Si è chiuso domenica a Roma, all'Hotel Roma Aurelia Antica, il congresso straordinario (dal 29 al 31 marzo) del Partito socialista italiano, convocato dopo le dimissioni del segretario Riccardo Nencini (seguite, tra l'altro, a vari malumori interni seguiti alla diffusione della notizia del progetto di alleanza con la Lista Pannella per le elezioni europee).
Le candidature alla successione erano due, piuttosto giovani e oggettivamente non note ai non iscritti: quella di Luigi Iorio (mozione "Identità socialista per cambiare davvero", con Gian Franco Schietroma, Silvano Rometti ed Enrico Buemi tra i sostenitori), avvocato foggiano, fresco quarantenne, e quella di Enzo Maraio (mozione "Il domani è adesso", con adesioni di nomi di primo piano quali il segretario uscente Nencini, Carlo Vizzini, Pia Locatelli, Gennaio Acquaviva, Luigi Covatta, Ugo Intini e Mauro Del Bue), anch'egli quarantenne e consigliere regionale in Campania. Il voto dei delegati ha indicato come nuovo segretario proprio Maraio, al quale è stata delegata la scelta - rapida, ovviamente - delle alleanze per le elezioni europee.
Già, perché questo era il punto più delicato dell'assise congressuale, una questione che negli ultimi vent'anni (o nell'ultimo quarto di secolo, dopo la débacle del 1994) è sempre rimasta aperta in ogni formazione socialista, a prescindere dal nome: le istanze di chi continua a rivendicare la necessità di testimoniare l'identità socialista presentando candidature con nome e simbolo (dal 1998, per i socialisti del centrosinistra, è la rosa che fu del Pse), infatti, hanno dovuto fare i conti con le esigenze, più pragmatiche, dei dirigenti del partito che hanno la necessità di ottenere seggi nelle istituzioni e, più in generale, di coloro che non si accontentano di battaglie di testimonianza, ma vogliono incidere sulle decisioni della politica (locale o nazionale). Una questione di vita o di morte per il partito, spesso costretto, per la necessità "della sopravvivenza costante" e di fronte a problemi pratici, "a ridosso delle elezioni a fare scelte di cui magari ti penti o che non producono gli esiti sperati", come ha ricordato nel suo intervento Vincenzo Iacovissi, già segretario nazionale della Federazione giovani socialisti (esperienza cui entrambi i candidati alla segreteria erano profondamente legati) e membro della segreteria nazionale.
I candidati alla segreteria
Così, era naturale che nei tre giorni del congresso si finisse a parlare di collocazioni, alleanze, liste e ovviamente simboli: il tutto emerge ascoltando il dibattito congressuale, reso fruibile una volta di più grazie all'impegno di Radio Radicale che ha registrato e schedato i tre giorni di relazioni e interventi (benché si avvicini sempre di più la data in cui la convenzione con lo Stato terminerà e, con essa, anche i fondi pubblici per l'emittente).
Della questione dell'uso dell'emblema del Psi ha parlato per primo proprio Enzo Maraio, in apertura di congresso, ricordando che alle elezioni regionali in Basilicata il Psi - pur non avendo eletto consiglieri - ha sfiorato il 4%, in una consultazione in cui nel centrosinistra l'unico altro simbolo integrale era quello dei Verdi (mentre il Pd aveva ridotto al minimo il suo logo nella civica Comunità democratiche, non arrivata all'8%). Partendo dall'incapacità del Pd di essere vissuto come "il riferimento dell'intera sinistra", Maraio ha proposto un'alleanza europeista in dialogo con chi vuole costruire un progetto riformista per un'Italia libera e civile. Punto di passaggio sarebbe stata la lista Stati Uniti d'Europa, con la rosa nel pugno, da vedere solo come "primo approdo verso un'alleanza più grande", una "prima unione di soggetti simili verso una nuova unione allargata a partiti e movimenti laici, liberali, libertari, ambientalisti, democratici, che combattono per gli Stati Uniti d’Europa e per un’Italia europea"; ciò nell'attesa che il Pd, superate le sue crisi d'identità, diventi davvero "un nuovo e largo soggetto del riformismo italiano", che costruisca un'alternativa al binomio giallo-verde. Nel suo discorso, però, Maraio si è limitato a parlare di una "bella sinergia con i radicali di Maurizio Turco" (senza parlare del simbolo) e con Mdp, del dialogo con il Pd e del dialogo "doveroso" con +Europa (ma con inevitabili problemi legati alla sua collocazione nell'Alde e alla sua occasionale "tendenza isolazionista"); non ha parlato espressamente di un'alleanza col Pd alle europee, ma molti hanno letto così la sua posizione.
