A tutti sarà nota la massima in base alla quale "quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito". Eppure a volte anche i dettagli, vicini e accidentali, sono importanti e non sfuggono di certo a varie categorie di persone, compresi i #drogatidipolitica.
In queste settimane, per esempio, uno dei personaggi più discussi è Armando Siri, sottosegretario alle infrastrutture e ai trasporti ma assai più rilevante sui media per le sue tesi in economia (si pensi in particolare alla flat tax), per le vicende giudiziarie che lo hanno coinvolto e per le polemiche politiche che lo stanno investendo. Ebbene, ogni #politicsaddicted che si rispetti non trascura tutto questo, ma non può non restare colpito dal fatto che tra i contributi filmati che i telegiornali ripropongono a ripetizione ce n'è almeno uno che pone alle spalle del parlamentare e sottosegretario un manifesto in cui spicca non il simbolo della Lega, con cui è stato eletto senatore, ma quello di un'altra formazione politica. Si tratta del Partito Italia Nuova, in acronimo Pin, che proprio Siri ha fondato tra la fine del 2010 e l'inizio del 2011.
L'Italia immaginata da Siri - giornalista, già redattore per Mediaset e autore televisivo - aveva i colori nazionali ben noti da catch all party, ma il tricolore era conformato come una serratura: non a caso il motto scelto era "tu sei la chiave". Avrebbe voluto candidarsi a sindaco di Milano nel 2011, ma sul manifesto delle candidature non se ne trovò traccia; riuscì invece a presentarsi l'anno successivo come aspirante primo cittadino di Genova, sostenuto appunto solo dal Pin (raccolse 1647 voti, pari allo 0,62%). Quei numeri non scoraggiarono Siri e lui portò avanti il suo progetto politico: nel 2013 fece arrivare il simbolo del Partito Italia Nuova nelle bacheche del Viminale (anche se fu dichiarato senza effetti, visto che probabilmente non furono indicati i delegati al deposito delle liste) e continuò a operare, almeno fino a quando a guidare la Lega Nord arrivò Matteo Salvini. Da allora, infatti, iniziò a collaborare strettamente con lui, fino alla candidatura alle ultime elezioni politiche: da quel momento, il simbolo del Pin ha avuto assai meno visibilità.
Eppure come dimenticare il "chi siamo", inserito da Siri nel sito del Pin:
Siamo donne e uomini, giovani e vecchi, maschi e femmine.
Siamo persone. Ciascuna con una propria coscienza, ciascuno con i propri valori, le proprie fedi, i propri principi, una personale visione della vita, ciascuno con i propri desideri, le proprie aspirazioni.
Ci accomuna la volontà di realizzare un modello di convivenza sociale in cui l’individuo cittadino sia il centro dell’attività dello Stato.
In cui ognuno possa riconoscersi nell'organizzazione sociale e pubblica alla quale appartiene con orgoglio e soddisfacimento.
Ci accomuna la volontà di realizzare questo progetto e sappiamo di potercela fare perché potremo contare su di te, su ciascuno che come te in cuor suo desidera una società capace di mettere le persone al centro della propria missione.
Una condizione fondamentale per l'esistenza e la sopravvivenza stessa di qualunque società organizzata.
Una società da realizzare su un progetto che abbiamo scritto provando a dare voce ad un sentimento che da troppo tempo è soffocato dentro ciascuno,ma che di giorno in giorno chiede sempre con maggiore intensità di essere ascoltato.
Siamo convinti che l’Italia, come molti paesi occidentali, sia giunta ad un bivio. Ad una scelta determinante per l’avvenire.
Siamo convinti che il nostro attuale sistema istituzionale non sia più in grado di fornirci risposte adeguate. Che gli attuali rappresentanti negli organi costituzionali del paese non siano nelle condizioni di poter gestire e risolvere la profonda crisi economica e sociale che l’Italia assieme ad altri grandi nazioni occidentali sta attraversando. Che essi non abbiamo progetti validi, chiari e convincenti, ma siano impegnati unicamente in scontri e polemiche tra di loro e fine a se stessi.
Siamo donne e uomini cittadini italiani che in considerazione di tutto questo hanno deciso di volere un'Italia Nuova.
