Ora che la crisi di governo è ufficialmente aperta, è naturale che tutte le forze politiche guardino con attenzione a come la situazione evolverà, dovendosi magari tenere pronte a un eventuale scenario elettorale più o meno ravvicinato. Tra queste c'è anche Italia attiva, una realtà esistente da oltre due anni, che si propone di dare al paese "un futuro migliore con persone migliori".
"All'origine esisteva un movimento politico chiamato Attivamente, che poi si è deciso di trasformare in un partito - spiega la fondatrice e presidente Paola Dell'Aira -. Fino a quel momento avevo militato in partiti di centrodestra ma, interessandomi soprattutto di economia, ho sempre avuto il grande desiderio di occuparmi dell'economia di questo paese: lì non ho mai avuto la possibilità di farlo e non ho mai trovato spazio in partiti-marketing o in contenitori troppo conservatori e patriottici per essere attenti alle vere necessità dell'Italia. Ho dunque deciso, in qualche modo, di mettermi in proprio, iniziando a lavorare in tutte le regioni grazie ai molti contatti che avevo acquisito in tanti anni di politica attiva". Nella vita Dell'Aira è dirigente di un'azienda, anche se, come persona specializzata in ingegneria finanziaria, è stata a lungo collaboratrice di vari uffici e organi del Senato, compresa la commissione Bilancio ("Ma ho lasciato quegli incarichi quando ho scelto di fondare un mio partito").
Il lavoro di radicamento è proseguito mese dopo mese: "Oggi possiamo contare su circa 60mila iscritti, per i dati di tesseramenti che sono in mio possesso, anche se non escludo che alcuni siano tesserati anche con altri partiti. Siamo presenti in tutte le regioni e soprattutto in Sicilia e in Lombardia. Quest'anno finalmente siamo riusciti a eleggere i primi nostri rappresentanti, proponendoci come lista civica: all'ultimo turno di elezioni amministrative, per esempio, si è presentata la lista Travedona Monate attiva, che ha eletto Laura Bussolotti come sindaca. Continuiamo in ogni caso a radicarci: io sono continuamente in movimento, posso dire che in pratica ogni settimana vedo almeno una regione".
Ovviamente, come ogni partito, anche Italia attiva si è data un simbolo, dai colori decisamente nazionali, graditi al centrodestra ma non sgraditi altrove. "Il simbolo - spiega Dell'Aira - è stato disegnato da un amico grafico che sapeva perché io avessi costituito il partito: aveva proposto varie soluzioni grafiche e questa mi è sembrata quella più adatta per illustrare l'essenza di Italia attiva". Quale sarebbe? "Come dicevo, non ho mai avuto modo di poter parlare di economia in nessun partito in cui sono stata: purtroppo questo è un argomento riservato a tecnici, tutti si riempiono la bocca di legge di bilancio, tagli di tasse, abbassamento dei costi, ma poi nessuno è in grado di preparare una proposta di legge adeguata che crei le basi per lavorare seriamente su questi temi. Da quattordici mesi a questa parte, poi, si è iniziato a parlare di immigrati dalla mattina alla sera, quando, come ho cercato di spiegare a Salvini, per dieci gommoni che arrivano ci sono migliaia di imprenditori italiani che portano i loro interessi all'estero. Avevo dunque bisogno di un mio contenitore per esprimere argomenti di natura economica in modo martellante: non dovevano essere alcuni tra i tanti, ma gli argomenti principali. Si tratta di una scelta difficile, che porta via energie e risorse ed è una strada impervia per chi è considerato nessuno e non ha voluto 'vendere' la sua creatura politica ad alcuno, ma lo faccio per passione e non ho necessità di avere uno stipendio dalla politica".
Tornando al simbolo, l'aggettivo "attiva" farebbe pensare normalmente a una società impegnata, ricca di idee, pronta a mobilitarsi (non si parla di solito di "cittadinanza attiva"?); nell'emblema però non ci sono figure umana intente a "fare" o a muoversi (anche solo per fare ammuina...) o anche solo riunite per fare qualcosa insieme. Al loro posto si trova un tricolore fatto da tre colonne di istogramma (dati macroeconomici?), una delle quali si trasforma in una freccia che punta in alto e avanti, come a dire che più delle persone contano i risultati finali: "In effetti intendevo 'attiva' dal punto di vista economico e non sociale - ammette Dell'Aira - perché, diciamolo chiaramente, un paese senza soldi in tasca non può andare da nessuna parte e non può 'dettare legge', non può nemmeno pensare di confrontarsi a livello internazionale. Far riprendere l'economia dell'Italia significa sbloccare molte cose: se nessuno è in grado di farlo perché nessuno ci capisce nulla, si dovrebbe avere il coraggio di dirlo".
