Se ieri gli occhi dei più erano puntati sul cinema Adriano a Roma, luogo in cui si è svolta la prima presentazione di Italia Viva (mentre alle 18 Matteo Renzi rivelava online la terna di potenziali simboli del nuovo partito), meritavano una certa attenzione anche le due assemblee che si sono svolte in mattinata, quasi contemporaneamente, per discutere (e decidere) del futuro della Democrazia cristiana.
La presenza maggiore si è registrata all'assemblea costituente convocata per le 9.30 in via dei Quattro Cantoni, alla quale erano invitati a partecipare tutti (e solo) coloro che erano in grado di comprovare la loro iscrizione al partito nel 1993, anno dell'ultimo tesseramento valido. Come si è ricordato alcune settimane fa, la riunione è stata "autoconvocata" dal presidente dell'associazione degli iscritti Dc del 1993, Raffaele Cerenza, in nome e per conto della totalità dei soci: dal momento che l'assemblea dei soci di fatto sarebbe il solo organo rimasto della Dc (essendo certamente scadute tutte le cariche), essa finirebbe per rappresentare il partito e, proprio in mancanza di altri organi e responsabili, avrebbe pure titolo per autoconvocarsi a norma dell'articolo 20 del codice civile. All'assemblea hanno partecipato oltre duecento persone, che si sono avvicendate nell'arco della mattinata.
In quella sede i presenti hanno provveduto innanzitutto all'elezione del segretario politico e del segretario amministrativo della Dc. Per la prima carica è stato designato Franco De Simoni, che finora dell'associazione degli iscritti Dc del 1993 è stato il vicepresidente; il secondo ruolo sarà ricoperto da Raffaele Cerenza, che in questo modo sarà il legale rappresentante e dunque continuerà a seguire tutte le questioni giuridiche del percorso.
In quella sede i presenti hanno provveduto innanzitutto all'elezione del segretario politico e del segretario amministrativo della Dc. Per la prima carica è stato designato Franco De Simoni, che finora dell'associazione degli iscritti Dc del 1993 è stato il vicepresidente; il secondo ruolo sarà ricoperto da Raffaele Cerenza, che in questo modo sarà il legale rappresentante e dunque continuerà a seguire tutte le questioni giuridiche del percorso.
Nell'assemblea sono poi stati nominati i coordinatori regionali e di zona, che faranno riferimento al responsabile organizzativo nazionale Antonio Ciccarelli. Le figure locali individuate sono Armando Lizzi (Abruzzo), Giuseppe Cracò (Sicilia), Luigia Perillo (Basilicata), Marina Assandri (Lombardia), Francesco Palagiano (Puglia), Felice Spera (Campania), Lidia Modica (Liguria), Alessio Caprao (Sardegna), Alessandro Bordon (Friuli Venezia Giulia), Giovanni Sgrò (Calabria), Vincenzo Feola (Umbria), Ludovico Fierdimonti (Piemonte), Euro Errani (Emilia Romagna), Anacleto Scortichini (Marche), Carmelo Durante (Molise), Maria Bianchi (Toscana), FilippoTtrazky (Valle d'Aosta), Teresa Zimmerna (Trentino Alto Adige), Francesco Furlan (Veneto), Gaetano Tropeano (Lazio), nonché Nino Cofini e Antonio Di Stefano per la zona di Roma. Si è contestualmente provveduto anche a nominare i responsabili dei vari uffici e dipartimenti tematici, che saranno resi noti successivamente.
Al di là delle nomine, c'è stato lo spazio anche per discutere su come impostare l'attività futura. Come priorità, si è individuata la necessità di riottenere la disponibilità del simbolo dello scudo crociato, come presupposto per qualunque azione politica o elettorale: nelle prossime settimane, dunque, si studieranno le strade più opportune per tendere a questo risultato. Nel frattempo verrà aperto il tesseramento, a cura dei coordinatori regionali: spetterà a loro individuare altri iscritti del 1993, cui per primi si rivolge il progetto politico, come pure altre persone interessate che vogliano partecipare. L'obiettivo, ovviamente, è la celebrazione di un congresso, anche se è prematuro immaginare la data: "Molto dipenderà ovviamente da come andrà il tesseramento - spiega Cerenza - ma penso che l'anno prossimo i tempi possano essere maturi, anche per coinvolgere buona parte dei nuovi iscritti, visto che lo statuto della Dc richiede che siano trascorsi sei mesi dall'iscrizione perché i nuovi soci possano esercitare pienamente i loro diritti".
