Si è detto ieri della decisione con cui l'Ufficio elettorale nazionale presso la Corte di cassazione ha confermato l'esclusione del contrassegno depositato al Viminale dalla Democrazia cristiana in vista delle elezioni europee del 2019, per non averlo voluto sostituire con un altro che non contenesse lo scudo crociato (confondibile con quello dell'Udc) e il simbolo del Ppe (utilizzato senza espressa delega). Ora sono state rese note anche le altre decisioni in materia di contrassegni, che - alla pari di quella citata ieri - hanno confermato quanto la Direzione centrale dei servizi elettorali aveva già deciso, in merito all'ammissibilità del contrassegno della Liga Veneta Repubblica e, invece, all'esclusione dell'emblema di Pensioni & Lavoro.
Partendo da quest'ultimo caso, i funzionari del Ministero dell'interno avevano contestato a Ugo Sarao e a Gianluca Forieri (la persona delegata al deposito) la presenza all'interno del contrassegno la rosa stilizzata del Partito laburista inglese (vista anche la parola "Labour" in grande evidenza rispetto a tutte le altre), dal momento che non era stata dimostrata la legittimazione al suo uso; il depositante si era opposto all'invito a sostituire il contrassegno, sottolineando che la legge non prevedeva la mancata legittimazione all'uso di un emblema tra le cause di ricusazione di un contrassegno, che il divieto di confondibilità riguardava i partiti nazionali "e non quelli europei o mondiali" e che, comunque, esiste un collegamento ideale con il Partito laburista, al quale è stato fatto "un versamento solidale", con tanto di ricevuta ad attestarlo (mentre le regole stilate dal Viminale in materia di emblemi di partiti europei limiterebbero "l'apertura europeista" che l'Ufficio elettorale nazionale aveva attuato con la sua decisione sui Verdi europei del 2014).
I magistrati di cassazione, per parte loro, hanno sottolineato che il divieto di confondibilità vale anche nei confronti dei soggetti politici europei o stranieri, a maggior ragione "alla luce dell'attuale possibilità di affiliarsi ad altri partiti europei e al conseguente aumento del rischio di confusione dell'elettorato", dunque occorre sempre il consenso del soggetto collettivo di cui si inserisce l'emblema nel contrassegno, anche "per evidenti ragioni di equità" (e per questo la necessità di provare la legittimazione all'uso è stata indicata nelle Istruzioni per la presentazione e l'ammissione delle candidature). Prova della legittimazione che qui, appunto, manca, non valendo allo scopo la mail con cui il Labour Party ha ringraziato per la donazione ricevuta da Pensioni & Lavoro; la stessa decisione dell'Ufficio elettorale nazionale sui Verdi europei aveva precisato la necessità "del consenso della formazione estera con cui si allega il collegamento".
Come la Dc, però, Pensioni & Lavoro ha presentato ricorso al Tar del Lazio, sostenendo che il divieto di confondibilità valga solo nei riguardi di partiti italiani, per cui "nulla impedisce, fino a norma contraria, di inserire in un contrassegno elettorale italiano una 'banana' se la banana fosse presente in un contrassegno elettorale dell'Honduras!"; per il ricorrente, la rosa sarebbe legata all'Internazionale socialista, dunque non occorrerebbero particolari autorizzazioni, di più l'elemento caratterizzante del contrassegno di Pensioni & Lavoro sarebbe la bicicletta, mentre nessun altro partito depositato avrebbe utilizzato la rosa (anche se in realtà ci sarebbe il Psi). Al pari della Dc, poi, il partito del Gran Cancelliere Sarao rivendica un concetto ideale e non tecnico-documentale di "affiliazione", di cui sarebbe ammessa la prova anche solo "per comportamenti concludenti" e individua come ragione "burocratica e politica" alla base della lettura restrittiva di quel concetto (nonché delle fonti europee in materia di affiliazione tra partiti nazionali ed europei) la volontà di ridurre l'accesso alla competizione elettorale a forze sollevate "per via europea" dall'onere di raccogliere le firme, per cui si sarebbe direttamente evitato alle corti di appello di esprimersi in materia: imperdibile il passaggio in cui si sospettava dall'inizio che "la bicicletta di Pensioni & Lavoro (forse l'unico contrassegno veramente ecologico europeo)" potesse non essere ammessa alla presentazione di liste "a causa della mancanza di qualche cosa... magari del fanale".