Diversa è stata la posizione di Luigi Iorio, tra coloro che avevano certamente avversato una corsa sotto le insegne della rosa nel pugno (perché era cambiato il contesto politico, sociale ed economico rispetto al 2006, anno in cui si costruì la lista per le elezioni politiche con la Lista Pannella e l'associazione Coscioni). Posto che ora quella proposta sembra finita nel dimenticatoio ("dal nulla è arrivata, nel nulla è scomparsa") e nella consapevolezza che una campagna elettorale solitaria, alle europee come altrove, non porterebbe risultati, Iorio ha messo in guardia anche da un'eventuale alleanza col Pd: "candidare i nostri compagni nella lista del Pd è donare sangue, una cosa inutile" perché nessuno verrebbe eletto, mentre il Psi ha bisogno di eletti. Per Iorio l'alternativa concreta era la candidatura di esponenti del Psi nelle liste di +Europa, verificando l'esistenza delle condizioni per questo (il prosieguo del dibattito avrebbe mostrato ben pochi spazi per questo scenario, per la posizione del partito di Della Vedova prima ancora che per i numeri usciti dal congresso).
Il dibattito interno
Tra gli interventi al congresso, Carlo Felici ha ringraziato Nencini per aver fatto sopravvivere "almeno il simbolo, la presenza socialista" in questi anni duri, ma ha aggiunto che occorre "un socialismo nuovo, adatto al XXI secolo ma con le radici antiche, un grande partito ecco socialista in cui convergano non solo i socialisti, ma anche quelli che hanno lasciato il socialismo", che "l'opera di un segretario è far crescere un partito, raccogliere quanti più consensi possibile" ("non possiamo chiamare il Psi con il prefisso telefonico di Roma"). Il ternano Federico Novelli ha invece invitato a "liberarsi dal complesso di avere sempre la testa rivolta al passato, prigionieri di un passato che non c'è più e ci impedisce anche di valutare con serenità e lucidità l'attualità", abbandonando "un certo dibattito identitario", senza smettere di custodire i valori con cui si è cresciuti: occorre fuggire da "tentativi velleitari", specie di presentazione di liste, impegnandosi invece a "gettare un primo mattone nella ricostruzione di un contenitore di una sinistra ormai devastata", di cui il progetto Stati Uniti d'Europa poteva essere un buon punto di partenza.
Per Silvano Rometti, consigliere regionale umbro Psi, la questione della collocazione alle elezioni europee era fondamentale, anche per dare una linea coerente tra livello nazionale e locale: "non possiamo più continuare a chiedere ai compagni a livello locale di presentare prima di tutto liste col simbolo del partito, in subordine liste socialiste e, se non ci sono le condizioni fare altre scelte, se poi a livello nazionale ci comportiamo in modo diverso, senza cogliere occasioni per cercare di rilanciare la nostra identità": lui si è dichiarato contrario a entrare "tutti dentro un listone del centrosinistra, che poi sarebbe il listone del Pd", perché il centrosinistra degli ultimi anni il socialismo più che aiutarlo lo ha negato; la soluzione, più che una corsa solitaria (avvincente ma velleitaria), potrebbe essere un'alleanza con +Europa o, volendo, anche con Articolo 1, ma comunque tangibile e visibile anche sul piano elettorale. Servirebbe, dunque, un'azione "di rilancio della comunità socialista", da fare "con coraggio e anche con sfrontatezza", come detto da Vincenzo Iacovissi.