* * *
Quasi contemporaneamente a questa riunione, come si diceva, se n'è svolta un'altra, "convocata" materialmente per le 10 in via XX settembre da Nino Luciani: lui precisa di essere stato "incaricato ad attuare la convocazione" di Gianni Fontana: questi il 26 febbraio 2017 all'hotel Ergife era stato eletto presidente della Democrazia cristiana dall'assemblea dei soci la cui convocazione era stata disposta dal Tribunale di Roma (anche se nel frattempo nel 2018 si era svolto il XIX congresso Dc, a seguito del quale Fontana era diventato presidente del consiglio nazionale, incarico che aveva peraltro lasciato prima dell'incarico a Luciani).
A questo secondo appuntamento, convocato dopo svariate lamentele e accuse di nullità del congresso del 2018, avrebbe partecipato (a quanto si apprende) qualche decina di persone (che rappresentavano anche altri associati per delega); nei giorni scorsi, peraltro, l'ufficio politico della Dc aveva provveduto a diffidare Luciani e a deferirlo ai probiviri del partito sostenendo che non aveva alcun titolo per convocare l'assemblea (affine a quella che si era riunita all'Ergife nel 2017) e Renato Grassi, eletto segretario al congresso del 2018, aveva invitato a "non attardarsi in misere dispute pseudogiuridiche, motivate dal livore o dall'insoddisfazione di alcuni, ma concorrere tutti pur con idee e proposte diversificate alla costruzione del progetto politico del Partito".
In ogni caso, a questa seconda riunione si è parlato appunto dei lamentati vizi dell'assise e la maggioranza dei presenti si sarebbe espressa a favore della ripetizione del congresso (con la necessità probabilmente di emettere una nuova convocazione della stessa assemblea). Sarebbe però stata approvata anche una mozione particolare, proposta da Pellegrino Leo, che invitava il gruppo a evitare nuove liti e a perseguire l'unità in nome della possibilità di ridare concretezza politica alla Dc assieme a tutti coloro che ci stanno, a partire dall'Udc che potrebbe mettere a disposizione il simbolo il cui uso è stato finora protetto in sede elettorale.
Nelle ultime settimane, in effetti, si è parlato più volte dell'interesse dell'Udc a mettere in campo una proposta di stampo democratico cristiano più ampia, unendo le forze dei vari soggetti interessati. Sembra andare in questa direzione un appello lanciato il 5 ottobre a Venezia, diffuso da Ettore Bonalberti dell'Associazione liberi e forti (e membro della direzione nazionale della Dc-Grassi), per ora firmato da Giuseppe Gargani e Renato Grassi della Dc, da Mario Tassone del Nuovo Cdu, da Lorenzo Cesa dell'Udc e da Gianfranco Rotondi (eletto in Forza Italia e presidente della Fondazione Democrazia cristiana). Lo si riporta di seguito, anche per il rilievo che potrebbe acquistare dopo la partecipazione del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, prevista per domani, all'apertura delle celebrazioni del centenario della nascita di Fiorentino Sullo (cui era intitolata la fondazione guidata da Rotondi fino a pochi mesi fa) ad Avellino. Nell'appello, tra l'altro, si parla dell'opportunità di dare luogo a una federazione di centro cui le varie realtà possano partecipare e che, alla prima riunione dei rappresentanti, si dia a maggioranza qualificata un simbolo elaborato a partire dalle proposte mese sul tavolo e nel quale tutti possano riconoscersi. Che lo scudo crociato sia il primo candidato?
* * *
Quasi contemporaneamente a questa riunione, come si diceva, se n'è svolta un'altra, "convocata" materialmente per le 10 in via XX settembre da Nino Luciani: lui precisa di essere stato "incaricato ad attuare la convocazione" di Gianni Fontana: questi il 26 febbraio 2017 all'hotel Ergife era stato eletto presidente della Democrazia cristiana dall'assemblea dei soci la cui convocazione era stata disposta dal Tribunale di Roma (anche se nel frattempo nel 2018 si era svolto il XIX congresso Dc, a seguito del quale Fontana era diventato presidente del consiglio nazionale, incarico che aveva peraltro lasciato prima dell'incarico a Luciani).
A questo secondo appuntamento, convocato dopo svariate lamentele e accuse di nullità del congresso del 2018, avrebbe partecipato (a quanto si apprende) qualche decina di persone (che rappresentavano anche altri associati per delega); nei giorni scorsi, peraltro, l'ufficio politico della Dc aveva provveduto a diffidare Luciani e a deferirlo ai probiviri del partito sostenendo che non aveva alcun titolo per convocare l'assemblea (affine a quella che si era riunita all'Ergife nel 2017) e Renato Grassi, eletto segretario al congresso del 2018, aveva invitato a "non attardarsi in misere dispute pseudogiuridiche, motivate dal livore o dall'insoddisfazione di alcuni, ma concorrere tutti pur con idee e proposte diversificate alla costruzione del progetto politico del Partito".
