mercoledì 3 aprile 2019

Europee, niente simbolo di Potere al popolo: parola di Cremaschi

Se sulla presenza di alcuni simboli alle elezioni europee 2019 (e, nel caso, sulla loro esatta conformazione) ci si sta ancora interrogando, è già noto che sulle schede non finirà il contrassegno di Potere al popolo! La notizia circolava già da alcuni giorni e si era parlato con insistenza del problema della raccolta delle firme prescritte dalla legge, ma probabilmente le ragioni non sono solo queste. Dei motivi ha parlato Giorgio Cremaschi, già presidente del comitato centrale della Fiom e da poche settimane portavoce nazionale di Pap, in un'intervista pubblicata oggi da L'Antidiplomatico
"Abbiamo deciso - ha spiegato - di iniziare un tavolo di trattative dopo una votazione online dei nostri iscritti con alcune forze politiche di sinistra, tra cui DeMa di De Magistris, ma il tutto è saltato sui contenuti". In particolare, Pap avrebbe chiesto di "rompere" i trattati Ue (anche se non è chiaro quale soluzione giuridica si sarebbe dovuta adottare) per combattere con nettezza il neoliberismo, di opporsi alla Nato (e dire basta a una collocazione euroatlantica dell'Italia), ridurre le spese militari, di escludere ogni accordo con il Pd (anche) a livello regionale o comunale, nonché di perseguire un rinnovamento delle liste, "sia dal punto di vista del genere che delle persone", scegliendo candidature provenienti dai movimenti e dal mondo sociale (invece che dalla politica).
Queste richieste, stando alle parole di Cremaschi, sono state completamente rigettate da Sinistra italiana e da Diem25 ("si sono alzati dal tavolo per la sola nostra presenza, ci hanno definiti i 'sovranisti di sinistra'!"), mentre Rifondazione comunista si era detta teoricamente d'accordo (ma "ha fatto il pesce in barile, dicendoci che bisognava abbandonare quei punti per far confluire tutti. Noi non li abbiamo abbandonati e si è aperta una crisi del tavolo") e DeMa "aveva dato un ok di massima al primo punto". Il cammino verso una lista unica con la partecipazione di Potere al popolo si è inevitabilmente interrotto perché il Prc è rimasto sulle sue posizioni, preferendo lavorare alla lista del Partito della Sinistra europea ("lì ci sarà tutto e il contrario di tutto. Addirittura non daranno vincoli sul gruppo di cui far parte nel Parlamento europeo, pare per candidare dirigenti politici come Cofferati che poi non sceglieranno il Gue"), mentre il gruppo di De Magistris ha annunciato che il suo gruppo - legato al simbolo Uniti con De Magistris, depositato come marchio - non si sarebbe candidato, per la mancanza di tempo e di varie condizioni.
Sarebbe rimasta, a dire il vero, la possibilità per Potere al popolo! di una corsa solitaria alle europee, ma a impedirla ha provveduto - questa volta con certezza, per ammissione dello stesso Cremaschi - "lo sbarramento assurdo delle 180mila firme [in realtà 150mila, ndb] in pochi giorni da raccogliere (3 mila solo in Val D’Aosta e Molise)". Un numero di sottoscrizioni che di certo Pap non è in grado di raccogliere (al pari, probabilmente, di ogni altra forza politica: nel 2014 solo L'Altra Europa con Tsipras vi riuscì) e nemmeno di aggirare, sullo stile dei "furbetti sul modello Bonino-Tabacci, con il mercatino dei simboli". Nel denunciare il requisito della raccolta firme e gli istituti "che escludono dal voto e dalla rappresentanza le forze nuove" (comprese le soglie di sbarramento), Giorgio Cremaschi precisa che Potere al popolo! non darà indicazioni di voto in Italia "ma sosterremo in Francia France Insoumise, con la quale abbiamo rapporti e condividiamo il patto di Lisbona fra forze radicalmente antiliberiste", mentre correrà alle amministrative in vari comuni, tra i quali Livorno, Firenze, Cesena e Aversa. Il simbolo con la stella - quella che a Makkox faceva tanto venire voglia di chinotto San Pellegrino, non proprio no logo - non abbandonerà le schede, ma senza puntare a Bruxelles.

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