Il simbolo pubblicato dal Tempo, messo in un cerchio |
A chi oggi guardasse la prima pagina del Tempo non potrebbe sfuggire, in "taglio", un titolo in grado di attirare l'attenzione di ogni drogato di politica che si rispetti: Ecco il simbolo del centrodestra; accanto, su fondo azzurro, la riproduzione di un emblema, anzi, di "uno scudetto con la scritta 'Squadra Italia' in bianco su fondo azzurro. Nella parte sottostante, un tricolore, in cui ad ognuna delle bande corrisponde uno dei partiti principali della coalizione". Per leggere l'articolo, firmato da Pietro De Leo, basta andare a pagina 3: lo stesso emblema campeggia al centro, sotto a uno scatto della manifestazione Orgoglio italiano di sabato pomeriggio, con Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini vicini e sorridenti sul palco di Piazza San Giovanni a Roma.
Spiega De Leo che avrebbe creato il simbolo, "guardando a quel che sarà, ma ancora non è", nientemeno che Michaela Biancofiore, bolzanina, iscritta a Forza Italia dal 1994 e deputata berlusconiana ininterrottamente dal 2006. Proprio colei che, con riguardo alla manifestazione di sabato, aveva rincarato la dose dopo la dichiarazione piccata di Giorgia Meloni sui simboli che sarebbero stati presenti a Orgoglio italiano ("Ci saremo, con le bandiere tricolori, come avevamo promesso e come tutti avevamo annunciato. Mi dispiace però dover scoprire, a 24 ore dal suo svolgimento, che quella che doveva essere una manifestazione di tutti avrà in realtà i simboli della Lega, addirittura sul palco"). "Ha ragione da vendere, quando si prende un impegno di unità e dignità con gli alleati, lo si deve mantenere - aveva detto Biancofiore - . Abbiamo tutti aderito con gioia alla manifestazione perché indetta dai tre leader che il popolo italiano vuole vedere unito, ma con egoistiche fughe in avanti si spegne l’entusiasmo e la speranza di un possibile ribaltamento di fronte di una squadra che gioca la stessa partita. Non ha certo montato Salvini il palco di piazza San Giovanni e magari a qualcuno dei suoi è scappata la mano, ma ora mostri serietà e non presti il fianco al Renzi di turno che gli rinfaccerà la mancanza di parola. Ci sono già i gazebo dei partiti altra cosa è una massa che sventola un’unica bandiera. Matteo faccia dunque una dichiarazione d’amore all’Italia intera che questo pomeriggio sarà in piazza, copra il simbolo della Lega con un bouquet di tricolori, il vessillo di libertà di tutti i partiti che si riconoscono nei valori comuni agli italiani". Simbolo leghista che, ovviamente, è rimasto visibile.
Già, ma il logo "Squadra Italia"? Biancofiore, che in effetti ieri ha pubblicato ieri sui suoi profili social quell'emblema (anche se la versione pubblicata dal Tempo ha ridotto lo spazio per la parola "Squadra", inserendo tra il nome e il tricolore coi simboli una banda con la dicitura "Salvini premier"), ha spiegato a De Leo di aver ideato il brand un paio di anni fa, di averne commissionato la realizzazione a un grafico e averlo depositato come marchio, per poi utilizzarlo su una felpa indossata durante le campagne elettorali in Alto Adige. L'emblema è stato pubblicato dopo gli "insieme si vince" di Salvini, ma soprattutto dopo che Berlusconi ha detto dal palco di Piazza San Giovanni "Siamo la Nazionale Azzurra della Libertà": proprio questa frase accompagna l'immagine sui profili di Biancofiore.
In effetti, spulciando la banca dati dell'Ufficio italiano brevetti e marchi, si trova la versione originale dello scudetto, semplice, senza ombreggiatura nel testo e senza "pulci" dei partiti nella parte occupata dal tricolore. La domanda di marchio, depositata il 12 aprile 2016 e accolta con la registrazione il 3 luglio 2017, è valida per ben nove classi di beni e servizi, i più diversi tra loro: copre infatti le classi 9 (apparecchi e strumenti, fotografici cinematografici, ottici, Dvd, apparecchi per la registrazione,la trasmissione del suono e delle immagini), 16 (materiali di cartoleria, tipografia e per artisti, fotografie, macchine da scrivere e articoli per ufficio, materiale per l'istruzione o l'insegnamento), 18 (cuoio e sue imitazioni, pelli di animali; bauli e valigie, ombrelli e ombrelloni, bastoni da passeggio, persino "fruste e articoli di selleria"), 22 (corde, spaghi, reti, tende, teloni, vele, sacchi, materiale d'imbottitura, materie tessili fibrose), 24 (Tessuti e loro succedanei; coperte da letto e copri tavoli), 25 (articoli di abbigliamento, scarpe, cappelleria), 28 (giochi, giocattoli; articoli per la ginnastica e lo sport; decorazioni per alberi di Natale), 35 (pubblicità, gestione di affari commerciali, amministrazione commerciale, lavori di ufficio) e 41 (educazione, formazione, divertimento, attività sportive e culturali). Titolare del marchio, in effetti, non è Biancofiore, ma Marco Scorza, creative editor, libero professionista della moda (il che contribuisce a spiegare alcune delle classi di marchio indicate per la registrazione), titolare del sito www.fashionadvices.com: intervistato da Notizienazionali.it quattro anni e mezzo fa, è emersa la sua vicinanza a Biancofiore ("Michaela è una donna che fa politica e ha dei valori altissimi, in tv passa un messaggio di lei che non la rappresenta").
