra, che hanno visto nella creazione di Ora Sicilia una manovra ostile a quella coalizione (che comprendeva Forza Italia, Udc - Sicilia vera, Popolari e autonomisti - Idea Sicilia, Fratelli d'Italia, Noi con Salvini e #Diventeràbellissima) e, in particolare, ad alcuni partiti di essa. Il primo, duro intervento è stato di Saverio Romano, leader di Cantiere popolare (già Popolari - Italia domani) che ha costituito con Mpa e Idea Sicilia la lista Popolari e autonomisti: "La costituzione di un nuovo gruppo all'Assemblea regionale, i cui due terzi facevano già parte di gruppi della maggioranza, fortemente sollecitato dell'assessore Razza, mette in discussione il principio di leale collaborazione tra i partiti che hanno eletto Nello Musumeci alla presidenza della Regione. Non si può non stigmatizzare quanto accaduto e chiamare il presidente Musumeci a un intervento chiarificatore per evitare l'apertura del mercato delle vacche al quale, sia ben chiaro, noi ci sottrarremo". Il leader di quella lista, Carmelo Pullara, ha rincarato la dose: "Cosa possono avere in comune esponenti del Pd, di Forza Italia e di chi, oggi deputata, supplente fino a ieri, poneva l'autonomia della Sicilia al centro della propria azione politica resta un mistero difficilmente risolvibile. Siamo sicuri che il collante non può essere un posto di assessore, sarebbe la morte della politica". 
Di altro tenore, ovviamente, il commento di Ruggero Razza, assessore regionale alla sanità e molto vicino a Musumeci: "La storia personale e lo stile del presidente della Regione escludono qualsiasi preoccupazione, anche legittima. Questa non sarà mai una legislatura di ribaltoni o ribaltini. Chi condivide il programma di governo e vuole offrire alla luce del sole un contributo d'idee e un sostegno alla coalizione è sempre una risorsa. Chi conosce Nello Musumeci sa che il mercato non si è mai aperto e non si aprirà mai. Continuiamo a lavorare tutti con serenità, mettendo al centro la Sicilia e il suo diritto a un futuro migliore".
Al di là di queste voci, vale la pena tornare alla segnalazione iniziale del professor Curreri che, dopo aver ripreso la notizia della costituzione del gruppo, ha precisato: "Al Senato ciò non sarebbe stato possibile. Quel Senato al quale l’Assemblea è solita uniformarsi. In questo caso, però, no. Chissà perché". Già, perché a partire da questa legislatura il regolamento di Palazzo Madama sancisce che, "nuovi Gruppi parlamentari possono costituirsi nel corso della legislatura solo se risultanti dall'unione di Gruppi già costituiti": di norma non è più possibile a compagini di almeno dieci senatori costituire un nuovo gruppo autonomo, a meno che questo corrisponda a un singolo partito o a un movimento che si sia presentato alle elezioni unito o collegato con altri soggetti politici (il che fa pensare che ciò sia possibile solo in caso di contrassegno composito, con la presenza almeno visibile nel nome o nella grafica della lista). 
Chi studia e conosce la prassi parlamentare sa che l'Ars di norma ha come suo modello proprio il Senato; in questo caso, invece, pare si sia applicato il regolamento in base al quale la norma è che ciascun gruppo debba essere costituito da almeno quattro deputati regionali (senza che siano posti veti al sorgere di gruppi in corso di legislatura, anche slegati dai partiti che hanno corso alle elezioni), potendo l'Ufficio/Consiglio di presidenza derogare alla regola di consistenza ove i deputati "siano stati eletti in almeno due circoscrizioni, nonché rappresentino partiti o movimenti organizzati nell'intera Regione e/o abbiano rappresentanza, organizzata in Gruppi parlamentari, al Parlamento nazionale". 
Ora, la rappresentanza all'interno delle Camere per Ora Sicilia è da escludere, dunque l'Ufficio/Consiglio di presidenza (nel quale tutti i gruppi presenti fino a quel momento sono rappresentati) deve aver ritenuto che Ora Sicilia sia un movimento "organizzato nell'intera Regione". Niente male, per un soggetto fresco fresco, che non ha avuto nemmeno quasi il tempo di nascere. Quindi, in questo caso, si potrebbe dire che l'Ars non si è uniformata al Senato perché il suo regolamento era ed è diverso; sul motivo per cui questo sia rimasto diverso da quello di Palazzo Madama, è davvero lecito dire "chissà perché". Già, chissà...

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