Diversa l'idea del senese Giorgio Del Ciondolo, convinto che le alleanze elettorali alle europee vadano fatte "dalla parte giusta": se a livello locale il simbolo Psi viene presentato di rado e si preferiscono alleanze che nel sistema maggioritario consentono di non essere schiacciati e di avere più possibilità di eleggere rappresentanti, a livello europeo nell'Alde (partito cui aderisce +Europa) si può trovare solo un alleato post-voto contro i sovranisti, non certo una casa per i socialisti, altrimenti non si è credibili ("mentre il simbolo del Pd-Siamo Europei valorizza il Pse e, magari, può valorizzare anche il simbolo dei socialisti").
Se però si può parlare ancora di alleanze, è perché il partito è riuscito a sopravvivere pur nelle difficoltà: ne è convinto Mauro Del Bue, già parlamentare e attuale direttore dell'Avanti! on line. "Perché in un sistema politico che da un quarto di secolo non prevede più partiti identitari, dovrebbe esistere solo il Psi? In questi dieci anni abbiamo fatto esistere un Psi, sia pure in formato mignon, mentre non c'era più traccia degli altri partiti. Di tutto ciò che è stato fatto, gran parte del merito va attribuito a Riccardo Nencini", ha detto, prendendo atto degli esiti poco incisivi di coloro che avevano abbandonato il partito (gli ex deputati Marco Di Lello e Raffaele Di Gioia, non ricandidati dal Pd; Risorgimento socialista finito "in un aggregato prevalentemente comunista", cioè Potere al popolo!; i Socialisti in movimento, finiti in are Leu) e salutando con favore invece il ritorno di Bobo Craxi.
Vista la necessità di andare oltre i confini del "piccolo Psi" e di creare un'area più vasta, Del Bue ha sottolineato l'esigenza di non preoccuparsi in modo così stressanti "dei nostri piccoli risultati, ossessionati come siamo a gareggiare con un simbolo della scheda, come fosse un cavallo a Piazza di Siena", ricordando come il Partito radicale negli anni '60 e '70 avesse combattuto e vinto battaglie civili senza essere in Parlamento e senza correre alle elezioni (con citazione doverosa "del coraggio e della fantasia di Marco Pannella"). E, per restare in tema, Del Bue è stato tra i pochi a citare espressamente la vicenda del progetto Stati Uniti d'Europa, chiedendo ironicamente scusa di aver pensato che con l'impegno del Psi e della Lista Pannella potesse tornare sulle schede la rosa nel pugno, "il simbolo che consentì ai socialisti di ottenere il migliore risultato elettorale di questi ultimi venticinque anni"; e se l'offerta di +Europa ha il problema di essere legata a una "casa politica" diversa rispetto a quella storica del Psi, il Pd di Zingaretti appare ancora un popolo "di ex comunisti ed ex democristiani, il compromesso storico bonsai", che invece ha bisogno dei socialisti e delle sue figure storiche "per non essere in contraddizione con se stesso, per avere un' anima".
Tra l'ideale e il pragmatico si è collocato il discorso di Pia Locatelli, presidente onoraria dell'Internazionale socialista donne ed ex deputata. Posta la necessità di convincere il maggior numero di persone a votare e a scegliere un partito non antieuropeo, lei ha sottolineato l'esigenza di partecipare alle europee "con una lista che metta al centro del suo programma politiche per riaffermare il modello sociale europeo davvero unico nel mondo", che voglia davvero costruire il progetto per gli Stati Uniti d'Europa (di Ernesto Rossi, Altieri Spinelli, ma anche del socialista Eugenio Colorni), che tenga presente l'appartenenza del Psi al socialismo europeo e sostenga il candidato alla presidenza della Commissione Franz Timmermans. La lista Stati Uniti d'Europa pareva essere l'approdo naturale di questo disegno; anche le liste aperte del Pd, tuttavia, finivano per esaudire quei quattro requisiti.