Nella versione del logo pubblicata tra ieri e oggi, colpisce innanzitutto l'uso dei tre simboli tutti contenenti il nome del leader di partito; addirittura per Forza Italia si è impiegato il contrassegno inaugurato alle europee, con la bandierina schiacciata e lo slogan "per cambiare l'Europa" (certamente il più brutto visto fin qui), ma evidentemente Berlusconi deve averlo approvato, se - come si intende dall'articolo - ha in qualche modo dato la sua "benedizione". Poi ovviamente c'è lo scudo, che si fa scudetto (e richiama il tifo calcistico che aveva già ispirato la nascita di Forza Italia), ma prima ancora era - come ora - presente sulle divise militari (e, se la tradizione fa risalire l'adozione calcistica a Gabriele D'Annunzio, che l'avrebbe mutuata proprio dai militari, non pare un caso che la forma adottata per lo scudo ricordi assai più quella che si vede sulle divise rispetto a quella impiegata nello sport); De Leo giustamente ricorda anche il valore dello scudo nella storia politica italiana, come segno distintivo della Democrazia cristiana (nella versione crociata) e - si aggiunge - prima ancora dei comuni italiani. Il tricolore, infine, sarebbe l'elemento di continuità visiva del centrodestra italiano, almeno a partire dalla Casa delle libertà del 2001 (c'era anche negli emblemi del Polo delle libertà e del Buongoverno nel 1994, ma lo apportava Forza Italia) e l'ingrediente principale, insieme all'azzurro (lo stesso del Pdl e che dall'inizio si è legato a Forza Italia, benché nei primi simboli non fosse presente; la font, per giunta, è l'Helvetica di sempre), della nuova possibile avventura di Squadra Italia.
Bonus track, per drogati cronici
Ora, potrebbe essere davvero impiegato quel nome, come potrebbe non esserlo, ma se il drogato di politica è anche un conoscitore metodico della storia del Festival di Sanremo, non può non avere un riferimento nitido: Squadra Italia, infatti, era il nome di un "supergruppo" costruito dall'impresario Dino Vitola apposta per il palco dell'Ariston nel 1994 - lo stesso anno della vittoria berlusconiana - proprio in vista dei Mondiali di quell'anno (non era stato solo il Cav a pensare a sfruttare quell'occasione...). Nell'edizione vinta da Aleandro Baldi con Passerà (e, per le Nuove Proposte, da Andrea Bocelli con Il mare calmo della sera), si esibirono in undici tutti insieme, come una squadra di calcio: furono della partita - in ordine alfabetico - Lando Fiorini, Jimmy Fontana, Rosanna Fratello, Wilma Goich, Mario Merola, Gianni Nazzaro, Nilla Pizzi, Toni Santagata, Manuela Villa e perfino (come "quota stranieri") Wess.
La loro ammissione al festival fu resa nota il 22 dicembre 1993, quando il progetto di Forza Italia era allo studio ma ufficialmente non se ne sapeva nulla, visto che l'atto costitutivo sarebbe stato rogato il 18 gennaio 1994: "Squadra Italia è nata molto prima di Forza Italia" hanno tenuto a precisare nei giorni della kermesse tanto Nilla Pizzi quanto Mario Merola, presenti come gli altri in giuria a Castrocaro l'estate precedente e riuniti da Una vecchia canzone italiana, brano scritto a otto mani, di Giampiero Artegiani e Marcello Marrocchi (quelli di Perdere l'amore, vittoriosa sei anni prima grazie a Massimo Ranieri), nonché - per il solo testo - di Fernanda Tartaglia e soprattutto di Stefano Jurgens (autore televisivo di successo per Corrado e tanti altri, ma anche di canzoni, a partire da Carletto), al quale erano stati chiesti versi "come We are the world" (così scrisse allora sulla Repubblica Maria Pia Fusco).
Il successo non fu proprio lo stesso, visto che il brano arrivò penultimo; i drogati di politica e musica, tuttavia, non potranno non apprezzare che il supergruppo rieseguì la canzone anche nella serata finale, il 26 febbraio, quando nello stesso giorno di gennaio Berlusconi era "disceso in campo" con il suo discorso "L'Italia è il paese che amo". Che poi era il paese descritto come "Terra distesa nel mare / che in ogni canzone ci parli d'amore / terra di grano e di fiori / di sole, di vino, di spine e di allori / terra che resti nel cuore / di chi per un sogno ti deve lasciare" all'inizio del brano. Il testo scorreva con le immagini paesane della piazza, della banda, di una terra "di santi e poeti / de troppi mafiosi e pochissimi preti" ma anche "di mille stranieri / che trovano amore e non partono più" (chissà che ne penserebbero Salvini e Meloni...), fino al ritornello che esplodeva, inseguendo ovunque l'ascoltatore: "Sentirai una radio che suona lontana / canterà una vecchia canzone italiana / rivedrai un balcone affacciato sul mare / una canzone non chiede di più / ti porta dove vuoi tu". E chissà se la nuova Squadra Italia si troverebbe d'accordo, più che sulla destinazione, sulla canzone da cui farsi portare: Nessun dorma, un brano di De André, un pezzo strappalacrime di Apicella o chissà cos'altro. Tanto il repertorio è ampio: "Passano gli anni e la vita però / una canzone noooooooo".
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