Un'Italia nuova che, secondo Siri, doveva necessariamente passare attraverso una nuova Costituzione, il cui primo articolo poteva recitare: "Lo Stato ha come fine quello di creare le condizioni migliori affinché l'individuo possa esprimersi nella società, secondo i propri desideri. L’individuo cittadino è libero di autodeterminarsi secondo i propri convincimenti e la propria coscienza e si assume la piena responsabilità delle azioni od omissioni compiute nell'esercizio di tale prerogativa. Ogni scelta dell’individuo che non sia in contrasto con la libertà altrui è personale e non può essere materia di competenza dello Stato". Individuo al centro, insomma, dimensione collettiva mai superiore a quella privata (altrove si legge "Nessuna organizzazione, associazione, gruppo o collettivo può fare valere diritti o prerogative superiori al singolo individuo cittadino") e, soprattutto, Stato minimo e non interventista.
Ma cos'aveva di male la Carta tuttora in vigore? "La società nata dalla 'sovranità limitata' del popolo in favore della democrazia rappresentativa, del Parlamento, delle Assemblee, dei Consigli, dei Partiti, dei Gruppi - scriveva Siri nel sito del Pin - ha deluso le aspettative, è degenerata in un sistema incontrollato di burocrazia che ha invaso come una metastasi tutto il sistema Paese". Non bastavano, insomma, disposizioni scritte per realizzare davvero l'uguaglianza di tutti: "Nessuno è uguale ad un altro, ma tutti siamo diversi l'uno dall'altro". Sarebbe servito altro: "Ci siamo accorti che invece di stabilire principi per cui tutti abbiamo diritto a qualcosa, avremo bisogno di una società che concedesse a tutti le opportunità di realizzare ciò che desideriamo, senza pretendersi l'incarico di garantire il risultato per ognuno. Avremmo bisogno di maggiore lealtà e franchezza. Gli sprechi, i costi eccessivi della democrazia rappresentativa, la mancanza di decisioni e riferimenti, il concetto della solidarietà passiva hanno minato le fondamenta dell’intero Paese che rischia di implodere su stesso da un momento all'altro". Serviva dunque "un nuovo modello fiscale, un nuovo modello di Stato e di convivenza sociale", che avrebbe dovuto cambiare tutto il sistema.
Ma cos'aveva di male la Carta tuttora in vigore? "La società nata dalla 'sovranità limitata' del popolo in favore della democrazia rappresentativa, del Parlamento, delle Assemblee, dei Consigli, dei Partiti, dei Gruppi - scriveva Siri nel sito del Pin - ha deluso le aspettative, è degenerata in un sistema incontrollato di burocrazia che ha invaso come una metastasi tutto il sistema Paese". Non bastavano, insomma, disposizioni scritte per realizzare davvero l'uguaglianza di tutti: "Nessuno è uguale ad un altro, ma tutti siamo diversi l'uno dall'altro". Sarebbe servito altro: "Ci siamo accorti che invece di stabilire principi per cui tutti abbiamo diritto a qualcosa, avremo bisogno di una società che concedesse a tutti le opportunità di realizzare ciò che desideriamo, senza pretendersi l'incarico di garantire il risultato per ognuno. Avremmo bisogno di maggiore lealtà e franchezza. Gli sprechi, i costi eccessivi della democrazia rappresentativa, la mancanza di decisioni e riferimenti, il concetto della solidarietà passiva hanno minato le fondamenta dell’intero Paese che rischia di implodere su stesso da un momento all'altro". Serviva dunque "un nuovo modello fiscale, un nuovo modello di Stato e di convivenza sociale", che avrebbe dovuto cambiare tutto il sistema.
Non è dato sapere quanto del suo progetto, del suoi "Principi di Fondazione della Nuova Italia" Siri abbia conservato nel suo agire attuale (magari ritenendo che attraverso la Lega sia possibile portare avanti il disegno originario). Certo è che un simbolo, anche se messo da parte, può rispuntare quando meno lo si immagina: così, se nel bel mezzo della bufera su un personaggio politico, qualcuno riesuma immagini in cui compare l'emblema di cui il personaggio è stato il demiurgo, la cosa non può passare inosservata. E, statene certi, i veri #drogatidipolitica se ne accorgeranno, sempre.
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