Non proprio di queste idee è apparso Gian Franco Schietroma, che sei mesi fa aveva lasciato l'incarico di coordinatore della segreteria nazionale del Psi "per dare una scossa positiva al partito". Per lui la presenza di candidati del Psi nelle liste Pd - Siamo Europei non serve a nessuna delle due parti e "non favorisce un'articolazione plurale del centrosinistra", oltre a non dare alcuna possibilità di eleggere anche solo un eurodeputato. D'altra parte, sarebbe velleitaria secondo Schietroma l'ipotesi della lista Stati Uniti d'Europa, non avendo la possibilità di raggiungere il 4% e non rimarcando l'identità socialista (il segno della rosa nel pugno, che i socialisti italiani avrebbero desiderato negli anni '70-'80, non dev'essere stato ritenuto abbastanza identitario). Per il dirigente socialista di Frosinone - già segretario del Psdi - le alternative sono solo due: se si vuole rimarcare con forza l'identità socialista al di là del risultato finale, occorre presentare il simbolo del Psi "che per noi costituisce sempre la strada maestra"; se invece si punta piuttosto a eleggere almeno un europarlamentare, si deve fare un accordo elettorale con +Europa, cui Della Vedova e gli altri vertici del partito sarebbero disponibili (benché, presentando il progetto di Stati Uniti d'Europa, si sia compiuto "un atto di ostilità" verso la stessa +Europa) e che non sarebbe scandaloso perché Alde e Pse "saranno uniti nella lotta contro i populisti e i sovranisti".
Gli ospiti
L'idea di una casa comune dei riformisti sotto le insegne del socialismo europeo è stata espressa dal segretario del Partito democratico Nicola Zingaretti, intervenuto al congresso per proporre una "necessaria nuova unità delle forze" di centrosinistra (in uno schema che sembra tornato a tendenza bipolare) da attuare sia alle amministrative, sia alle elezioni europee: in quel quadro si colloca la lista unitaria tra Pd e Siamo Europei di Carlo Calenda, con il simbolo del Pse ma "da allargare anche ad altre culture che vogliono e possono permetterci di salvare l'Italia e la democrazia". Una proposta di alleanza o comunque di corsa sotto le insegne della lista comune, dunque.
Qualcosa di diverso, ma comunque di rilevante, è stato proposto da Benedetto Della Vedova, convinto che su temi legati ai diritti, alla difesa, alle politiche sociali +Europa e i socialisti si ritroveranno "con accenti un po' più progressisti o un po' più liberali". Il fresco segretario di +Europa ha rivendicato la scelta di una corsa autonoma alle europee, al di fuori della lista europeista a trazione Pd-Siamo Europei, per "costituire una piattaforma politico-elettorale liberal-progressista" saldamente incardinata nell'Alde (che però Della Vedova vorrebbe superare in fretta, pensando a un'alleanza più forte con il partito di Macron e altri soggetti), ma aperta ad altre forze, come avrebbe dimostrato l'accordo con Italia in Comune e il confronto tuttora aperto con altre forze. Alla fine l'ex sottosegretario ha ribadito il proposito di "marciare divisi per poi meglio colpire uniti", ma non chiudendo a collaborazioni o ad altri accordi che diano spazio in nome "dell'autonomia, del coraggio", senza dover arrivare per forza ad amalgamarsi. Non è proprio un'offerta di alleanza (al più, l'offerta è "ermetica", per dirla con Del Bue), ma nemmeno una porta in faccia.
