mercoledì 10 aprile 2019

#Perimolti, scegliere il simbolo per un partito di sinistra

AGGIORNAMENTO 13 aprile 2019: All'evento organizzato oggi a Firenze - e tenutosi questa mattina al cinema teatro Odeon - è stato presentato il nome e il simbolo più votato nella consultazione online tra gli iscritti alla piattaforma predisposta da #Perimolti. Si tratta del logo è Viva, presentato al pubblico convenuto a Firenze da Ilaria Fiori, di cui di seguito si riporta il discorso. Il colore di certo è inequivoco; per qualcuno la parola "viva" sembra il tracciato di un elettrocardiogramma ("Ma quale migliore dimostrazione del nostro essere vivi?", si è chiesta Bruna Dini durante l'evento, cui sono intervenuti, tra gli altri, Laforgia, Pastorino e, in collegamento, Yanis Varoufakis), di certo è qualcosa di sottile e comunque visibile. L'idea del concetto di vita di quell'area politica - un obiettivo minimo, un sogno, una speranza - è prevalsa su eventuali dubbi di comunicazione (forse non sarà semplice per i giornalisti dire o scrivere "rappresentante / consigliere / parlamentare di è Viva"). La scelta, in ogni caso, è stata fatta e le parole di Fiori spiegano come:  
Abbiamo sentito l'esigenza di ritrovarci in un percorso che fosse davvero l'elaborazione collettiva di un progetto, di un'idea, di un sogno, di un'ambizione; abbiamo sentito forte la necessità di ritrovarci in un progetto che vedesse nel pluralismo una grande risorsa e nella contaminazione un valore fondante. Ci è sembrata una grande occasione il poter adottare questi criteri sin dalla scelta del simbolo, per presentarlo come la voce e il contributo di tanti. Ci siamo avvalsi di una società di comunicazione perché tradurre un progetto, tante idee, un sogno, un'ambizione in pochi segni grafici è un lavoro complesso, che richiede il contributo di professionisti che sappiano sintetizzare tante idee in un solo messaggio; a loro volta, però, i professionisti cui l'associazione #perimolti ha conferito l'incarico si sono avvalsi del contributo di tantissime persone che hanno aderito a un appello di partecipazione attraverso l'iscrizione alla piattaforma aperta sul sito Ilmiopartito.com. In tantissimi hanno compilato il questionario, dato la loro opinione sulle parole che ritenevano più evocative, rappresentative, importanti, come pure sui colori e sul messaggio; sono arrivati così tanti contributi, idee e progetti che tradurli in un unico messaggio grafico ci è parsa un'impresa titanica. La società che con noi ha elaborato questo percorso in effetti ci aveva proposto una quantità infinita di idee, che toccavano mille tra sensibilità, sentimenti, idee e valori; potevamo, come in altri momenti, lasciarci prendere dalla "paralisi da troppa analisi" o sentirci dire che c'erano troppi nodi politici da sciogliere, ma abbiamo deciso di essere rivoluzionari: abbiamo fatto un lavoro di sintesi, mediazione e costruzione e lo abbiamo fatto rimettendo la scelta finale di nuovo a tutti coloro che sin dall'inizio avevano partecipato. Questo simbolo è risultato la sintesi di tutto il lavoro fatto: ne sono davvero molto felice e lo trovo estremamente evocativo di tutto il nostro percorso. Quando si richiama la vita in un progetto, in un movimento che sta nascendo si richiama prima di tutto un'idea di futuro, del Paese, dell'Europa, di tutti noi. Richiama un'espressione di gioia, di partecipazione: quando ci si sente a casa, ci si sente di stare dalla parte giusta, di fare la cosa giusta, il sentimento che dobbiamo provare è di gioia, di giubilo. Oggi la giornata è bella, oggi la giornata è Viva. 
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Si può aprire un sondaggio per decidere il simbolo di un nuovo soggetto politico giusto all'indomani della scadenza del termine per il deposito dei contrassegni delle elezioni (in questo caso) europee? Sì, se si vuol chiarire che non si ha la minima intenzione di partecipare a quella consultazione elettorale, almeno dal punto di vista dell'elettorato passivo, quello delle candidature. Sembra proprio il caso di #Perimolti, progetto politico dal nome più che provvisorio, nato dall'esperienza di Liberi e Uguali e in particolare dei suoi comitati, dunque delle strutture di base che hanno continuato a riunirsi nel corso dei mesi e un partito vero - e non un cartello di eletti - avrebbero voluto averlo (al punto tale da cercare una via per "liberare" il simbolo dai vincoli posti dai leader dei rispettivi partiti fondatori). 
Assieme agli "autoconvocati" di Leu si sono mossi i parlamentari - eletti ovviamente con Leu - Francesco Laforgia e Luca Pastorino: tutti insieme hanno pensato di lanciare appunto #Perimolti, come iniziativa politica che ha preso il suo nome temporaneo dal motto scelto da Pietro Grasso in campagna elettorale. "Avremmo voluto fare di Liberi e Uguali un partito - si legge nel sito www.ilmiopartito.com - e crediamo che le ragioni di fondo di quel progetto siano ancora tutte valide. Questo paese ha bisogno di una sinistra unita, di un partito che riprenda l’idea che un altro mondo è possibile e intraprenda una lotta serrata alle diseguaglianze,mettendo al centro e tenendo insieme la questione del lavoro e quella ambientale: un Green New Deal per l’Italia e l’Europa". L'idea è di dare luogo a "un partito rete, con una fase costituente aperta a tutti a prescindere da altre appartenenze, che stia sopra le piccole casette politiche per costruirne una più grande e inclusiva, perché la sinistra non può ridursi a un equilibrio fra gruppi dirigenti. Un partito che non viva solo in funzione di alleanze e appuntamenti elettorali. Costruiamolo insieme".
L'idea di avere costituito un'associazione politico-culturale - la cui sede tra l'altro risulta essere sul sito in Via Sant’Andrea delle Fratte 38/A, non lontano dal civico 16 che corrisponde alla sede del Pd - può lasciare perplessi molti, soprattutto perché l'idea di andare "verso un partito. Di sinistra" può far andare il pensiero a vari precedenti - elettorali e non - poco felici, che dopo una prima fase di corsa unitaria si sono sbriciolati in pezzi ancora più piccoli rispetto a quelli noti in precedenza. Chi però ha visto fallire Leu per "implosione" non ha perso la speranza di costruire davvero - nel lungo periodo - un soggetto unitario, riconosciuto da tutte le forze della sinistra. 
Al momento, peraltro, c'è una questione di "etichetta" da risolvere, nel senso che la scelta di denominazione e simbolo è stata affidata alla Rete. "Contano le idee. Ma intanto diamo loro un nome", scrive Laforgia sulla sua pagina Facebook, nell'invitare i suoi sostenitori a votare tra le tre alternative offerte agli elettori. Alternative che riguardano il nome, ma anche il simbolo, poiché la denominazione è l'ingrediente fondamentale dell'emblema. Le tre ipotesi vengono riportate al di sotto di questo testo, unendo la grafica alla spiegazione proposta dal sito: si potrà votare fino alla mezzanotte di venerdì 12 e sabato 13 aprile al teatro Odeon di Firenze sarà presentato il nuovo progetto politico, che intende muoversi in sintonia con Diem25, legato a Yanis Varoufakis