Certo l'economia, pur essendo il tema prevalente del programma della forza politica, non sarebbe l'unico: "Vorrei potermi occupare - spiega la presidente - del ruolo delle donne, della condizione delle persone omosessuali che sono trattate da troppo tempo come androidi e devono avere il loro giusto spazio in una società che si definisce civile; sono a favore dell'integrazione dei migranti, che non sono merce di scambio ed è giusto che trovino la loro collocazione; vorrei occuparmi anche del sistema dei penitenziari italiani, una realtà che seguo già da vicino e vorrei contribuire a migliorare, come ho già fatto lavorando molto per costruire gli spazi per l'incontro tra genitori e figli minori, così come mi sono impegnata in molti altri settori del sociale". Soprattutto, per Dell'Aira occorre lavorare molto sulla burocrazia, "uno dei maggiori punti deboli di questo paese, per i tempi biblici che anche pratiche semplici finiscono per richiedere".
Ora naturalmente è presto per capire se si andrà al voto, così come potrebbe essere presto per Italia attiva fare il salto dalle partecipazioni elettorali locali a quelle nazionali; certo è che, se il partito volesse presentare proprie liste a eventuali elezioni ravvicinate, dovrebbe necessariamente raccogliere quasi 48mila firme per essere presente in tutto il paese. Un traguardo oggettivamente difficile da raggiungere: per questo, anche Dell'Aira si mostra favorevole alla nostra campagna #Cimettilafirma, che propone di rendere più equo l'accesso alle elezioni limitando il numero delle sottoscrizioni da raccogliere e lanciando l'idea di firmare non per le liste, ma per il simbolo, lasciando alla forza politica l'intera responsabilità di decidere le candidature. "Noi avremmo il problema della raccolta firme come ce l'hanno i partiti minori rimasti fuori dal Parlamento - spiega -. Le cose vanno fatte come si deve ma richiedono tempo; se gli ostacoli alla partecipazione elettorale diminuiscono, sarà più facile anche per noi concorrere. Raccogliendo le firme sul simbolo, potremmo illustrare il nostro progetto e prenderci il tempo che occorre per scegliere le candidature migliori, il modo migliore come me preferisce fare politica porta a porta, casa per casa, quasi in stile Prima Repubblica, anche se costa più fatica".
"All'origine esisteva un movimento politico chiamato Attivamente, che poi si è deciso di trasformare in un partito - spiega la fondatrice e presidente Paola Dell'Aira -. Fino a quel momento avevo militato in partiti di centrodestra ma, interessandomi soprattutto di economia, ho sempre avuto il grande desiderio di occuparmi dell'economia di questo paese: lì non ho mai avuto la possibilità di farlo e non ho mai trovato spazio in partiti-marketing o in contenitori troppo conservatori e patriottici per essere attenti alle vere necessità dell'Italia. Ho dunque deciso, in qualche modo, di mettermi in proprio, iniziando a lavorare in tutte le regioni grazie ai molti contatti che avevo acquisito in tanti anni di politica attiva". Nella vita Dell'Aira è dirigente di un'azienda, anche se, come persona specializzata in ingegneria finanziaria, è stata a lungo collaboratrice di vari uffici e organi del Senato, compresa la commissione Bilancio ("Ma ho lasciato quegli incarichi quando ho scelto di fondare un mio partito").
Il lavoro di radicamento è proseguito mese dopo mese: "Oggi possiamo contare su circa 60mila iscritti, per i dati di tesseramenti che sono in mio possesso, anche se non escludo che alcuni siano tesserati anche con altri partiti. Siamo presenti in tutte le regioni e soprattutto in Sicilia e in Lombardia. Quest'anno finalmente siamo riusciti a eleggere i primi nostri rappresentanti, proponendoci come lista civica: all'ultimo turno di elezioni amministrative, per esempio, si è presentata la lista Travedona Monate attiva, che ha eletto Laura Bussolotti come sindaca. Continuiamo in ogni caso a radicarci: io sono continuamente in movimento, posso dire che in pratica ogni settimana vedo almeno una regione".
