mercoledì 1 agosto 2018

Fratelli d'Italia: tenere la fiamma o rappresentare la Nazione?

Non è passato ancora un anno dall'adozione del simbolo attuale di Fratelli d'Italia, che all'inizio di dicembre 2017 aveva deciso di tenere una parte delle proprie radici, ossia la fiamma tricolore (ma senza più la base con la sigla del Movimento sociale italiano), rinunciando però al passaggio intermedio di Alleanza nazionale, divenuto ormai piuttosto scomodo da legare al partito. Per qualcuno era un evento atteso da tempo, per altri si trattava di un primo passo ma occorreva fare di più: la strada imboccata verso un orizzonte sovranista e comunque "nuovo" avrebbe dovuto portare a togliere la fiamma dal simbolo, lasciandola al passato e al più nel cuore, ma senza continuare a proporla nella vita politica e agli elettori.
L'idea di eliminare ciò che resta del simbolo del Msi dall'emblema di Fdi è stata avanzata più volte nel corso del tempo, trovando consensi ma anche ferme resistenze da parte di chi non voleva rischiare di cancellare del tutto la propria storia. L'ultimo, in ordine di tempo, a mettere sul tavolo la questione merita più attenzione di altri, se non altro perché si chiama Francesco Storace. Lui non ha mai fatto parte di Fratelli d'Italia, anzi: nel 2013, quando l'assemblea della Fondazione Alleanza nazionale consentì per la prima volta l'uso del simbolo di An a Fdi, a rimetterci fu proprio il progetto di Storace e altri (come Adriana Poli Bortone), che avrebbero voluto riutilizzare il fregio di An per restituire un partito di destra ben riconoscibile agli italiani. Storace, insomma, si è battuto per utilizzare la fiamma (e anche la fiaccola, al punto da ingaggiare in passato uno scambio di battute al vetriolo con Giorgia Meloni, quando questa gli intimò di modificare il primo simbolo della Destra, troppo simile a quello di Azione giovani), non certo per consegnarla al passato: ora non ha cambiato idea, ma sembra aver fatto una riflessione in base al cambiamento dei tempi.
Intervistato da Mauro Bazzucchi dell'Agi, Storace - che ora, dopo aver lasciato il Movimento nazionale per la sovranità, non è più legato ad alcun partito, "uomo libero più che cane sciolto" - ha riflettuto sulla situazione politica, rilevando "una grande aspettativa di sovranità" che si augura venga soddisfatta dal governo in carica, cui dice di guardare "con simpatia e speranza"; l'occasione, però, è stata buona anche per parlare del ruolo di Fratelli d'Italia, a suo dire troppo defilata e poco ambiziosa ("Avrei preferito un impegno diretto nel governo, il fronte sovranista sarebbe stato ancora più forte").
Alla domanda su come il partito guidato da Giorgia Meloni potrebbe dimostrare in concreto più ambizione, Storace ha risposto così:
Ad esempio puntando a rappresentare il vero partito della Nazione italiana. L'Italia prima di tutto è una politica e non semplicemente uno slogan da applausi. La Lega è votata da tante persone di destra, se vogliamo "fascisti", che non si pongono più il problema della presenza della fiamma nel simbolo. Ragionino se presentarsi ancora con questa veste non impedisca a tanti italiani di impegnarsi in un progetto autenticamente nazionale. La fiamma è nostra storia e guai a rinnegare le radici. Ma le radici non sono solo un simbolo elettorale.
L'analisi, in poche parole ben tagliate, ha colto il nocciolo della questione. Se una parte consistente dell'elettorato di destra (escluso, ovviamente, quello che si riconosce in Forza Italia) ha scelto di votare per la Lega nonostante ci fosse Fratelli d'Italia e benché questo partito nel simbolo avesse il riferimento alla fiamma, ciò significa per Storace che quegli elettori hanno riconosciuto i valori e l'attitudine alle battaglie in cui si riconoscono - riassunte nell'impegno "per la Nazione" - e hanno scelto chi li incarnava, non chi portava i simboli tradizionali della destra. Per l'ex ministro, insomma, occorre valutare un'evoluzione, che non significa affatto negare il passato o dimenticarlo, ma non obbliga nemmeno a esporlo: la frase "le radici non sono solo un simbolo elettorale", dunque, si può leggere anche come "non sono per forza un simbolo elettorale".
E' pur vero che, come si è ricordato, nessun partito in cui Storace abbia militato ha rinunciato a qualche tipo di fiamma: ce l'avevano ovviamente il Msi e An, ce l'aveva - come fiaccola - la Destra, ce l'aveva - sia pure stilizzata con due pennellate - il Movimento nazionale per la sovranità. Leggere che proprio lui invita anche solo a valutare l'ipotesi di mettere da parte quell'idea grafica non può non colpire: anche per questo, lo spunto di riflessione offerto merita un po' di attenzione in più da parte di militanti e dirigenti. 

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