èVIVA

"È viva, evviva! Un nome che nasce dalla parola chiave 'viva' arricchendola di nuovi significati. Si pronuncia come fosse un «evviva» ma funziona molto bene anche come risposta a chi si chiede che fine abbia fatto la sinistra. Una risposta vigorosa a tutti coloro che non si danno per vinti e sentono una profonda passione verso un nuovo progetto politico di una sinistra europea."
Il fondo rosso è lo stesso di Leu, la V non sa essere costretta all'interno del cerchio per cui sfugge verso l'alto; a completare la grafica ci sono le rondini (un po' sparse) e la dicitura di Primavera Europea, visto il legame con Diem25. Nella speranza che sia sufficiente proclamarsi vivi per continuare a esserlo (e possibilmente in buone condizioni).




IN PIEDI

"In inglese 'credere in qualcosa' si dice to stand for. L’alzarsi in piedi descrive una reazione, davanti alle ingiustizie e alle disuguaglianze. Un moto interiore di passione, a fronte del quale è impossibile restare seduti. D’altra parte, alzarsi in piedi è anche un segno di rispetto. Con questo nome vogliamo dire che crediamo nella sinistra, siamo mossi da un ideale profondamente radicato in noi e abbiamo rispetto per la storia di quell'idea, senza la quale non si costruisce il futuro." 
In un certo senso, si tratta di un emblema speculare rispetto al precedente: anche qui una lettera sfugge al limite del cerchio, ma in questo caso è la P che punta in basso; a bilanciarla, a suo modo, provvede la I finale di "Piedi" che si trasforma in freccia per evocare il concetto di standing for e del puntare in alto; dello stesso segno è l'inserimento della frase "Un futuro in cui credere". Anche qui c'è la Primavera europea, nella sua versione inglese; il colore di fondo era uno di quelli originali delle rondini di Varoufakis.


PLUS

"'Plus' allude a qualcosa in più, ma anche al concetto matematico di 'somma'. La somma di ciascuno di noi può dare vita a una battaglia, i cui obiettivi sono fissati nell'acronimo. Il programma politico di questo nuovo soggetto politico include i temi della pluralità, dei diritti civili, sociali e della sostenibilità."
Senza timore di essere accusato di partigianeria, dico senza difficoltà che questa delle tre appare la proposta migliore, la più leggibile e - soprattutto - con un nome effettivamente spendibile. Il rosso è di nuovo quello di Leu, il verdino richiama - senza esserlo - il colore della bandiera italiana; il riferimento a Primavera Europea appare equilibrato e la freccia che punta in alto comunica meglio rispetto al segno del + (che avrebbe in qualche modo richiamato Possibile); l'acronimo suona bene e gli aggettivi del nome integrale convincono. Anche se la scelta della denominazione non basta purtroppo a garantire che il partito sarà davvero così. 

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