Ovviamente, come ogni partito, anche Italia attiva si è data un simbolo, dai colori decisamente nazionali, graditi al centrodestra ma non sgraditi altrove. "Il simbolo - spiega Dell'Aira - è stato disegnato da un amico grafico che sapeva perché io avessi costituito il partito: aveva proposto varie soluzioni grafiche e questa mi è sembrata quella più adatta per illustrare l'essenza di Italia attiva". Quale sarebbe? "Come dicevo, non ho mai avuto modo di poter parlare di economia in nessun partito in cui sono stata: purtroppo questo è un argomento riservato a tecnici, tutti si riempiono la bocca di legge di bilancio, tagli di tasse, abbassamento dei costi, ma poi nessuno è in grado di preparare una proposta di legge adeguata che crei le basi per lavorare seriamente su questi temi. Da quattordici mesi a questa parte, poi, si è iniziato a parlare di immigrati dalla mattina alla sera, quando, come ho cercato di spiegare a Salvini, per dieci gommoni che arrivano ci sono migliaia di imprenditori italiani che portano i loro interessi all'estero. Avevo dunque bisogno di un mio contenitore per esprimere argomenti di natura economica in modo martellante: non dovevano essere alcuni tra i tanti, ma gli argomenti principali. Si tratta di una scelta difficile, che porta via energie e risorse ed è una strada impervia per chi è considerato nessuno e non ha voluto 'vendere' la sua creatura politica ad alcuno, ma lo faccio per passione e non ho necessità di avere uno stipendio dalla politica".
Tornando al simbolo, l'aggettivo "attiva" farebbe pensare normalmente a una società impegnata, ricca di idee, pronta a mobilitarsi (non si parla di solito di "cittadinanza attiva"?); nell'emblema però non ci sono figure umana intente a "fare" o a muoversi (anche solo per fare ammuina...) o anche solo riunite per fare qualcosa insieme. Al loro posto si trova un tricolore fatto da tre colonne di istogramma (dati macroeconomici?), una delle quali si trasforma in una freccia che punta in alto e avanti, come a dire che più delle persone contano i risultati finali: "In effetti intendevo 'attiva' dal punto di vista economico e non sociale - ammette Dell'Aira - perché, diciamolo chiaramente, un paese senza soldi in tasca non può andare da nessuna parte e non può 'dettare legge', non può nemmeno pensare di confrontarsi a livello internazionale. Far riprendere l'economia dell'Italia significa sbloccare molte cose: se nessuno è in grado di farlo perché nessuno ci capisce nulla, si dovrebbe avere il coraggio di dirlo".
Certo l'economia, pur essendo il tema prevalente del programma della forza politica, non sarebbe l'unico: "Vorrei potermi occupare - spiega la presidente - del ruolo delle donne, della condizione delle persone omosessuali che sono trattate da troppo tempo come androidi e devono avere il loro giusto spazio in una società che si definisce civile; sono a favore dell'integrazione dei migranti, che non sono merce di scambio ed è giusto che trovino la loro collocazione; vorrei occuparmi anche del sistema dei penitenziari italiani, una realtà che seguo già da vicino e vorrei contribuire a migliorare, come ho già fatto lavorando molto per costruire gli spazi per l'incontro tra genitori e figli minori, così come mi sono impegnata in molti altri settori del sociale". Soprattutto, per Dell'Aira occorre lavorare molto sulla burocrazia, "uno dei maggiori punti deboli di questo paese, per i tempi biblici che anche pratiche semplici finiscono per richiedere".
Ora naturalmente è presto per capire se si andrà al voto, così come potrebbe essere presto per Italia attiva fare il salto dalle partecipazioni elettorali locali a quelle nazionali; certo è che, se il partito volesse presentare proprie liste a eventuali elezioni ravvicinate, dovrebbe necessariamente raccogliere quasi 48mila firme per essere presente in tutto il paese. Un traguardo oggettivamente difficile da raggiungere: per questo, anche Dell'Aira si mostra favorevole alla nostra campagna #Cimettilafirma, che propone di rendere più equo l'accesso alle elezioni limitando il numero delle sottoscrizioni da raccogliere e lanciando l'idea di firmare non per le liste, ma per il simbolo, lasciando alla forza politica l'intera responsabilità di decidere le candidature. "Noi avremmo il problema della raccolta firme come ce l'hanno i partiti minori rimasti fuori dal Parlamento - spiega -. Le cose vanno fatte come si deve ma richiedono tempo; se gli ostacoli alla partecipazione elettorale diminuiscono, sarà più facile anche per noi concorrere. Raccogliendo le firme sul simbolo, potremmo illustrare il nostro progetto e prenderci il tempo che occorre per scegliere le candidature migliori, il modo migliore come me preferisce fare politica porta a porta, casa per casa, quasi in stile Prima Repubblica, anche se costa più fatica".
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