Come la Dc, però, Pensioni & Lavoro ha presentato ricorso al Tar del Lazio, sostenendo che il divieto di confondibilità valga solo nei riguardi di partiti italiani, per cui "nulla impedisce, fino a norma contraria, di inserire in un contrassegno elettorale italiano una 'banana' se la banana fosse presente in un contrassegno elettorale dell'Honduras!"; per il ricorrente, la rosa sarebbe legata all'Internazionale socialista, dunque non occorrerebbero particolari autorizzazioni, di più l'elemento caratterizzante del contrassegno di Pensioni & Lavoro sarebbe la bicicletta, mentre nessun altro partito depositato avrebbe utilizzato la rosa (anche se in realtà ci sarebbe il Psi). Al pari della Dc, poi, il partito del Gran Cancelliere Sarao rivendica un concetto ideale e non tecnico-documentale di "affiliazione", di cui sarebbe ammessa la prova anche solo "per comportamenti concludenti" e individua come ragione "burocratica e politica" alla base della lettura restrittiva di quel concetto (nonché delle fonti europee in materia di affiliazione tra partiti nazionali ed europei) la volontà di ridurre l'accesso alla competizione elettorale a forze sollevate "per via europea" dall'onere di raccogliere le firme, per cui si sarebbe direttamente evitato alle corti di appello di esprimersi in materia: imperdibile il passaggio in cui si sospettava dall'inizio che "la bicicletta di Pensioni & Lavoro (forse l'unico contrassegno veramente ecologico europeo)" potesse non essere ammessa alla presentazione di liste "a causa della mancanza di qualche cosa... magari del fanale".
Lo stesso collegio, invece, ha confermato l'ammissibilità del contrassegno della Liga Veneta Repubblica, respingendo l'opposizione alla sua accettazione presentata da Roberto Calderoli "nell'interesse di Lega Nord per l'indipendenza della Padania" e di "Lega per Salvini Premier": l'ex vicepresidente del Senato, infatti, aveva ribadito censure già mosse all'emblema della formazione di Fabrizio Comencini, in base alle quali il Leone di San Marco sarebbe confondibile con quello della Liga Veneta riportato sullo scudo di Alberto da Giussano nel contrassegno leghista e che la stessa denominazione "Liga Veneta" farebbe parte del "patrimonio immateriale di simboli e denominazioni della Lega Nord" (essendo in questa confluita la Liga Veneta), dunque il partito di Comencini se ne sarebbe indebitamente appropriato.
Non sono stati dello stesso avviso i componenti dell'Ufficio elettorale nazionale, che altro non ha fatto che confermare quanto già deciso dal medesimo organo - ovviamente in diversa composizione - nel 2008, in occasione delle elezioni politiche (il che dimostra, tra l'altro, che lo stesso emblema è stato ammesso più volte, a dispetto delle contestazioni ricevute). Se è vero che la confondibilità di due contrassegni va valutata non tanto sulla base della coincidenza di "uno o più disegni o elementi descrittivi contenuti nei simboli", ma con una visione complessiva di ciò che sta nel cerchio e del suo impatto visivo, in questo caso occorre considerare l'evoluzione grafica dei due emblemi (soprattutto quella dell'ex Carroccio), le diverse scelte cromatiche e la mutazione dei nomi. Tanto basta, per i magistrati, a escludere "ogni possibilità di concreta confondibilità dei contrassegni": il leone marciano alato ha un rilievo centrale per la Liga Veneta Repubblica mentre è un dettaglio dell'emblema della Lega; quanto alla parola "Lega"/"Liga", si tratta - come ribadito più volte - di un nome generico e di uso comune, su cui nessuno può vantare l'esclusiva. Da ultimo, nessun rilievo hanno le affermazioni contenute nello statuto leghista circa la rivendicazione relativa a tutti i nomi usati dalle formazioni confluite nel tempo nella Lega Nord (compresa la Liga Veneta): qui non ci si occupa di titolarità di nomi e segni, ma della tutela di una "corretta scelta dell'elettore - immune da sviamenti o confusioni - verso una determinata forza politica".
Chiusa la valutazione delle opposizioni in materia di contrassegni, l'Ufficio elettorale nazionale si prepara al ben più intenso lavoro che lo attenderà a breve, per la decisione in materia di liste e - tra l'altro - di esenzione dalla raccolta firme.
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