In ogni caso, a questa seconda riunione si è parlato appunto dei lamentati vizi dell'assise e la maggioranza dei presenti si sarebbe espressa a favore della ripetizione del congresso (con la necessità probabilmente di emettere una nuova convocazione della stessa assemblea). Sarebbe però stata approvata anche una mozione particolare, proposta da Pellegrino Leo, che invitava il gruppo a evitare nuove liti e a perseguire l'unità in nome della possibilità di ridare concretezza politica alla Dc assieme a tutti coloro che ci stanno, a partire dall'Udc che potrebbe mettere a disposizione il simbolo il cui uso è stato finora protetto in sede elettorale.
Nelle ultime settimane, in effetti, si è parlato più volte dell'interesse dell'Udc a mettere in campo una proposta di stampo democratico cristiano più ampia, unendo le forze dei vari soggetti interessati. Sembra andare in questa direzione un appello lanciato il 5 ottobre a Venezia, diffuso da Ettore Bonalberti dell'Associazione liberi e forti (e membro della direzione nazionale della Dc-Grassi), per ora firmato da Giuseppe Gargani e Renato Grassi della Dc, da Mario Tassone del Nuovo Cdu, da Lorenzo Cesa dell'Udc e da Gianfranco Rotondi (eletto in Forza Italia e presidente della Fondazione Democrazia cristiana). Lo si riporta di seguito, anche per il rilievo che potrebbe acquistare dopo la partecipazione del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, prevista per domani, all'apertura delle celebrazioni del centenario della nascita di Fiorentino Sullo (cui era intitolata la fondazione guidata da Rotondi fino a pochi mesi fa) ad Avellino. Nell'appello, tra l'altro, si parla dell'opportunità di dare luogo a una federazione di centro cui le varie realtà possano partecipare e che, alla prima riunione dei rappresentanti, si dia a maggioranza qualificata un simbolo elaborato a partire dalle proposte mese sul tavolo e nel quale tutti possano riconoscersi. Che lo scudo crociato sia il primo candidato?
I sottoscritti,
consapevoli della particolare situazione politica che attraversa il paese dopo la costituzione di un governo di emergenza tra due gruppi politici non omogenei - il PD e i Cinque stelle - e della esigenza di superare il "nazionalismo" e l'antieuropeismo che si erano affermati dopo le elezioni del 2018;
consapevoli che la scomposizione dell’ attuale assetto politico possa portare alla costituzione di nuovi soggetti politici capaci di superare le incertezze e le patologie che abbiamo patito in questi anni;
consapevoli che la novità in Italia e in altri paesi europei vi è la presenza di una destra eversiva e xenofoba che si è sviluppata per la crisi del centro e della sinistra;
consapevoli che per queste ragioni è urgente superare le attuali formazioni politiche che si richiamano alle posizioni di centro politico per una nuova aggregazione e quindi un nuovo soggetto politico
RITENGONO
che nel ricordo di un monito a tutti noto di Alcide De Gasperi "solo se saremo uniti saremo forti, solo se saremo forti saremo liberi", si debba con urgenza costruire un nuovo centro politico cristiano democratico, popolare, liberale e riformista, come il naturale argine alle posizioni radicaleggianti di sinistra e alle posizioni sovraniste e populiste, per affermare i valori democratici e liberali;
invitano tutti coloro che si riconoscono in questi principi e in questi valori ad aderire al costituendo "Polo di Centro" per dar vita con urgenza ad un patto federativo e per seguire una comune linea politica che sarà indicata dagli organi della federazione;
propongono che le associazioni e i partiti politici, che aderiscono alla federazione, possano conservare per intanto la loro attuale individualità giuridica e politica, restando vincolati dal comune impegno a rispettare le norme contenute nel patto federativo e da quelle che saranno approvate dai costituenti organi della Federazione;
propongono che le singole associazioni e singoli partiti politici siano rappresentati, all'interno della federazione, dai propri segretari politici e responsabili delle associazioni, o loro delegati, capaci di esprimere, in seno all'organismo comune, la volontà del proprio gruppo;
propongono in occasione della prima riunione del consiglio della federazione, che i singoli aderenti esprimano la loro proposta per la formazione di un simbolo unitario da adottare a maggioranza qualificata e da presentare alle prossime elezioni comunali regionali e nazionali nel quale tutti si possano riconoscere;
auspicano che venga approvata una legge elettorale proporzionale unica legge democratica, che chiuderebbe la lunga fase di transizione che ebbe inizio negli anni 90 con la legge cosiddetta "mattarellum", e che oggi impone di ridare identità ai gruppi politici e protagonismo all'elettore.
Nessun commento:
Posta un commento