Si è raccontato qualche giorno fa della scelta di Rinaldo Sidoli di abbandonare il Movimento animalista di Michela Vittoria Brambilla, con il progetto di fondare un nuovo soggetto politico. La notizia era il caso di darla, ma dovrebbe far riflettere anche su un'altra questione: chi pensava che il movimento di Brambilla fosse la sola forza politica dichiaratamente animalista operante in Italia, si sbagliava. Al di là dei Verdi e al di là di tante associazioni che a livello locale o nazionale si preoccupano prima di tutto della tutela degli animali, c'è almeno un partito - o così, per lo meno, si qualifica - che da anni si pone esattamente quell'obiettivo e dichiara di esistere da almeno dieci anni in più rispetto al Movimento animalista citato.
Si tratta, in particolare, del Partito animalista europeo, che si presenta come "forza politica extraparlamentare": una condizione inevitabile, considerando che non si è mai presentato con proprie candidature ad alcuna elezione di livello nazionale. Il Pae si definisce "movimento politico indipendente ed autonomo, post-ideologico e pragmatico", fondato a Roma nel 2006 e ispirato ai valori "di solidarietà, uguaglianza, democrazia e giustizia". Sul suo sito, si legge che questa forza politica "non si colloca a destra né a sinistra", ma semplicemente dalla parte degli animali e contro "coloro che pur rivestendo cariche pubbliche, non adempiono alle previste disposizioni e normative in materia di tutela dei diritti degli animali sancite dalle direttive comunitarie e nazionali e locali".
L'impegno sembra orientato soprattutto in senso pratico e concreto, in sostanziale antitesi alla politica portata avanti finora in Parlamento: sempre sul sito, infatti, è riportata la convinzione secondo la quale "vivisezione, canili lager, caccia, allevamenti di pellicce, macellazione rituale, sagre manifestazioni e circhi con sfruttamento di animali, allevamenti intensivi e quanto altro sono legalizzati da tutti i Partiti, nessuno escluso", dunque per il Pae essere extraparlamentari non è poi un difetto, in questo senso. A dispetto di questo, gli aderenti al partito sono convinti che la politica sia "l'unico strumento attraverso il quale si possono apportare reali cambiamenti correggendo l'ordinamento giuridico e legislativo", per cui soltanto un movimento animalista rappresentato in Parlamento potrà prendere parte al processo politico con l'obiettivo di collocare la tutela giuridica degli animali nell'agenda politica e sociale".
Negli anni il Pae ha condotto le proprie battaglie sia con manifestazioni, sia con denunce di vario genere: hanno puntato a chiedere la chiusura di Green Hill, la liberazione dei beagle della Menarini (a Pomezia) destinati alla vivisezione; sul sito si rivendica di aver bloccato la caccia alla volpe nel senese, come di avere ottenuto dall'ex ministra Lorenzin la soppressione di numerose sagre storiche in cui gli animali erano a loro dire impiegati indebitamente. Sempre il Pae sarebbe riuscito, in seguito a una querela, a "scardinare il business illegale sui randagi dei canili comunali capitolini, che perdurava da oltre 15 anni", nonché a svolgere, nel 2015, la prima manifestazione contro il Palio di Siena in tutta la storia pluricentenaria dell'evento. A volte le iniziative hanno avuto esiti problematici per gli organizzatori (sempre nel sito si legge che il presidente del Pae Stefano Fuccelli è stato arrestato per avere difeso i cavalli delle botticelle romane vittime dello sfruttamento e per avere protestato contro "una classe politica corrotta e senza scrupoli connivente con le lobby del farmaco"), ma il gruppo non si è fermato.
Lo stesso partito rivendica di essere stato "l'unico referente animalista convocato ai lavori del Tavolo tecnico-scientifico sui metodi alternativi alla sperimentazione animale del Ministero della Salute", quale ente portatore di interesse in materia di protezione degli animali utilizzati a fini scientifici. Di più, il Pae si qualifica come "principale sponsor" della campagna Stop Vivisection, volta a far abrogare la direttiva Ue 2010/63, chiedendo l'approvazione di nuove norme volte a superare la sperimentazione animale; sul piano divulgativo, da tempo il partito ha promosso campagne di sensibilizzazione e convegni scientifici per informare sui "danni per la salute umana, scientificamente e clinicamente dimostrati, derivanti dal consumo di carne alimentare e dall'assunzione di farmaci prodotti tramite la pratica della sperimentazione animale" (denunciando anche campagne ritenute ingannevoli).