Qualcosa di diverso, ma comunque di rilevante, è stato proposto da Benedetto Della Vedova, convinto che su temi legati ai diritti, alla difesa, alle politiche sociali +Europa e i socialisti si ritroveranno "con accenti un po' più progressisti o un po' più liberali". Il fresco segretario di +Europa ha rivendicato la scelta di una corsa autonoma alle europee, al di fuori della lista europeista a trazione Pd-Siamo Europei, per "costituire una piattaforma politico-elettorale liberal-progressista" saldamente incardinata nell'Alde (che però Della Vedova vorrebbe superare in fretta, pensando a un'alleanza più forte con il partito di Macron e altri soggetti), ma aperta ad altre forze, come avrebbe dimostrato l'accordo con Italia in Comune e il confronto tuttora aperto con altre forze. Alla fine l'ex sottosegretario ha ribadito il proposito di "marciare divisi per poi meglio colpire uniti", ma non chiudendo a collaborazioni o ad altri accordi che diano spazio in nome "dell'autonomia, del coraggio", senza dover arrivare per forza ad amalgamarsi. Non è proprio un'offerta di alleanza (al più, l'offerta è "ermetica", per dirla con Del Bue), ma nemmeno una porta in faccia.
Inevitabilmente di segno diverso è stato il discorso di Maurizio Turco, coordinatore del Partito radicale nonviolento transnazionale transpartito, nonché legale rappresentante della Lista Marco Pannella, che con Nencini aveva costituito l'associazione (e potenziale lista) Stati Uniti d'Europa. Non poteva non rimarcare che, nel discorso di Nicola Zingaretti, "gli Stati Uniti d' Europa sono una prospettiva, una cosa che non verrà mai, una grande idea che non si realizzerà mai", qualcosa che appare in contrasto insanabile con il progetto sostenuto dalla mozione che ha vinto il congresso; lo stesso Pd, del resto, è individuato come maggior responsabile dell'inserimento delle soglie di sbarramento (al 3% alle politiche e al 4% alle europee) che hanno drasticamente ridotto o annullato la rappresentanza socialista nelle Camere o a Bruxelles; a livello europeo, poi, ha rimarcato che la collocazione della lista nell'alveo del Pse sarebbe stata naturale "perché sia il Ppe sia l'Alde non sono in grado di concepire l'idea di avere all'interno del loro raggruppamento, sebbene in un solo Paese membro, una lista con scritto Stati Uniti d'Europa". Turco ha infine invitato il Psi a "riprendere il filo di quelle lotte contro tanti totalitarismi di qualsiasi colore che abbiamo condotto insieme", cercando i punti di contatto più che quelli di divisione e rimettendo al centro della riflessione politica, tra l'altro, la transizione verso lo Stato di diritto e il recupero di un'informazione pubblica autentica e non oscurantista.
L'invito a tutti coloro che si riconoscono nel socialismo europeo a una battaglia comune e a ricompattarsi è venuto anche da Arturo Scotto, vicesegretario di Articolo 1: un progetto da perseguire alle europee (ma non spiega come o sotto quali insegne) e anche, per quanto possibile, alle amministrative.
In summa...
Per chi ha partecipato alla tre-giorni romana, il congresso straordinario del Psi è apparso una sede di dialogo viva ed effervescente, che ha mostrato reale volontà di rilanciare il partito e una ritrovata vitalità: ciò è emerso dalla sfida tra due candidati quarantenni e dall'elezione alla segreteria di Enzo Maraio, giustamente definito come il più titolato tra i giovani del Psi. Ora toccherà a lui e alle persone che vorrà intorno a sé sciogliere il nodo delle alleanze in vista delle elezioni europee.
Non sarà affatto una partita semplice, visto che i giorni a disposizione sono pochissimi (e probabilmente, all'uscita di questo articolo, una decisione sarà già stata presa, anche se verosimilmente non sarà ancora stata resa nota). Certo, se non si sceglierà di presentare le liste di Stati Uniti d'Europa, sarà interessante vedere se qualcuno presenterà comunque il simbolo con la rosa nel pugno, per renderla nuovamente visibile e magari evitare che qualcun altro se ne voglia appropriare. Tempo pochi giorni e lo si saprà.
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