Si può perdere a Monopoli e, comunque, "stare Contento"? Sì, ovviamente a patto di non pensare alle probabilità, agli imprevisti e agli alberghi del gioco da tavolo: la Monopoli in questione, infatti, è la città della provincia di Bari, che a giugno ha visto celebrarsi le elezioni amministrative, alla scadenza naturale del mandato della seconda giunta di centrodestra guidata da Emilio Romani. A contendersi la poltrona di sindaco in quest'ultima tornata elettorale erano cinque candidati (tutti uomini, per la cronaca), sostenuti da un totale di ben 17 liste, un numero notevole se si considera che il comune arriva soltanto a sfiorare i 50mila abitanti e in città più grandi sulla scheda sono finiti non di rado pochi simboli di più.
Dalle urne è uscito un risultato piuttosto netto già al primo turno, con il centrodestra che ha mantenuto la guida della città. In effetti, solo nel 2003 il centrosinistra era riuscito a prevalere con Paolo Antonio Leoci (che peraltro aveva avuto bisogno del ballottaggio per battere il suo avversario), ma nel 2008 non si era ripresentato e il centrodestra aveva vinto di nuovo le due consultazioni seguenti, addirittura al primo turno. E' andata allo stesso modo al candidato del 2018, Angelo Annese, in grado di fare il pieno di voti (oltre il 20%) con la "sua" lista Monopoli al centro, provvista di una "pennellata" tricolore (che un po', volendo, ricorda gli anelli di Saturno).
La sua coalizione era piuttosto ricca, essendo composta da otto sigle. Accanto agli emblemi politici per eccellenza (Forza Italia, Noi con Monopoli - reinterpretazione locale di Noi con l'Italia - e la Lega - Puglia, in ordine di preferenza), si sono distinte altre formazioni civiche e locali. Al secondo posto, con oltre il 13% e con più consensi di Forza Italia, si è per esempio collocato il Patto con la Città, già visto nel 2013 a sostegno della ricandidatura dell'uscente Emilio Romani: a dispetto della collocazione di centrodestra, il simbolo della stretta di mano era tratto dal catalogo grafico più caro al centrosinistra (anche se il tricolore creato dalle maniche aggiustava un po' il messaggio).
Meno bene è andata la lista civica FareComune, anche se con il suo risultato superiore al 6% è riuscita a ottenere un consigliere comunale (quanto la Lega, che peraltro ha raccolto meno voti). Il nome della formazione era frutto di un gioco di parole (con la parola "comune") cui siamo abbastanza abituati, ma il risultato era piuttosto gradevole e originale, così come si presentava interessante il simbolo, con il mare leggermente mosso (quasi di memoria socialdemocratica), in alto il riferimento alle tre rose d'argento dello stemma cittadino e l'azzurro-verde-acqua che gioca a richiamare in parte le strisce presenti sul gonfalone della stessa Monopoli.
Due liste della coalizione di centrodestra sono rimaste fuori dal consiglio comunale; se però la prima, Iniziativa democratica per la Puglia, è almeno in parte già nota, essendosi vista anche in altre consultazioni locali o regionali, qualche riga la merita il fanalino di coda, che con il suo 0,46% ha preso meno di tutte le altre liste presenti sulla scheda. L'attenzione è meritata perché Democristiani - Libertà, la lista guidata da Sergio Selicati (classe '76) è ormai un classico delle elezioni a Monopoli: la si era già vista nel 2008 e nel 2013 a sostegno di Romani (e non si può dimenticare che sulle schede ci fu una Democrazia cristiana anche nel 1999 e nel 2003), con la sua croce rossa quasi greca, la campitura superiore blu e lo striscione con il motto "libertà" che tentano di restituire l'atmosfera dello scudo crociato; questa volta si è aggiunto anche il riferimento a "Energie per Monopoli", probabile riferimento a un gruppo di sostenitori di Stefano Parisi.
Si può procedere l'analisi, segnalando che i tre concorrenti che mai avrebbero potuto aspirare al ballottaggio erano Bartolomeo Allegrini per il MoVimento 5 Stelle, Francesco Secundo per la lista ReVolution Monopoli (legata ad altri simpatizzanti del programma proposto da Beppe Grillo che però non avevano ricevuto la certificazione: erano peraltro ben riconoscibili sia il giallo del fondo, sia soprattutto la V di fantasia, che curiosamente la commissione elettorale competente ha ammesso) e Mirco Fanizzi per il Popolo della Famiglia: insieme non sono riusciti a raccogliere il 7% (e la somma delle percentuali delle loro liste risulta ancora più bassa).
Nettamente al secondo posto, ma marcatamente lontano dalla vittoria, si è invece collocato Martino Contento, detto "Nuccio", fermatosi al 36,3%. La sua lista personale, Contento per Monopoli, ha ottenuto poco meno del 10%, battendo comunque il simbolo del Pd, che si è limitato a sfiorare il 6%. Delle altre quattro formazioni parte della coalizione, è andata meglio Manisporche, già vista al turno di cinque anni fa (sempre con l'impronta multicolor della mano) ed espressione del movimento omonimo che, per "dare il proprio contributo al superamento del momento buio che la politica vive", si propone di "sporcarsi le mani" per mettere in campo nuove idee che consentano alla città di svilupparsi.
Le altre tre liste si sono divise poco più del 9%: se il simbolo di Monopoli civica appare quasi istituzionale (la M blu con una delle sue pieghe tinta del tricolore, il tutto su fondo arancione), quello di Insieme per Monopoli si presenta interessante e gradevole sul piano grafico (un "fiore" a otto petali parzialmente sovrapposti che gioca con i colori ed è racchiuso in una sorta di cerchio fatto di archi), mentre l'emblema dei Cittadini in Movimento, pur facendo pensare al M5S per il suo nome, presenta un'immagine diversa, con una mano piena di terra da cui spunta un germoglio (anche se, più che del movimento, quella grafica dà l'idea della crescita).
Al di là di tutto, però, a colpire è soprattutto lo slogan scelto dal candidato sindaco di centrosinistra: "Io sto Contento". Si trattava chiaramente di un gioco di parole con il nome dell'aspirante primo cittadino, ma fermarsi a quel livello sarebbe un peccato. Il concetto di "contentezza" era espresso dallo smiley della campagna di comunicazione, con il sorriso largo trasformato in mare e gli occhi aperti ruotati e trasformati in vele; d'altra parte, "stare contento" significa anche "accontentarsi", un messaggio che - visto con il senno del post-voto - fa riflettere. Sicuramente Nuccio Contento si è candidato per giocarsi seriamente la vittoria, ma probabilmente sapeva di non partire favorito; nonostante questo, si è presentato agli elettori con un messaggio positivo (la contentezza) e moderato (l'accontentarsi), qualcosa che raramente si vede nelle campagne elettorali degli ultimi anni. Non avrà vinto, ma un applauso di cuore Contento se lo merita (e se lo merita anche chi gli ha curato la comunicazione).
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