A dispetto di tutto ciò, però, nessuno ha ancora potuto votare, almeno a livello nazionale, facendo la croce sul simbolo che è così descritto nello statuto del Pae: "un cerchio con fondo bianco nella parte superiore, giallo in quella inferiore e bordo nero. Nella parte superiore del cerchio lungo il bordo c’è la scritta partito animalista europeo in nero, in stampatello minuscolo; al centro da sinistra un segno grafico rappresenta una mano protesa verso una zampa. Nella parte inferiore c'è la scritta P.A.E. in nero, in stampatello maiuscolo". Intanto il gruppo, visto il proprio nome, potrebbe cogliere l'occasione delle elezioni europee dell'anno prossimo per presentare almeno il simbolo al Viminale, per marcare la propria esistenza; certo la raccolta firme sarà un problema, ma da qualche parte bisognerà pure cominciare.
A dire il vero, negli ultimi anni era apparsa anche un'altra sigla dichiaratamente animalista: il Ppa, che non è il Partito pensiero azione di Antonio Piarulli, ma il Partito protezione animali, anch'esso contrassegnato dall'impronta di una zampa (cosa che si è vista spesso anche per altre formazioni, si pensi alle politiche del 2008, quando si presentò un Partito animalista all'interno del contrassegno No monnezza in Campania, o alle amministrative romane del 2013, quando apparve la lista "La zampa" a sostegno di Alfonso Luigi Marra) ma stavolta posta su un fondo verde sfumato.
In effetti, trovare notizie su questa formazione politica non è facilissimo: non c'è un sito internet, ma solo una pagina Facebook, creata il 19 maggio 2015, in cui si dice che il Ppa è "fatto da persone comuni, amante (sic!) degli animali che sentivano l’esigenza di creare un partito politico che avesse", e la frase finisce lì. Il partito, che ha sede nel bresciano a Montichiari, è però nato certamente prima, considerando che nel 2013 ebbe forse il momento di maggior gloria quando Laura Maggi, battezzata dai media come "sexy barista di Bagnolo Mella" (sempre del bresciano): "Amo gli animali da sempre - dichiarò allora - e sono convinta che non si faccia mai abbastanza per assicurare loro protezione e tutela. Inoltre, il manifesto politico del partito con cui ho deciso di schierarmi offre soluzioni concrete rispetto ai problemi che il nostro paese si trova quotidianamente a dovere affrontare: è ora di muoversi in prima persona per cambiare le cose, io ci credo!", precisando peraltro di non avere "modelli politici né storici né attuali e per questo ho scelto un partito nuovo che non è schierato né a destra né a sinistra né al centro".
Al di là degli apprezzamenti ricevuti dal presidente nazionale del Ppa, Fabrizio Catelli, e dell'annuncio di un suo "calendario ambientato in canili e rifugi" (per poi destinarne il ricavato alle strutture in emergenza), non si è saputo granché di quella storia; la stessa pagina Facebook non risulta particolarmente aggiornata. Quegli animalisti avranno trovato altri lidi o sarà solo stanchezza passeggera?
Si tratta, in particolare, del Partito animalista europeo, che si presenta come "forza politica extraparlamentare": una condizione inevitabile, considerando che non si è mai presentato con proprie candidature ad alcuna elezione di livello nazionale. Il Pae si definisce "movimento politico indipendente ed autonomo, post-ideologico e pragmatico", fondato a Roma nel 2006 e ispirato ai valori "di solidarietà, uguaglianza, democrazia e giustizia". Sul suo sito, si legge che questa forza politica "non si colloca a destra né a sinistra", ma semplicemente dalla parte degli animali e contro "coloro che pur rivestendo cariche pubbliche, non adempiono alle previste disposizioni e normative in materia di tutela dei diritti degli animali sancite dalle direttive comunitarie e nazionali e locali".
L'impegno sembra orientato soprattutto in senso pratico e concreto, in sostanziale antitesi alla politica portata avanti finora in Parlamento: sempre sul sito, infatti, è riportata la convinzione secondo la quale "vivisezione, canili lager, caccia, allevamenti di pellicce, macellazione rituale, sagre manifestazioni e circhi con sfruttamento di animali, allevamenti intensivi e quanto altro sono legalizzati da tutti i Partiti, nessuno escluso", dunque per il Pae essere extraparlamentari non è poi un difetto, in questo senso. A dispetto di questo, gli aderenti al partito sono convinti che la politica sia "l'unico strumento attraverso il quale si possono apportare reali cambiamenti correggendo l'ordinamento giuridico e legislativo", per cui soltanto un movimento animalista rappresentato in Parlamento potrà prendere parte al processo politico con l'obiettivo di collocare la tutela giuridica degli animali nell'agenda politica e sociale".
Negli anni il Pae ha condotto le proprie battaglie sia con manifestazioni, sia con denunce di vario genere: hanno puntato a chiedere la chiusura di Green Hill, la liberazione dei beagle della Menarini (a Pomezia) destinati alla vivisezione; sul sito si rivendica di aver bloccato la caccia alla volpe nel senese, come di avere ottenuto dall'ex ministra Lorenzin la soppressione di numerose sagre storiche in cui gli animali erano a loro dire impiegati indebitamente. Sempre il Pae sarebbe riuscito, in seguito a una querela, a "scardinare il business illegale sui randagi dei canili comunali capitolini, che perdurava da oltre 15 anni", nonché a svolgere, nel 2015, la prima manifestazione contro il Palio di Siena in tutta la storia pluricentenaria dell'evento. A volte le iniziative hanno avuto esiti problematici per gli organizzatori (sempre nel sito si legge che il presidente del Pae Stefano Fuccelli è stato arrestato per avere difeso i cavalli delle botticelle romane vittime dello sfruttamento e per avere protestato contro "una classe politica corrotta e senza scrupoli connivente con le lobby del farmaco"), ma il gruppo non si è fermato.
A dispetto di tutto ciò, però, nessuno ha ancora potuto votare, almeno a livello nazionale, facendo la croce sul simbolo che è così descritto nello statuto del Pae: "un cerchio con fondo bianco nella parte superiore, giallo in quella inferiore e bordo nero. Nella parte superiore del cerchio lungo il bordo c’è la scritta partito animalista europeo in nero, in stampatello minuscolo; al centro da sinistra un segno grafico rappresenta una mano protesa verso una zampa. Nella parte inferiore c'è la scritta P.A.E. in nero, in stampatello maiuscolo". Intanto il gruppo, visto il proprio nome, potrebbe cogliere l'occasione delle elezioni europee dell'anno prossimo per presentare almeno il simbolo al Viminale, per marcare la propria esistenza; certo la raccolta firme sarà un problema, ma da qualche parte bisognerà pure cominciare.
A dire il vero, negli ultimi anni era apparsa anche un'altra sigla dichiaratamente animalista: il Ppa, che non è il Partito pensiero azione di Antonio Piarulli, ma il Partito protezione animali, anch'esso contrassegnato dall'impronta di una zampa (cosa che si è vista spesso anche per altre formazioni, si pensi alle politiche del 2008, quando si presentò un Partito animalista all'interno del contrassegno No monnezza in Campania, o alle amministrative romane del 2013, quando apparve la lista "La zampa" a sostegno di Alfonso Luigi Marra) ma stavolta posta su un fondo verde sfumato.
In effetti, trovare notizie su questa formazione politica non è facilissimo: non c'è un sito internet, ma solo una pagina Facebook, creata il 19 maggio 2015, in cui si dice che il Ppa è "fatto da persone comuni, amante (sic!) degli animali che sentivano l’esigenza di creare un partito politico che avesse", e la frase finisce lì. Il partito, che ha sede nel bresciano a Montichiari, è però nato certamente prima, considerando che nel 2013 ebbe forse il momento di maggior gloria quando Laura Maggi, battezzata dai media come "sexy barista di Bagnolo Mella" (sempre del bresciano): "Amo gli animali da sempre - dichiarò allora - e sono convinta che non si faccia mai abbastanza per assicurare loro protezione e tutela. Inoltre, il manifesto politico del partito con cui ho deciso di schierarmi offre soluzioni concrete rispetto ai problemi che il nostro paese si trova quotidianamente a dovere affrontare: è ora di muoversi in prima persona per cambiare le cose, io ci credo!", precisando peraltro di non avere "modelli politici né storici né attuali e per questo ho scelto un partito nuovo che non è schierato né a destra né a sinistra né al centro".
Al di là degli apprezzamenti ricevuti dal presidente nazionale del Ppa, Fabrizio Catelli, e dell'annuncio di un suo "calendario ambientato in canili e rifugi" (per poi destinarne il ricavato alle strutture in emergenza), non si è saputo granché di quella storia; la stessa pagina Facebook non risulta particolarmente aggiornata. Quegli animalisti avranno trovato altri lidi o sarà solo stanchezza passeggera?
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